Enuresi nei bambini: cos’è e caratteristiche
Il termine “enuresi” si riferisce al “farsi la pipì addosso”, ovvero all’emissione involontaria e ripetuta di urina in luoghi inappropriati, dopo i 5 anni, età in cui i bambini dovrebbero aver acquisito il controllo degli sfinteri. Si tratta di un disturbo piuttosto frequente. Infatti, ne soffre il 10-20% di bambini di 5-6 anni di età. Si presenta anche nello 0,5-1% di persone adulte.
L’acquisizione del controllo degli sfinteri è una tappa della maturazione che porta il bambino a riconoscere quando la vescica è piena, con la contrazione del muscolo detrusore. Generalmente le femmine la completano intorno ai 2 anni e i maschi intorno ai 3. Questo processo può estendersi fino ai 5 o 6 anni. Per cui, non c’è assolutamente da preoccuparsi della pipì a letto fino ai 5 o 6 anni del bambino. Il fenomeno è generalmente transitorio e tende a risolversi spontaneamente.
Cause psicologiche e fisiche dell’enuresi
Le cause di enuresi sono molteplici. Si parla di eziologia multifattoriale, per cui sono coinvolti fattori genetici, fisiologici, psicologici, dello sviluppo e dell’apprendimento. Tra le caratteristiche comuni ai bambini che soffrono di enuresi vi sono avere un sonno molto profondo, fare sogni evocativi dell’atto di fare pipì e avere dei genitori che soffrivano di enuresi da piccoli.
I criteri del DSM IV per stabilire la diagnosi di enuresi prevedono che il disturbo deve presentarsi almeno 2 volte alla settimana per almeno 3 mesi consecutivi e portare a una compromissione della vita sociale o scolastica del bambino.
Esistono diverse forme e tipi di enuresi.
Una prima distinzione è quella tra enuresi diurna e enuresi notturna. L’enuresi notturna o “pipì a letto” si verifica in quei bambini che non riescono a trattenere la minzione nelle prime fasi del sonno, in assenza di lesioni dell’apparato urinario, ed è molto comune, soprattutto nel sesso maschile. L’enuresi diurna, invece, si verifica durante il giorno ed è più comune nelle femmine.
L’enuresi può essere primaria o secondaria. Nel primo caso il bambino non ha mai acquisito la continenza dopo i 5 anni e il disturbo ha una base organica. Nel secondo caso il controllo della vescica viene perso dopo un periodo di almeno 6 mesi in cui era stato consolidato e le ragioni sono prevalentemente psicologiche. Fattori come la nascita di un fratello o sorella, la separazione dei genitori o altri cambiamenti possono avere un impatto sulla delicata sfera emotiva del bambino.
Si parla di enuresi sintomatica quando appare in seguito a patologie come infezioni delle vie urinarie o diabete, di enuresi monosintomatica quando è l’unico sintomo che compare solo la notte, e di enuresi non-monosintomatica quando si presentano sintomi vescicali diurni.
Un’ultima distinzione, basata sulla regolarità in cui si manifesta il disturbo, è quella tra enuresi continuativa e a intermittenza.
Quando smettere di usare il pannolino? Strategie, consigli e passaggi al vasino
Il pannolino può essere utile nei casi di enuresi. Tuttavia, non risolve il problema.
Tra i 2 anni e mezzo e i 3 anni è opportuno passare al vasino. Generalmente è il bambino stesso a dimostrare che è pronto ad abbandonare il pannolino, e manderà dei segnali che lo confermano. Il bimbo va incuriosito all’uso del vasino. Bisogna incoraggiarlo a sedersi con cadenze regolari, per esempio dopo pranzo e dopo cena, e spiegargli come utilizzarlo. Capita spesso che bambini che urinano correttamente nel vasino durante il giorno presentino enuresi notturna.
Sebbene nella maggior parte dei casi passi da sola, l’enuresi non va sottovalutata perché può compromettere l’autostima del bambino e farlo sentire in imbarazzo nelle situazioni sociali.
Ci sono diverse tecniche comportamentali che possono essere messe in atto. Ecco alcune delle strategie che consigliamo ai genitori:
Innanzitutto, va evitato un atteggiamento punitivo, che solo mortificherebbe il piccolo. Piuttosto va rassicurato e gratificato per ogni piccolo risultato.
È sconsigliato svegliarlo per farlo urinare. Piuttosto, è meglio utilizzare un pannolino.
É importante spiegargli che cosa succede e che bisogna andare al bagno quando si sente il bisogno. È utile programmare dei momenti in cui accompagnarlo e assisterlo nella minzione corretta. Può essere utile suggerirgli di contare fino a 10 prima di urinare, in modo che prenda coscienza del muscolo detrusore.
Va incoraggiato a svuotare la vescica prima di dormire.
Va instaurata l’abitudine di bere poca acqua la sera.
Si possono utilizzare dei sistemi di allarme: si collega il bambino ad un apparecchio elettronico che si attiva emettendo un suono quando riconosce l’urina, in modo che si svegli e completi la minzione al bagno; così, gradualmente apprenderà a contenersi.
Trattamento
È sempre una buona idea recarsi da un medico per escludere cause fisiologiche e iniziare un percorso di rieducazione minzionale. Il medico potrebbe prescrivere una terapia farmacologica, come la desmopressina.
Se le cause sono invece psicologiche è utile chiedere aiuto ad uno psicologo dell’infanzia, in modo da da aiutare il bambino con un sostegno psicologico di tipo psicoeducativo. Queste strategie sono volte ad accelerare il processo di acquisizione del controllo sfinterico e a ridurre il volume dell’urina, perché il bambino possa condurre una vita normale e serena.
IN SINTESI
Cos'è l'enuresi?
L'enuresi è l'incapacità di controllare la minzione, comunemente associata ai bambini che bagnano il letto durante la notte.Quali sono le cause dell'enuresi?
Può derivare da fattori genetici, ritardo nello sviluppo o disturbi emotivi.Come si può trattare l'enuresi?
Il trattamento può includere tecniche comportamentali, dispositivi di allarme o, in alcuni casi, farmaci.
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Oggi ad esempio abbiamo parlato di enuresi nei bambini.
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