Domande su Ansia e depressione Domande e Risposte su ansia e depressione
Perchè vivere?
La domanda di questi giorni è : Perché Vivere?
Non riesco a trovare qualcosa per la quale valga la pena vivere, l’unica cosa che mi tiene qui sono i miei genitori e mia sorella, loro non meritano un dolore così grande, non meritano di perdere una persona alla quale vogliono tanto bene. Tutti gli altri se ne farebbero una ragione, starebbero male un pochino, ma poi passerebbe tutto. Io perché devo continuare a “vivere” una vita che non mi porta da nessuna parte ? Perché devo vivere? Non vedo un futuro, non mi piace studiare, non mi fiderò mai di nessun ragazzo. So per cosa devo vivere ma non so per cosa VOGLIO vivere.
Tutto ciò che faccio lo faccio per impiegare il tempo, è solo un palliativo, nell’attesa che il giorno finisca. Il problema è che quando un giorno finisce, ne inizia un altro e tutto si ripete come il giorno prima.
Non ho la forza di andare avanti, non ho la forza per fare niente, non ho la forza di studiare, di leggere, di amare la vita. Amare la vita…ma poi perché? È qualcosa che ho voluto io?
No, io non volevo nascere.
Se non fossi nata adesso non avrei nessun problema, se non fossi nata, nessuno piangerebbe per la mia morte.
E invece devo stare qua, costretta, per far giocare qualcuno che si annoiava e ha deciso di creare il mondo. Sempre se questo qualcuno esiste. Se non esistesse sarebbe ancora peggio. Sarei qui per pura casualità.
Il mondo è cattivo, le persone sono cattive, è tutto pieno di sofferenza, soffriamo tutti e non abbiamo il coraggio di porre fine a tutto ciò. Vorrei che il mondo finisse e si portasse via tutti i dolori e la cattiveria dell’umanità. Sarebbe meglio per me, per tutte le persone che vivono adesso e che vivranno in futuro. Smettiamola di fare figli, smettiamola di mettere al mondo persone che soffriranno, spezziamo questo cerchio, finiamola di essere stupidi ed egoisti. Noi soffriamo e cerchiamo di stare meglio giocando con la vita degli altri. Dovrebbe essere illegale favoreggiare il proseguimento della vita sulla terra.
Qual è il senso di tutto ciò?
Tutto ciò che facciamo è un modo per impiegare del tempo dato che abbiamo avuto la sfortuna di nascere.
Mi sento vuota, mi sento senza uno scopo, mi sento triste, depressa. Prima non ero così, prima apprezzavo qualsiasi cosa…che stupida! Adesso ho aperto gli occhi, ho capito che razza di fregatura è la vita.
Che cattiveria immensa.
Faccio bene a lasciare l'università?
Salve,
Sono le 5:00 di notte ed io non riesco a dormire ! Il pensiero che mi affligge è: devo lasciare o no l'università ?
Ho 23 anni e brevemente cerco di raccontarti la mia storia ! Ho frequentato il liceo classico senza troppi problemi,studiare mi piaceva , andavo bene , i prof mi adoravano,non era pesante passare ore ed ore sui libri e riuscivo anche fare altre attività come ad esempio frequentare una scuola di danza classica ( per ben 13 anni,ho iniziato all'età di 6 anni). Poi,verso il quarto anno di liceo ho iniziato a pensare a cosa poter fare all'università e mi sono convinta giorno dopo giorno di voler diventare un medico così dopo il liceo ho provato il test d'ingresso a medicina con esito negativo. Ho provato altri test lo stesso anno con esito positivo ed ho così deciso di iscrivermi a farmacia perché a livello di esami era la facoltà più affine alle materie del test d'ingresso e quindi dando gli esami di farmacia avrei potuto prepararmi meglio per il test visto che uscendo da un liceo classico la mia preparazione nelle materie scientifiche era molto scarsa. Però forte della convinzione di voler fare il medico,mentre frequentavo il primo anni di università alla Sapienza di Roma,mi sono iscritta anche ad un corso privato di preparazione al test di medicina della durata di un anno intero che ho frequentato con piacere e successo ( in chimica ero la prima della classe). Il primo anno a farmacia é andato bene,ho dato 7 esami e mi piaceva quello che studiavo però ero sempre più convinta di voler fare medicina così l'anno dopo ho riprovato il test con esito ancora negativo ed ho continuato a fare farmacia dando altri 5 esami. Al terzo tentativo finalmente sono riuscita a superare il test di medicina e così ho lasciato farmacia ma non ne ero del tutto convinta perché in quei due anni mi ero appassionata molto ad una nuova materia cioè la chimica che fino ad allora non avevo mai avuto modo di studiare bene,però pensando al futuro e al lavoro che sarei andata a fare mi sono trasferita a medicina ( cambiando anche città ,perché il test è Nazionale e sono finita in Molise,quindi ho dovuto lasciare Roma che adoravo. ) Il primo anno a medicina è stato traumatico,non sono riuscita a fare nemmeno un esame. Ero molto scoraggiata,depressa,triste e demotivata ma grazie ai miei genitori ho deciso di darmi un altra possibilità iniziando il secondo anno a medicina ma come ripetente perché non avendo dato neanche un esame ho dovuto rifare il primo anno. Prima di iniziare di nuovo il primo anno avevo la possibilità di fare esami sia a settembre che a dicembre ma ho saltato entrambee le sessioni così ora sono arrivata alla sessione di febbraio ma non è cambiato nulla. Emotivamente mi sento uno schifo,mi sento una fallita perché ho ripetuto il primo anno,una perdente inconcludente,inoltre non mi piace la città in cui mi sono dovuta trasferire per studiate medicina,qui non ho amici mentre a Roma avevo delle amiche fantastiche e anche una vite sociale al di fuori dell'università,andare a lezione mi pesa sempre di più , i professori non mi piacciono ( mentre alla Sapienza li adoravo e li ascoltavo estasiata) mettermi sui libri è diventato un trauma, passo le giornate con il libro davanti ma senza studiare nemmeno una pagina , mi sento molto male se penso a tutti i sacrifici che i miei genitori hanno fatto per farmi studiare,a tutti i soldi investiti e a tutta la fiducia che mi hanno dato quindi sono molto depressa anche fisicamente non mi riconosco più ( ho messo su qualche chilo perché per l università sono sempre nervosa e a volte mi sfogo sul il cibo ). Ogni giorno mi alzo con il terrore di affrontare un altro giorno deludente e vado a dormire sempre insoddisfatta perchè non studio niente e dispiaciuta e con un enorme senso di colpa perché sto ingannando i miei. Mi sento tremendamente stupida e incapace perché tra 3 giorno ho l'esame e non ho studiato niente ancora una volta dopo aver fatto così per un intero anno. Così penso che lasciare tutto questo sia la cosa migliore così potrei anche aiutare i miei nell'azienda di famiglia e fare o la commessa nel negozio di mio padre o la cameriera all'agriturismo dei miei. Però ho paura che lasciando l università commetterò l'errore più grande di tutta la mia vita e che un giorno me ne pentiró. Le ragioni che mi hanno spinto a fare medicina sono : aiutare il prossimo a guarire dalla sofferenza o a sentire meno dolore , lavorare in ospedale( che é un ambiente che adoro ) , capire come funziona il corpo umano nei minimi dettagli,prendermi cura degli altri. Ho sempre avuto questo sogno bellissimo da realizzare ,su questo non ho mai avuto dubbi e sono stata sempre convinta e determinata ma ora non è più così e sono sempre più disperata. E non so cosa fare....i miei sarebbero contenti di qualsiasi decisione io prenderó ma la paura di deluderli e deludermi ancora una volta è tanta...
Tu cosa ne pensi ?
Grazie infinite se mi risponderai
Mi tolgo continuamente le pellicine dalle labbra
Salve! Ho un problema con le labbra: mi tolgo continuamente le pellicine dalle labbra fino a sanguinare. Passo buona parte della giornata con le mani sulla bocca, spesso neanche me ne accorgo, è diventato automatico. Quando tolgo le pellicine lo faccio quasi con "cattiveria" non sono delicata a farlo, arrivo fino a sanguinare e a provare dolore tant'è che a volte non riesco a muovere le labbra per sorridere o per parlare che mi si spaccano e sanguinano ancora. Quando arrivo a sanguinare, non mi fermo se c'è a cora la pellicina la devo strappare sangue o non sangue. Quando però arrivo al dolore, si mi fa male, ma un è male direi quasi piacevole ormai. Se provo a non farlo o mi mangio le unghie o dirigono i denti.
Ho questo problema da un po' di anni ormai; per un certo periodo se c'era un capello in mezzo al viso o in giro da solo lo strappavo quasi sempre, ora mi capita meno spesso. Fino ad un paio di anni fa se avevo crosticine o brufoletti in viso li grattavo via mente ora lo faccio con quelli sulla schiena.
Per un periodo di quasi tre mesi, circa cinque anni fa sono caduta nell'autolesionismo fino ad arrivare a preparare un suicidio che però, fortunatamente non sono mai riuscita a fare, anche se allora volevo.
Adesso ne sono uscita da sola, nessuno sa nulla.
Ad oggi mi capita di avere alcuni momenti in cui sono stesa sul divano a fare nulla o a scuola o comunque in situazioni "normali" e avere attacchi d'ansia suppongo siano, mi batte forte il cuore e respiro un po' corto
Spesso mi capita di pensare ancora al suicidio, a come sarebbe se fossi morta o come starebbero meglio gli altri; in stazione a volte quando sta per arrivare il treno lo fisso e mi avvicino alla linea gialla anche superandola senza però mai buttarmi.
Ho scoperto di avere una amica che è caduta in una lieve depressione e questo mi blocca ancora di più nel parlarne con qualcuno.
Essendo sia alle elementari che alle medie e a volte anche alle superiori, stata presa in giro per diversi motivi, sono molto chiusa ci vuole molto tempo prima che qualcuno riesca ad avere la mia fiducia, e per questo in tutta la vita non ho mai avuto una migliore amica, o un fidanzato o comunque qualcuno che restasse nella mia vita. Tutto ciò mi porta a sentirmi molto spesso sola e non cercata, come non amata e praticamente inutile.
Tra l'altro ho anche un rapporto molto difficile con i miei genitori, diciamo che se dovessi dire che gli voglio bene, non sarebbe un bene da figlio, ma un bene da conoscenti diciamo; non li sento molto genitori, non sono mai stato molto presenti nella mia vita e nonostante mi abbiano dato tutto non mi hanno mai dato l'amore di cui necessitavo.
Con loro non voglio tassativamente parlargiene.
La mia domanda è: la cosa a cui sto pensando è fare diverse vistie quando mi trasferisco tra un po' di mesi, ma fino ad allora come dovrei comportarmi? Cosa devo fare? Cosa mi consiglia? Grazie mille per la vostra risposta
Non so cosa fare nella vita
Buonasera, ho bisogno del parere di un esperto. Ho 30 anni e non ho un obiettivo nella vita. Non trovo un senso, del piacere, dell'entusiasmo o della motivazione in quello che faccio.
Ho un pessimo carattere, sono debole....mi faccio mettere facilmente i piedi in testa, quando provo a reagire peggioro solo la situazione. Mi sento sempre inadeguata e fuori posto.
La mia situazione familiare è complicata. I miei genitori sono divorziati ormai da una vita (io ero nata da poco tempo quando si sono lasciati). Con mio padre ho avuto sempre un rapporto tira e molla, di amore ed odio. Fino a tre anni fa, quando ho smesso del tutto di avere contatti con lui. Mio padre si è giustamente rifatto una vita. Ma il motivo per cui non voglio più avere contatti con lui sono dovuti a come lui si è comportato in questi anni con me. Se in molti momenti della mia infanzia si è dimostrato un padre amorevole, negli ultimi tempi è stato molto distante e non è riuscito a capire come mi sento, anche se molte volte ho provato a farglielo capire. Lui doveva capirmi e io però dovevo capire lui sul perché fosse così severo verso di me. Quello che non ho mai accettato (e mai lo farò, perché lo ritengo ingiusto) è che lui spesso mi metteva in confronto con i miei fratelli (figli dell'attuale moglie). Mi giudicava. Quando ho iniziato l'università, lui non ha fatto altro che opporsi, che avrei dovuto fare qualcos'altro nella vita. Ad un certo punto mi ha fatto pesare i soldi che mi mandava per "mantenermi". Ad un certo punto ha deciso di non mandarmene più ed io non ho aggiunto pretese, semplicemente ho accettato la cosa. Soprattutto perché così non mi sento più una mantenuta. Anche se, ripeto, alla fine sono ancora mantenuta da mia madre. Vivo da sola con lei, che oltretutto ha una grave malattia. Non è facile convivere con lei, che ha il carattere opposto al mio. Nella vita mia madre ha sempre fatto tutto quello che voleva, almeno fino a quando non si è ammalata. È abituata all'idea che le cose si fanno come dice lei e io mi trovo spesso ad assecondarla; però non lo faccio sempre e spesso litighiamo anche per le cose più stupide. Non nascondo che vorrei andarmene di casa e vivere la mia vita, ma non mi sento libera di farlo. Non per causa di mia madre, ma per causa mia perché ho paura di fare scelte sbagliate, sono pessimista e mi sento sempre insicura. Oltre il fatto, ovvio, che non sono economicamente indipendente.
Penso di aver solo fatto scelte di vita sbagliate: ho due lauree che finora, a livello lavorativo, sono state totalmente infruttuose. Da questo punto di vista, penso alle parole di mio padre e riconosco con rabbia che in parte aveva ragione. Questa constatazione mi fa sentire a pezzi.
In ogni caso sto provando a fare qualcosa per cambiare la situazione e per avere più possibilità in ambito lavorativo. Anche se lo sto facendo con molta difficoltà...lo faccio perché so che devo farlo, perché sono stata ferma a casa quasi due anni e non far nulla è peggio di qualunque altra cosa.
Sto facendo un tirocinio nell'ambito del marketing digitale, ma non mi piace l'ambiente di lavoro. Del mio capo penso le cose peggiori: è arrogante oltre misura, presuntuoso, scontroso ed incompetente. Siccome si tratta di un tirocinio, il mio scopo è quello di imparare cose nuove che potranno poi servirmi per un futuro impiego. Non pretendo che lui mi faccia da balia, ma non mi considera minimamente. Quel poco che ho imparato, l'ho imparato da sola. Lui mi cerca solo per impartirmi ordini, con il suo odioso atteggiamento da "boss" spocchioso. Mi sento molto frustrata. Mi rendo conto che purtroppo il mondo del lavoro è spietato e nella maggior parte dei casi l'ambiente è questo. Però non riesco ad accettarlo. Stringo i denti e cerco di andare avanti.. ci sono giorni più sereni, ma altri arrivo al limite della sopportazione. Come ho accennato prima, ho un carattere molto debole e ho una bassissima autostima.
Vorrei poter cambiare, avere più coraggio, più iniziativa... soprattutto, trovare un obiettivo che mi motivi realmente, che mi faccia sentire viva e positiva... ma non ho voglia. Non ho forze, né motivazione.
Ringrazio di avere vicino una persona che mi ama e che vorrebbe farsi una vita con me, ma anche lui ha difficoltà a trovare un lavoro più stabile, anche se si impegna tanto.
Avrei tante cose da scrivere, questa è solo una piccolissima parte di tutto quello di cui vorrei parlare. Mi rendo conto che non basta una chat per risolvere i miei problemi, ma avrei bisogno di uno psicologo perché sento che i miei problemi mi stanno crollando addosso, ma non posso permettermelo economicamente. Vi ringrazio per aver avuto la pazienza di leggere quello che ho scritto.
Onicofagia e altri "vizi" (mordicchiare vestiti) in bambino di 9 anni
Gent.mi Dottori, sono la mamma di un bambino di quasi nove anni che, all’età di 3, in concomitanza con la nascita del fratellino, ha iniziato a mangiarsi le unghie. Ha continuato a mangiarsele per tutti questi anni, da parte nostra abbiamo cercato di essere comprensivi al massimo, cercando di limitare i rimproveri e semmai di distrarlo (io stessa sono una ex mangiatrice di unghie e so quanto questo impulso sia irresistibile!). Tuttavia, da un anno a questa parte, il bambino ha iniziato anche a mordicchiare praticamente qualsiasi cosa, vestiti in primis (bordi delle magliette, cordini di felpe e tute ecc.). Lo fa soprattutto quando si annoia o è in tensione per qualcosa (una partita in tv) ma anche quando si rilassa. Da anni sono inoltre presenti, alternativamente, dei blandi tic di tipo semplice (quello di questo periodo è: spalancare la bocca per poi richiuderla, ma non lo fa continuamente, direi più o meno 10 volte al giorno). Per il resto, il bambino non desta particolari preoccupazioni: è ben inserito nel gruppo classe, ha altri amichetti che frequenta anche fuori dalla scuola, pratica con gioia gli sport che lui stesso ha scelto (sci e calcio) e a scuola non ha nessun problema (ma senza essere il primo della classe!). Caratterialmente è piuttosto tranquillo, mai aggressivo né con noi né con i suoi compagni, ma sa comunque far valere la sua opinione! La situazione in casa è serena, di certo io e mio marito non siamo campioni di calma ma facciamo del nostro meglio per assicurare ai nostri bambini una genitorialità calda e attenta. Il bambino più piccolo, che sta per compiere 6 anni, per contro è un peperino, gelosissimo nei confronti del fratello maggiore, sul quale cerca di imporsi e al quale rompe ahimè costantemente le scatole. Non si è mai mangiato le unghie né ha altri vizi o tic.
Da qui la mia domanda: è necessario aiutare il nostro primogenito e, se sì, come procedere? Oppure è meglio lasciar perdere contando su una regressione spontanea durante la crescita? Nel ringraziarvi infinitamente invio i migliori saluti,
Rita
Ansia in auto se guidano gli altri
buongiorno,
molti di voi rideranno della mia paura..
Soffro di attacchi di panico in auto ma non se guido io, solo se guidano gli altri. Non trovo aiuto da nessuna parte, diciamo che chi ne soffre appunto è perchè guida direttamente e non perchè è in auto con altri.
Questa paura deriva dal fatto che da ragazzo circa 15 anni fa, andando con i miei amici in auto loro andavano forte ed il avevo paura. Il problema è che adesso andando con chiunque anche a 50 allora ho paura.(ripeto se guido io posso andare anche veloce non ho nessuna paura)
Come posso risolvere questo trauma?
grazie della risposta.
saluti
Ansia alla guida e paura di guidare
Salve a tutti, scrivo per parlare di un problema che mi affligge da anni, ossia la paura di guidare. Ho preso la patente da 3 anni ormai e non ho mai guidato da sola; inoltre, anche con mio padre a fianco non sono mai tranquilla quando sono al volante, ma sempre in apprensione e questo mi porta facilmente a sbagliare. Per fortuna non ho mai avuto incidenti gravi, ma una volta ho provocato un piccolo tamponamento perchè mi sono fermata troppo tardi ad uno stop o ho fatto saltare il mio specchietto accostandomi troppo ad una macchina per parcheggiare. Tutti questi errori hanno aumentato il mio senso di inadeguatezza in auto e innescato una forte apprensione ogni volta che devo mettermi al volante. Al momento non so proprio come risolvere la questione: ho paura che sforzandomi a guidare anche se agitata causerei altri incidenti magari più gravi, ma vorrei anche superare questa paura. Secondo voi è meglio se mi impongo di prendere la macchina o aspetto che una situazione di necessità (lavoro lontano da casa o cose simili) mi costringa ad affrontare la mia paura senza stressarmi troppo adesso? Anche io in prima battuta opterei per la prima opzione però non voglio davvero causare altri guai a me o- peggio ancora- ad altre persone; la situazione è davvero stressante per me al momento: tra gli esami all'università e il mio ragazzo che ogni giorno continua a chiedermi di andarlo a prendere mi sento terribilmente sotto pressione e la sola idea di dover innanzitutto insistere con i miei genitori per farmi prendere la macchina dato che non si fidano e poi avere il mio fidanzato di fianco che "giudica" ogni mia mossa mi angoscia terribilimente. Mi piacerebbe molto avere dei consigli.
1 risposte - LeggiPiango: sarò lontana dalla mia famiglia per 4 anni
Salve,
ho 25 anni e causa lavoro sarò lontana dalla mia famiglia per 4 anni. È la prima volta che saremo lontani per tutto questo tempo e non faccio altro che piangere. Ho iniziato 10 giorni prima della partenza e ora continuo. Più penso alla mia famiglia, al fatto che siamo lontani, più piango e non riesco a calmarmi. Non so più cosa fare. È normale?
Grazie a chi mi aiuterà.
Ansia nel parlare e timidezza
Buonasera vorrei che ascoltasse la mia storia così da poterle descrivere il mio problema.
Ho 19 anni e sono uno studente universitario, un ragazzo abbastanza timido e introverso e molto legato alla mia famiglia.
Sin dalla mia infanzia ho avuto problemi a rapportarmi con gli altri soprattutto con persone sconosciute e a causa della mia timidezza ho incominciato a scoprire i miei problemi di comunicazione dato che mi bloccavo ogni volta che parlavo molto spesso anche balbettando.
A scuola elementare non davo molta attenzione a questi aspetti perchè avevo stretto amicizia con tutti sin dalle scuole materne però i problemi sorgono a scuola media quando oltre ai miei amici/compagni delle scuole elementari si aggiunsero altri ragazzi provenienti da altre scuole.
Ogni mattina per me era un continuo cambiamento perchè quando mi sedevo vicino ai miei amici/compagni che conoscevo mi trovavo bene,parlavo anche se erano sempre presenti le difficoltà comunicative dovute alla mia "ansia" nel parlare mentre quando mi sedevo vicino ai compagni nuovi per me era un continuo trauma dato che non riuscivo a dire la prima parola e subivo vari giudizi negativi che vivevo molto male soprattutto quando tornavo a casa.
Quando mi iscrissi a scuola superiore,un itis, speravo che qualcosa cambiasse ma niente di ciò per i primi due anni e oltre ai problemi personali si aggiunsero anche quelli di natura scolastica relativa ai voti ma riuscii comunque ad arrivare in terzo "tentennando".
In terzo qualcosa cambiò visto che si era rafforzato il rapporto con due miei compagni con cui mi trovavo a mio agio riuscendo ad arrivare in quinto con voti piuttosto buoni e a raggiungere la maturità nel 2020.Inoltre anche in questi ultimi 3 anni ho trovato molte difficoltà nell'esprimermi per esempio durante un'interrogazione da seduto vergognandomi molto perchè mi sentivo al centro dell'attenzione e non mi uscivano le parole.
Iscrivendomi all'università questi miei deficit sono venuti a galla perchè durante gli esami tramite pc mi emoziono,mi sento osservato,mi blocco nel dire una frase e spesso balbetto e gli esami non vanno come vorrei.
Ho un'enorme difficoltà sotto quest'aspetto forse perchè sono molto insicuro e mi fa molto male quando vedo gli altri esprimersi in modo eccellente prendendo ottimi voti.
E' come se prima degli esami avessi una doppia ansia, non solo quella dell'esame e di ricordare bene le cose che ho studiato ma anche l'ansia nel parlare bene e per me tenerle a bada non è affatto facile.
Quell'ansia che mi sale quando mi viene fatta una domanda è terribile. Ma non solo, anchè nelle attività extrascolastiche come andare a fare la spesa le parole non escono e mi trovo obbligato a cambiare parola per non bloccarmi,delle volte evito anche di uscire di casa per paura di essere giudicato e di suscitare una brutta impressione.
Lo so bene che è tutta una questione psicologica ma non riesco a cambiare in nessun modo.
Da piccolo credevo che timidezza,ansie e paure potessero scomparire con il tempo ma nessun cambiamento.
Mi hanno dato consigli su come risolvere il problema come per esempio affrontare le mie paure però la vedo come una montagna insormontabile.
Secondo lei è un problema che si può risolvere?Sono normali questi problemi a 19 anni?
Cosa mi consiglia?
Mi scuso per eventuali errori ,la ringrazio per aver letto la mia storia e spero di ricevere una risposta.
Sono in crisi per il mio futuro
Sono una ragazza di diciannove anni e mi ritrovo all'inizio del mio percorso universitario in completo panico. Ho iniziato l'università quest'anno e dopo tre mesi dall'inizio mi ritrovo a pensare praticamente ogni giorno su come sarà il mio futuro e a mettermi ansia da sola. Per farti capire meglio l'università per me è stata una cosa che ho intrapreso un po' improvvisando. Prima della pandemia e di diplomarmi la mia idea era quella di prendermi un anno di pausa per vivere un'esperienza all'estero (cosa che sogno da sempre) per imparare meglio l'inglese. Quando però, gli ultimi mesi di scuola la situazione non migliorava la mia famiglia mi ha messo difronte ad una scelta: università o lavorare ma qui in Italia. La seconda proposta la vedevo come una perdita di tempo: non mi sarebbe stato utile per migliorare l'inglese e avrebbe ritardato l'inizio dei miei studi. Sapevo già che avrei voluto iniziare l'università una volta concluso l'anno all'estero quindi dopo aver convinto i miei mi sono iscritta a beni culturali ( percorso che avevo già intenzione di intraprendere una volta tornata in Italia). Adesso però mi sento come demoralizzata, non ho voglia di studiare e a causa della situazione in cui siamo non mi è stato possibile fare amicizia, in più io sono anche una fuori sede quindi mi sentirei in colpa a lamentarmi con i miei genitori che stanno già facendo tanti sacrifici. Insomma, diciamo che non era proprio come me l'aspettavo, di certo la situazione non aiuta però pensavo che studiare ciò che mi appassiona da sempre mi sarebbe piaciuto e sarebbe stato gratificante ma adesso ogni volta che penso ad aprire un libro mi vengono in mente mille altre cose più interessanti da fare.
2 risposte - LeggiInterruzione di psicofarmaci
Salve, vorrei avere un consulto riguardo la mia situazione.
Io soffro di ansia e angoscia da quattro anni... Il sintomo più frequente è confusione mentale che mi destabilizza del tutto.
Quattro anni fa, in seguito ad un periodo di forte ansia da cui non riuscivo ad uscire mi furono prescritti Cipralex e Xanax da una psichiatra... Che però non ho più visto in quanto lei situa in Sicilia ed io a Roma... Negli anni li ho presi e sicuramente mi hanno aiutata a tenerla sotto controllo.
Anche se a momenti avevo comunque delle ricadute... Ho fatto di rado psicoterapia ma mai un percorso continuo per mancanza di denaro...
Prendevo 10 gocce di Xanax al mattino e 10 la sera e 12 gocce di cipralex la mattina.
Ho provato ad interromperli definitivamente lo scorso anno, dato che non sentivo il bisogno di prenderli e molto spesso lo dimenticavo.
ma dopo 3 mesi dalla sospensione ho avuto una ricaduta, per evitare di ritornare a passare il periodo di ansia sono tornata a riprenerli.
Quest'anno è successa la stessa cosa, dopo qualche mese ho iniziato a dimenticare di prenderli, non faceva una cura assidua quindi a Settembre ho deciso nuovamente di sospenderli dato che mi sentivo bene.
Ieri mi è tornato un attacco di panico dopo 4 anni che inevitabilemtne mi ha riportato da quakche giorni a rivivere forte angoscia e forte confusione mentale, come se non riconoscessi ciò che mi circonda.
Non so se è paura della paura, o effettivamente sintomi da interruzione di psicofarmaci.
Se fosse così, quanto durano i sintomi da sospensione?
Dovrei tornare a riprenderli per poi scalarli pian piano?
Io ero felice di averli interrotti, vorrei non prenderli più ma non voglio nemmeno riprovare quel senso di depressione e panico...
Attendo vostre, grazie mille!
Vorrei ricominciare un percorso psicologico
Salve ,
Sono una ragazza di 29 anni e mi sento in crisi nera. Non per quello che mi succede ma per l'angoscia che mi da la mia mente. Prometto ho vissuto un adolescienza di bullismo per poi finire in una relazione dove non riuscivo ad essere soddisfatta ho iniziato a leggere libri che dicevano di aprire il cuore, le sensazioni per trovare la strada giusta e non vivere così tanto per, che la mente mente, che se dici alla mente di non pensare a uno scimmia alla fine ci pensa, ecco da li sono iniziate delle ossessioni in senso, la mia mente è sempre angosciata non so più io chi sono quali sono le sensazioni e quale la mente, se seguo solo le sensazioni neanche riesco a lasciare il ragazzo con cui non sto bene perché mi sveglio durante la notte per paura e lo richiamo, sembra una barzelletta mi sento persa, per mantenere una decisioni devo essere concentrata a non pensare e ripetermi che non ho bisogno di nessuno. In questi anni ho seguito psicoterapia che non mi ha aiutato affatto , un po di più uno psicoterapeuta breve strategica ma poi persi in lavoro, vorrei ricominciare con un professionista ma non so quale scegliere non ho bisogno di supporto ho bisogno di calmare la mente con soluzioni reali. Come se non mi fidassi più di essa, anzi ne ho paura... non so più quale sono le mie sensazioni, la mia mente bo...dopo tutto questo avevo anche paura di leggere qualsiasi libro pensando mi condizionasse. Sto iniziando un percorso psicologico ma ho paura sia un altra perdita di tempo.... non posso stare così 1 settimana e vedere un professionista 1 ora..... mio dio.... grazie per l'ascolto comunque
Ansia alla guida e paura di guidare
Salve a tutti, scrivo per parlare di un problema che mi affligge da anni, ossia la paura di guidare. Ho preso la patente da 3 anni ormai e non ho mai guidato da sola; inoltre, anche con mio padre a fianco non sono mai tranquilla quando sono al volante, ma sempre in apprensione e questo mi porta facilmente a sbagliare. Per fortuna non ho mai avuto incidenti gravi, ma una volta ho provocato un piccolo tamponamento perchè mi sono fermata troppo tardi ad uno stop o ho fatto saltare il mio specchietto accostandomi troppo ad una macchina per parcheggiare. Tutti questi errori hanno aumentato il mio senso di inadeguatezza in auto e innescato una forte apprensione ogni volta che devo mettermi al volante. Al momento non so proprio come risolvere la questione: ho paura che sforzandomi a guidare anche se agitata causerei altri incidenti magari più gravi, ma vorrei anche superare questa paura. Secondo voi è meglio se mi impongo di prendere la macchina o aspetto che una situazione di necessità (lavoro lontano da casa o cose simili) mi costringa ad affrontare la mia paura senza stressarmi troppo adesso? Anche io in prima battuta opterei per la prima opzione però non voglio davvero causare altri guai a me o- peggio ancora- ad altre persone; la situazione è davvero stressante per me al momento: tra gli esami all'università e il mio ragazzo che ogni giorno continua a chiedermi di andarlo a prendere mi sento terribilmente sotto pressione e la sola idea di dover innanzitutto insistere con i miei genitori per farmi prendere la macchina dato che non si fidano e poi avere il mio fidanzato di fianco che "giudica" ogni mia mossa mi angoscia terribilimente. Mi piacerebbe molto avere dei consigli.
1 risposte - LeggiPiango: sarò lontana dalla mia famiglia per 4 anni
Salve,
ho 25 anni e causa lavoro sarò lontana dalla mia famiglia per 4 anni. È la prima volta che saremo lontani per tutto questo tempo e non faccio altro che piangere. Ho iniziato 10 giorni prima della partenza e ora continuo. Più penso alla mia famiglia, al fatto che siamo lontani, più piango e non riesco a calmarmi. Non so più cosa fare. È normale?
Grazie a chi mi aiuterà.
Ansia nel parlare e timidezza
Buonasera vorrei che ascoltasse la mia storia così da poterle descrivere il mio problema.
Ho 19 anni e sono uno studente universitario, un ragazzo abbastanza timido e introverso e molto legato alla mia famiglia.
Sin dalla mia infanzia ho avuto problemi a rapportarmi con gli altri soprattutto con persone sconosciute e a causa della mia timidezza ho incominciato a scoprire i miei problemi di comunicazione dato che mi bloccavo ogni volta che parlavo molto spesso anche balbettando.
A scuola elementare non davo molta attenzione a questi aspetti perchè avevo stretto amicizia con tutti sin dalle scuole materne però i problemi sorgono a scuola media quando oltre ai miei amici/compagni delle scuole elementari si aggiunsero altri ragazzi provenienti da altre scuole.
Ogni mattina per me era un continuo cambiamento perchè quando mi sedevo vicino ai miei amici/compagni che conoscevo mi trovavo bene,parlavo anche se erano sempre presenti le difficoltà comunicative dovute alla mia "ansia" nel parlare mentre quando mi sedevo vicino ai compagni nuovi per me era un continuo trauma dato che non riuscivo a dire la prima parola e subivo vari giudizi negativi che vivevo molto male soprattutto quando tornavo a casa.
Quando mi iscrissi a scuola superiore,un itis, speravo che qualcosa cambiasse ma niente di ciò per i primi due anni e oltre ai problemi personali si aggiunsero anche quelli di natura scolastica relativa ai voti ma riuscii comunque ad arrivare in terzo "tentennando".
In terzo qualcosa cambiò visto che si era rafforzato il rapporto con due miei compagni con cui mi trovavo a mio agio riuscendo ad arrivare in quinto con voti piuttosto buoni e a raggiungere la maturità nel 2020.Inoltre anche in questi ultimi 3 anni ho trovato molte difficoltà nell'esprimermi per esempio durante un'interrogazione da seduto vergognandomi molto perchè mi sentivo al centro dell'attenzione e non mi uscivano le parole.
Iscrivendomi all'università questi miei deficit sono venuti a galla perchè durante gli esami tramite pc mi emoziono,mi sento osservato,mi blocco nel dire una frase e spesso balbetto e gli esami non vanno come vorrei.
Ho un'enorme difficoltà sotto quest'aspetto forse perchè sono molto insicuro e mi fa molto male quando vedo gli altri esprimersi in modo eccellente prendendo ottimi voti.
E' come se prima degli esami avessi una doppia ansia, non solo quella dell'esame e di ricordare bene le cose che ho studiato ma anche l'ansia nel parlare bene e per me tenerle a bada non è affatto facile.
Quell'ansia che mi sale quando mi viene fatta una domanda è terribile. Ma non solo, anchè nelle attività extrascolastiche come andare a fare la spesa le parole non escono e mi trovo obbligato a cambiare parola per non bloccarmi,delle volte evito anche di uscire di casa per paura di essere giudicato e di suscitare una brutta impressione.
Lo so bene che è tutta una questione psicologica ma non riesco a cambiare in nessun modo.
Da piccolo credevo che timidezza,ansie e paure potessero scomparire con il tempo ma nessun cambiamento.
Mi hanno dato consigli su come risolvere il problema come per esempio affrontare le mie paure però la vedo come una montagna insormontabile.
Secondo lei è un problema che si può risolvere?Sono normali questi problemi a 19 anni?
Cosa mi consiglia?
Mi scuso per eventuali errori ,la ringrazio per aver letto la mia storia e spero di ricevere una risposta.
Sono in crisi per il mio futuro
Sono una ragazza di diciannove anni e mi ritrovo all'inizio del mio percorso universitario in completo panico. Ho iniziato l'università quest'anno e dopo tre mesi dall'inizio mi ritrovo a pensare praticamente ogni giorno su come sarà il mio futuro e a mettermi ansia da sola. Per farti capire meglio l'università per me è stata una cosa che ho intrapreso un po' improvvisando. Prima della pandemia e di diplomarmi la mia idea era quella di prendermi un anno di pausa per vivere un'esperienza all'estero (cosa che sogno da sempre) per imparare meglio l'inglese. Quando però, gli ultimi mesi di scuola la situazione non migliorava la mia famiglia mi ha messo difronte ad una scelta: università o lavorare ma qui in Italia. La seconda proposta la vedevo come una perdita di tempo: non mi sarebbe stato utile per migliorare l'inglese e avrebbe ritardato l'inizio dei miei studi. Sapevo già che avrei voluto iniziare l'università una volta concluso l'anno all'estero quindi dopo aver convinto i miei mi sono iscritta a beni culturali ( percorso che avevo già intenzione di intraprendere una volta tornata in Italia). Adesso però mi sento come demoralizzata, non ho voglia di studiare e a causa della situazione in cui siamo non mi è stato possibile fare amicizia, in più io sono anche una fuori sede quindi mi sentirei in colpa a lamentarmi con i miei genitori che stanno già facendo tanti sacrifici. Insomma, diciamo che non era proprio come me l'aspettavo, di certo la situazione non aiuta però pensavo che studiare ciò che mi appassiona da sempre mi sarebbe piaciuto e sarebbe stato gratificante ma adesso ogni volta che penso ad aprire un libro mi vengono in mente mille altre cose più interessanti da fare.
2 risposte - LeggiInterruzione di psicofarmaci
Salve, vorrei avere un consulto riguardo la mia situazione.
Io soffro di ansia e angoscia da quattro anni... Il sintomo più frequente è confusione mentale che mi destabilizza del tutto.
Quattro anni fa, in seguito ad un periodo di forte ansia da cui non riuscivo ad uscire mi furono prescritti Cipralex e Xanax da una psichiatra... Che però non ho più visto in quanto lei situa in Sicilia ed io a Roma... Negli anni li ho presi e sicuramente mi hanno aiutata a tenerla sotto controllo.
Anche se a momenti avevo comunque delle ricadute... Ho fatto di rado psicoterapia ma mai un percorso continuo per mancanza di denaro...
Prendevo 10 gocce di Xanax al mattino e 10 la sera e 12 gocce di cipralex la mattina.
Ho provato ad interromperli definitivamente lo scorso anno, dato che non sentivo il bisogno di prenderli e molto spesso lo dimenticavo.
ma dopo 3 mesi dalla sospensione ho avuto una ricaduta, per evitare di ritornare a passare il periodo di ansia sono tornata a riprenerli.
Quest'anno è successa la stessa cosa, dopo qualche mese ho iniziato a dimenticare di prenderli, non faceva una cura assidua quindi a Settembre ho deciso nuovamente di sospenderli dato che mi sentivo bene.
Ieri mi è tornato un attacco di panico dopo 4 anni che inevitabilemtne mi ha riportato da quakche giorni a rivivere forte angoscia e forte confusione mentale, come se non riconoscessi ciò che mi circonda.
Non so se è paura della paura, o effettivamente sintomi da interruzione di psicofarmaci.
Se fosse così, quanto durano i sintomi da sospensione?
Dovrei tornare a riprenderli per poi scalarli pian piano?
Io ero felice di averli interrotti, vorrei non prenderli più ma non voglio nemmeno riprovare quel senso di depressione e panico...
Attendo vostre, grazie mille!
Perché nonostante capisca le problematiche non riesco a risollevarmi?
Buongiorno
Sono una ragazza di 20 anni
Da un paio di mesi soffro molto , mi rendo conto che viviamo in un periodo in cui tutti chi più chi meno siamo sommersi da una mole di ansie e preoccupazioni e capisco anche che molte persone in questo momento se la stanno passando peggio di me.
Ho avuto una serie di problematiche che mi hanno portato ad un malessere interiore costante, quasi quotidianamente mi sveglio al mattino piangendo , con una sensazione costante di solitudine ,mi sembra vada tutto male e spesso questo pianto diventa quasi isterico e disperato , non riesco a fermarmi ed è come se non riuscissi a trovare alcun appiglio per sentirmi meglio , come se tutto ciò che mi circondasse fosse un profondo nero.
E da sola non riesco a fermarmi.
Tutto ciò crea complicazioni anche con le relazioni che ho con le persone , mi sento costantemente un peso per gli altri e spesso il mio atteggiamento di fare un passo indietro allontana gli altri senza volerlo ,anche le persone che più amo.
Non riesco più a darmi la forza di affrontare la giornata , mi trascuro e il più delle volte assumo atteggiamenti nervosi con gli altri per poi provare un profondo senso di colpa.
Nei momenti più brutti a volte divento aggressiva con me stessa e rompo cose spesso finisco per farmi del male .
La mia domanda è perché nonostante io capisca queste problematiche non riesco a trovare la forza per tirarmi su? Cosa posso fare per stare meglio? Sono stanca di questa situazione
Ringrazio per il disturbo e la disponibilità
Saluti