Valentina  domande di Genitori e Figli  |  Inserita il

Salerno

Mia madre è la mia rovina.

Buongiorno a tutti.
Parto dal presupposto che non riuscirò ad essere breve, per il semplice fatto che per arrivare al mio problema devo raccontare 40 anni di vita.
Sono cresciuta con una madre molto fredda, incapace di darti un bacio o un abbraccio, incapace di dirti che ti vuol bene e onestamente parlando, non ricordo nemmeno più quando è stata l'ultima volta che ho ricevuto da lei una di queste cose (probabilmente quando ero piccola).
Mio padre è sempre stato abbastanza assente, preso dal lavoro e concentrato sull'altra figlia che ha avuto da un matrimonio precedente.
Anche mia madre ha avuto un matrimonio precedente e infatti siamo una famiglia allargata e come spesso accade in queste circostanze, disfunzionale.
Tra me e la mia sorellastra c'è sempre stato astio, lei si è sempre eletta l'unica figlia di mio padre, dicendo che mia madre, i miei fratelli ed io, non eravamo altro che estranei.
Mia madre a tutto ciò ha sempre risposto con litigate con mio padre che a sua volta, invece di affrontare il discorso e magari limare la situazione, si limitava a non risponderle e così partivano gli interminabili giorno in cui non si rivolgevano parola e inevitabilmente tutto questo portava malumore in casa.
Con i miei fratelli ho un buon rapporto, ma è evidente che anche loro hanno risentito della situazione perché siamo cresciuti in una guerra familiare continua, protratta per tutta la nostra vita.
Come dicevo in apertura, mia madre, oltre ad aver fatto guerra a mia sorella sin da quando ho memoria, è stata una madre fredda, criticante, asfissiante, aggressiva, umiliante, giudicante, praticamente ha tutti i tratti di una personalità narcisista. Lo è stata sia con i miei fratelli (entrambi maschi), ma in particolar modo con me.
All'età dei miei 7 anni, ho iniziato a soffrire di ansia ed attacchi di panico che si sono protratti per circa 25 anni.
Sono andata da psicologi, psichiatri, ho fatto persino terapie farmacologiche, in quanto capitava molto spesso (soprattutto di notte), che avessi bisogno di correre al pronto soccorso perché la sensazione di morte imminente era così palpabile, che sembrava davvero potesse arrivare da un momento all'altro.
Arrivavo in pronto soccorso completamente in tachicardia, tant'è che ogni volta mi facevano le analisi per gli enzimi del cuore, per assicurarsi che il mio cuore non avesse riportato danni.
Dopo anni passati tra terapie e pronto soccorso quando non riuscivo più a gestire gli attacchi di panico (preciso che mia madre anche quando doveva portarmi in pronto soccorso, mi trattava male perché scocciata che l'avessi svegliata nel cuore della notte per andare in ospedale, come se io mi stessi divertendo insomma), ad ogni modo dopo anni di terapie che non si rivelavano funzionanti, sono giunta ad una conclusione: ovvero ho semplicemente aperto gli occhi.
Ho iniziato a studiare psicologia in maniera autonoma e sono giunta alla conclusione che tutto il mio malessere, derivava non da malattie fisiche o mentali, ma dalla mia famiglia.
Buttai via i farmaci e da allora non ho più avuto un attacco di panico e non sono finita più in ospedale (sono circa 8-9 anni che ne sono uscita), ho imparato a gestire l'ansia, a controllarla e a non farla sfociare in panico.
Per me questa è stata la sfida più grande che ho superato, perché l'ho fatto da sola, quando sono diventata consapevole che tutto quello che mi succedeva, era solo perché il mio corpo e la mia mente stavano manifestando il loro malessere.
Tengo a precisare che sono una persona con molto carattere e purtroppo ho ereditato anche molti atteggiamenti di mia madre che cerco di limare, ma non è facile.
Tornando ad oggi, il mio problema è sempre lei, mia madre.
Ho quasi 40 anni e purtroppo per motivi economici, son costretta a vivere ancora con lei e mio padre.
Sto aspettando la fine di un concorso che se sarà positivo, mi permetterà di potermi distaccare finalmente, anche se mi dispiace perché adesso sono anziani, ma io non ne posso più.
Mia madre continua a criticarmi, a farmi sentire di troppo, non accetta il mio compagno che non gli ha fatto nulla, cerca di litigare per qualsiasi cosa e sinceramente alla soglia degli 80 anni, mi chiedo ancora dove trovi le energie fisiche e mentali per litigare costantemente con me.
So che è frustrata, ma il problema è che la sua frustrazione la scarica su di me litigando e io non ce la faccio più.
Voglio andar via il più possibile da lei, ma dall'altra parte so che è anziana e non so per quanto ci sarà ancora. Io non la odio, ma non la amo nemmeno. Come difesa dai suoi continui attacchi, mi sono completamente disinteressata a tutto ciò che riguarda questa famiglia e penso soltanto ai fatti miei. Lo sò che è brutto, ma sto cercando di tutelare me stessa perché mi son resa conto che mia madre è stata la mia rovina, colei che mi ha fatto soffrire, colei che mi ha fatto diventare anche un pò aggressiva come lei in generale, ma anche colei che mi ha fatto diventare la persona forte che sono oggi.
Non so che consiglio potreste darmi sulla base di tutto ciò che ho scritto. Con lei è impossibile parlare perché per lei la colpa non è mai sua e non sa parlare, ma solo urlare e io non ho più voglia di ascoltare le sue urla.
L'unica soluzione forse è che vada via il prima possibile. Non sono una psicologa, ma mi piacerebbe chiedervi se anche per voi è possibile che mia madre, sulla base di ciò che vi ho raccontato, possa essere davvero una narcisista.
Chiedo scusa se non sono stata breve, ma per arrivare al mio problema disfunzionale con mia madre, era necessario mettervi al corrente in grandi linee di ciò che è sempre stata la mia vita dall'infanzia, ad oggi.
Grazie...

  1 Risposte pubblicate per questa domanda

Dott.ssa Lisa Cerri Inserita il 04/04/2025 - 09:22

Buongiorno Valentina,
grazie per aver condiviso la sua storia con tanta sincerità. È evidente che ha affrontato molte difficoltà e che ha lavorato duramente per trovare un equilibrio e proteggere il suo benessere. Ha fatto un grande percorso di consapevolezza e di crescita personale, ed è comprensibile che, dopo anni di tensioni e sofferenza, senta il bisogno di prendere le distanze per tutelarsi.

Riguardo a sua madre, più che soffermarsi su una possibile etichetta diagnostica, può essere utile riflettere su come il suo comportamento l’ha influenzata e su quali strategie può mettere in atto per gestire al meglio questa convivenza forzata nell’attesa di poter uscire di casa. La scelta di distaccarsi emotivamente è una forma di autodifesa comprensibile, ma se sente che questo le crea comunque sofferenza, potrebbe valutare l’aiuto di un professionista per supportarla in questa fase delicata.

Si dia il merito per il percorso che ha fatto e continui a concentrarsi su ciò che può fare per sé stessa, senza sentirsi in colpa per il desiderio di costruirsi una vita indipendente.

Un caro saluto.