Valeria  domande di Ansia e depressione  |  Inserita il

Bari

Dipendenza affettiva

Sono una ragazza di 29 anni e ho un passato con vari disturbi psicologici (doc, insonnia, ansia, dipendenza affettiva, bassa autostima) per cui sono stata seguita da psicoterapeuti e psichiatri.
Il mio problema principale ha sempre riguardato la sfera affettivo/sentimentale: ho un pattern relazionale che mi porta a scegliere partner evitanti o non disponibili (non idonei al mio modo di essere) per cui sviluppo stati di dipendenza affettiva anche molto forti.
Oggi scrivo proprio perché non riesco ad uscire da un caso di dipendenza affettiva che mi sta rovinando la vita.
Circa due anni e mezzo fa, ho avuto una breve frequentazione con un ragazzo che inizialmente era interessato a me ma che nel tempo ha perso interesse e mi ha rifiutata/abbandonata. Io ho manifestato da subito un eccessivo e troppo rapido coinvolgimento, esacerbato dal fatto che con lui avevo provato emozioni e sensazioni fortissime che, ancora oggi, non riesco a provare con nessun altro. Lui, invece, non ha mai realmente sviluppato sentimenti per me, se non un entusiasmo e una curiosità iniziali che si sono spenti dopo pochi mesi. Nel corso dei mesi io sono diventata sempre più bisognosa e attaccata, lui sempre meno interessato e scocciato. Finché, dopo un mio periodo di crisi, il nostro rapporto si è interrotto definitivamente. Lui, ormai totalmente disinteressato, mi ha rifiutata categoricamente ed è andato avanti con la sua vita senza problemi, conoscendo e frequentando altro persone ed escludendo per sempre qualunque possibilità di rapporto affettivo tra noi. Io non l'ho mai accettato e, oltre al dolore straziante che ho provato quando mi ha rifiutata, ancora oggi son bloccata in un passato che non tornerà più. Continuo a rimuginare su cosa è stato, cosa poteva essere, dove ho sbagliato, cosa potevo fare e ancora posso fare, nonostante la cosa per lui sia morta e sepolta da ormai due anni. Ho sviluppato una forma fortissima di dipendenza dalle emozioni che lui mi aveva fatto provare al punto da non poter più vivere senza, anche a distanza di anni. Per lui ho sviluppato una forma di coinvolgimento totalizzante e distruttivo e non riesco ad andare avanti, non riesco a concepire un futuro senza di lui e senza quelle emozioni. Non riesco e sono convinta che non riuscirò a provarle per nessuno altro, non mi interessa né ho voglia di vedere nessun altro e nient'altro. Fatico a trovare un senso alla mia vita da quando lui non c'è più. Ho provato, negli anni, a distrarmi, a fare passare tempo, a chiudere tutti i contatti e dire addio ma, con intervalli di mesi, continuo a sentire la necessità di tornare a ribadirgli quanto l'ho amato e quanto male mi abbia fatto e non sono mai riuscita veramente a superarla.
Sono sempre più convinta che questa sia una forma di dipendenza affettiva e anche estrema: sono ossessionata dal volere quella persona e solo quella persona e sento che senza di lui la mia vita non ha senso.
Come ho specificato su, ho provato questa forma di dipendenza ogni volta che mi sono legata a qualcuno (2/3 volte in 30 anni), ho avuto relazioni molto tossiche in passato ma mai ero arrivata a questi livelli. So che ho un meccanismo relazionale disfunzionale, so che non riesco ad avere un rapporto sano, a provare emozioni sane.
So che quando trovo qualcuno che mi coinvolge, lo idealizzo e lo assolutizzo e anche dopo anni, continuo a vivere nell'attesa di poter riprovare, con quella intensità, le uniche emozioni che mi fanno sentire viva e che allo stesso tempo generano un attaccamento insostituibile con chi me le fa provare.
Ci ho messo anni in passato, ma poi in qualche modo l'ho superata. Questa volta però, inizio a non vedere più via d'uscita. Sto perdendo fiducia nella possibilità di uscire da questa situazione, di dimenticare questa persona, di poter tornare a vivere serenamente e a provare emozioni o sentimenti per qualcun altro.
Ho paura che non sarò mai più felice e che la mia vita è finita.
Non so a chi rivolgermi perché non ho più realmente fiducia nella possibilità di guarire.

  2 Risposte pubblicate per questa domanda

Dott.ssa Manuela Leonessa Inserita il 22/08/2025 - 06:37

Torino
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Buongiorno Valeria, comprendo la sua sofferenza e la rassegnazione per un dolore che sembra non avere mai fine ma vede, ogni sintomo ha una sua funzione che è necessario capire per poter essere gestito al meglio. Leggendo la sua lunga lettera ho provato a capire la funzione della sua dipendenza affettiva e mi sono chiesta se alla base più che una nostalgia per la persona perduta ci sia un timore per un futuro solitario. In altre parole il suo timore di lasciare andare il passato nasce dalla convinzione che il futuro sarà peggiore. Potrebbe essere così? Come dicevo comprendo la sua rassegnazione ma non lasci che prenda il sopravvento sulla sua vita. Nella sua lettera ha accennato ad un problema di bassa autostima: il timore di valere così poco potrebbe essere l’origine delle sue paure per il futuro, non lo crede possibile? Ma l’autostima può migliorare. Non smetta di lottare, chieda aiuto e continui a lavorare su se stessa, coraggio! Resto a disposizione se lo desidera e la saluto cordialmente, dott.ssa Manuela Leonessa

Dott.ssa Josmary Russo Inserita il 04/09/2025 - 15:56

Buon pomeriggio Valeria, la sua sofferenza arriva in maniera molto diretta. Se da una parte vive un grosso lutto per la perdita di una relazione e di una persona amata, dall'altra ha acquisito consapevolezza della ripetizione di modalità di relazione disfunzionali (cosa che presumo aumenti la sofferenza). l'idealizzazione spesso spinge ad amare un'idea più che una persona reale, con le sue luci e le sue ombre. Accade che ricerchiamo copioni relazionali di questo genere perchè ci sono in qualche modo "familiari", li conosciamo già, li abbiamo sperimentati e questo ci fa sentire più in controllo, poichè sappiamo in anticipo ciò che ci aspetta. Talvolta ripetiamo un copione appreso nelle prime relazioni, inconsapevolmente, nella speranza di poter ottenere un finale differente. E necessario comprendere meglio le origini di questo vuoto interno che la relazione di dipendenza riesce a colmare ai suoi occhi, solo temporaneamente. Il dolore va ascoltato, rielaborato e metabolizzato affinchè possa costruire degli strumenti che le permettano di poter desiderare di meglio per se stessa.
Si prenda cura di sè.
Un saluto,
Dott.ssa Josmary Russo.