In questo articolo parlerò di un aspetto del comportamento umano che determina le nostre sorti nei periodi di crisi o dinanzi alle scelte importanti.
Non se ne parla abbastanza in psicologia ed è un tema poco divulgato rispetto alla sua importanza, perché molto spesso si preferisce parlare del suo opposto: la paura.
Oggi invece si parlerà della capacità di superare volontariamente la paura: il coraggio.
Cos’è il coraggio?
“Il costrutto di coraggio si riferisce ad azioni intenzionali e volontarie” (Goud 2005, Rate & Sternberg 2007).
Numerosi studi dimostrano che il coraggio comincia a manifestarsi già intorno agli 8 anni, quando i piccoli incontrano i primi problemi nella loro comunità e devono trovare strategie per poterli risolvere. Esso è influenzato dal legame di attaccamento con i genitori: una madre e un padre che spingono il figlio ad esplorare l’ambiente, a non temerlo e non si sovrappongono alle sue scelte, doteranno il figlio degli strumenti giusti per poter affrontare la vita senza lasciarsi schiacciare dall’ansia.
Del coraggio si parla poco. Eppure, prima o poi ognuno di noi deve decidere se attingere al proprio coraggio o meno: quando il lavoro non va più come dovrebbe e bisogna rimboccarsi le maniche per cercare alternative, quando si intraprende un progetto con entusiasmo ma gli ostacoli fanno venir voglia di mollare, quando un rapporto affettivo cambia irrimediabilmente e bisogna decidere di lasciarlo andare, quando si diventa genitori e bisogna aderire ad una linea educativa nonostante le difficoltà che essa comporta, quando si verificano situazioni che per un motivo o per un altro ci costringono a cambiare direzione.
Non ho fatto un elenco degli ostacoli da evitare: è una descrizione di come, il più delle volte, va la vita.
I coraggiosi la accettano e trovano rimedi, i paurosi costruiscono alibi per rimanere nella zona di comfort.
Gli imprevisti fanno parte del gioco, imparare a non scoraggiarsi, nella società di oggi, è più che mai necessario.
Diversamente la vita si blocca in un fermo immagine che produce ansia, insoddisfazione, senso di fallimento e inadeguatezza, a volte depressione.
E si finisce dallo psichiatra, figura molto utile in determinati casi, meno utile quando alla base delle proprie ansie ci sono scelte di vita sbagliate o assunti e convinzioni che ostacolano il raggiungimento di una serenità piena.
Il coraggio non è automatico. Quando ci sentiamo in difficoltà esso non si attiva da solo.
Piuttosto emerge quando ci rendiamo disponibili a modificare l’immagine che abbiamo di noi stessi per incontrare la vita nella sua imprevedibilità.
Seneca diceva che la paura rende tutti schiavi. Il coraggio non è quindi un atto, ma uno stile di vita improntato alla libertà e all’azione.
Suggerimenti per i momenti di difficoltà:
- Prova a concepire gli ostacoli come una grossa opportunità di miglioramento e di crescita.
- Non accomodarti nella soluzione più semplice solo perché più comoda: tenta azioni nuove. Diceva Einstein: “Non si può risolvere un problema usando la stessa mentalità che lo ha creato”.
- Non comunicare il tuo disagio al mondo intero gridando aiuto: impara a stare con te stesso, ascolta il problema e ascolta te stesso nel problema. Se hai bisogno di un orientamento prova a chiedere aiuto ad un terapeuta. I problemi vanno protetti dal chiacchiericcio altrui.
- Non lamentarti di continuo: rischi di rimanere immobile e di diventare un peso per chi ti è accanto.
- Focalizza le tue risorse e i tuoi punti di forza, fai leva su questi per poter generare nuove soluzioni.
"Tutto quello che vuoi è dall'altra parte della paura" (Jack Canfield).