Domande su Ansia e depressione Domande e Risposte su ansia e depressione
Mangiarsi continuamente le pellicine dalle labbra
Salve! Ho un problema con le labbra: mi tolgo continuamente le pellicine dalle labbra fino a sanguinare. Passo buona parte della giornata con le mani sulla bocca, spesso neanche me ne accorgo, è diventato automatico. Quando tolgo le pellicine lo faccio quasi con "cattiveria" non sono delicata a farlo, arrivo fino a sanguinare e a provare dolore tant'è che a volte non riesco a muovere le labbra per sorridere o per parlare che mi si spaccano e sanguinano ancora. Quando arrivo a sanguinare, non mi fermo se c'è a cora la pellicina la devo strappare sangue o non sangue. Quando però arrivo al dolore, si mi fa male, ma un è male direi quasi piacevole ormai. Se provo a non farlo o mi mangio le unghie o dirigono i denti.
Ho questo problema da un po' di anni ormai; per un certo periodo se c'era un capello in mezzo al viso o in giro da solo lo strappavo quasi sempre, ora mi capita meno spesso. Fino ad un paio di anni fa se avevo crosticine o brufoletti in viso li grattavo via mente ora lo faccio con quelli sulla schiena.
Per un periodo di quasi tre mesi, circa cinque anni fa sono caduta nell'autolesionismo fino ad arrivare a preparare un suicidio che però, fortunatamente non sono mai riuscita a fare, anche se allora volevo.
Adesso ne sono uscita da sola, nessuno sa nulla.
Ad oggi mi capita di avere alcuni momenti in cui sono stesa sul divano a fare nulla o a scuola o comunque in situazioni "normali" e avere attacchi d'ansia suppongo siano, mi batte forte il cuore e respiro un po' corto
Spesso mi capita di pensare ancora al suicidio, a come sarebbe se fossi morta o come starebbero meglio gli altri; in stazione a volte quando sta per arrivare il treno lo fisso e mi avvicino alla linea gialla anche superandola senza però mai buttarmi.
Ho scoperto di avere una amica che è caduta in una lieve depressione e questo mi blocca ancora di più nel parlarne con qualcuno.
Essendo sia alle elementari che alle medie e a volte anche alle superiori, stata presa in giro per diversi motivi, sono molto chiusa ci vuole molto tempo prima che qualcuno riesca ad avere la mia fiducia, e per questo in tutta la vita non ho mai avuto una migliore amica, o un fidanzato o comunque qualcuno che restasse nella mia vita. Tutto ciò mi porta a sentirmi molto spesso sola e non cercata, come non amata e praticamente inutile.
Tra l'altro ho anche un rapporto molto difficile con i miei genitori, diciamo che se dovessi dire che gli voglio bene, non sarebbe un bene da figlio, ma un bene da conoscenti diciamo; non li sento molto genitori, non sono mai stato molto presenti nella mia vita e nonostante mi abbiano dato tutto non mi hanno mai dato l'amore di cui necessitavo.
Con loro non voglio tassativamente parlargiene.
La mia domanda è: la cosa a cui sto pensando è fare diverse vistie quando mi trasferisco tra un po' di mesi, ma fino ad allora come dovrei comportarmi? Cosa devo fare? Cosa mi consiglia? Grazie mille per la vostra risposta
Onicofagia e altri "vizi" (mordicchiare vestiti) in bambino di 9 anni
Gent.mi Dottori, sono la mamma di un bambino di quasi nove anni che, all’età di 3, in concomitanza con la nascita del fratellino, ha iniziato a mangiarsi le unghie. Ha continuato a mangiarsele per tutti questi anni, da parte nostra abbiamo cercato di essere comprensivi al massimo, cercando di limitare i rimproveri e semmai di distrarlo (io stessa sono una ex mangiatrice di unghie e so quanto questo impulso sia irresistibile!). Tuttavia, da un anno a questa parte, il bambino ha iniziato anche a mordicchiare praticamente qualsiasi cosa, vestiti in primis (bordi delle magliette, cordini di felpe e tute ecc.). Lo fa soprattutto quando si annoia o è in tensione per qualcosa (una partita in tv) ma anche quando si rilassa. Da anni sono inoltre presenti, alternativamente, dei blandi tic di tipo semplice (quello di questo periodo è: spalancare la bocca per poi richiuderla, ma non lo fa continuamente, direi più o meno 10 volte al giorno). Per il resto, il bambino non desta particolari preoccupazioni: è ben inserito nel gruppo classe, ha altri amichetti che frequenta anche fuori dalla scuola, pratica con gioia gli sport che lui stesso ha scelto (sci e calcio) e a scuola non ha nessun problema (ma senza essere il primo della classe!). Caratterialmente è piuttosto tranquillo, mai aggressivo né con noi né con i suoi compagni, ma sa comunque far valere la sua opinione! La situazione in casa è serena, di certo io e mio marito non siamo campioni di calma ma facciamo del nostro meglio per assicurare ai nostri bambini una genitorialità calda e attenta. Il bambino più piccolo, che sta per compiere 6 anni, per contro è un peperino, gelosissimo nei confronti del fratello maggiore, sul quale cerca di imporsi e al quale rompe ahimè costantemente le scatole. Non si è mai mangiato le unghie né ha altri vizi o tic.
Da qui la mia domanda: è necessario aiutare il nostro primogenito e, se sì, come procedere? Oppure è meglio lasciar perdere contando su una regressione spontanea durante la crescita? Nel ringraziarvi infinitamente invio i migliori saluti,
Rita
Perchè vivere?
La domanda di questi giorni è : Perché Vivere?
Non riesco a trovare qualcosa per la quale valga la pena vivere, l’unica cosa che mi tiene qui sono i miei genitori e mia sorella, loro non meritano un dolore così grande, non meritano di perdere una persona alla quale vogliono tanto bene. Tutti gli altri se ne farebbero una ragione, starebbero male un pochino, ma poi passerebbe tutto. Io perché devo continuare a “vivere” una vita che non mi porta da nessuna parte ? Perché devo vivere? Non vedo un futuro, non mi piace studiare, non mi fiderò mai di nessun ragazzo. So per cosa devo vivere ma non so per cosa VOGLIO vivere.
Tutto ciò che faccio lo faccio per impiegare il tempo, è solo un palliativo, nell’attesa che il giorno finisca. Il problema è che quando un giorno finisce, ne inizia un altro e tutto si ripete come il giorno prima.
Non ho la forza di andare avanti, non ho la forza per fare niente, non ho la forza di studiare, di leggere, di amare la vita. Amare la vita…ma poi perché? È qualcosa che ho voluto io?
No, io non volevo nascere.
Se non fossi nata adesso non avrei nessun problema, se non fossi nata, nessuno piangerebbe per la mia morte.
E invece devo stare qua, costretta, per far giocare qualcuno che si annoiava e ha deciso di creare il mondo. Sempre se questo qualcuno esiste. Se non esistesse sarebbe ancora peggio. Sarei qui per pura casualità.
Il mondo è cattivo, le persone sono cattive, è tutto pieno di sofferenza, soffriamo tutti e non abbiamo il coraggio di porre fine a tutto ciò. Vorrei che il mondo finisse e si portasse via tutti i dolori e la cattiveria dell’umanità. Sarebbe meglio per me, per tutte le persone che vivono adesso e che vivranno in futuro. Smettiamola di fare figli, smettiamola di mettere al mondo persone che soffriranno, spezziamo questo cerchio, finiamola di essere stupidi ed egoisti. Noi soffriamo e cerchiamo di stare meglio giocando con la vita degli altri. Dovrebbe essere illegale favoreggiare il proseguimento della vita sulla terra.
Qual è il senso di tutto ciò?
Tutto ciò che facciamo è un modo per impiegare del tempo dato che abbiamo avuto la sfortuna di nascere.
Mi sento vuota, mi sento senza uno scopo, mi sento triste, depressa. Prima non ero così, prima apprezzavo qualsiasi cosa…che stupida! Adesso ho aperto gli occhi, ho capito che razza di fregatura è la vita.
Che cattiveria immensa.
Voglio morire e porre fine alla mia sofferenza
Sono una ragazza di 19 anni. Ho il desiderio di morire per porre fine alla mia sofferenza. Mi vergogno a dirlo, perchè non ho particolari problemi, c'è gente che sta mille volte peggio di me. Tuttavia sono estreamamente infelice, inappagata e frustata perchè nella mia vita faccio tutto solo perchè devo e non perche mi piace. Non mi piace l'università che frequento, non mi piace il mio ragazzo, non mi piace la mia famiglia, non ho amici, sono sola. Non ho il coraggio di lasciarlo, anzi ci ho provato, sono stata male e sono ritornata con lui, non ho il coraggio di cambiare uni in quanto ho studiato tutta l'estate per entrare e ho fatto e sto continuando a fare enormi sacrifici. Ogni sera, ogni giorno quando sono da sola un momento mi metto a piangere. Sono giunta alla conclusione che sarò per sempre infelice, tuttavia non riesco più ad andare avanti. Non ho nessuno con cui parlare, tutti pensano che io sia felice, nemmeno mia madre si accorge di come io stia. Vi chiedo aiuto, cosa devo fare?
3 risposte - LeggiPaura di viaggiare in auto se guidano gli altri
buongiorno,
molti di voi rideranno della mia paura..
Soffro di attacchi di panico in auto ma non se guido io, solo se guidano gli altri. Non trovo aiuto da nessuna parte, diciamo che chi ne soffre appunto è perchè guida direttamente e non perchè è in auto con altri.
Questa paura deriva dal fatto che da ragazzo circa 15 anni fa, andando con i miei amici in auto loro andavano forte ed il avevo paura. Il problema è che adesso andando con chiunque anche a 50 allora ho paura.(ripeto se guido io posso andare anche veloce non ho nessuna paura)
Come posso risolvere questo trauma?
grazie della risposta.
saluti
Faccio bene a lasciare l'università?
Salve,
Sono le 5:00 di notte ed io non riesco a dormire ! Il pensiero che mi affligge è: devo lasciare o no l'università ?
Ho 23 anni e brevemente cerco di raccontarti la mia storia ! Ho frequentato il liceo classico senza troppi problemi,studiare mi piaceva , andavo bene , i prof mi adoravano,non era pesante passare ore ed ore sui libri e riuscivo anche fare altre attività come ad esempio frequentare una scuola di danza classica ( per ben 13 anni,ho iniziato all'età di 6 anni). Poi,verso il quarto anno di liceo ho iniziato a pensare a cosa poter fare all'università e mi sono convinta giorno dopo giorno di voler diventare un medico così dopo il liceo ho provato il test d'ingresso a medicina con esito negativo. Ho provato altri test lo stesso anno con esito positivo ed ho così deciso di iscrivermi a farmacia perché a livello di esami era la facoltà più affine alle materie del test d'ingresso e quindi dando gli esami di farmacia avrei potuto prepararmi meglio per il test visto che uscendo da un liceo classico la mia preparazione nelle materie scientifiche era molto scarsa. Però forte della convinzione di voler fare il medico,mentre frequentavo il primo anni di università alla Sapienza di Roma,mi sono iscritta anche ad un corso privato di preparazione al test di medicina della durata di un anno intero che ho frequentato con piacere e successo ( in chimica ero la prima della classe). Il primo anno a farmacia é andato bene,ho dato 7 esami e mi piaceva quello che studiavo però ero sempre più convinta di voler fare medicina così l'anno dopo ho riprovato il test con esito ancora negativo ed ho continuato a fare farmacia dando altri 5 esami. Al terzo tentativo finalmente sono riuscita a superare il test di medicina e così ho lasciato farmacia ma non ne ero del tutto convinta perché in quei due anni mi ero appassionata molto ad una nuova materia cioè la chimica che fino ad allora non avevo mai avuto modo di studiare bene,però pensando al futuro e al lavoro che sarei andata a fare mi sono trasferita a medicina ( cambiando anche città ,perché il test è Nazionale e sono finita in Molise,quindi ho dovuto lasciare Roma che adoravo. ) Il primo anno a medicina è stato traumatico,non sono riuscita a fare nemmeno un esame. Ero molto scoraggiata,depressa,triste e demotivata ma grazie ai miei genitori ho deciso di darmi un altra possibilità iniziando il secondo anno a medicina ma come ripetente perché non avendo dato neanche un esame ho dovuto rifare il primo anno. Prima di iniziare di nuovo il primo anno avevo la possibilità di fare esami sia a settembre che a dicembre ma ho saltato entrambee le sessioni così ora sono arrivata alla sessione di febbraio ma non è cambiato nulla. Emotivamente mi sento uno schifo,mi sento una fallita perché ho ripetuto il primo anno,una perdente inconcludente,inoltre non mi piace la città in cui mi sono dovuta trasferire per studiate medicina,qui non ho amici mentre a Roma avevo delle amiche fantastiche e anche una vite sociale al di fuori dell'università,andare a lezione mi pesa sempre di più , i professori non mi piacciono ( mentre alla Sapienza li adoravo e li ascoltavo estasiata) mettermi sui libri è diventato un trauma, passo le giornate con il libro davanti ma senza studiare nemmeno una pagina , mi sento molto male se penso a tutti i sacrifici che i miei genitori hanno fatto per farmi studiare,a tutti i soldi investiti e a tutta la fiducia che mi hanno dato quindi sono molto depressa anche fisicamente non mi riconosco più ( ho messo su qualche chilo perché per l università sono sempre nervosa e a volte mi sfogo sul il cibo ). Ogni giorno mi alzo con il terrore di affrontare un altro giorno deludente e vado a dormire sempre insoddisfatta perchè non studio niente e dispiaciuta e con un enorme senso di colpa perché sto ingannando i miei. Mi sento tremendamente stupida e incapace perché tra 3 giorno ho l'esame e non ho studiato niente ancora una volta dopo aver fatto così per un intero anno. Così penso che lasciare tutto questo sia la cosa migliore così potrei anche aiutare i miei nell'azienda di famiglia e fare o la commessa nel negozio di mio padre o la cameriera all'agriturismo dei miei. Però ho paura che lasciando l università commetterò l'errore più grande di tutta la mia vita e che un giorno me ne pentiró. Le ragioni che mi hanno spinto a fare medicina sono : aiutare il prossimo a guarire dalla sofferenza o a sentire meno dolore , lavorare in ospedale( che é un ambiente che adoro ) , capire come funziona il corpo umano nei minimi dettagli,prendermi cura degli altri. Ho sempre avuto questo sogno bellissimo da realizzare ,su questo non ho mai avuto dubbi e sono stata sempre convinta e determinata ma ora non è più così e sono sempre più disperata. E non so cosa fare....i miei sarebbero contenti di qualsiasi decisione io prenderó ma la paura di deluderli e deludermi ancora una volta è tanta...
Tu cosa ne pensi ?
Grazie infinite se mi risponderai
Paura della strada
Buonasera,
Sono una ragazza di 22 anni. Ho la patente da 4 anni e guido perfettamente in città. Il mio problema sono le strade a percorrenza veloce, mi spaventa tantissimo anche solo pensarci. Io non ho mai guidato fuori città perché l’idea mi terrorizza ma non è questo il punto. Il punto è che questa mia ansia riguarda anche i casi in cui è qualcun altro a guidare. Non riesco a capire come risolvere questo problema, dato che quando ad esempio il mio ragazzo viene a prendermi con la macchina (siamo di due città diverse) e quindi dobbiamo per forza prendere strade veloci (quelle che mi fanno paura), non provo molta ansia perché cerco di distrarmi, di non pensarci eccetera. Il problema cel’ho quando ad esempio oggi vengo a sapere che tra tre giorni devo affrontare un viaggio di due ore fuori città. L’idea che questa cosa la devo fare tra qualche giorno e quindi la possibilità che la mia mente ha nel pensare intensamente a questa cosa e a sviluppare ansia, mi porta a pensare ad eventi catastrofici e brutti. Convivo da questa cosa da molto tempo ed è un‘ ansia molto forte quella che provo in questi casi. Fondamentalmente la strada mi fa paura perché non è possibile avere il controllo su tutto ciò che vi succede.
Come potrei risolvere questo problema?
Grazie per l’attenzione!
Voci e pensieri intrusivi
Salve, ho 24 anni e convivo con questo problema da più di dieci anni. Sento delle “voci” nella testa, in realtà sono i miei stessi pensieri, che mi dicono cosa fare o non fare, minacciando che altrimenti succederà qualcosa (per esempio un brutto voto a scuola o qualcosa di grave alla mia famiglia). All’inizio era davvero stressante: da bambino facevo fatica e mi ritrovavo a compiere rituali come contare fino a 100 mentre camminavo, fare un tot di passi avanti e indietro, lavarmi le mani un certo numero di volte, ripetere la stessa preghiera molte volte (in realtà non credo nella chiesa, quindi non so perché lo facessi), entrare e uscire da una stanza più volte, cose per cui provo ancora un po’ di vergogna.
Col passare degli anni la situazione è migliorata: ci sono stati periodi in cui riuscivo a fare pochissimo di questi comportamenti e pensavo di aver quasi superato il problema. Negli ultimi anni, però, specialmente quest’anno, il disturbo è tornato abbastanza forte. Spesso riguarda piccole cose (per esempio, scendere l'ultimo gradino col piede sinistro, altrimenti devo risalire di qualche gradino e scendere correttamente) ma che poi mi fanno provare sensi di colpa enormi se succede qualcosa (anche qualcosa di brutto, molto brutto), sia a me stesso (come perdere una partita di tennis, di fantacalcio, non superare un esame) sia a persone che conosco o anche persone che non conosco (persone famose, ecc.).
L’ultimo episodio che ricordo mi ha fatto addirittura piangere per il senso di colpa è stato qualche mattina fa, quando non avevo terminato di leggere un post riguardante le condizioni critiche di una certa persona (famosa), e la mia testa mi diceva di farlo; nel pomeriggio, purtroppo è arrivata la brutta notizia, questa persona è venuta a mancare, e io mi sono dato la colpa per non aver finito di leggere. Vi scrivo perché non riesco più a conviverci (probabilmente anche i miei problemi universitari potrebbero essere in parte legati a questo, sono al quarto anno della facoltà di medicina e non ho neanche terminato gli esami del secondo anno): anche se la situazione è migliorata rispetto a quando ero più piccolo, ci sono ancora giorni in cui certe ossessioni mi fanno stare molto male. Per esempio oggi mi sono sentito molto in colpa perché ho fatto una cosa (in realtà una sciocchezza) mentre la voce mi diceva di non farla, perché sarebbe successo qualcosa di molto brutto alla mia ragazza. L’ho comunque fatta, anche perché la mia ragazza sa di questa situazione e ha provato ad aiutarmi; quando si tratta di lei cerco di non cadere nelle ossessioni, e adesso mi sento in colpa da diverse ore e ho paura che succeda qualcosa.
Chiedo scusa per il messaggio lunghissimo, avevo anche vergogna a parlarne. Vi ringrazio in anticipo per qualsiasi consiglio.
Fidanzata depressa e insoddisfatta di sè
Buongiorno,
Mi chiamo Giorgio e vorrei chiederVi un parere su come affrontare il rapporto con la mia fidanzata, in particolare la sua frequente insoddisfazione di se.
Ho 31 anni e sono insieme da un anno e mezzo con una ragazza di 28 anni. Lei è una persona estremamente dolce, premurosa, gentile e molto dedita al lavoro e allo studio. Tuttavia è anche una persona molto instabile emotivamente: passa da momenti di gioia a momenti di delusione nel giro di pochissimo tempo, e questo "pendolo" si riflette anche su periodi prolungati di più mesi.
Lei ha raggiunto quelli che erano stati i suoi traguardi di tutti questi anni (studio, trasferimento qui all'estero, lavoro appagante e stabile per cui ha studiato). Quando ci siamo consciuti un anno e mezzo fa per lei c'era ancora molto di nuovo (lavoro appena ottenuto, nuova casa per noi poco dopo ecc.), tuttavia ora che è passato del tempo si è chiusa un pò in se stessa ed è come insoddisfatta di qualcosa, senza tuttavia sapere cosa. Amandola e volendole bene io mi preoccupo di questi momenti e cerco di farla parlare il più possibile: lei ammette di essere in realtà contenta di tutto, di non avere motivi concreti per essere così ma che è come se sentisse la mancanza di qualcosa che la rende insoddisfatta. Confidandosi più volte, mi ha detto che per lei purtroppo è sempre stato così anche in passato e che per questo ed altri problemi minori da diverso tempo frequenta psicologi. Dice che ha sempre inseguito i suoi sogni e perseguito i suoi traguardi, senza che questo potesse mai pienamente soddisfare e rappacificare il suo animo. Quando ha ottenuto quello che ha ottenuto un anno fa dice di avere addirittura già predetto allora il potenziale riemeregere di tale insoddisfazione in futuro, ripromettendosi di stringere i denti e affrontarla con più consapevolezza, senza tuttavia esserci riuscita (a suo dire).
Ora, io so di non poterci fare niente, al di là del parlarne insieme. So che la nostra relazione va più che bene, che non è questo il motivo che la rende insoddisfatta perché lei stessa me ne rassicura. Tuttavia non posso non preoccuparmi di lei e del nostro rapporto, proiettando le colpe su di me e su di una presunta incapacità di soddifarla. Ma soprattutto vorrei tanto sinceramente aiutarla a tirarsi fuori da questi suoi momenti di insoddisfazione. Sbaglio nel volere in qualche modo "intervenire" io stesso? Cosa posso fare io in questa situazione come partner, e come posso rimanere io stesso sicuro di sè senza cedere a insicurezze, pensando per esempio di essere per lei soltanto uno di quei traguardi "intermedi" e volendo essere più centrale in questi suoi pensieri?
Vi ringrazio enormemente.
DOC o no?
Buonasera, so che non è possibile da un semplice messaggio diagnosticare un possibile disturbo, ma vorrei chiedere un parere oggettivo su quello che sto vivendo per favore. Ho 18 anni e mi chiamo Sara e da circa 2 mesi sto vivendo un qualcosa di alquanto destabilizzante a livello emotivo, ho paura che vivrò in questo limbo altalenante per sempre: allora io sin da piccola ho sempre e solo provato attrazione/cotte per ragazzi, questo sin da quando andavo all'asilo, non ho mai provato alcun tipo di curiosità per nessuna ragazza neanche a livello immaginativo, non ho mai pensato di baciare una ragazza o di avere un'esperienza sessuale, MAI, anzi... tutto il mondo lesbico l'ho sempre visto come un qualcosa di totalmente lontano ed estraneo a me, lo guardavo anche con un certo "disgusto", ma non perchè avessi qualcosa contro le persone lesbiche, assolutamente, ma l'idea di fare un qualcosa con una ragazza non mi è mai passato dall'anticamera del cervello, mai. Ho anche avuto una relazione importante che ho concluso circa 2 mesi e mezzo fa: sono stata totalmente innamorata di questo ragazzo, pensavo ci saremmo sposati ecc.. (sognavo un po' in grande ma vabbe). la prima volta che mi comparse questo dubbio fu l'estate scorsa in uperiodo peggiore della mia vita: ero in depressione, in ansia e ero in un periodo in cui avevo pensieri ossessivi/ansiosi per un'altra situazione che riguardava quello che ora è il mio ex ragazzo ormai Poi però imrpovvisamente ho provato una sorta di gelosia nei confronti del mio ex miglior amico, e quindi da lì sono andata completamente in panico, perché ho pensato che fosse sintomo che magari mi stava iniziando a piacere il mio migliore amico e che quindi tutto questo amore che tanto decantavo alla fin non fosse così vero). Da lì in poi ho incominciato ad andare in panico, a non dormire, a non mangiare, mi svegliavo alle 5 e mezzo di mattino con ansia, ecc... Era come se tutte le mie certezze fossero crollate, perché io ho sempre avuto ben chiare le cose... visto che ho visto crollare queste certezze, poi mi è venuto anche il dubbio legato al confronto con le mie amiche, che sono molto più aperte e sperimentali nella sessualità rispetto a me. Io, invece, ero ancora molto giovane e timida; alcune esperienze intime non mi piacevano, pur essendo fortemente attratta dal mio ex ragazzo e provando eccitazione nei suoi confronti. Non c’era nulla di anormale nella mia attrazione, ma alcune pratiche sessuali più intime non mi interessavano, perché per me il mondo della sessualità è sempre stato chiuso e nuovo: era il mio primo ragazzo e avevo poca esperienza. La situazione si è complicata quando, per la prima volta, mi sono accorta che mi eccitavo sentendo un orgasmo femminile/vedendo una donna godere, ma non perchè provassi attrazione o perchè volessi avere qualcosa di sessuale con lei. Questo episodio mi ha destabilizzata completamente e mi ha fatto pensare: “E se questa certezza che ho sempre avuto sulla mia attrazione verso i ragazzi, in realtà, nascondesse qualcosa di diverso? Potrei essere lesbica?” Mi sono informata e ho letto che era normale, che è molto comune che avvenga ciò tra le ragazze etero per via di immedesimazione. Mi confermate questa cosa? Volevo avere un parere soprattutto su questo aspetto, per capire se potesse essere un "segnale latente" oppure una cosa normale.. La crisi è stata accompagnata da molta ansia e pensieri ossessivi, che hanno temporaneamente distorto la mia percezione delle ragazze. Mi focalizzavo su dettagli e situazioni che prima non notavo, e per qualche giorno ho avuto dubbi e confusione sulle mie reazioni, anche se non c’era attrazione reale. Successivamente, questo problema si è ripresentato la prima volta a giugno di quest'estate e poi a luglio (nella crisi in cui sono ora). Anche qui, la crisi non è stata scatenata da un'attrazione/curiosità vissuta per una ragazza e anche qui sono nati pensieri ossessivi e ansia che per qualche giorno hanno completamente distorto la percezione delle cose, una volta che l'ansia si è calmata, per 1 /2 giorni è come se fosse bloccata 'attrazione per i ragazzi e fossi diventata asessuata, ma dopo qualche giorno mi è comparso, di botto, un incredibile desiderio di sperimentare e di vivere esperienze nuove con i ragazza (quindi anche qua sono passata da un estremo all'altro veramente, vabbe). Mi ricordo che comunque ero proprio fiera di essere uscita da quella crisi, perchè avevo constatato che era solo ansia e che fosse ovvio che mi piacessero i ragazzi e non le ragazze. Per questo motivo ho decido i lasciare il mio ragazzo, perchè appunto volevo divertirmi e avevo voglia di fare esperienze nuove. Questa rottura (anche se da me voluta) è stata molto destabilizzante, perchè io l'ho amato tantissimo, ho provcato in tuttii modi a far funzionare le cose, ma era da mesi che sentivo che i miei sentimenti come ho detto, non erano più gli stessi. Era come se aessi perso il mio porto sicuro, il mio pulpito, era tutto, tutto girava intorno a lui.. Dopo 2 settimane (durante il quale, fantasticavo su ragazzi, ma allo stesso tempo stavo vivendo un periodo emotivamente destabilizzante, soggetta a meccanismi ansiosi ossessivi, pk avevo paura di innamorarmi ecc) mi è ritornato il dubbio, anche qui non è nato per via di un attrazione o curiosità vissuta per una ragazza, perchè io fino ad allora non avevo neanche mai avuto il desiderio di baciare anche solo per gioco una ragazza. La mia mente ha creato come una sorta di file rouge di tutti questi episodi messi assieme e ah colto l'occasione di mandarmi in questa crisi in un momento in cui ero emotivamente instabile già di mio. Durante questa crisi (molte forte inizialmente, ma ancora adesso intrusiva, come se fosse una sensazione costante in sottofondo che i distorce la percezione delle cose) ho cominciato a immaginare scenari sessuali con ragazze, baci, situazioni romantiche per cercxare di capire se mi potesse piacere e questo lo facevo ossessivamente, facevo test mentali su ogni ragazza che vedevo per strada, ho cominciato a sentirmi una sensazione di paura, ansia mista ad attrazione a volte anche con disgusto verso le ragazze mascoline (un mondo che è stato lontano da me ANNI LUCE, ma veramente anni luce). Durante tutto questo periodo non c'è mai stato 1 momento in cui ho provato sollievo, non ho mai voluto accettare tutto questo, ho sempre provato rifiuto. E la mia mente cerca ogni tipo di spiegazione per farmi credere quasi che io sia sempre stata così, quando in realtà non ho mai avuto segnali concreti: perchè non ho mai provato attrazione per una ragazza mai, ho cominciato a provvare questa sensazione distorta dopo questa crisi ma ho paura che non se ne andrà mai. Ho paura inoltre che questo rifiuto e questa non accettazione sia dovuto maagri al fatto che non accetto il cambiamento e non al fatto che sia tutta uan cosa creata dalla mia mente e che non sia la mia vera natura. Non ho certezze e non so cosa fare, io non voglio questa attrazione, mi piacerebbe vivere serena come prima e non avere dubbi, non riesco a essere più felice, la mia attrazione per i ragazzi sembra essere totalmente sparita di colpo dopo che è iniziato questo dubbio. Avevo già vissuto meccanismi ossessivi ansiosi che avveano distorto la percezione delle cose: per esempio, proprio prima di questa crisi, dopo che mi sono lasciata, avevo una paura tremenda di innamorarmi ed è successo che quando sono uscita con un mio amico (che conosco da anni e per cui non ho mai provato niente) a un certo punto mi è venuta in mente questo dubbio "ma se mi trovo così bene con lui non è che mi sto innamorando?" e da lì le mie emozioni quando stavo con lui si erano distorte, avevo improvvisamente cominciato a sentire quasi come se mi piacesse, ovviamente tutta queste sensazioni eranno accompgnate da ansia e panico, solo che poi dopo poco è ritornato tutto come prima. Il meccanismo è lo stesso solo che questa cosa sta durando da 2 mesi e ora io sono praticamente senza ansia (cioè mi arriva solo quando vedo che queste sensazioni non passano)... percepisco le ragazze in maniera diversa, ma non so come dire, allo stesso tempo non riesco a vedermi accanto a una figura maschile... mi sento totalmente confusa e ho paura che questa sensazione durerà per sempre e che non riuscirò più a innamorarmi di un ragazzo o a essere felice serenamente con un ragazzo. Non so cosa ne pensate? Io ho letto su internet e mi ritrovo perfettamente nelle descrizioni di doc omosessuale, però non so, ho paura invece che non voglio accettare questa cosa e quindi la sto rifiutando, sento un nodo alla gola costante.
2 risposte - LeggiSituazione cronica
Buonasera,
mi trovo in una situazione molto complicata e delicata e faccio estremamente difficoltà a capire quale possano essere dei prossimi passi per andare avanti e uscire da questa situazione. In pratica ho avuto una crisi depressiva/di burnout circa 4 anni fa. Mi ero presa una pausa dallo studio perchè nn sopportavo più studiare in pandemia, ero tornata a vivere dai miei e mi ero rivolta ad un aiuto psicologico. Sapevo che avevo bisogno di prendermi cura di alcuni temi e alcune ferita per cui non avevo avuto il tempo necessario prima, ma il percorso terapeutico è andato in un altra direzione. Mi ha allontanato e distaccato dal mio ambiente e mi ha lasciato completamente disorientata. Da allora non sono più riuscita e trovare la mia strada. Era come se l'effetto della terapia fosse stato che non seguissi più la mia intuizione (che nel passato mia ha sempre guidato nella vita) ma che mi forzassi a riprendere l'università, trovare nuovi giri di amici, nuovi hobby etc. In realtà non era minimamente cosa desideravo allora. Avevo un bel ambiente sociale e delle amicizie molto strette ma non riuscivo a riconnettere dopo quasi un anno praticamente solo di terapie. Riguardando indietro é una follia ma mi ero fidata del opinione professionale della psicologa.. E passato così tanto tempo, che non so proprio più che strada seguire. Tante delle mie amicizie si sono spezzate e altre tanti amici si sono trasferiti. Non ho più una vita cotidiana, passo tantissimo tempo da sola a casa e sopratutto non ho più un amico o un amica con cui parlarne o con cui condividere. Sono diventata l'opposto della persona che ero, sopratutto perchè avevo fatto il percorso psicologico isolata da tutti i miei legami stretti e non avevo più la vita cotidiana da condividere.
Non so più chi sono, ho un dolore immenso perenne dentro di me che così spesso mi fa pensare che non vorrei più vivere. Ormai non so più che fare, ho cercato di tirarmi su in tanti modi ma avvolte ci sono dei trigger così forti che mi ributtano completamente indietro nel tempo e nel dolore. Ho pensato di partire al estero (una cosa che mi aveva sempre fatto bene) ma temo che il cambiamento e l’adattamento possano essere troppo..
chiedo un consiglio come poter uscire da questa situazione che ormai é diventata cronica e quali possano essere dei modi per sentire meno il dolore quando uno ha perso così tante amicizie fondamentali e come guardare avanti. forse é meglio evitare contesti che le ricordano? Forse è meglio dare un taglio netto alla vita di prima per ricominciare completamente da capo? ho bisogno di andare avanti nella vita, non c'è la faccio più a sentirmi così senza niente, senza identità, direzzione e persone e sentire il ricordo della mia vita di prima quando sto in famiglia o con altre persone che una volta mi conscevano..
Ringrazio in anticipo per tutti i consigli!
Dipendenza affettiva
Sono una ragazza di 29 anni e ho un passato con vari disturbi psicologici (doc, insonnia, ansia, dipendenza affettiva, bassa autostima) per cui sono stata seguita da psicoterapeuti e psichiatri.
Il mio problema principale ha sempre riguardato la sfera affettivo/sentimentale: ho un pattern relazionale che mi porta a scegliere partner evitanti o non disponibili (non idonei al mio modo di essere) per cui sviluppo stati di dipendenza affettiva anche molto forti.
Oggi scrivo proprio perché non riesco ad uscire da un caso di dipendenza affettiva che mi sta rovinando la vita.
Circa due anni e mezzo fa, ho avuto una breve frequentazione con un ragazzo che inizialmente era interessato a me ma che nel tempo ha perso interesse e mi ha rifiutata/abbandonata. Io ho manifestato da subito un eccessivo e troppo rapido coinvolgimento, esacerbato dal fatto che con lui avevo provato emozioni e sensazioni fortissime che, ancora oggi, non riesco a provare con nessun altro. Lui, invece, non ha mai realmente sviluppato sentimenti per me, se non un entusiasmo e una curiosità iniziali che si sono spenti dopo pochi mesi. Nel corso dei mesi io sono diventata sempre più bisognosa e attaccata, lui sempre meno interessato e scocciato. Finché, dopo un mio periodo di crisi, il nostro rapporto si è interrotto definitivamente. Lui, ormai totalmente disinteressato, mi ha rifiutata categoricamente ed è andato avanti con la sua vita senza problemi, conoscendo e frequentando altro persone ed escludendo per sempre qualunque possibilità di rapporto affettivo tra noi. Io non l'ho mai accettato e, oltre al dolore straziante che ho provato quando mi ha rifiutata, ancora oggi son bloccata in un passato che non tornerà più. Continuo a rimuginare su cosa è stato, cosa poteva essere, dove ho sbagliato, cosa potevo fare e ancora posso fare, nonostante la cosa per lui sia morta e sepolta da ormai due anni. Ho sviluppato una forma fortissima di dipendenza dalle emozioni che lui mi aveva fatto provare al punto da non poter più vivere senza, anche a distanza di anni. Per lui ho sviluppato una forma di coinvolgimento totalizzante e distruttivo e non riesco ad andare avanti, non riesco a concepire un futuro senza di lui e senza quelle emozioni. Non riesco e sono convinta che non riuscirò a provarle per nessuno altro, non mi interessa né ho voglia di vedere nessun altro e nient'altro. Fatico a trovare un senso alla mia vita da quando lui non c'è più. Ho provato, negli anni, a distrarmi, a fare passare tempo, a chiudere tutti i contatti e dire addio ma, con intervalli di mesi, continuo a sentire la necessità di tornare a ribadirgli quanto l'ho amato e quanto male mi abbia fatto e non sono mai riuscita veramente a superarla.
Sono sempre più convinta che questa sia una forma di dipendenza affettiva e anche estrema: sono ossessionata dal volere quella persona e solo quella persona e sento che senza di lui la mia vita non ha senso.
Come ho specificato su, ho provato questa forma di dipendenza ogni volta che mi sono legata a qualcuno (2/3 volte in 30 anni), ho avuto relazioni molto tossiche in passato ma mai ero arrivata a questi livelli. So che ho un meccanismo relazionale disfunzionale, so che non riesco ad avere un rapporto sano, a provare emozioni sane.
So che quando trovo qualcuno che mi coinvolge, lo idealizzo e lo assolutizzo e anche dopo anni, continuo a vivere nell'attesa di poter riprovare, con quella intensità, le uniche emozioni che mi fanno sentire viva e che allo stesso tempo generano un attaccamento insostituibile con chi me le fa provare.
Ci ho messo anni in passato, ma poi in qualche modo l'ho superata. Questa volta però, inizio a non vedere più via d'uscita. Sto perdendo fiducia nella possibilità di uscire da questa situazione, di dimenticare questa persona, di poter tornare a vivere serenamente e a provare emozioni o sentimenti per qualcun altro.
Ho paura che non sarò mai più felice e che la mia vita è finita.
Non so a chi rivolgermi perché non ho più realmente fiducia nella possibilità di guarire.
Paura della strada
Buonasera,
Sono una ragazza di 22 anni. Ho la patente da 4 anni e guido perfettamente in città. Il mio problema sono le strade a percorrenza veloce, mi spaventa tantissimo anche solo pensarci. Io non ho mai guidato fuori città perché l’idea mi terrorizza ma non è questo il punto. Il punto è che questa mia ansia riguarda anche i casi in cui è qualcun altro a guidare. Non riesco a capire come risolvere questo problema, dato che quando ad esempio il mio ragazzo viene a prendermi con la macchina (siamo di due città diverse) e quindi dobbiamo per forza prendere strade veloci (quelle che mi fanno paura), non provo molta ansia perché cerco di distrarmi, di non pensarci eccetera. Il problema cel’ho quando ad esempio oggi vengo a sapere che tra tre giorni devo affrontare un viaggio di due ore fuori città. L’idea che questa cosa la devo fare tra qualche giorno e quindi la possibilità che la mia mente ha nel pensare intensamente a questa cosa e a sviluppare ansia, mi porta a pensare ad eventi catastrofici e brutti. Convivo da questa cosa da molto tempo ed è un‘ ansia molto forte quella che provo in questi casi. Fondamentalmente la strada mi fa paura perché non è possibile avere il controllo su tutto ciò che vi succede.
Come potrei risolvere questo problema?
Grazie per l’attenzione!
Voci e pensieri intrusivi
Salve, ho 24 anni e convivo con questo problema da più di dieci anni. Sento delle “voci” nella testa, in realtà sono i miei stessi pensieri, che mi dicono cosa fare o non fare, minacciando che altrimenti succederà qualcosa (per esempio un brutto voto a scuola o qualcosa di grave alla mia famiglia). All’inizio era davvero stressante: da bambino facevo fatica e mi ritrovavo a compiere rituali come contare fino a 100 mentre camminavo, fare un tot di passi avanti e indietro, lavarmi le mani un certo numero di volte, ripetere la stessa preghiera molte volte (in realtà non credo nella chiesa, quindi non so perché lo facessi), entrare e uscire da una stanza più volte, cose per cui provo ancora un po’ di vergogna.
Col passare degli anni la situazione è migliorata: ci sono stati periodi in cui riuscivo a fare pochissimo di questi comportamenti e pensavo di aver quasi superato il problema. Negli ultimi anni, però, specialmente quest’anno, il disturbo è tornato abbastanza forte. Spesso riguarda piccole cose (per esempio, scendere l'ultimo gradino col piede sinistro, altrimenti devo risalire di qualche gradino e scendere correttamente) ma che poi mi fanno provare sensi di colpa enormi se succede qualcosa (anche qualcosa di brutto, molto brutto), sia a me stesso (come perdere una partita di tennis, di fantacalcio, non superare un esame) sia a persone che conosco o anche persone che non conosco (persone famose, ecc.).
L’ultimo episodio che ricordo mi ha fatto addirittura piangere per il senso di colpa è stato qualche mattina fa, quando non avevo terminato di leggere un post riguardante le condizioni critiche di una certa persona (famosa), e la mia testa mi diceva di farlo; nel pomeriggio, purtroppo è arrivata la brutta notizia, questa persona è venuta a mancare, e io mi sono dato la colpa per non aver finito di leggere. Vi scrivo perché non riesco più a conviverci (probabilmente anche i miei problemi universitari potrebbero essere in parte legati a questo, sono al quarto anno della facoltà di medicina e non ho neanche terminato gli esami del secondo anno): anche se la situazione è migliorata rispetto a quando ero più piccolo, ci sono ancora giorni in cui certe ossessioni mi fanno stare molto male. Per esempio oggi mi sono sentito molto in colpa perché ho fatto una cosa (in realtà una sciocchezza) mentre la voce mi diceva di non farla, perché sarebbe successo qualcosa di molto brutto alla mia ragazza. L’ho comunque fatta, anche perché la mia ragazza sa di questa situazione e ha provato ad aiutarmi; quando si tratta di lei cerco di non cadere nelle ossessioni, e adesso mi sento in colpa da diverse ore e ho paura che succeda qualcosa.
Chiedo scusa per il messaggio lunghissimo, avevo anche vergogna a parlarne. Vi ringrazio in anticipo per qualsiasi consiglio.
Fidanzata depressa e insoddisfatta di sè
Buongiorno,
Mi chiamo Giorgio e vorrei chiederVi un parere su come affrontare il rapporto con la mia fidanzata, in particolare la sua frequente insoddisfazione di se.
Ho 31 anni e sono insieme da un anno e mezzo con una ragazza di 28 anni. Lei è una persona estremamente dolce, premurosa, gentile e molto dedita al lavoro e allo studio. Tuttavia è anche una persona molto instabile emotivamente: passa da momenti di gioia a momenti di delusione nel giro di pochissimo tempo, e questo "pendolo" si riflette anche su periodi prolungati di più mesi.
Lei ha raggiunto quelli che erano stati i suoi traguardi di tutti questi anni (studio, trasferimento qui all'estero, lavoro appagante e stabile per cui ha studiato). Quando ci siamo consciuti un anno e mezzo fa per lei c'era ancora molto di nuovo (lavoro appena ottenuto, nuova casa per noi poco dopo ecc.), tuttavia ora che è passato del tempo si è chiusa un pò in se stessa ed è come insoddisfatta di qualcosa, senza tuttavia sapere cosa. Amandola e volendole bene io mi preoccupo di questi momenti e cerco di farla parlare il più possibile: lei ammette di essere in realtà contenta di tutto, di non avere motivi concreti per essere così ma che è come se sentisse la mancanza di qualcosa che la rende insoddisfatta. Confidandosi più volte, mi ha detto che per lei purtroppo è sempre stato così anche in passato e che per questo ed altri problemi minori da diverso tempo frequenta psicologi. Dice che ha sempre inseguito i suoi sogni e perseguito i suoi traguardi, senza che questo potesse mai pienamente soddisfare e rappacificare il suo animo. Quando ha ottenuto quello che ha ottenuto un anno fa dice di avere addirittura già predetto allora il potenziale riemeregere di tale insoddisfazione in futuro, ripromettendosi di stringere i denti e affrontarla con più consapevolezza, senza tuttavia esserci riuscita (a suo dire).
Ora, io so di non poterci fare niente, al di là del parlarne insieme. So che la nostra relazione va più che bene, che non è questo il motivo che la rende insoddisfatta perché lei stessa me ne rassicura. Tuttavia non posso non preoccuparmi di lei e del nostro rapporto, proiettando le colpe su di me e su di una presunta incapacità di soddifarla. Ma soprattutto vorrei tanto sinceramente aiutarla a tirarsi fuori da questi suoi momenti di insoddisfazione. Sbaglio nel volere in qualche modo "intervenire" io stesso? Cosa posso fare io in questa situazione come partner, e come posso rimanere io stesso sicuro di sè senza cedere a insicurezze, pensando per esempio di essere per lei soltanto uno di quei traguardi "intermedi" e volendo essere più centrale in questi suoi pensieri?
Vi ringrazio enormemente.
DOC o no?
Buonasera, so che non è possibile da un semplice messaggio diagnosticare un possibile disturbo, ma vorrei chiedere un parere oggettivo su quello che sto vivendo per favore. Ho 18 anni e mi chiamo Sara e da circa 2 mesi sto vivendo un qualcosa di alquanto destabilizzante a livello emotivo, ho paura che vivrò in questo limbo altalenante per sempre: allora io sin da piccola ho sempre e solo provato attrazione/cotte per ragazzi, questo sin da quando andavo all'asilo, non ho mai provato alcun tipo di curiosità per nessuna ragazza neanche a livello immaginativo, non ho mai pensato di baciare una ragazza o di avere un'esperienza sessuale, MAI, anzi... tutto il mondo lesbico l'ho sempre visto come un qualcosa di totalmente lontano ed estraneo a me, lo guardavo anche con un certo "disgusto", ma non perchè avessi qualcosa contro le persone lesbiche, assolutamente, ma l'idea di fare un qualcosa con una ragazza non mi è mai passato dall'anticamera del cervello, mai. Ho anche avuto una relazione importante che ho concluso circa 2 mesi e mezzo fa: sono stata totalmente innamorata di questo ragazzo, pensavo ci saremmo sposati ecc.. (sognavo un po' in grande ma vabbe). la prima volta che mi comparse questo dubbio fu l'estate scorsa in uperiodo peggiore della mia vita: ero in depressione, in ansia e ero in un periodo in cui avevo pensieri ossessivi/ansiosi per un'altra situazione che riguardava quello che ora è il mio ex ragazzo ormai Poi però imrpovvisamente ho provato una sorta di gelosia nei confronti del mio ex miglior amico, e quindi da lì sono andata completamente in panico, perché ho pensato che fosse sintomo che magari mi stava iniziando a piacere il mio migliore amico e che quindi tutto questo amore che tanto decantavo alla fin non fosse così vero). Da lì in poi ho incominciato ad andare in panico, a non dormire, a non mangiare, mi svegliavo alle 5 e mezzo di mattino con ansia, ecc... Era come se tutte le mie certezze fossero crollate, perché io ho sempre avuto ben chiare le cose... visto che ho visto crollare queste certezze, poi mi è venuto anche il dubbio legato al confronto con le mie amiche, che sono molto più aperte e sperimentali nella sessualità rispetto a me. Io, invece, ero ancora molto giovane e timida; alcune esperienze intime non mi piacevano, pur essendo fortemente attratta dal mio ex ragazzo e provando eccitazione nei suoi confronti. Non c’era nulla di anormale nella mia attrazione, ma alcune pratiche sessuali più intime non mi interessavano, perché per me il mondo della sessualità è sempre stato chiuso e nuovo: era il mio primo ragazzo e avevo poca esperienza. La situazione si è complicata quando, per la prima volta, mi sono accorta che mi eccitavo sentendo un orgasmo femminile/vedendo una donna godere, ma non perchè provassi attrazione o perchè volessi avere qualcosa di sessuale con lei. Questo episodio mi ha destabilizzata completamente e mi ha fatto pensare: “E se questa certezza che ho sempre avuto sulla mia attrazione verso i ragazzi, in realtà, nascondesse qualcosa di diverso? Potrei essere lesbica?” Mi sono informata e ho letto che era normale, che è molto comune che avvenga ciò tra le ragazze etero per via di immedesimazione. Mi confermate questa cosa? Volevo avere un parere soprattutto su questo aspetto, per capire se potesse essere un "segnale latente" oppure una cosa normale.. La crisi è stata accompagnata da molta ansia e pensieri ossessivi, che hanno temporaneamente distorto la mia percezione delle ragazze. Mi focalizzavo su dettagli e situazioni che prima non notavo, e per qualche giorno ho avuto dubbi e confusione sulle mie reazioni, anche se non c’era attrazione reale. Successivamente, questo problema si è ripresentato la prima volta a giugno di quest'estate e poi a luglio (nella crisi in cui sono ora). Anche qui, la crisi non è stata scatenata da un'attrazione/curiosità vissuta per una ragazza e anche qui sono nati pensieri ossessivi e ansia che per qualche giorno hanno completamente distorto la percezione delle cose, una volta che l'ansia si è calmata, per 1 /2 giorni è come se fosse bloccata 'attrazione per i ragazzi e fossi diventata asessuata, ma dopo qualche giorno mi è comparso, di botto, un incredibile desiderio di sperimentare e di vivere esperienze nuove con i ragazza (quindi anche qua sono passata da un estremo all'altro veramente, vabbe). Mi ricordo che comunque ero proprio fiera di essere uscita da quella crisi, perchè avevo constatato che era solo ansia e che fosse ovvio che mi piacessero i ragazzi e non le ragazze. Per questo motivo ho decido i lasciare il mio ragazzo, perchè appunto volevo divertirmi e avevo voglia di fare esperienze nuove. Questa rottura (anche se da me voluta) è stata molto destabilizzante, perchè io l'ho amato tantissimo, ho provcato in tuttii modi a far funzionare le cose, ma era da mesi che sentivo che i miei sentimenti come ho detto, non erano più gli stessi. Era come se aessi perso il mio porto sicuro, il mio pulpito, era tutto, tutto girava intorno a lui.. Dopo 2 settimane (durante il quale, fantasticavo su ragazzi, ma allo stesso tempo stavo vivendo un periodo emotivamente destabilizzante, soggetta a meccanismi ansiosi ossessivi, pk avevo paura di innamorarmi ecc) mi è ritornato il dubbio, anche qui non è nato per via di un attrazione o curiosità vissuta per una ragazza, perchè io fino ad allora non avevo neanche mai avuto il desiderio di baciare anche solo per gioco una ragazza. La mia mente ha creato come una sorta di file rouge di tutti questi episodi messi assieme e ah colto l'occasione di mandarmi in questa crisi in un momento in cui ero emotivamente instabile già di mio. Durante questa crisi (molte forte inizialmente, ma ancora adesso intrusiva, come se fosse una sensazione costante in sottofondo che i distorce la percezione delle cose) ho cominciato a immaginare scenari sessuali con ragazze, baci, situazioni romantiche per cercxare di capire se mi potesse piacere e questo lo facevo ossessivamente, facevo test mentali su ogni ragazza che vedevo per strada, ho cominciato a sentirmi una sensazione di paura, ansia mista ad attrazione a volte anche con disgusto verso le ragazze mascoline (un mondo che è stato lontano da me ANNI LUCE, ma veramente anni luce). Durante tutto questo periodo non c'è mai stato 1 momento in cui ho provato sollievo, non ho mai voluto accettare tutto questo, ho sempre provato rifiuto. E la mia mente cerca ogni tipo di spiegazione per farmi credere quasi che io sia sempre stata così, quando in realtà non ho mai avuto segnali concreti: perchè non ho mai provato attrazione per una ragazza mai, ho cominciato a provvare questa sensazione distorta dopo questa crisi ma ho paura che non se ne andrà mai. Ho paura inoltre che questo rifiuto e questa non accettazione sia dovuto maagri al fatto che non accetto il cambiamento e non al fatto che sia tutta uan cosa creata dalla mia mente e che non sia la mia vera natura. Non ho certezze e non so cosa fare, io non voglio questa attrazione, mi piacerebbe vivere serena come prima e non avere dubbi, non riesco a essere più felice, la mia attrazione per i ragazzi sembra essere totalmente sparita di colpo dopo che è iniziato questo dubbio. Avevo già vissuto meccanismi ossessivi ansiosi che avveano distorto la percezione delle cose: per esempio, proprio prima di questa crisi, dopo che mi sono lasciata, avevo una paura tremenda di innamorarmi ed è successo che quando sono uscita con un mio amico (che conosco da anni e per cui non ho mai provato niente) a un certo punto mi è venuta in mente questo dubbio "ma se mi trovo così bene con lui non è che mi sto innamorando?" e da lì le mie emozioni quando stavo con lui si erano distorte, avevo improvvisamente cominciato a sentire quasi come se mi piacesse, ovviamente tutta queste sensazioni eranno accompgnate da ansia e panico, solo che poi dopo poco è ritornato tutto come prima. Il meccanismo è lo stesso solo che questa cosa sta durando da 2 mesi e ora io sono praticamente senza ansia (cioè mi arriva solo quando vedo che queste sensazioni non passano)... percepisco le ragazze in maniera diversa, ma non so come dire, allo stesso tempo non riesco a vedermi accanto a una figura maschile... mi sento totalmente confusa e ho paura che questa sensazione durerà per sempre e che non riuscirò più a innamorarmi di un ragazzo o a essere felice serenamente con un ragazzo. Non so cosa ne pensate? Io ho letto su internet e mi ritrovo perfettamente nelle descrizioni di doc omosessuale, però non so, ho paura invece che non voglio accettare questa cosa e quindi la sto rifiutando, sento un nodo alla gola costante.
2 risposte - LeggiSituazione cronica
Buonasera,
mi trovo in una situazione molto complicata e delicata e faccio estremamente difficoltà a capire quale possano essere dei prossimi passi per andare avanti e uscire da questa situazione. In pratica ho avuto una crisi depressiva/di burnout circa 4 anni fa. Mi ero presa una pausa dallo studio perchè nn sopportavo più studiare in pandemia, ero tornata a vivere dai miei e mi ero rivolta ad un aiuto psicologico. Sapevo che avevo bisogno di prendermi cura di alcuni temi e alcune ferita per cui non avevo avuto il tempo necessario prima, ma il percorso terapeutico è andato in un altra direzione. Mi ha allontanato e distaccato dal mio ambiente e mi ha lasciato completamente disorientata. Da allora non sono più riuscita e trovare la mia strada. Era come se l'effetto della terapia fosse stato che non seguissi più la mia intuizione (che nel passato mia ha sempre guidato nella vita) ma che mi forzassi a riprendere l'università, trovare nuovi giri di amici, nuovi hobby etc. In realtà non era minimamente cosa desideravo allora. Avevo un bel ambiente sociale e delle amicizie molto strette ma non riuscivo a riconnettere dopo quasi un anno praticamente solo di terapie. Riguardando indietro é una follia ma mi ero fidata del opinione professionale della psicologa.. E passato così tanto tempo, che non so proprio più che strada seguire. Tante delle mie amicizie si sono spezzate e altre tanti amici si sono trasferiti. Non ho più una vita cotidiana, passo tantissimo tempo da sola a casa e sopratutto non ho più un amico o un amica con cui parlarne o con cui condividere. Sono diventata l'opposto della persona che ero, sopratutto perchè avevo fatto il percorso psicologico isolata da tutti i miei legami stretti e non avevo più la vita cotidiana da condividere.
Non so più chi sono, ho un dolore immenso perenne dentro di me che così spesso mi fa pensare che non vorrei più vivere. Ormai non so più che fare, ho cercato di tirarmi su in tanti modi ma avvolte ci sono dei trigger così forti che mi ributtano completamente indietro nel tempo e nel dolore. Ho pensato di partire al estero (una cosa che mi aveva sempre fatto bene) ma temo che il cambiamento e l’adattamento possano essere troppo..
chiedo un consiglio come poter uscire da questa situazione che ormai é diventata cronica e quali possano essere dei modi per sentire meno il dolore quando uno ha perso così tante amicizie fondamentali e come guardare avanti. forse é meglio evitare contesti che le ricordano? Forse è meglio dare un taglio netto alla vita di prima per ricominciare completamente da capo? ho bisogno di andare avanti nella vita, non c'è la faccio più a sentirmi così senza niente, senza identità, direzzione e persone e sentire il ricordo della mia vita di prima quando sto in famiglia o con altre persone che una volta mi conscevano..
Ringrazio in anticipo per tutti i consigli!
Dipendenza affettiva
Sono una ragazza di 29 anni e ho un passato con vari disturbi psicologici (doc, insonnia, ansia, dipendenza affettiva, bassa autostima) per cui sono stata seguita da psicoterapeuti e psichiatri.
Il mio problema principale ha sempre riguardato la sfera affettivo/sentimentale: ho un pattern relazionale che mi porta a scegliere partner evitanti o non disponibili (non idonei al mio modo di essere) per cui sviluppo stati di dipendenza affettiva anche molto forti.
Oggi scrivo proprio perché non riesco ad uscire da un caso di dipendenza affettiva che mi sta rovinando la vita.
Circa due anni e mezzo fa, ho avuto una breve frequentazione con un ragazzo che inizialmente era interessato a me ma che nel tempo ha perso interesse e mi ha rifiutata/abbandonata. Io ho manifestato da subito un eccessivo e troppo rapido coinvolgimento, esacerbato dal fatto che con lui avevo provato emozioni e sensazioni fortissime che, ancora oggi, non riesco a provare con nessun altro. Lui, invece, non ha mai realmente sviluppato sentimenti per me, se non un entusiasmo e una curiosità iniziali che si sono spenti dopo pochi mesi. Nel corso dei mesi io sono diventata sempre più bisognosa e attaccata, lui sempre meno interessato e scocciato. Finché, dopo un mio periodo di crisi, il nostro rapporto si è interrotto definitivamente. Lui, ormai totalmente disinteressato, mi ha rifiutata categoricamente ed è andato avanti con la sua vita senza problemi, conoscendo e frequentando altro persone ed escludendo per sempre qualunque possibilità di rapporto affettivo tra noi. Io non l'ho mai accettato e, oltre al dolore straziante che ho provato quando mi ha rifiutata, ancora oggi son bloccata in un passato che non tornerà più. Continuo a rimuginare su cosa è stato, cosa poteva essere, dove ho sbagliato, cosa potevo fare e ancora posso fare, nonostante la cosa per lui sia morta e sepolta da ormai due anni. Ho sviluppato una forma fortissima di dipendenza dalle emozioni che lui mi aveva fatto provare al punto da non poter più vivere senza, anche a distanza di anni. Per lui ho sviluppato una forma di coinvolgimento totalizzante e distruttivo e non riesco ad andare avanti, non riesco a concepire un futuro senza di lui e senza quelle emozioni. Non riesco e sono convinta che non riuscirò a provarle per nessuno altro, non mi interessa né ho voglia di vedere nessun altro e nient'altro. Fatico a trovare un senso alla mia vita da quando lui non c'è più. Ho provato, negli anni, a distrarmi, a fare passare tempo, a chiudere tutti i contatti e dire addio ma, con intervalli di mesi, continuo a sentire la necessità di tornare a ribadirgli quanto l'ho amato e quanto male mi abbia fatto e non sono mai riuscita veramente a superarla.
Sono sempre più convinta che questa sia una forma di dipendenza affettiva e anche estrema: sono ossessionata dal volere quella persona e solo quella persona e sento che senza di lui la mia vita non ha senso.
Come ho specificato su, ho provato questa forma di dipendenza ogni volta che mi sono legata a qualcuno (2/3 volte in 30 anni), ho avuto relazioni molto tossiche in passato ma mai ero arrivata a questi livelli. So che ho un meccanismo relazionale disfunzionale, so che non riesco ad avere un rapporto sano, a provare emozioni sane.
So che quando trovo qualcuno che mi coinvolge, lo idealizzo e lo assolutizzo e anche dopo anni, continuo a vivere nell'attesa di poter riprovare, con quella intensità, le uniche emozioni che mi fanno sentire viva e che allo stesso tempo generano un attaccamento insostituibile con chi me le fa provare.
Ci ho messo anni in passato, ma poi in qualche modo l'ho superata. Questa volta però, inizio a non vedere più via d'uscita. Sto perdendo fiducia nella possibilità di uscire da questa situazione, di dimenticare questa persona, di poter tornare a vivere serenamente e a provare emozioni o sentimenti per qualcun altro.
Ho paura che non sarò mai più felice e che la mia vita è finita.
Non so a chi rivolgermi perché non ho più realmente fiducia nella possibilità di guarire.