Cos’è la follia dal punto di vista psicologico?

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follia


Cos’è la follia?

Il termine “follia” deriva dal latino follis, che significa “pallone gonfio d’aria” o “mantice” o “vuoto”, nel senso di “mero contenitore” o “testa vuota”. La follia rappresenta una realtà complessa con diverse sfaccettature, che implica una deviazione dalle regole socialmente accettate e va molto oltre le forme e le convenzioni.

Oggi, nell’accezione comune, l’aggettivo “folle” si usa perlopiù per indicare in modo dispregiativo una persona bizzarra, che manifesta le emozioni in maniera eccessiva (per esempio scatti d’ira) e che sembra essere priva di senno. È una parola tipica del nostro linguaggio quotidiano, che usiamo quando una persona perde le staffe, se consideriamo che abbia “qualche rotella fuori posto” o se ha un comportamento o un pensiero considerevolmente diverso dalla norma.

A volte “folle” viene utilizzato con accezione positiva per descrivere persone particolarmente geniali, intuitive, intelligenti, coraggiose o innovative.

Tuttavia, ciò che noi riteniamo folle è profondamente influenzato dal contesto storico e socioculturale.


Storia della follia

Follia” è un termine che ha assunto diverse sfumature nel corso della storia.

Basti pensare che nel mondo classico il folle era colui che portava la voce divina, che andava ascoltato e interpretato, mentre nel Medioevo era qualcuno che era impossessato dal demonio, che andava legato.

Nel Rinascimento il folle era una persona diversa, qualcuno che vive con dei valori alternativi, che va rispettato. A partire dall’Ottocento il folle viene inteso come una persona rotta, con un problema al cervello. Nel corso degli anni, si conferì gradualmente un aspetto patologico alla persona “folle”, che diventò così il “malato”, qualcuno che va curato.

Con la nascita dei primi ospedali psichiatrici, si iniziò ad attribuire il concetto di follia a quello di disturbo mentale. In passato, nell’ambito della psicoanalisi, la follia si associava al prevalere della parte istintuale su quella razionale. Ancora oggi, dire “è folle” può essere sinonimo di “ha un disturbo mentale”.

In particolare, la parola “follia” si utilizza impropriamente per descrivere una condizione mentale in cui una persona mostra una perdita del senso di realtà, con conseguente difficoltà di adattamento al contesto sociale.

Tuttavia, è importante notare che “folle” e “follia” non sono dei termini scientifici, non corrispondono a nessuna categoria diagnostica e sono considerati stigmatizzanti. Oggi, in psichiatria non si usa il termine follia, che ha lasciato spazio a definizioni diverse quali “psicosi” o “scompenso” e moltissimi altri termini che indicano specifiche condizioni.
 

Follia e disturbo mentale sono la stessa cosa?

Follia” non è proprio un sinonimo di “disturbo mentale”, benché spesso gli si dia questo connotato.

Mentre la follia è legata a diverse concezioni di pazzia, spesso improprie, obsolete e non ben definite, il disturbo mentale è un concetto moderno che ha una definizione specifica e include decenni di scoperte medico-scientifiche nel campo della psichiatria e della psicologia.

Secondo la definizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5), un disturbo mentale è una sindrome caratterizzata da un’alterazione che abbia una rilevanza clinica significativa nella sfera dei pensieri, delle emozioni o dei comportamenti di un individuo, che riflette una disfunzione nei processi psicologici, biologici o evolutivi che sottendono il funzionamento mentale. I disturbi mentali sono solitamente associati a grande disagio o disabilità in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti della vita.

Il DSM-5 ci dice anche cosa un disturbo mentale non è: non è una reazione prevedibile o culturalmente approvata a un fattore stressante o a una perdita (come la morte di una persona cara), e non è un comportamento socialmente deviante (per esempio politico, religioso o sessuale).
 

Esiste un confine netto tra normalità e follia?

Non esiste un confine netto tra normalità e follia.

Normalità e follia non sono concetti rigidi, piuttosto sono idee flessibili, che variano ampiamente da individuo a individuo e da società a società e anche a seconda del luogo e del momento.

Usi e costumi che possono essere considerati “normali” in un determinato contesto storico e socioculturale potrebbero non esserlo in un altro, dove magari gli stessi sono considerati "anormali" o “folli”.

Per esempio, un’uccisione compiuta da un militare è “normale”, mentre al di fuori del contesto di guerra sarebbe una “follia”. In alcuni paesi esiste la poligamia, mentre in altri paesi potrebbe essere considerata una “follia”. O ancora, per una donna mostrare la caviglia sarebbe stata una “follia” qualche centinaio di anni fa, mentre ora è più che “normale”. Questo è esattamente ciò che è accaduto alla stessa parola “follia”, che da essere sinonimo di “possessione demoniaca”, è diventata “patologia che necessita di cure”.

Come disse Umberto Eco, “la normalità è solo una questione di consenso”. Infatti, l’idea di normalità è strettamente collegata a convenzioni temporanee e relative a specifiche situazioni.

Esiste la tendenza a definire “normale” tutto ciò che è prevedibile e rientra nella nostra quotidianità e nelle nostre aspettative, e “anormale” tutto ciò che non lo è. Spesso si quantifica l’anormalità, e quando è eccessiva la si associa alla “follia”.

Da un lato etichettare ciò che è “deviante” dalla norma come “follia” e marginalizzarlo, può avere la funzione di mantenere l’ordine sociale. Dall’altro, bisogna tenere a mente che non possiamo avere una visione chiara riguardo a follia e normalità. Non bisognerebbe giudicare gli altri, in quanto non possiamo avere accesso a tutto ciò che sta alle spalle di un comportamento “deviante” e non possiamo conoscerne le motivazioni né possiamo farci un’idea del quadro completo della situazione.

Un modo di considerare la salute mentale è quello di immaginare un continuum i cui due estremi sono normalità da un lato e follia dall’altro. Ognuno di noi si muove all’interno di questo continuum. Il nostro movimento nel continuum normalità-follia è influenzato da moltissimi fattori, come lo stress, le esperienze vissute, i geni e le risorse interne. In generale, si cerca di non trovarsi mai troppo vicini agli estremi.

Tuttavia, a volte sperimentiamo piccoli momenti di follia, per esempio uno stato mentale offuscato in seguito a un forte stress, così come momenti di estrema normalità, come la noia che proviamo come quando abbiamo la sensazione di vivere con degli schemi familiari e lavorativi rigidi e puntigliosi, come delle macchine in società.

È importante che, se presentiamo dei sintomi che causano a noi stessi o agli altri un disagio significativo prolungato nel tempo, o esiste una compromissione della vita quotidiana, potrebbe esserci un disturbo mentale che andrebbe attenzionato con un supporto professionale.
 

Caratteristiche

Le caratteristiche associate alla follia possono variare ampiamente a seconda dell’accezione con cui viene usato il termine e all’eventuale presenza di un disturbo mentale sottostante. Inoltre, poiché esistono diverse forme di follia, inquadrarne i sintomi in modo sistematico è piuttosto difficile.

Da una parte, la follia è connessa al dono della lungimiranza, alla genialità, all'ispirazione creativa e all'estasi.

D’altra parte, diversi stati mentali patologici potrebbero incontrare questa definizione.

Possono attribuirsi alla follia sintomi psicotici, quali deliri e allucinazioni. Altri segni potrebbero essere dei comportamenti devianti che mostrino mancanza di autocritica, perdita di controllo e cambiamenti di umore bruschi e irragionevoli, come condotte bizzarre o eccentriche, autolesionismo e reazioni emotive spropositate rispetto allo stimolo esterno. Il pensiero potrebbe essere disorganizzato, così come l’eloquio. Potrebbero esserci problemi di orientamento nello spazio e nel tempo e importanti dispercezioni di sé e dell’altro.

Oggi, queste caratteristiche vengono inquadrate in un contesto medico e diagnosticati in base a specifici criteri come disturbi mentali. Per esempio, potrebbero essere sintomi dovuti a malattie come schizofrenia, disturbi di personalità, disturbo bipolare o depressione.
 

Cosa accade nel cervello?

Le cause della follia possono essere attribuite a squilibri chimici dei neurotrasmettitori a livello cerebrale, a fattori genetici, a vissuti traumatici o a stress psicologico, o, spesso, a una complessa combinazione di questi fattori.

Inoltre, se esiste una patologia psichiatrica, potrebbe esserci una disfunzione nel cervello specifica, come dimostrato dalle tecniche di neuro-imaging. Per esempio, secondo un recente studio, nei pazienti schizofrenici i ventricoli laterali del cervello avrebbero delle dimensioni maggiori rispetto ai soggetti sani, una diminuzione del parenchima cerebrale ed una riduzione delle strutture temporali mesiali.
 

Come capire se si è folli o si è in presenza di un folle?

Per comprendere se stiamo attraversando un periodo di sofferenza psichica, possiamo osservare in noi stessi e ricercare alcuni segni.

Notiamo se stiamo riscontrando problemi a dormire, o cambiando le abitudini alimentari, se il nostro umore è molto basso o al contrario molto eccitato e se stiamo sperimentando cambiamenti di umore repentini.

Possiamo anche osservare la nostra socialità e notare se è cambiata, cioè se è da un po’ che abbiamo difficoltà a interagire con gli altri o se al contrario ci sentiamo iperattivi e parliamo moltissimo con chiunque incontriamo.

Prestando attenzione a qualsiasi nuova abitudine o pensiero, notiamo dei comportamenti compulsivi? Ci sentiamo ossessionati da qualcosa? Un’altra cosa da notare è la qualità del pensiero e del dialogo interno, per esempio se ci sentiamo spesso minacciati o ci percepiamo come un oggetto di critiche.

Lo stesso processo si può fare osservando un'altra persona, analizzandola ed eventualmente facendogli delle domande.

Nel caso in cui notiamo alcuni di questi elementi, e che questi durino da più di sei mesi, è opportuno chiedere aiuto a un professionista della salute mentale.


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Fonti:

  • Focault, Storia della Follia, (1961).

     

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