La rabbia viene considerata una reazione necessaria e benefica, una risposta biologica protettiva, ma può diventare un’emozione estremamente devastante che falsa la percezione della realtà, impedendo una valutazione lucida e oggettiva dei fatti.
Nella vita moderna, in particolare nelle relazioni ritenute importanti, agire in base a questo impulso primitivo genera distruzione.
La rabbia è il sentimento che ci mette in allarme, è un segnale paragonabile al dolore che ci avvisa di un potenziale problema da affrontare; essa fa parte dei nostri meccanismi primordiali di sopravvivenza.
Perché ci si arrabbia?
Non ci si sente apprezzati
Ci si vuole difendere o si è feriti e non si vuole apparire vulnerabili
Qualcuno viola i nostri diritti
Si ha paura e, quindi, si prova rabbia nei confronti di se stessi
Cosa avviene nel corpo?
La tendenza all’azione associata alla rabbia comprende modificazioni circolatorie, vocali, muscolari e della mimica facciale che preparano l’individuo a farsi avanti e ad attaccare:
nel cervello parole e immagini subiscono un processo di interpretazione, attivando così il sistema fisiologico;
le zone primordiali del nostro cervello entrano in azione, inviando messaggi al corpo per prepararlo all’azione;
il sistema nervoso simpatico invia messaggi e prepara un’ allerta generale: i surreni producono adrenalina e noradrenalina, i peli si drizzano, i muscoli sono pronti ad agire, la pressione arteriosa sale, il battito cardiaco aumenta, le pupille si dilatano e il viso assume l’espressione della rabbia.
I meccanismi cognitivi della rabbia
Molto spesso alla base della collera e dei conflitti interpersonali vi sono comunicazioni confuse ed equivoche.
Fondamentale è la nostra interpretazione di ciò che l’altro fa e dice.
Per evitare fraintendimenti nelle relazioni è utile capire come funziona la nostra mente quando ci sentiamo frustrati. I nostri schemi cognitivi ci predispongono ad interpretare erroneamente il comportamento degli altri o ad esagerarne il significato, portandoci ad attaccare l’altro.
Conflitti interpersonali: chi ha ragione e chi no?
Nel conflitto il problema non è stabilire chi abbia ragione o torto, ma il fatto di pensare che io ho ragione e l’altro torto.
Ognuna delle parti in conflitto considera i propri valori giusti, ma i valori hanno significato soltanto per chi li condivide.
Non vi sono regole universali per decidere chi “ha ragione” e chi “ha torto”, ogni parte in questione parla dal suo punto di vista. In un conflitto, è meglio trovare una soluzione per risolverlo che focalizzarci sul cercare di avere ragione.
Le conseguenze della rabbia
E’ stato calcolato che nel mondo succede un crimine violento ogni tre secondi e che i delitti più frequenti sono proprio quelli preceduti da un’esplosione di rabbia.
Molte donne sono picchiate dai mariti, ma altrettanto frequente è anche il contrario. Spesso, queste violenze tra le mura domestiche, non vengono denunciate.
Oggetto di violenza incontrollata sono anche i bambini. Accade spesso che i genitori esplodano perché le urla notturne del neonato impediscono di dormire.
La difficoltà di controllare la rabbia è all’origine di molti litigi fra automobilisti, sia pure per piccoli tamponamenti, parcheggi…
Come gestire la rabbia?
Di fronte ad un sentiento di rabbia, il soggetto può scegliere di:
lasciarla senza controllo
canalizzarla e gestirla
Quando viene in terapia un soggetto con un sentimento di rabbia è importante:
portare i soggetti ad accettare l’evento o gli eventi scatenanti;
chiarire i vantaggi e gli svantaggi della rabbia.
Svantaggi della rabbia
la rabbia non ci permette di valutare correttamente la realtà;
quando siamo arrabbiati siamo convinti di aver ragione, non abbiamo l’impressione di esagerare;
selezioniamo alcuni aspetti negativi della situazione;
rifiutiamo ogni consiglio o interpretazione ragionevole in contrasto con la nostra visione delle cose.
N.B.: Quando siamo arrabbiati, giudichiamo l’evento attraverso il filtro del nostro egocentrismo.
Passi per gestire la rabbia
accettare l’evento o gli eventi scatenanti;
essere consapevoli del proprio stato;
cercare soluzioni efficaci per adattarsi alla situazione, evitando che gli eventi negativi ci distruggano.