Domande su Ansia e depressione Domande e Risposte su ansia e depressione
Mangiarsi continuamente le pellicine dalle labbra
Salve! Ho un problema con le labbra: mi tolgo continuamente le pellicine dalle labbra fino a sanguinare. Passo buona parte della giornata con le mani sulla bocca, spesso neanche me ne accorgo, è diventato automatico. Quando tolgo le pellicine lo faccio quasi con "cattiveria" non sono delicata a farlo, arrivo fino a sanguinare e a provare dolore tant'è che a volte non riesco a muovere le labbra per sorridere o per parlare che mi si spaccano e sanguinano ancora. Quando arrivo a sanguinare, non mi fermo se c'è a cora la pellicina la devo strappare sangue o non sangue. Quando però arrivo al dolore, si mi fa male, ma un è male direi quasi piacevole ormai. Se provo a non farlo o mi mangio le unghie o dirigono i denti.
Ho questo problema da un po' di anni ormai; per un certo periodo se c'era un capello in mezzo al viso o in giro da solo lo strappavo quasi sempre, ora mi capita meno spesso. Fino ad un paio di anni fa se avevo crosticine o brufoletti in viso li grattavo via mente ora lo faccio con quelli sulla schiena.
Per un periodo di quasi tre mesi, circa cinque anni fa sono caduta nell'autolesionismo fino ad arrivare a preparare un suicidio che però, fortunatamente non sono mai riuscita a fare, anche se allora volevo.
Adesso ne sono uscita da sola, nessuno sa nulla.
Ad oggi mi capita di avere alcuni momenti in cui sono stesa sul divano a fare nulla o a scuola o comunque in situazioni "normali" e avere attacchi d'ansia suppongo siano, mi batte forte il cuore e respiro un po' corto
Spesso mi capita di pensare ancora al suicidio, a come sarebbe se fossi morta o come starebbero meglio gli altri; in stazione a volte quando sta per arrivare il treno lo fisso e mi avvicino alla linea gialla anche superandola senza però mai buttarmi.
Ho scoperto di avere una amica che è caduta in una lieve depressione e questo mi blocca ancora di più nel parlarne con qualcuno.
Essendo sia alle elementari che alle medie e a volte anche alle superiori, stata presa in giro per diversi motivi, sono molto chiusa ci vuole molto tempo prima che qualcuno riesca ad avere la mia fiducia, e per questo in tutta la vita non ho mai avuto una migliore amica, o un fidanzato o comunque qualcuno che restasse nella mia vita. Tutto ciò mi porta a sentirmi molto spesso sola e non cercata, come non amata e praticamente inutile.
Tra l'altro ho anche un rapporto molto difficile con i miei genitori, diciamo che se dovessi dire che gli voglio bene, non sarebbe un bene da figlio, ma un bene da conoscenti diciamo; non li sento molto genitori, non sono mai stato molto presenti nella mia vita e nonostante mi abbiano dato tutto non mi hanno mai dato l'amore di cui necessitavo.
Con loro non voglio tassativamente parlargiene.
La mia domanda è: la cosa a cui sto pensando è fare diverse vistie quando mi trasferisco tra un po' di mesi, ma fino ad allora come dovrei comportarmi? Cosa devo fare? Cosa mi consiglia? Grazie mille per la vostra risposta
Perchè vivere?
La domanda di questi giorni è : Perché Vivere?
Non riesco a trovare qualcosa per la quale valga la pena vivere, l’unica cosa che mi tiene qui sono i miei genitori e mia sorella, loro non meritano un dolore così grande, non meritano di perdere una persona alla quale vogliono tanto bene. Tutti gli altri se ne farebbero una ragione, starebbero male un pochino, ma poi passerebbe tutto. Io perché devo continuare a “vivere” una vita che non mi porta da nessuna parte ? Perché devo vivere? Non vedo un futuro, non mi piace studiare, non mi fiderò mai di nessun ragazzo. So per cosa devo vivere ma non so per cosa VOGLIO vivere.
Tutto ciò che faccio lo faccio per impiegare il tempo, è solo un palliativo, nell’attesa che il giorno finisca. Il problema è che quando un giorno finisce, ne inizia un altro e tutto si ripete come il giorno prima.
Non ho la forza di andare avanti, non ho la forza per fare niente, non ho la forza di studiare, di leggere, di amare la vita. Amare la vita…ma poi perché? È qualcosa che ho voluto io?
No, io non volevo nascere.
Se non fossi nata adesso non avrei nessun problema, se non fossi nata, nessuno piangerebbe per la mia morte.
E invece devo stare qua, costretta, per far giocare qualcuno che si annoiava e ha deciso di creare il mondo. Sempre se questo qualcuno esiste. Se non esistesse sarebbe ancora peggio. Sarei qui per pura casualità.
Il mondo è cattivo, le persone sono cattive, è tutto pieno di sofferenza, soffriamo tutti e non abbiamo il coraggio di porre fine a tutto ciò. Vorrei che il mondo finisse e si portasse via tutti i dolori e la cattiveria dell’umanità. Sarebbe meglio per me, per tutte le persone che vivono adesso e che vivranno in futuro. Smettiamola di fare figli, smettiamola di mettere al mondo persone che soffriranno, spezziamo questo cerchio, finiamola di essere stupidi ed egoisti. Noi soffriamo e cerchiamo di stare meglio giocando con la vita degli altri. Dovrebbe essere illegale favoreggiare il proseguimento della vita sulla terra.
Qual è il senso di tutto ciò?
Tutto ciò che facciamo è un modo per impiegare del tempo dato che abbiamo avuto la sfortuna di nascere.
Mi sento vuota, mi sento senza uno scopo, mi sento triste, depressa. Prima non ero così, prima apprezzavo qualsiasi cosa…che stupida! Adesso ho aperto gli occhi, ho capito che razza di fregatura è la vita.
Che cattiveria immensa.
Faccio bene a lasciare l'università?
Salve,
Sono le 5:00 di notte ed io non riesco a dormire ! Il pensiero che mi affligge è: devo lasciare o no l'università ?
Ho 23 anni e brevemente cerco di raccontarti la mia storia ! Ho frequentato il liceo classico senza troppi problemi,studiare mi piaceva , andavo bene , i prof mi adoravano,non era pesante passare ore ed ore sui libri e riuscivo anche fare altre attività come ad esempio frequentare una scuola di danza classica ( per ben 13 anni,ho iniziato all'età di 6 anni). Poi,verso il quarto anno di liceo ho iniziato a pensare a cosa poter fare all'università e mi sono convinta giorno dopo giorno di voler diventare un medico così dopo il liceo ho provato il test d'ingresso a medicina con esito negativo. Ho provato altri test lo stesso anno con esito positivo ed ho così deciso di iscrivermi a farmacia perché a livello di esami era la facoltà più affine alle materie del test d'ingresso e quindi dando gli esami di farmacia avrei potuto prepararmi meglio per il test visto che uscendo da un liceo classico la mia preparazione nelle materie scientifiche era molto scarsa. Però forte della convinzione di voler fare il medico,mentre frequentavo il primo anni di università alla Sapienza di Roma,mi sono iscritta anche ad un corso privato di preparazione al test di medicina della durata di un anno intero che ho frequentato con piacere e successo ( in chimica ero la prima della classe). Il primo anno a farmacia é andato bene,ho dato 7 esami e mi piaceva quello che studiavo però ero sempre più convinta di voler fare medicina così l'anno dopo ho riprovato il test con esito ancora negativo ed ho continuato a fare farmacia dando altri 5 esami. Al terzo tentativo finalmente sono riuscita a superare il test di medicina e così ho lasciato farmacia ma non ne ero del tutto convinta perché in quei due anni mi ero appassionata molto ad una nuova materia cioè la chimica che fino ad allora non avevo mai avuto modo di studiare bene,però pensando al futuro e al lavoro che sarei andata a fare mi sono trasferita a medicina ( cambiando anche città ,perché il test è Nazionale e sono finita in Molise,quindi ho dovuto lasciare Roma che adoravo. ) Il primo anno a medicina è stato traumatico,non sono riuscita a fare nemmeno un esame. Ero molto scoraggiata,depressa,triste e demotivata ma grazie ai miei genitori ho deciso di darmi un altra possibilità iniziando il secondo anno a medicina ma come ripetente perché non avendo dato neanche un esame ho dovuto rifare il primo anno. Prima di iniziare di nuovo il primo anno avevo la possibilità di fare esami sia a settembre che a dicembre ma ho saltato entrambee le sessioni così ora sono arrivata alla sessione di febbraio ma non è cambiato nulla. Emotivamente mi sento uno schifo,mi sento una fallita perché ho ripetuto il primo anno,una perdente inconcludente,inoltre non mi piace la città in cui mi sono dovuta trasferire per studiate medicina,qui non ho amici mentre a Roma avevo delle amiche fantastiche e anche una vite sociale al di fuori dell'università,andare a lezione mi pesa sempre di più , i professori non mi piacciono ( mentre alla Sapienza li adoravo e li ascoltavo estasiata) mettermi sui libri è diventato un trauma, passo le giornate con il libro davanti ma senza studiare nemmeno una pagina , mi sento molto male se penso a tutti i sacrifici che i miei genitori hanno fatto per farmi studiare,a tutti i soldi investiti e a tutta la fiducia che mi hanno dato quindi sono molto depressa anche fisicamente non mi riconosco più ( ho messo su qualche chilo perché per l università sono sempre nervosa e a volte mi sfogo sul il cibo ). Ogni giorno mi alzo con il terrore di affrontare un altro giorno deludente e vado a dormire sempre insoddisfatta perchè non studio niente e dispiaciuta e con un enorme senso di colpa perché sto ingannando i miei. Mi sento tremendamente stupida e incapace perché tra 3 giorno ho l'esame e non ho studiato niente ancora una volta dopo aver fatto così per un intero anno. Così penso che lasciare tutto questo sia la cosa migliore così potrei anche aiutare i miei nell'azienda di famiglia e fare o la commessa nel negozio di mio padre o la cameriera all'agriturismo dei miei. Però ho paura che lasciando l università commetterò l'errore più grande di tutta la mia vita e che un giorno me ne pentiró. Le ragioni che mi hanno spinto a fare medicina sono : aiutare il prossimo a guarire dalla sofferenza o a sentire meno dolore , lavorare in ospedale( che é un ambiente che adoro ) , capire come funziona il corpo umano nei minimi dettagli,prendermi cura degli altri. Ho sempre avuto questo sogno bellissimo da realizzare ,su questo non ho mai avuto dubbi e sono stata sempre convinta e determinata ma ora non è più così e sono sempre più disperata. E non so cosa fare....i miei sarebbero contenti di qualsiasi decisione io prenderó ma la paura di deluderli e deludermi ancora una volta è tanta...
Tu cosa ne pensi ?
Grazie infinite se mi risponderai
Onicofagia e altri "vizi" (mordicchiare vestiti) in bambino di 9 anni
Gent.mi Dottori, sono la mamma di un bambino di quasi nove anni che, all’età di 3, in concomitanza con la nascita del fratellino, ha iniziato a mangiarsi le unghie. Ha continuato a mangiarsele per tutti questi anni, da parte nostra abbiamo cercato di essere comprensivi al massimo, cercando di limitare i rimproveri e semmai di distrarlo (io stessa sono una ex mangiatrice di unghie e so quanto questo impulso sia irresistibile!). Tuttavia, da un anno a questa parte, il bambino ha iniziato anche a mordicchiare praticamente qualsiasi cosa, vestiti in primis (bordi delle magliette, cordini di felpe e tute ecc.). Lo fa soprattutto quando si annoia o è in tensione per qualcosa (una partita in tv) ma anche quando si rilassa. Da anni sono inoltre presenti, alternativamente, dei blandi tic di tipo semplice (quello di questo periodo è: spalancare la bocca per poi richiuderla, ma non lo fa continuamente, direi più o meno 10 volte al giorno). Per il resto, il bambino non desta particolari preoccupazioni: è ben inserito nel gruppo classe, ha altri amichetti che frequenta anche fuori dalla scuola, pratica con gioia gli sport che lui stesso ha scelto (sci e calcio) e a scuola non ha nessun problema (ma senza essere il primo della classe!). Caratterialmente è piuttosto tranquillo, mai aggressivo né con noi né con i suoi compagni, ma sa comunque far valere la sua opinione! La situazione in casa è serena, di certo io e mio marito non siamo campioni di calma ma facciamo del nostro meglio per assicurare ai nostri bambini una genitorialità calda e attenta. Il bambino più piccolo, che sta per compiere 6 anni, per contro è un peperino, gelosissimo nei confronti del fratello maggiore, sul quale cerca di imporsi e al quale rompe ahimè costantemente le scatole. Non si è mai mangiato le unghie né ha altri vizi o tic.
Da qui la mia domanda: è necessario aiutare il nostro primogenito e, se sì, come procedere? Oppure è meglio lasciar perdere contando su una regressione spontanea durante la crescita? Nel ringraziarvi infinitamente invio i migliori saluti,
Rita
Voglio morire e porre fine alla mia sofferenza
Sono una ragazza di 19 anni. Ho il desiderio di morire per porre fine alla mia sofferenza. Mi vergogno a dirlo, perchè non ho particolari problemi, c'è gente che sta mille volte peggio di me. Tuttavia sono estreamamente infelice, inappagata e frustata perchè nella mia vita faccio tutto solo perchè devo e non perche mi piace. Non mi piace l'università che frequento, non mi piace il mio ragazzo, non mi piace la mia famiglia, non ho amici, sono sola. Non ho il coraggio di lasciarlo, anzi ci ho provato, sono stata male e sono ritornata con lui, non ho il coraggio di cambiare uni in quanto ho studiato tutta l'estate per entrare e ho fatto e sto continuando a fare enormi sacrifici. Ogni sera, ogni giorno quando sono da sola un momento mi metto a piangere. Sono giunta alla conclusione che sarò per sempre infelice, tuttavia non riesco più ad andare avanti. Non ho nessuno con cui parlare, tutti pensano che io sia felice, nemmeno mia madre si accorge di come io stia. Vi chiedo aiuto, cosa devo fare?
3 risposte - LeggiPaura di viaggiare in auto se guidano gli altri
buongiorno,
molti di voi rideranno della mia paura..
Soffro di attacchi di panico in auto ma non se guido io, solo se guidano gli altri. Non trovo aiuto da nessuna parte, diciamo che chi ne soffre appunto è perchè guida direttamente e non perchè è in auto con altri.
Questa paura deriva dal fatto che da ragazzo circa 15 anni fa, andando con i miei amici in auto loro andavano forte ed il avevo paura. Il problema è che adesso andando con chiunque anche a 50 allora ho paura.(ripeto se guido io posso andare anche veloce non ho nessuna paura)
Come posso risolvere questo trauma?
grazie della risposta.
saluti
Non riesco a trovare la quadra della mia vita: sentimenti, lavoro, pace dei sensi
Ciao,
Sono un ragazzo di 28 anni, anche se quando mi devo relazionarmi con qualsiasi persona sento di averne tipo 12, come se gli altri siano sempre più maturi e risoluti di me per cui averne il terrore.
Vedo negli altri una eterna minaccia oppure una persona che mi possa accudire e stare appresso per ogni cosa. O mi apro e prendo troppa confidenza arrivando a vedere quella persona come una mamma, o mi chiudo e vorrei non averne proprio a che fare neanche per uno scambio di sguardi o un semplice saluto.
Noto di non avere mai una via di mezzo: è tutto o bianco o nero. E questo si proietta in ogni aspetto della mia vita: a lavoro, nella vita sentimentale, nelle amicizie, in famiglia, nelle cose che faccio.
A lavoro, ad esempio, o sembra che mi vada tutto super bene (i primi giorni soltanto) o mi crolla il mondo e voglio scappare da quell'ambiente (cosa che ho fatto tre volte nel giro di quasi tre anni). Infatti, sono stato 4 volte stagista o collaboratore autonomo. Non riesco a raggiungere uno stadio superiore, di stabilità, un normale contratto indeterminato o un apprendistato di almeno due anni. Subito mi stufo delle persone, delle mansioni, dell'ambiente e decido di interrompere il "rapporto di lavoro" per cercarne un altro.
Quando conosco, ad esempio, un ragazzo gli affido subito la figura di una persona perfetta e poi di punto in bianco non ci voglio più parlare e quasi sempre sparisco, non per cattiveria, ma per disinteresse da parte mia. Sono stato accusato da varie persone di essere la "fiera del bipolarismo", di essere poco chiaro con me stesso e con chi mi circonda, di dire oggi "Vediamoci" e l'indomani inizio a inventare scuse tipo "Eh devo vedere se ho tempo, non riesco fino a settimana prossima" per poi sparire e cambiare atteggiamento. Non lo definirei ghosting perché se mi riscrivono io rispondo, oppure di punto in bianco mi ricordo di quella persona e invio un "Ciao, che fai? come stai?". Quando incontro un ragazzo tendenzialmente lo vedo una volta e basta, perché mi passa la voglia di chiacchierarci e di conoscerlo di più, e lo considero una "ennesima angoscia da tenere a bada e considerare".
Eppure vero che credo che al giorno d'oggi siamo intasati di possibilità e di varianti: mille tipologie di lavori, mille piattaforme su cui parlare e conoscere gente, mille stimoli, mille opzioni di scelta, mille bar, mille esperienze, mille occasioni, mille hobby e cose da poter fare. E questo mi annienta l'anima e l'animo. Tanto che, ad esempio, il mio miglior tempo è quello che passo ad organizzare le mie solite cose di routine da solo: andare al mare, andare a fare sport, le mie passeggiate nei parchi, la mia tv e il mio Netflix, prendere bus per visitare posti limitrofi, mangiare kebab, organizzarmi pranzi o cene fuori da solo (low budget, dato che guadagno quasi nulla) ecc.
Tendo a stare sempre nella mia comfort zone e non appena qualcosa o qualcuno dà un barlume di cambiare la mia routine (anche solo esprimendo una sua opinione su qualsiasi cosa su cui io mi trovo in disaccordo), mi si va in pappa il cervello, il corpo e il cuore inizia a impazzire.
A volte capita che se, ad esempio, mi si presentano varie situazioni al contempo, finisco per non accettarne nessuna per non essere capace di ammettere a me stesso ciò che voglio e finisco per isolarmi e fare cose da solo o semplicemente finisco per non fare niente e da solo.
Reputo il fare il sacrificio o basare la propria vita per ciò che è da organizzare con gli altri come una grande perdita di tempo e una profonda delusione.
Oppure, come dicevo al principio, d'altro canto posso diventare succube della decisione degli altri, quando "gli altri" sono proprio quelle persone che reputo come la mia mamma: annullo qualsiasi piano per stare con loro, solo perché sono loro, persone che mi fanno stare bene anche se si vede un film a letto di sabato sera d'estate.
Per ora ho intrapreso un percorso psicologico da quattro mesi e mi sta aiutando un po' a focalizzarmi su certi aspetti quotidiani: la mia posizione del corpo, analizzare certe situazioni (che gli altri vivono in modo spontanea e naturale), attraverso degli esercizi di respirazioni, di focus sul mio corpo, facendo docce fredde.
Ho deciso, ad esempio, di scrivere (mentre sono a lavoro) ogni cosa che mi passa per la testa, le mie emozioni e ciò che mi accade e i miei sogni della notte precedente (se me li ricordo). Non so a cosa possano servirmi, ma in un certo senso mi sfogo scrivendo quel che ho in mente e che non riesco ad esternare.
Inoltre, un altro aspetto che mi sta lacerando il cervello e la mia serenità è il mio essere convinto che gli altri siano lì a guardarmi mentre io faccio qualsiasi cosa. Mi sento continuamente osservato, come se io fossi su un palco scenico con le luci proiettate e il mondo è il mio pubblico da assecondare e rendere felice. Un po' di serenità la raggiungo quando sono solo in casa (sono fuorisede in affitto con altri coinquilini). Ma quando anche i miei coinquilini sono a casa passo delle giornate in perenne ansia: a lavoro mi sento sotto pressione e depresso, a casa pure. Non mi do pace. E l'unico mio sfogo è stare all'aria aperta da solo facendo qualsiasi cosa: una passeggiata, seduto al parco, prendendomi un gelato o fumando una sigaretta, facendomi i chilometri a piedi o in bici senza meta precisa o giungendo sempre alle mie solite mete che mi danno serenità e pace: parchi in cui c'è gente (per non sentirmi solo e sfigato) ma con cui non devo relazionarmi e che non stanno lì a giudicarmi.
Era più che altro uno stream of consciousness, ma mi chiedo: c'è qualcuno che si ritrova in uno o più aspetti che ho descritto in questo messaggio? Sono contento di avere nuovi punti di vista.
A presto, ciao a tutti!
Problemi con l'università
Gentili dottori
Sono una ragazza di 23 anni e mi rivolgo a voi per avere un confronto esterno.
Purtroppo da un anno non riesco più a dare esami e non faccio altro che deludere continuamente me stessa, la mia famiglia e amici che si chiedono continuamente quando mi laureo.
Ho avuto un periodo difficile con il mio ex ragazzo con il quale mi sono lasciata da pochi mesi che però mentalmente mi occupava parecchio perché era una persona che mi vietava di fare qualsiasi cosa. Sono andata in depressione totale e dopo un anno sono ancora in lotta con me stessa.
Oltre a ciò, a casa vivo un clima teso per via di problemi economici e perciò i miei stanno cominciando a svalutarmi continuamente e a farmi pesare la cosa giustamente.
Mi rendo conto che tutta questa situazione è colpa mia perché non riesco a concentrarmi su niente, vivo perennemente in ansia, e più vado avanti più si fa difficile perché le persone che mi circondano hanno aspettative alte su di me, e poi non so perché ma ultimamente mi sembra di vivere in un mondo alternativo creato nella mia mente, come se volessi evadere da qualcosa e mi sembra di essere spesso sulle nuvole.
Puntualmente quando devo preparare un esame mi sembra di non potercela fare mai mi sembra di non essere in grado di comprendere ciò che leggo e comincio a non studiare bene, ho frequenti attacchi di rabbia e non concludo nulla. Provo a ridurmi all'ultimo ma poi levo inevitabilmente la prenotazione all'appello perché non sono pronta. Non so gestire questa turbolenza che ho e che mi sta bloccando letteralmente la vita e i miei sogni.
Ansia dettata dalla pipì
Salve a tutti, sono anni ormai che cerco di risolvere un "problema" che a parer mio penso sia diventato insormontabile.
Non lo considero come un qualcosa di invalidante dato che svolgo una vita normale; sono circondato da amici, ho una ragazza e sono un tipo sportivo ma comunque mi reca un certo fastidio e preoccupazione. Il problema è che se non sono motivato e stimolato in ciò che sto facendo mi viene spesso da fare pipì (almeno ogni ora) questo mi succede all'università ma anche a casa provocandomi tensione e nervosismo. Quando mi alleno e sono sicuro di me stesso posso stare anche 7-8 ore senza andare in bagno ma quando poi inizio a pensare , sono nervoso o entrambe le cose è come se si attivasse un meccanismo che fa partire il tutto.
Tristezza nel giorno del compleanno
Buongiorno a tutti, oggi come ogni anno arriva il mio compleanno 35 anni e come sempre mi assale un senso di tristezza. Ho sempre avuto l'idea del compleanno come un giorno di festa e ritrovo con le persone a cui tengo di più. Un giorno dove ridere , scherzare e sentirsi coccolato..diciamo sentirsi al centro dell'attenzione. Ma non è mai stato così, i miei genitori causa altra religione non festeggiano compleanni e nessuna festa in generale , purtroppo amici veri non ne ho. Fortunatamente ho formato una mia famiglia che amo, ma certe mancanze rimangono sempre dentro di me. Odio la felicità perché io non riesco mai ad essere felice.. La mia domanda è cosa devo fare per migliorarmi sotto questo aspetto? Grazie
2 risposte - LeggiNon sono fatta per questa vita
Buonasera, ho 35 anni quasi 36... da sempre infelice...con qualche raro sprazzo di felicità durato un battito di ciglia per poi tornare alla costante sofferenza... non ho problemi "veri" o maggiori del resto del mondo... ma nonostante questo avverto il peso della vita come ingestibile e insopportabile... sono perennemente insoddisfatta di me, fallisco in tutto, come madre, come moglie, nel lavoro... niente di ciò che faccio ha dei buoni risultati... non ho amici "reali", mi accorgo che a tutti risulto odiosa e antipatica e non ne capisco il motivo, cerco di fare il meglio, sono sempre disponibile e gentile eppure vengo costantemente considerata antipatica e stronza, cosa che è l esatto opposto di quel che vorre...
Sul lavoro sbaglio anche le cavolate... e probabilmente a causa di un mio errore finirò in un caos legale che mi distruggerà economicamente oltre che professionalmente... penso che l unica vera soluzione per me sia la morte perché per quanto ci provi e riprovi non sono proprio adatta a vivere in questo mondo... vado in ansia per tutto, cerco di evitare di pensare ai miei errori e a quello che succederà distraendomi con ogni cavolata possibile...
Sto perdendo un bimbo alla 9 settimana... e so che sarà solo l inizio di un ennesimo periodo negativo, ho paura di quello che sarà... ho paura di andare avanti... non voglio più deludere nessuno... non voglio più trovare scuse a coprire le mie mancanze giuro che ci provo a fare bene ma non ne va dritta una.... soffro... soffro troppo tutto.. non c'è la faccio più
Depressione
Salve, navigando su internet in merito alle mie sensazioni mi sono imbattuta in questa piattaforma; non ho bisogno di parole di conforto o consigli, semplicemente ho il desiderio di esprimere quello che ho dentro.
Ho quasi 28 anni e da quando ne ho memoria sono stata incline alla depressione e a disturbi alimentari.
Sin da piccola così empatica ed emotivamente instabile. Ho sempre sentito tutto, emozioni positive e negative, troppo. Vedo un vecchietto in difficoltà, un cane abbandonato, un bambino che soffre per malattie varie ed il mio stomaco si contorce. Piango per tutto, delle volte mi risulta difficile anche solo sentire le notizie al telegiornale o stare sui social temendo di imbattermi in qualche pessima notizia. Ricordo che quando ero alle elementari avevo continui mal di pancia a ridosso della galleria che conduceva in prossimità della mia scuola, perché ogni mattina avvertivo ansia. Un’ansia che mi accompagna ad oggi.
Un’ansia che ho saputo gestire negli anni.
Nessuno direbbe mai che ho problemi, dall’esterno so indossare una maschera che mi fa trasparire felice e gioiosa. Sorrido sempre, do sostegno a tutti i miei amici, sembro la ragazza dalla vita perfetta. Sono stata da sempre una ambiziosa, non competitiva, ambiziosa. Da piccola sognavo di condurre un bel lavoro, di essere la migliore nel mio campo, anche se non avevo ben in mente quale fosse il mio campo.
Arriva la mia laurea in igiene dentale, lavoro per tre anni, sottopagata, denigrata dai miei capi. Arriva il Covid-19 e rifletto sulla mia vita:odio il mio lavoro e mi licenzio. Buio. Buio più totale. Ho 25 anni e nessuna aspirazione. Non mi sentivo in grado di ricominciare l’università né di investire su alcun sogno, perché non ne ho alcuno. Ad oggi, dopo vari lavoretti vari, sono disoccupata e priva di aspirazione futura. Prego Dio che mi venga a prendere perché non ho voglia di lottare per nessuno, nemmeno per chi ho sempre trovato forza di lottare.
Problemi con l'università
Gentili dottori
Sono una ragazza di 23 anni e mi rivolgo a voi per avere un confronto esterno.
Purtroppo da un anno non riesco più a dare esami e non faccio altro che deludere continuamente me stessa, la mia famiglia e amici che si chiedono continuamente quando mi laureo.
Ho avuto un periodo difficile con il mio ex ragazzo con il quale mi sono lasciata da pochi mesi che però mentalmente mi occupava parecchio perché era una persona che mi vietava di fare qualsiasi cosa. Sono andata in depressione totale e dopo un anno sono ancora in lotta con me stessa.
Oltre a ciò, a casa vivo un clima teso per via di problemi economici e perciò i miei stanno cominciando a svalutarmi continuamente e a farmi pesare la cosa giustamente.
Mi rendo conto che tutta questa situazione è colpa mia perché non riesco a concentrarmi su niente, vivo perennemente in ansia, e più vado avanti più si fa difficile perché le persone che mi circondano hanno aspettative alte su di me, e poi non so perché ma ultimamente mi sembra di vivere in un mondo alternativo creato nella mia mente, come se volessi evadere da qualcosa e mi sembra di essere spesso sulle nuvole.
Puntualmente quando devo preparare un esame mi sembra di non potercela fare mai mi sembra di non essere in grado di comprendere ciò che leggo e comincio a non studiare bene, ho frequenti attacchi di rabbia e non concludo nulla. Provo a ridurmi all'ultimo ma poi levo inevitabilmente la prenotazione all'appello perché non sono pronta. Non so gestire questa turbolenza che ho e che mi sta bloccando letteralmente la vita e i miei sogni.
Ansia dettata dalla pipì
Salve a tutti, sono anni ormai che cerco di risolvere un "problema" che a parer mio penso sia diventato insormontabile.
Non lo considero come un qualcosa di invalidante dato che svolgo una vita normale; sono circondato da amici, ho una ragazza e sono un tipo sportivo ma comunque mi reca un certo fastidio e preoccupazione. Il problema è che se non sono motivato e stimolato in ciò che sto facendo mi viene spesso da fare pipì (almeno ogni ora) questo mi succede all'università ma anche a casa provocandomi tensione e nervosismo. Quando mi alleno e sono sicuro di me stesso posso stare anche 7-8 ore senza andare in bagno ma quando poi inizio a pensare , sono nervoso o entrambe le cose è come se si attivasse un meccanismo che fa partire il tutto.
Tristezza nel giorno del compleanno
Buongiorno a tutti, oggi come ogni anno arriva il mio compleanno 35 anni e come sempre mi assale un senso di tristezza. Ho sempre avuto l'idea del compleanno come un giorno di festa e ritrovo con le persone a cui tengo di più. Un giorno dove ridere , scherzare e sentirsi coccolato..diciamo sentirsi al centro dell'attenzione. Ma non è mai stato così, i miei genitori causa altra religione non festeggiano compleanni e nessuna festa in generale , purtroppo amici veri non ne ho. Fortunatamente ho formato una mia famiglia che amo, ma certe mancanze rimangono sempre dentro di me. Odio la felicità perché io non riesco mai ad essere felice.. La mia domanda è cosa devo fare per migliorarmi sotto questo aspetto? Grazie
2 risposte - LeggiNon sono fatta per questa vita
Buonasera, ho 35 anni quasi 36... da sempre infelice...con qualche raro sprazzo di felicità durato un battito di ciglia per poi tornare alla costante sofferenza... non ho problemi "veri" o maggiori del resto del mondo... ma nonostante questo avverto il peso della vita come ingestibile e insopportabile... sono perennemente insoddisfatta di me, fallisco in tutto, come madre, come moglie, nel lavoro... niente di ciò che faccio ha dei buoni risultati... non ho amici "reali", mi accorgo che a tutti risulto odiosa e antipatica e non ne capisco il motivo, cerco di fare il meglio, sono sempre disponibile e gentile eppure vengo costantemente considerata antipatica e stronza, cosa che è l esatto opposto di quel che vorre...
Sul lavoro sbaglio anche le cavolate... e probabilmente a causa di un mio errore finirò in un caos legale che mi distruggerà economicamente oltre che professionalmente... penso che l unica vera soluzione per me sia la morte perché per quanto ci provi e riprovi non sono proprio adatta a vivere in questo mondo... vado in ansia per tutto, cerco di evitare di pensare ai miei errori e a quello che succederà distraendomi con ogni cavolata possibile...
Sto perdendo un bimbo alla 9 settimana... e so che sarà solo l inizio di un ennesimo periodo negativo, ho paura di quello che sarà... ho paura di andare avanti... non voglio più deludere nessuno... non voglio più trovare scuse a coprire le mie mancanze giuro che ci provo a fare bene ma non ne va dritta una.... soffro... soffro troppo tutto.. non c'è la faccio più
Depressione
Salve, navigando su internet in merito alle mie sensazioni mi sono imbattuta in questa piattaforma; non ho bisogno di parole di conforto o consigli, semplicemente ho il desiderio di esprimere quello che ho dentro.
Ho quasi 28 anni e da quando ne ho memoria sono stata incline alla depressione e a disturbi alimentari.
Sin da piccola così empatica ed emotivamente instabile. Ho sempre sentito tutto, emozioni positive e negative, troppo. Vedo un vecchietto in difficoltà, un cane abbandonato, un bambino che soffre per malattie varie ed il mio stomaco si contorce. Piango per tutto, delle volte mi risulta difficile anche solo sentire le notizie al telegiornale o stare sui social temendo di imbattermi in qualche pessima notizia. Ricordo che quando ero alle elementari avevo continui mal di pancia a ridosso della galleria che conduceva in prossimità della mia scuola, perché ogni mattina avvertivo ansia. Un’ansia che mi accompagna ad oggi.
Un’ansia che ho saputo gestire negli anni.
Nessuno direbbe mai che ho problemi, dall’esterno so indossare una maschera che mi fa trasparire felice e gioiosa. Sorrido sempre, do sostegno a tutti i miei amici, sembro la ragazza dalla vita perfetta. Sono stata da sempre una ambiziosa, non competitiva, ambiziosa. Da piccola sognavo di condurre un bel lavoro, di essere la migliore nel mio campo, anche se non avevo ben in mente quale fosse il mio campo.
Arriva la mia laurea in igiene dentale, lavoro per tre anni, sottopagata, denigrata dai miei capi. Arriva il Covid-19 e rifletto sulla mia vita:odio il mio lavoro e mi licenzio. Buio. Buio più totale. Ho 25 anni e nessuna aspirazione. Non mi sentivo in grado di ricominciare l’università né di investire su alcun sogno, perché non ne ho alcuno. Ad oggi, dopo vari lavoretti vari, sono disoccupata e priva di aspirazione futura. Prego Dio che mi venga a prendere perché non ho voglia di lottare per nessuno, nemmeno per chi ho sempre trovato forza di lottare.
Bassa autostima o altro?
Buongiorno a tutto lo staff, ho dei dubbi che mi assillano e vorrei un vostro parere.
Ho 38 anni e sono madre di un bambino di 6 anni, non mi dilungo eccessivamente sul mio passato: ho avuto problemi di coppia, mi sono ritrovata in una relazione disfunzionale con una persona evidentemente afflitta da narcisismo e per giunta stupida, ho avuto problemi durante l'adolescenza legati all'anoressia, seppur non gravi, e ho avuto, in definitiva, un padre padrone, sotto molti aspetti anche violento, e una madre passiva.
Ho svolto un lungo lavoro su me stessa per superare gli effetti più disastrosi di queste dinamiche e non commettere più errori, prendendomi in parte le responsabilità che avevo e in parte attribuendole al contesto in cui sono cresciuta.
Sono convinta, infatti, che la causa dei propri problemi vada ricercata sia nei propri limiti che nell'ambiente, e che scaricarla esclusivamente su sè stessi o sugli altri non sia corretto.
Premesso questo, direi che ho raggiunto una sorta di equilibrio, che comunque viene sempre messo a dura prova dal fatto che, a mio parere, sono circondata da persone che non si comportano bene nei miei confronti, e che purtroppo non posso tagliare fuori dalla mia vita.
Vi faccio qualche esempio pratico. Una di queste persone è il mio ex marito, col quale non si può avere mai una conversazione intelligente, perchè è una persona profondamente ottusa e aggressiva. Subisco costantemente minacce di andare in tribunale o taglio degli alimenti per il bambino, per motivi del tutto futili (ad esempio, se nostro figlio quando è con me rompe dei giochi, o non si alimenta come vorrebbe lui, o magari non posso rispondere alle videochiamate). Subisco, quindi, delle assurdità, a cui purtroppo non posso rispondere come vorrei, perchè non serve a niente e perchè peggiorerebbe solo la situazione.
Pur rendendomi conto di questo, dentro di me covo una rabbia intensa, che a conti fatti non può essere espressa ma esiste ed è concreta. Talvolta infatti rispondo con altrettanta aggressività, anche se mi accorgo che non ha alcuna utilità pratica, perchè la persona dall'altra parte non si rende conto di sbagliare e quindi non modifica il suo comportamento.
Stesse dinamiche, anche se generalmente meno accese, con mio padre, il quale, ad esempio, a volte si rivolge a me come se fossi una nullità, è egocentrico, pretende di dirmi cosa fare e come organizzare il mio lavoro (pur non conoscendolo in modo approfondito), e mi si rivolge in maniera aggressiva. Nell'ultimo episodio, è arrivato a dirmi che io non faccio un ca**o e mi devo svegliare perchè sto sempre al pc; io al pc ci lavoro (svolgo due lavori), perchè sono una webwriter, e lui lo sa benissimo. Mi sono molto arrabbiata, gli ho risposto in modo aggressivo e gli ho detto che è un cafone. Come effetto, si è ammutolito, ha cominciato a fare la vittima e a sentirsi offeso, evitandomi per giorni interi seppur avesse palesemente torto.
Il fatto, cari psicologi, è che io non sopporto questi atteggiamenti nella maniera più assoluta. Vorrei che le persone mi portassero rispetto, come essere umano, ma mi rendo conto che ciò, per alcuni, non è proprio possibile. Questo si traduce in una scarsissima fiducia nell'umanità, che a volte rasenta il puro disprezzo, in quanto vedo che la maggior parte delle persone è ottusa e infantile come mio padre e il mio ex marito, nonostante spesso il carico di aggressività sia inferiore, almeno nei miei confronti (suppongo perchè non sono intimi).
Parlando con un mio caro amico, mi ha detto che secondo lui soffro di bassa autostima, e che questa sensazione di disprezzo e di isolamento (spesso ho la necessità di stare sola perchè mi sento invasa, consumata dagli altri), deriva da questo. Non nego che in passato ho avuto problemi di questo genere, ma in cuor mio ritenevo di averli risolti, imparando a essere assertiva e a stabilire dei limiti, ove fosse possibile.
Non vedo quindi il legame, ma mi rimane il dubbio che in effetti, forse, se dentro di me avessi una maggiore stima delle mie capacità, potrei vedere il prossimo sotto una luce differente, accogliere anche quelle che io percepisco come invasioni di spazio vitale non richieste, e che mi fanno stare piuttosto male.
Insomma, vorrei poter stare bene, vorrei trovare il modo di non arrabbiarmi con queste persone, e provare, magari, compassione, anzichè disprezzo. Ma se non capisco che cosa mi manca, qual è il tassello, non ci riuscirò mai. Voi che ne pensate?