Cos’è la depressione post partum paterna?
Diventare genitori è un delicato momento di cambiamento per entrambi i genitori. L’arrivo di un nuovo membro della famiglia richiede un impegno sempre crescente e una grande capacità di adattamento. Le abitudini e le routine quotidiane si trasformano e questo può portare con sé una certa quota di stress, ingigantita dai miti sulla genitorialità ‘perfetta’ e la sua idealizzazione.
Nei mesi successivi alla nascita del bambino, alcuni genitori possono sperimentare la depressione post-partum. Ma non solo le mamme! Anche i neo-papà possono sentirsi estremamente tristi, affaticati e sopraffatti dalla nuova situazione familiare, potendo anche sperimentare sintomi depressivi.
A differenza di quella materna, la depressione post-partum paterna è una condizione poco conosciuta e spesso trascurata e sottovalutata. Tuttavia, negli ultimi dieci anni, gli studiosi hanno rivolto crescente attenzione alla depressione post-partum dei papà, rivelando che colpisce dal 4 al 25% dei nuovi padri.
Sintomi e segnali da riconoscere
Molti dei sintomi della depressione post-partum paterna sono analoghi a quelli della depressione post-partum materna. Questi includono tristezza persistente, irritabilità, stanchezza estrema, mancanza di energia e difficoltà di concentrazione. Vi possono essere preoccupazione eccessiva, ansia e isolamento sociale.
Alcuni segnali tipici dei padri con depressione post-partum paterna sono indecisione, impulsività e comportamento di evitamento. Nei casi più gravi può esserci comportamento violento e abuso di sostanze.
Inoltre, il disagio psicologico si può manifestare anche fisicamente: eccessiva sudorazione, insonnia, inappetenza o appetito eccessivo ed aumento di peso.
Questa situazione di sovraccarico mentale e fisico può portare ad ottundimento emotivo e difficoltà nel legame con il bambino.
Perché accade?
Non c’è un’unica ragione che porta i neo-papà a sviluppare la depressione post-partum. Vi sono diversi fattori che contribuiscono al rischio di svilupparla, tra cui:
Familiarità con disturbi dell’umore: Chi ha avuto un episodio depressivo o di un altro disturbo psichiatrico in passato è maggiormente esposto allo sviluppo della depressione post-partum paterna.
Partner con depressione post-partum: Se la compagna sta vivendo una depressione post-partum, specialmente con il primo figlio, si è osservato che il papà avrà un maggior rischio di svilupparla. Questo è dovuto anche a bruschi cambiamenti ormonali correlati alla depressione, che avvengono anche nel papà.
Mancanza di sostegno sociale: L'assenza di una rete di supporto è un fattore di rischio ben riconosciuto, che può portare a sentirsi sopraffatti e isolati, scatenando o peggiorando i sintomi depressivi.
Rapporto coniugale insoddisfacente: Problematiche relazionali con il partner possono contribuire al malessere psicologico ed essere uno dei principali fattori contribuenti allo sviluppo della depressione post-partum.
Informazioni insufficienti su gravidanza e parto: La mancanza di consapevolezza e di preparazione alla genitorialità è molto comune, e costituisce un fattore di rischio. I papà che sanno bene a cosa vanno incontro, sono più resilienti.
Difficoltà lavorative o scarso funzionamento sociale: Problemi legati al lavoro o alla vita sociale possono aumentare la sensazione di frustrazione e impotenza, aumentando il rischio di depressione.
Essere molto giovani: La giovane età può comportare una scarsa preparazione emotiva e pratica alla paternità, con maggiori probabilità di sviluppare depressione.
Il ruolo degli ormoni
Recenti studi sui cambiamenti ormonali nei padri durante e dopo la gravidanza della partner hanno evidenziato che gli ormoni giocano un ruolo cruciale nel comportamento paterno e nel rischio di depressione post-partum paterna.
Durante la gravidanza e dopo la nascita del bambino, i livelli di testosterone nei padri tendono a diminuire. Si tratta di una funzione evolutiva: questa riduzione ormonale si associa a una minore aggressività e maggiore empatia, il che rende i padri più inclini a rispondere ai bisogni del bambino e a sviluppare un legame più forte con il figlio. Tuttavia, bassi livelli di testosterone si associano anche a un aumento dei sintomi depressivi post-partum, soprattutto se accompagnati da stress, insoddisfazione nelle relazioni o altri fattori di rischio.
Gli estrogeni aumentano fisiologicamente nei padri durante l'ultimo mese di gravidanza della partner e restano elevati nei primi mesi post-partum. Anche questo cambiamento ormonale ha una funzione: favorisce una maggiore attenzione verso il bambino. Tuttavia, in alcuni casi i livelli di estrogeni nei padri sono disregolati o troppo bassi, e si associano a un umore più depresso.
Nei neo-papà durante il post-partum, il cortisolo, noto come “ormone dello stress”, tende a salire o mantenersi normale, per assicurare l’efficienza nelle numerose attività legate alle cure del nuovo arrivato ed una risposta più sensibile e empatica verso il bambino. Quando invece i livelli sono troppo bassi, ostacolano la capacità di formare un legame forte con il neonato, aumentando il rischio di sintomi depressivi.
La vasopressina gioca un ruolo nell'attaccamento genitore-figlio, simile all'ossitocina nelle madri. Bassi livelli di vasopressina nei padri possono ridurre la loro predisposizione a comportamenti genitoriali proattivi, aumentando il rischio di depressione post-partum.
La prolattina, che regola la produzione di latte nelle madri, è presente anche nei padri e aumenta durante la gravidanza e nei primi anni di vita del bambino. Livelli alti favoriscono risposte sensibili e affettuose verso il bambino, mentre livelli troppo bassi possono impedire una risposta adeguata ai bisogni del bambino, contribuendo alla depressione post-partum.
L'insieme di questi cambiamenti ormonali può influenzare profondamente il benessere psicologico del padre e la costruzione di un sano legame con il figlio. Quando questo profilo ormonale non è equilibrato, il padre potrebbe sperimentare difficoltà nell'assumere il ruolo di genitore e sviluppare depressione post-partum.
Impatto su famiglia e bambino
La depressione post-partum paterna può avere un impatto significativo sull’equilibrio dell’intero nucleo familiare e può influenzare profondamente lo sviluppo, il comportamento e l’emotività del bambino.
Quando il padre si trova in uno stato psicologico simile, la qualità del legame e delle interazioni genitore-figlio può essere compromessa. Questo si traduce in una connessione affettiva debole e una maggiore irritabilità.
Gli studi hanno dimostrato che un adeguato calore genitoriale, caratterizzato da vicinanza, affetto e sensibilità ai bisogni del bambino, favorisce uno sviluppo emotivo positivo. Al contrario, l’irritabilità genitoriale, si associa a maggiori difficoltà emotive e comportamentali nei bambini.
Inoltre, in caso di depressione post-partum paterna, si osserva anche un basso livello di coinvolgimento del padre in attività di arricchimento, come leggere, raccontare storie o giocare, che quando presenti e frequenti, hanno un impatto positivo sullo sviluppo del bambino.
Per tutte queste ragioni, la depressione post-partum paterna può avere effetti rilevanti sul figlio, aumentando il rischio di iperattività, disturbi della condotta, ansia, depressione e ritardi nel linguaggio. Inoltre, predispone a problematiche più ampie per tutta la famiglia, come il calo delle capacità genitoriali, l’abuso di sostanze e la violenza domestica, con conseguenze profonde sulla stabilità familiare.
Ostacoli alla richiesta di aiuto e necessità di supporto
Molti uomini con depressione post-partum sottovalutano i propri sintomi e non chiedono aiuto a causa dello stigma sociale associato a questo disturbo e della paura di non conformarsi agli stereotipi culturali di mascolinità.
Spesso, i padri aderiscono “in automatico” agli stereotipi di genere e tendono a comportarsi secondo il modello dell’uomo “macho”, evitando di esprimere le proprie difficoltà emotive, soprattutto per timore di sembrare deboli o ridicoli agli occhi delle proprie mogli.
Inoltre, in alcuni paesi come l’Italia, il benessere dei padri è spesso trascurato dal sistema lavorativo, come dimostra il congedo di paternità, significativamente più breve rispetto a quello materno. Queste negligenze da un lato possono far sentire i padri esclusi e trascurati dal sistema sanitario e dalla società, e dall’altro contribuiscono alla “normalizzazione” del disagio psicologico paterno e alla mancata ricerca di soluzioni professionali.
La verità è che nella nostra società manca un contesto realmente accettato in cui gli uomini possano esprimere liberamente le difficoltà legate alla genitorialità.
Con il crescente coinvolgimento paterno, è fondamentale garantire un supporto adeguato per aiutarli a gestire lo stress post-partum e a condividere in modo più equilibrato le responsabilità con le partner. Per esempio, coinvolgere i papà in programmi di prevenzione della depressione post-partum si è rivelato più efficace rispetto ai percorsi rivolti esclusivamente alle madri, e sarebbe opportuno integrarli maggiormente nei percorsi sanitari, non solo durante la gravidanza, ma anche dopo la nascita del bambino. Poiché ansia e umore depresso possono manifestarsi già prima del parto, un intervento precoce su entrambi i genitori potrebbe prevenire il peggioramento dei sintomi.
Inoltre, di fronte a casi più gravi, è essenziale sensibilizzare i padri sull’importanza di chiedere aiuto professionale, favorendo l’accesso a percorsi di psicoterapia che possano migliorare il loro benessere e quello dell’intero nucleo familiare.
Trattamento
La depressione post-partum paterna è un problema da non sottovalutare e richiede un intervento professionale mirato. Se non trattata, l’impatto sulla famiglia può risultare devastante e il rischio di episodi di depressione ricorrenti nel futuro aumenta.
Parlarne non deve fare paura: la depressione post-partum paterna si può trattare con successo se viene affrontata adeguatamente.
Attualmente non esistono protocolli specifici per la depressione post-partum paterna. Per curarla, si ricorre al trattamento standard della depressione, che consiste in terapia cognitivo-comportamentale e in alcuni casi terapia farmacologica. Questi approcci si sono rivelati efficaci. Altre soluzioni che si sono dimostrate particolarmente vantaggiose per questa condizione sono la terapia di gruppo e la terapia di coppia.
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Oggi ad esempio abbiamo parlato di depressione post-partum paterna.
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