L’EMDR: una chiave per uscire dalla gabbia delle cognizioni negative e dal trauma

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EMDR e trauma


Come elaboriamo le informazioni provenienti dall’ambiente esterno e le traduciamo in esperienza?

Il nostro cervello è naturalmente predisposto ad elaborare tutte le nuove informazioni che provengono dall’esterno attraverso un sistema innato di elaborazione delle informazioni denominato modello di Elaborazione Adattiva dell’Informazione (AIP).
 

Come funziona il modello di Elaborazione Adattiva dell’Informazione (AIP)?

Le informazioni, cioè le convinzioni, le emozioni e le sensazioni corporee, legate all’esperienza vissuta sono funzionalmente elaborate, registrate e successivamente immagazzinate nelle reti anamnestiche come ricordi. Un ricordo immagazzinato in modo funzionale può essere recuperato e utilizzato in modo adattivo dal soggetto.

Quindi grazie al sistema di elaborazione delle informazioni, ogni nuova esperienza viene “digerita” e riutilizzata ovvero ciò che è ritenuto utile viene mantenuto insieme alle cognizioni positive, alle emozioni e alle sensazioni corporee associate, e servirà a guidare l’individuo nelle esperienze future, mentre ciò che è inutile viene rimosso (Shapiro, 2011). Questo perché le percezioni sensoriali provenienti dal mondo esterno vengono integrate e connesse a informazioni simili già immagazzinate nelle reti mnestiche, permettendo di dare senso e significato alle esperienze successive (Solomon e Shapiro, 2008).
 

In che modo elaboro e risolvo normalmente le esperienze favorevoli e le esperienze sfavorevoli?

Attraverso tre meccanismi di rielaborazione fisiologici, in seguito ad un evento la persona lo pensa, ne parla e forse lo sogna. Quando questo succede l’evento diventa un ricordo che si connette con i ricordi di altri eventi di vita, fa parte della memoria dell’individuo e occupa il proprio posto nella narrazione complessiva della vita dell’individuo.

Le esperienze avverse quando sono elaborate diventano delle informazioni adattive attraverso le quali percepiamo e interpretiamo la realtà circostante. Da un’esperienza sfavorevole possiamo apprendere. Posso apprendere da quello che è accaduto senza necessariamente esserne intrappolato o terrorizzato.
 

Gli eventi disturbanti della vita possono essere elaborati normalmente senza terapia?

Sì, le esperienze di vita sfavorevoli sono elaborate nello stesso modo in cui sono elaborate le altre esperienze di vita. Normalmente il nostro cervello è in grado di processare le esperienze di vita avverse secondo un’ottica di autoguarigione. Questo processo di autoguarigione della nostra mente è lo stesso che il nostro corpo utilizza quando per esempio ci feriamo un dito. Normalmente quando ci feriamo il nostro corpo sa come curarsi.
 

Esempio di elaborazione adattiva di un evento sfavorevole

Immaginate di essere rimproverati dalla maestra davanti a tutta la classe per un brutto voto. In quel momento potreste pensare di essere incapaci. Cognizione negativa: Sono incapace. A seguito di questo pensiero potreste provare una forte emozione di vergogna, insieme all’emozione di vergogna potreste provare anche altre emozioni come la tristezza o la rabbia. Queste emozioni potrebbero suscitare delle sensazioni corporee sgradevoli: rossore, sudorazione, tremore.

Durante la mattina a scuola non sarebbe strano se ripensaste al rimprovero della maestra e potreste sentirvi ancora a disagio. Arrivati a casa potreste parlarne con qualcuno, potreste sognare l’accaduto la notte e ripensarci ancora la mattina seguente. Poco alla volta il disagio si attenuerà fino a scomparire.

Quando il disagio scomparirà significa che naturalmente il vostro cervello avrà elaborato l’evento che sarà immagazzinato in modo adattivo nelle reti memoniche. Quando ripenserete all’evento non sarete sopraffatti dalla cognizione negativa: “Sono incapace” né dalle emozioni e dalle sensazioni fisiche sperimentate in quel momento.

La rielaborazione dell’evento invece potrebbe insegnarvi qualcosa di utile del tipo: “La prossima volta proverò ad impegnarmi di più”, “Se studio con più attenzione sarò capace di eseguire il compito”, “Ho sbagliato, ma la prossima volta sarò capace di fare meglio”. L’evento elaborato è diventato un’esperienza di vita che non si tradurrà in una convinzione negativa e castrante.
 

Perché in alcuni casi il sistema di elaborazione innata va in blocco impedendo l’elaborazione adattiva delle informazioni?

Alcuni eventi di vita, per la precocità, l’imprevedibilità, la drammaticità, l’intensità emotiva e la ripetitività in cui si presentano, si strutturano in esperienze traumatiche perché il sistema di elaborazione dell’informazione del cervello fallisce, si blocca.

Il sistema non riesce ad elaborarle in modo adattivo perché le risposte biochimiche (adrenalina, cortisolo) elicitate dal vissuto dell’esperienza bloccano il sistema innato di elaborazione dell’informazione del cervello. Le informazioni (le emozioni, le cognizioni negative e le sensazioni fisiche) dell’esperienza traumatica vengono conseguentemente registrate e immagazzinate nelle reti mnestiche senza essere correttamente elaborate.
 

Esempio di blocco del sistema di elaborazione adattiva di un evento sfavorevole

Durante un temporale una bambina di tre anni terrorizzata chiama i genitori, ma non riceve alcuna risposta. La mancata risposta genera nella bambina una profonda angoscia e un senso di abbandono. Questo evento per l’intensità emotiva e per la precocità in cui è stato vissuto rimane immagazzinato nella memoria in modo disfunzionale. La paura, le sensazioni di solitudine e di abbandono sperimentate dalla bambina in quel momento proprio perché non correttamente elaborate, possono ripresentarsi anni dopo, ad esempio in età adulta in seguito all’abbandono del fidanzato. L’essere lasciata nel presente è un trigger che riattiva memorie traumatiche non elaborate, riattiva il ricordo della paura, delle sensazioni di solitudine e di abbandono. Per cui la rottura con il fidanzato, evento in sé non traumatico, viene interpretata e vissuta nel qui e ora come una situazione di pericolo.
 

Come funziona l’EMDR?

E’ proprio su questi ricordi non elaborati, sulle cognizioni negative apprese, sulle emozioni e sulle sensazioni corporee connesse ai ricordi che l’EMDR agisce. In questo caso specifico una volta elaborato il ricordo traumatico del temporale insieme alla paura, alla sensazione di abbandono e di solitudine sperimentata, la ragazza sarà in grado di affrontare con più facilità la rottura con il partner.

Dopo il lavoro con l’EMDR i pazienti ricordano ancora l’evento o l’esperienza, ma sentono che fa veramente parte del passato. I pazienti imparano a riconoscere gli elementi necessari e utili della loro esperienza passata, e l’evento viene ri-immagazzinato in memoria in forma adattiva, sana e non stressante.

La terapia EMDR:

  • Aiuta i pazienti a imparare dalle esperienze negative vissute
  • Desensibilizza i trigger attuali che esercitano un effetto stressante sugli individui
  • Assimila modelli nuovi per agire più appropriatamente in futuro.

 

 

Bibliografia

  • Shapiro, F (2019). EMDR. Il manuale. Principi fondamentali, protocolli e procedure. Milano: Raffaello Cortina Editore
  • Shapiro, F (2011). Manuale di EMDR e la terapia familiare. Milano: FerrariSinibaldi
  • Solomon, R. M, e Shapiro, F (2008). EMDR and the Adaptive Information Processing Model Potential Mechanisms of Change. Journal of EMDR Practice and Research, 2 (4), 315-325