I fattori che aumentano l'ansia e lo stress

Speciale Ansia e Stress
I fattori che aumentano l'ansia e lo stress

 

ANSIA E FATTORI EREDITARI

 

Gli studi di gemelli suggeriscono un’ereditabilità del 20-40% per le fobie, il disturbo d’ansia generalizzato e il disturbo da stress post traumatico, e del 48% per il disturbo di panico (Hettma, Neale e Kendler, 2001). Il fattore ereditario rappresenta una predisposizione, non una certezza, di incorrere nel disturbo.

 

Fondamentali sono infatti gli eventi, le esperienze e il nostro atteggiamento nell’affrontare la vita.

 

ANSIA E FATTORI NEUROBIOLOGICI: IL CIRCUITO DELLA PAURA

 

Cos’è il circuito della paura? Il circuito della paura è un sistema di strutture cerebrali, nel quale l’amigdala ha un ruolo fondamentale, che tende ad attivarsi quando le persone sono in preda all’ansia o alla paura (Malizia, 2003).
Questo circuito sembra particolarmente attivo nei soggetti che soffrono di un disturbo d’ansia.


ANSIA E TRATTI DI PERSONALITA'

 

Esistono dei tratti di personalità che risultano correlati ai disturbi d’ansia. Essi sono:

  • Inibizione: alcuni bambini hanno la tendenza a piangere ed agitarsi quando sono di fronte ad oggetti, persone, situazioni che non conoscono. Questa modalità comportamentale può essere ereditaria e può divenire un fattore di rischio al futuro sviluppo di disturbi d’ansia (in particolar modo per l’ansia sociale). Quando siamo bambini abbiamo una conoscenza vaga della nostra mente per cui la mente dei bambini ansiosi dovrebbe essere ascoltata dai genitori.
  • Nevroticismo: la tendenza a reagire agli eventi con emozioni molto più negative della media porta ad avere più del doppio della probabilità di sviluppare un disturbo d’ansia rispetto alle persone in cui questo tratto di personalità è assente (de Graaf et al., 2002).
  • Introversione: Individui più introversi sperimentano una tensione maggiore nelle situazioni sociali rispetto agli estroversi, si ritirano più facilmente di fronte al conflitto, sono meno efficaci nella risoluzione dei conflitti.
  • Personalità di TIPO A: sono persone caratterizzate da uno stile di vita iperattivo e sono competitivi, ambiziosi, incalzanti ed ostili, cinici ed irritabili. Spesso risultano impazienti, come se mancasse il tempo, si sentono schiacciati dalle scadenze, sono molto coinvolti nel lavoro e si annoiano facilmente. Le persone con queste caratteristiche gesticolano molto, utilizzano un tono di voce elevato, ricercano il successo e la valorizzazione sociale.

I "KILLER" DEL BENESSERE: le credenze e le convinzioni disfunzionali

 

Robert Oxton Bolt ha scritto:"Una convinzione non è solo un'idea che la mente possiede, è un'idea che possiede la mente."

 

I nostri pensieri influenzano le nostre azioni. Anche l’ansia, come ogni cosa, è influenzata da quello che pensiamo di noi stessi, degli altri e del mondo.

Divenire consapevoli delle nostre credenze e convinzioni può permetterci di analizzare con maggiore obiettività la nostra esistenza. Alla base di molti disagi psicologici, infatti, si nascondono proprio convinzioni disfunzionali che ci limitano e ci tengono imprigionati.

 

Percezione del controllo: le persone che pensano di non avere nessun tipo di controllo di se stesse e del mondo sono esposte ad un rischio maggiore di sviluppare un disturbo d’ansia rispetto alle persone che hanno la convinzione opposta.

 

Anche esperienze infantili caratterizzate dallo stile punitivo e oppressivo dei genitori possono portare il bambino a convincersi di non avere controllo su ciò che lo circonda (Chorpita, Brown e Barlow, 1998).

 

L’etologia ci insegna che, nel mondo animale, la mancanza di controllo sul proprio ambiente può promuovere l’ansia (Insel et al., 1998).

In psicologia si parla spesso di Locus of control.Gli individuisi differenziano in base al grado con cui credono di avere il controllo sulla propria vita ovvero quanto ritengono che le conseguenze delle proprie azioni dipendano direttamente dal proprio comportamento.


Locus of control interno

1. ricercare attivamente strumenti, conoscenze e abilità che permettono di affrontare meglio le situazioni e i problemi;

2. Ritenere che il problema possa essere risolto o analizzato;

3. Credere nei propri potenziali, attivarsi per svilupparli;

4. Vedere le alternative possibili.


Locus of control esterno

1. Sentire gli eventi come imprevedibili;

2. Dipendere continuamente dagli altri anziché attivarsi;

3. le variabili ambientali sembrano impossibili da controllare;

4. Sentimento di impotenza di fronte agli eventi;

5. I risultati negativi sono colpa del destino o degli altri;

6. Di fronte ad una difficoltà si perde rapidamente la motivazione e la speranza.

 

 

Aspettarsi un pericolo: Si è notato come le persone che soffrono d’ansia prestino maggiore attenzione ai segnali negativi dell’ambiente. I disturbi d’ansia sembrano essere associati all’attenzione selettiva verso indizi di pericolo.
Alcuni studi hanno dimostrato che questo orientamento verso tutto quello che potrebbe essere negativo è molto rapido e automatico, cioè avviene ancora prima che il soggetto abbia coscienza dello stimolo stesso (Ohnan e Soares, 1994).

 

Le vere minacce ambientali: Spesso i disturbi d’ansia sono associati a stress esistenziali molto forti. Ad esempio fino all’80% delle persone con disturbo di panico riferiscono di aver vissuto un trauma prima dell’esordio del disturbo (Barlow, 2004) e più del 70% dei soggetti riferiscono di aver avuto un forte stress prima dell’insogere di un disturbo d’ansia (Finlay-Jones, 1989).


Qui sotto forniamo un esempio del ruolo di una convinzione (su pensieri e comportamento) nell’ansia sociale:

  • PENSIERO: “Non so cosa dire, se non troverò qualcosa da dire la gente se ne accorgerà, lo noterà e penserà che sono strano”.
  • CONVINZIONE ALLA BASE: sono noioso/stupido/inadeguato
  • COMPORTAMENTO: eviterò il contatto visivo, cercherò di non attirare l’attenzione, lascerò che l’interlocutore conduca la conversazione, pianificherò in anticipo cosa dire, fingerò di essere interessato a qualcosa.

 

Le persone temono l’ansia proprio per la sua irrazionalità apparente e per la sua imprevedibilità. Però non bisogna considerare l’ansia come una patologia tale da doverla affrontare con i farmaci, anzi alle volte questa è proprio una pratica da disincentivare.

 

Sappiamo bene che i prodotti per l’ansia sono tra i più venduti (Tavor, Ansiolin, Valium ecc) e tutto questo ruota attorno ad un business miliardario.

 

Il farmaco agisce sui sintomi, non su ciò che ne sta alla base. La terapia farmacologica funziona se ci sono fonti di stress veri e gravi, che alterano momentaneamente l’equilibrio e si sa che poi la situazione si normalizzarà.

 

Alcune volte è opportuno che vengano usati i farmaci ma in realtà, a differenza di quanto avviene oggi, esiste un preciso momento in cui si dovrebbero usare, ovvero solo quando è proprio il caso di farlo. In tutti gli altri casi (nella maggioranza delle situazioni) è consigliata una terapia psicologica che risulta anche più economica e di breve durata.

 

In ogni caso le ricerche dimostrano che, anche quando si sceglie la via del farmaco (non deve essere considerato un fallimento personale ricercare un po’ di sollievo), è essenziale affiancare un percorso di terapia psicologica.

Affrontare il problema fornisce infatti risultati duraturi nel tempo.

 

 

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