Cosa sono transfert e controtransfert in psicoterapia?
Il transfert, o traslazione, è un meccanismo psicologico che si verifica tra paziente e analista. Si tratta di un processo di trasposizione inconsapevole con il quale il paziente proietta sul proprio terapeuta delle rappresentazioni e delle aspettative legate soprattutto all’infanzia e alle interazioni con i genitori.
Ogni essere umano possiede un bagaglio di rappresentazioni, che corrispondono al significato soggettivo ed emotivo che si attribuisce alle situazioni vissute. In particolare, sono le realtà emotive vissute da bambini con i propri genitori a essere riproposte in nuovi ambiti relazionali, nonché a essere riproiettate sull’analista. Pertanto, nel transfert si verifica uno spostamento di schemi sentimentali ed emozionali da una relazione significativa del passato, come quella con un genitore, a una persona con cui si ha una relazione interpersonale attuale, come lo psicologo o psicoterapeuta.
Il transfert può essere considerato come un meccanismo inconscio di adattamento all’ambiente che avviene in ogni relazione interpersonale significativa, e non solo con il terapeuta. Tutti noi proiettiamo le nostre realtà interiori all’esterno e, sulla base di ciò, sviluppiamo delle distorsioni percettive e orientiamo i nostri comportamenti. Tuttavia, è in ambito psicoanalitico che il transfert diviene oggetto di studio ai fini clinici.
La teoria del transfert è stata formulata alla fine dell’800 da Freud, il quale ne attribuiva l’origine a stati d’animo o desideri del passato, di natura soprattutto libidica, vissuti nei confronti di personaggi fondamentali del proprio mondo infantile.
Il transfert, per quanto possa implicare delle distorsioni difficili da interpretare, costituisce uno strumento utile ai fini del trattamento psicoterapico. Freud stesso scriveva: “Il transfert, destinato a divenire il più grave ostacolo per la psicoanalisi, diviene il suo migliore alleato se si riesce ogni volta a intuirlo e a tradurne il senso al malato”.
È importante sottolineare che in terapia si è in due: se da un lato il paziente proietta il suo inconscio sull’analista, dall’altro lato l’analista proietterà sul paziente una risposta emotiva al transfer. È questo il controtransfert: un meccanismo emotivo con cui il terapeuta risponde alle proiezioni del paziente.
Bisogna considerare la psicoterapia come un “teatro” terapeutico in cui gli attori sono due: il paziente e l’analista. Il transfert e il controtransfert sono esperienze congiunte e reciproche, sono strettamente interdipendenti e si influenzano a vicenda. In questa dinamica emergeranno sentimenti, desideri inconsci, aspettative, intolleranze, etc. Con il controtransfert, prodotto in risposta al transfert, il terapeuta potrà comprendere meglio il mondo interiore del paziente e così migliorare la comunicazione. Quindi, non sono solo le proiezioni del paziente a essere utilizzate come strumento clinico, ma anche la risonanza emotiva a esse dell’analista stesso.
Il concetto teorico del transfert si è evoluto nel corso degli anni con varie rivisitazioni di importanti psicoanalisti.
Nell’accezione freudiana classica, il transfert precedeva sempre il controtransfert e i meccanismi emotivi di paziente e analista venivano considerati come separati, in maniera soggettivistica.
La visione organica della dinamica transfert-controtransfert ha origini nel 1912, con lo psichiatra Alfred Adler, che aveva sottolineato come il processo terapeutico coinvolge inevitabilmente il paziente e l’analista in un percorso emotivo comune. A questo proposito, gli studi dello psichiatra H.S. Sullivan apportarono un gran contribuito all’evoluzione del transfert: la prospettiva cambiò definitivamente dall’osservazione del paziente, all’osservazione del paziente e dell’analista in interazione.
Otto Kernberg fu il fondatore della “Terapia focalizzata sul transfert” o TFP. Egli partì dai limiti che riscontrava nella teoria pulsionale di Freud e sviluppò un nuovo modello per comprendere in che modo relazionarsi al paziente basandosi sulle recenti ricerche in campo evolutivo e neurobiologico. Una delle fasi cruciali della TFP è l’analisi dei sintomi chiave, grazie alla quale il terapeuta esplora i sintomi significativi per chiarirli e interpretarli.
Lo psicoanalista Donald Woods Winnicott reinterpretò il fenomeno del transfert nel suo articolo Transitional Object del 1969: lo considera una replica del legame materno, di cui il paziente ha bisogno per riaffermare la propria esistenza.
Cos’è l’innamoramento da transfert? É possibile innamorarsi del proprio terapeuta?
Un aspetto interessante del transfert è il cosiddetto innamoramento da transfert. Freud considerava il transfert una vera forma di innamoramento del paziente verso l’analista, che prescinde dall’aspetto fisico e dai fattori esterni. Secondo lui, se da un lato l’amore di transfert è uno strumento di guarigione, dall’altro, quando diventa amore erotico, può finire per costituire una “resistenza” al trattamento.
Nel corso della storia della psicoanalisi, l’inevitabilità dell’innamoramento da transfert e il suo aspetto terapeutico sono stati ribaditi da molti psichiatri influenti, come Echegoyen e Gabbard. Quest’ultimo spiegò che “l’amore nella situazione analitica ha molte più somiglianze che differenze rispetto all’amore in situazioni non analitiche: usa le stesse metafore, indossa le stesse maschere e provoca la stessa varietà di risposte negli altri […]. La differenza fondamentale sta nell’atteggiamento dell’analista, volto alla riflessione, alla contemplazione e all’analisi, piuttosto che all’azione”. Inoltre, egli spiega che “l’amore è reale nel senso che implica una specifica relazione in atto, e al tempo stesso è irreale nel senso che contiene elementi di relazioni oggettuali passate, che sono state interiorizzate e poi riattivate nella diade analitica“.
Lo psichiatra Modell identificò un’ulteriore differenza tra l’amore “reale” e l’amore di transfert: i due “innamorati” sono consapevoli che questo amore finirà, dato che, per quanto possa essere reale, si sta verificando in un contesto irreale.
Freud stesso avvisa che in questi casi l’analista deve procedere come se l’amore non fosse reale: “Si tenga in pugno la traslazione amorosa, ma la si tratti come qualcosa di irreale, come una situazione che deve verificarsi durante la cura e va fatta risalire alle sue cause inconsce”.
Tipi di transfert: tra "amore" e "odio"
È importante parlare anche dell’altra faccia della medaglia: il transfert implica amore ma anche odio.
In terapia le energie di aggressività sono considerate strumentali a quelle amorose.
In base a questi fenomeni che rispecchiano la qualità dell’investimento affettivo del paziente, possiamo distinguere così due tipi di transfert:
Transfert positivo: è una proiezione positiva, caratterizzata da stima, tenerezza, affetto, ammirazione e amore. Questo tipo di transfert è auspicabile nel trattamento, crea un primo livello di fiducia e consolida l’alleanza terapeutica.
Si parla anche di transfert idealizzante, quando delle qualità estremamente positive, come la saggezza, vengono attribuite all’analista in maniera cieca.
Se giunge all’estremo del transfert erotizzato, può diventare un ostacolo e pertanto va evitato.Transfert negativo: è caratterizzato da ostilità, competitività, invidia, gelosia ed aggressività. In particolare, i pazienti a cui l’amore risulta qualcosa di estraneo o hanno sperimentato un abuso, potrebbero mostrare ostilità verso il terapeuta. Secondo Adler, in questo tipo di transfert il paziente si sente svalutato ed umiliato e usa l’aggressività per nascondere il suo scoraggiamento e il suo senso di impotenza. Questo tipo di transfert può portare a sospetto verso l’analista e inficiare la fiducia. Sebbene possa rappresentare una resistenza, non è nulla di personale ma è una proiezione di eventi del passato del paziente, e non porta a risultati negativi del trattamento.
Come già accennato, tutti i tipi di transfert hanno funzione terapeutica. Freud gli attribuiva il compito di creare una resistenza, utile in quanto porterebbe alla coscienza la libido repressa dell’infanzia. Nel suo testo Dinamica del transfert spiega che nonostante costituisca una resistenza, è fondamentale per l’analisi.
La funzione di transfert e controtransfert nella relazione terapeutica
Grazie al transfert e al controtransfert l’analista può andare in profondità nel mondo psichico del paziente, comprenderlo in maniera migliore, fare le dovute interpretazioni e stabilire gli interventi terapeutici.
Il transfert riveste le funzioni di patrimonio di informazioni e bagaglio emotivo del paziente.
Un esempio tipico di transfert è la proiezione di sentimenti che si provavano verso un genitore giudicante e severo, che portano a percepire il terapeuta anch’egli come giudicante e severo, e addirittura a manifestare rabbia.
È comune anche la proiezione di vissuti ripetuti e luoghi comuni sulla figura dell’analista. Per esempio, se l’analista chiede “è sicuro di volere fare l’artista?”, il paziente può sentirsi giudicato come un fannullone, facendo delle supposizioni e interpretando le parole e le domande dell’analista in maniera errata.
Le conseguenze del transfert spaziano dallo sviluppo di resistenze e perdita di fiducia, al mettere l’analista nei panni dell’amante e seguire ciecamente le sue indicazioni.
La risposta del controtransfert da parte del terapeuta può portare a discutere con il paziente, averne eccessivo interesse, sognarlo, comportarsi in maniera poco professionale, sperimentare emozioni intense, e non riuscire a comprendere il materiale da analizzare in terapia.
È fondamentale che nella relazione terapeutica l’analista mantenga una rigorosa neutralità e che al tempo stesso ascolti il paziente permettendogli di trasferire su di lui il proprio materiale inconscio. Tuttavia, il terapeuta non dovrebbe essere del tutto distaccato, ma dovrà controllare la sua reazione emotiva in modo da poter procedere a una valida interpretazione e permettere al transfert di svolgere il suo ruolo di canale terapeutico.
Lungo il percorso analitico, il terapeuta dovrà prestare attenzione ad eventuali segni di innamoramento o eccessiva aggressività, in modo da gestirli in maniera appropriata. Dovrà supervisionare e analizzare le emozioni che sorgono sia nel transfert sia nel controtransfert, in modo da stabilire una distanza ottimale, che non pregiudichi né l’empatia né la terapia stessa.
Così, mantenendo un punto d’appoggio nella propria realtà, pur lasciandosi trascinare nel caotico mondo interiore del paziente, l’analista può giungere alla comprensione del disagio vissuto dal paziente. Questo concetto è in linea con il metodo adleriano, con cui il terapeuta cerca di controllare il transfert ma senza portarlo all’estremo.
IN SINTESI
Cos'è il transfert?
Il transfert è il fenomeno in cui il paziente proietta emozioni e desideri inconsci verso il terapeuta, spesso legati a figure importanti della propria vita.Cos'è il controtransfert?
Il controtransfert è la risposta emotiva inconscia del terapeuta nei confronti del paziente, influenzata dalle proprie esperienze personali.Perché sono importanti in terapia?
La comprensione e gestione di transfert e controtransfert sono essenziali per un processo terapeutico efficace.
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Oggi ad esempio abbiamo parlato di transfert e controtransfert.
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Domenico A. Nesci*, in collaborazione con Pamela Banchi, Università Cattolica del S. Cuore, Roma. Riflessioni su transfert e controtransfert in corso di Psicologia Sociale per infermieri