Cos’è il disturbo borderline?
Il disturbo borderline è un disturbo psichiatrico che fa parte della categoria dei disturbi della personalità, i quali si caratterizzano per schemi di pensiero, comportamento e percezione rigidi e persistenti che deviano significativamente dalla norma culturale e che causano sofferenza e disagio in chi ne è affetto.
Il termine “borderline” fu introdotto per la prima volta alla fine dell’Ottocento da Hughes, che lo utilizzò per descrivere quello “stato a confine con la follia”. Oggi, il disturbo è tra i più studiati ed è classificato come patologia psichiatrica nel DMS, il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali pubblicato dall'American Psychiatric Association.
Una delle principali caratteristiche di questo disturbo è l’instabilità psicologica. Le persone affette da disturbo borderline di personalità hanno un senso del sé instabile, così come l’umore e le relazioni interpersonali.
Un altro elemento che si osserva in questo disturbo è l’impulsività. Sono tipici gli scatti di rabbia intensi e improvvisi e i comportamenti rischiosi e potenzialmente dannosi, come abuso di sostanze, autolesionismo o persino tentativi di suicidio.
Chi è affetto da disturbo borderline prova emozioni intense e volatili. La regolazione emotiva è problematica e può portare a stati mentali di vuoto e di caos, con difficoltà ad organizzare in modo coerente i propri pensieri. Inoltre, ha un’estrema intolleranza alla solitudine e paura dell’abbandono.
Per evitare l’abbandono e la solitudine, mette spesso in atto gesti autodistruttivi e comportamenti dipendenti. Tende a comportarsi da manipolatore e da vittimista e mostra gelosia ossessiva e paranoia. Per queste ragioni, le relazioni con gli altri sono molto complicate. Esistono difficoltà sociali, lavorative e scolastiche, con conseguenti grossi ostacoli nella persecuzione dei propri obiettivi personali.
Dati statistici
Il disturbo borderline di personalità è il disturbo di personalità che più frequentemente giunge all’osservazione clinica.
Ne è affetto L’1%-2,5% della popolazione generale adulta e il 15%-28% della popolazione psichiatrica totale.
Secondo quanto osservato in uno studio condotto dal NESARC, il tasso di prevalenza del disturbo borderline negli Stati Uniti sarebbe del 5.9%.
Più del 70% delle persone affette da questo disturbo sono di sesso femminile.
Cause
Le origini del disturbo borderline di personalità dipendono dall’interazione di fattori biologici, psicologici e sociali.
Le principali cause che si attribuiscono al disturbo borderline sono:
Ambiente familiare invalidante: Essere cresciuti in un contesto dove non vi è libera espressione di pensieri ed emozioni o con genitori svalutanti predispone al disturbo.
Attaccamento disorganizzato: L'attaccamento e l'interazione con i genitori giocano un ruolo cruciale nella regolazione affettiva. In particolare, è stato associato lo stile di attaccamento disorganizzato con il disturbo borderline, in quanto porta allo sviluppo di un'immagine confusa e frammentata di se stessi e delle persone care e ad una difficoltà nel capire e gestire le emozioni.
Traumi: Ancor più grave e predisponente è avere subito abusi, maltrattamenti, vissuti di abbandono o altre esperienze traumatiche, specialmente durante le prime fasi della vita.
Fattori genetico-temperamentali: Esistono dei geni che potrebbero causare anomalie nei livelli di serotonina, predisponendo così alla vulnerabilità e dis-regolazione emotiva. Sulla base di queste considerazioni, alcuni autori hanno suggerito una parziale ereditarietà del disturbo. Altri, più recentemente, hanno ipotizzato che solo alcune componenti, come l’impulsività, sono trasmissibili, ma non il disturbo stesso. Ci sono evidenze che i parenti di primo grado di chi è affetto da disturbo borderline hanno una probabilità 5 volte maggiore di sviluppare il disturbo rispetto alla popolazione generale.
Secondo alcuni autori, la disfunzione familiare è la causa primaria, mentre secondo altri questa sarebbe il risultato dell’organizzazione patologica intrinseca del paziente. In ogni caso, l’origine del disturbo può attribuirsi a una combinazione dei fattori causali, come avere vissuto un’esperienza traumatica precoce in un ambiente invalidante, avere instaurato una relazione di attaccamento fallimentare e avere ereditato una vulnerabilità biologica.
Descrizione dei sintomi e comportamenti più comuni
I sintomi del disturbo borderline di personalità vengono suddivisi in quattro aree:
Instabilità interpersonale: Le relazioni sono conflittuali e caotiche, i soggetti diventano facilmente dipendenti all’interno delle relazioni, mostrano gelosia ossessiva, passano da idealizzazione a svalutazione frequentemente e mettono in atto comportamenti manipolatori. Hanno un’estrema e costante paura dell’abbandono e non vogliono mai rimanere soli. Queste problematiche relazionali sono presenti anche con la figura del terapeuta.
Disturbi nell’immagine di sé e problematiche cognitive: Esistono dei problemi d’identità, sentimenti di vuoto e di noia cronici, dinamica del pensiero “tutto o nulla” (per esempio, “se non ti preoccupi per me, allora non valgo nulla”), iper-criticità verso sé stessi, vissuti di colpa, scarsa autostima e vergogna.
Dis-regolazione emotiva: Si osservano frequenti e repentini cambiamenti dell’umore, instabilità affettiva, difficoltà di gestione delle emozioni, scatti di rabbia, ipersensibilità anche a piccoli segnali di rifiuto, critica o disattenzione. Esiste un’incapacità a riconoscere e descrivere le proprie emozioni, nota come alessitimia. Inoltre, c’è un deficit enterocettivo, cioè una mancata percezione di segnali corporei fisiologici fondamentali per il riconoscimento delle emozioni.
Dis-regolazione comportamentale: Condotte autodistruttive, autolesionismo, guida spericolata, abuso di sostanze, sessualità promiscua, abbuffate, condotte antisociali, gesti aggressivi e altri comportamenti impulsivi vengono spesso messi in atto in risposta al rifiuto. Inoltre, esiste una difficoltà a prevedere le conseguenze negative delle proprie azioni. Il 60-70% dei pazienti mettono in atto comportamenti autolesionisti e abuso di sostanze nel tentativo di regolare le intense emozioni negative, i sensi di vuoto e gli sbalzi d’umore.
Il rischio suicidario è alto, superiore di 50 volte rispetto alla popolazione generale.
Purtroppo, l’8-10% dei soggetti con disturbo borderline della personalità si suicida. Nella maggior parte delle persone i sintomi, incluso il rischio suicidario, sono maggiori durante l’adolescenza e tendono a diminuire con il tempo.
Le persone affette da disturbo borderline mostrano ciò che si definisce auto-boicottaggio: tendono a sabotare loro stesse nel momento in cui l’obiettivo è vicino (per esempio, ritirarsi da scuola pochi mesi prima del diploma o lasciare il partner prima del matrimonio). Questo le porta a sentirsi inadeguate, fragili e vuote.
In situazioni simili o in altre situazioni di stress, possono mostrare risposte dissociative (sensazione di non sentirsi reali e distacco da mente e corpo) e sintomi psicotici (per esempio allucinazioni e paranoia).
Conseguenze
Le persone con disturbo borderline di personalità trovano ostacoli relativi a pressoché ogni ambito della vita.
L’area maggiormente compromessa è quella delle relazioni sentimentali. Chi è partner di una persona affetta da disturbo borderline vive moltissime pressioni, tra richieste di dimostrazioni di amore inesauribili e scoppi di gelosia ossessiva.
Oscillando repentinamente da un’opinione all’altra, le questioni riguardanti la progettualità a lungo termine e gli obiettivi di vita rappresentano grandi sfide, con conseguenze negative sul piano lavorativo, sociale e familiare.
Inoltre, il disturbo borderline di personalità è associato a una serie di problemi di salute fisica, tra cui la sindrome del colon irritabile, la fibromialgia e l’obesità.
Considerando i comportamenti rischiosi, i tentativi di suicidio e i problemi di salute fisica, è stato stimato che l’aspettativa di vita di chi soffre di disturbo borderline sia di circa 18 anni in meno rispetto alla popolazione generale.
Studi sul disturbo della personalità borderline
Un interessante studio ha valutato l’empatia in individui con disturbo borderline. Sorprendentemente, nelle persone con disturbo borderline si è osservata una maggiore capacità nella componente affettiva dell’empatia, cioè nello sperimentare le emozioni degli altri.
Tuttavia, la componente cognitiva dell’empatia, relativa alla capacità di capire razionalmente le emozioni degli altri, era meno funzionante. Questi risultati sono importanti in quanto potrebbero spiegare l’emotività alterata e la reattività che si osservano nelle persone affette da disturbo borderline.
Studiando il cervello borderline, si è osservata la presenza di un network neuronale disfunzionale nelle aree limbiche e frontali, responsabili della regolazione emotiva.
In una ricerca sulla risposta cerebrale alle espressioni facciali delle altre persone, è emerso che questi pazienti non riescono a riconoscere le espressioni facciali neutre ma attivano maggiormente le aree cerebrali per riconoscere espressioni di rabbia e disgusto. Questo potrebbe spiegare le reazioni impulsive e le risposte di rabbia.
Diagnosi
La diagnosi di disturbo borderline della personalità viene formulata sulla di specifici criteri del DMS. Devono essere presenti almeno 5 dei seguenti elementi:
Disperati tentativi di evitare l’abbandono immaginario o reale
Relazioni interpersonali instabili e intense, caratterizzate dall’alternanza degli estremi di idealizzazione e svalutazione
Marcata o persistente instabilità nell’immagine di sé o senso di sé
Impulsività potenzialmente dannosa in almeno 2 ambiti (per esempio guida spericolata e abbuffate)
Ricorrenti gesti autolesivi o minacce suicidarie
Instabilità affettiva dovuta ad una marcata reattività dell’umore
Cronica sensazione di vuoto
Rabbia inappropriata, intensa o incontrollabile
Transitorie ideazioni paranoidi o sintomi dissociativi.
Per la diagnosi, questi sintomi devono aver avuto inizio entro la prima età adulta ed essere associati a una compromissione del funzionamento.
C’è un dibattito riguardo alla diagnosi del disturbo borderline nell'infanzia e nell'adolescenza. Si tratta di una questione controversa poiché la personalità dei giovani è per natura instabile e in continua evoluzione ed è difficile stabilire dei criteri diagnostici per questa fascia d’età. Secondo alcuni autori, quando i sintomi appaiono nei più giovani, bisognerebbe considerarlo un disturbo diverso.
Un punto importante nel processo diagnostico è escludere disturbi che hanno sintomi simili e valutare l’eventuale presenza di altri disturbi che spesso coesistono insieme al disturbo bipolare, in particolare:
Depressione
Ansia
Dipendenza da sostanze
Disturbo da stress post-traumatico
Disturbi del comportamento alimentare
Disturbo di personalità istrionico
Disturbo narcisistico di personalità.
Cura e trattamento
Il trattamento del disturbo borderline di personalità si compone di psicoterapia individuale e in alcuni casi farmacoterapia (per esempio, stabilizzatori dell’umore), tenendo in conto di eventuali disturbi psichiatrici coesistenti. Questa combinazione è efficace nel ridurre i comportamenti suicidari e migliorare le capacità funzionali.
Ecco gli approcci considerati tra i più efficaci:
Terapia dialettico-comportamentale (DBT): È un trattamento ad orientamento cognitivo-comportamentale che prevede sessioni individuali, di gruppo e telefoniche. Vengono insegnate pratiche di mindfulness orientate all’accettazione e si allenano specifiche abilità (come quella di regolazione emotiva). Gli studi hanno mostrato che è molto efficace nell’apprendimento di abilità sociali, nel riconoscimento delle emozioni e nella riduzione di gesti autolesivi e abuso di sostanze.
Schema-focused therapy (SFT): È un approccio integrato che ha l’obiettivo di rendere la persona consapevole dei propri schemi disadattivi permanenti relativi a pensieri, sentimenti, comportamenti e gestione delle situazioni, per poi trovare delle strategie funzionali con cui sostituirli. Alcuni studi sulla SFT insieme all’ipnosi hanno mostrato che più del 70% dei pazienti trattati hanno sperimentato miglioramenti dei sintomi a lungo termine e il 52% era guarito dal disturbo.
Trattamento basato sulla mentalizzazione (MBT): È un trattamento volto all’incremento della capacità di stare fuori dai propri stati d’animo e osservare accuratamente le emozioni proprie ed altrui. Si è dimostrato efficace nella riduzione dei sintomi e dei ricoveri ospedalieri.
Systems training for emotional predictability and problem solving (STEPPS): È un trattamento che prevede sessioni di gruppo per 20 settimane, che hanno come obiettivo l’apprendimento della gestione emotiva e il miglioramento comportamentale.
Psicoterapia incentrata sul transfert (TFT): Particolarmente incentrata sull’interazione tra il soggetto e il terapeuta, ha l’obiettivo di aiutare la persona a sviluppare un senso di sé e degli altri più stabile e realistico e a relazionarsi con gli altri in modo più sano.
Esistono molti alti approcci che possono essere integrati a quelli precedenti, come la gestione psichiatrica generale, la psicoterapia di supporto e il ricovero ospedaliero.
Gli studi hanno dimostrato che le tecniche disponibili sono efficaci e che, nella maggior parte dei casi, grazie al trattamento i sintomi si riducono sensibilmente.
Le linee guida internazionali indicano la necessità di un approccio integrato che coinvolga anche il contesto in cui vive il paziente. Per questo, il coinvolgimento dei familiari è essenziale.
Si considera che la famiglia svolga addirittura un ruolo di “co-terapeuta”. Altrettanta importanza assumono le associazioni, che supportano i soggetti affetti da disturbo borderline e i loro familiari.
IN SINTESI
Cos'è il disturbo borderline di personalità?
È un disturbo caratterizzato da instabilità emotiva, relazioni turbolente e comportamenti impulsivi.Quali sono i sintomi principali?
Paura dell'abbandono, sbalzi d'umore, rabbia intensa e difficoltà nelle relazioni interpersonali.Come si può trattare il disturbo borderline?
Il trattamento include terapia dialettico-comportamentale (DBT), psicoterapia e, in alcuni casi, farmaci.Quali sono le cause del disturbo?
Traumi infantili, fattori genetici e disfunzioni neurobiologiche possono contribuire al suo sviluppo.
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