Il cyberbullismo: un rischio della Rete

I giovani e il rischio delle persecuzioni online

Pubblicato il   / Psicologia e dintorni
Il cyberbullismo: un rischio della Rete

Per i giovani, nati e cresciuti con la Rete è più difficile scindere l’uso consapevole e l’uso invece distorto e pericoloso di Internet: per loro questo confine è spesso labile.

Un’ampia ricerca del 2010 condotta nell’Unione Europea individua tre tipologie di rischio nell’era digitale .

La prima categoria di rischi riguarda i contenuti del Web e quindi l’esposizione dei giovani anche a quelli illegali, pericolosi o offensivi. È alta la possibilità di entrare in contatto con contenuti inappropriati come i siti pornografici e pedopornografici. Questo tipo di immagini si possono trovare anche nel mondo offline, ma sicuramente il giovane ha più difficoltà a rintracciare certi contenuti, azione che diventa molto più facile e immediata sul Web.

La seconda categoria di rischi riguarda i contatti: cioè si possono iniziare amicizie con persone sconosciute che a volte si trasformano in molestie di vario tipo. In questa categoria rientrano i fenomeni di cyberbullismo e cyberstalking, cioè tutte quelle azioni persecutorie online.

L’ultima categoria riguarda la condotta tenuta dai giovani online: gioco d’azzardo, pirateria, download illegale e la tendenza a comunicare le proprie informazioni personali.

Il comportamento più utilizzato dai ragazzi è la diffusione di immagini personali e lo fanno con disinvoltura anche a sconosciuti. Purtroppo la maggioranza dei ragazzi non percepisce alcun problema nello scambio di immagini, convinzione illusoria di poter esercitare un controllo sulle informazioni pubblicate in Rete, controllo che invece spesso non è possibile esercitare.

Le persecuzioni online: un rischio in continuo aumento

Il fenomeno delle persecuzioni online assumerà nei prossimi anni dimensioni sempre più ampie: quello che fino ad oggi colpisce in misura maggiore la fascia adulta della popolazione si sta sempre più diffondendo nel mondo giovanile con conseguenze anche maggiori rispetto agli adulti. Difatti è in costante aumento il numero di segnalazioni di minorenni che compiono prevaricazioni e molestie nei confronti dei loro coetanei.

Nel mondo degli adolescenti la prevaricazione prende forma principalmente attraverso i mezzi mediatici come l’ e-mail, le chat, i blog, i cellulari o qualsiasi altra modalità del tutto immateriale, ma che risulta normale nel mondo giovanile. In Italia, secondo alcune ricerche, il 24% dei giovani subisce prevaricazioni, offese o prepotenze.

La letteratura recente descrive le persecuzioni on-line tra i giovani con termini come: cyber molestie, cyberbullismo, cyberstalking.

Nessuno di questi termini ha raggiunto una definizione universalmente accettabile e ci sono molti aspetti in sovrapposizione tra loro.

Nel mondo giovanile, infatti, si tende ad utilizzare il termine cyberbullismo per racchiudere tutte le prepotenze perpetrate tramite uno strumento informatico tra giovani.

Il termine “cyberbullismo” è stato coniato dall’educatore canadese Bill Belsey (2004) secondo cui «il cyberbullismo implica l’uso di informazioni e comunicazioni tecnologiche a sostegno di un comportamento intenzionalmente ripetitivo ed ostile di un individuo o un gruppo di individui che intende danneggiare uno o più soggetti».

Le condotte messe in atto nel cyberbullismo sono per certi versi simili a quelle del bullismo tradizionale: molestie, insulti, offese e diffamazione. Altri comportamenti sono più tipici del cyberbullismo come:

  • messaggi violenti o volgari con lo scopo di creare dei conflitti all’interno di gruppi o forum;
  • pubblicare informazioni o immagini private della vittima senza il suo consenso, questo può essere fatto anche con la sostituzione di personalità: il bullo si sostituisce alla vittima e con il nome di quest’ultima pubblica immagini, video e informazioni;
  • indurre a rivelare informazioni personali e confidenze per poi diffonderle nel Web
  • perseguitare tramite Internet o cellulare;
  • escludere da gruppi online il soggetto vittima della violenza per rendere difficile la sua vita sociale;
  • filmare una prepotenza o un comportamento intimo della vittima per poi pubblicarlo sul Web.

Tutte queste aggressioni attuate nel bullismo elettronico vengono veicolate da una molteplicità di strumenti tecnologici: sms, mms, video, fotografie, sociali network, chat, blog, forum.

Per molti anni il bullismo elettronico è stato considerato l’evoluzione tecnologica di quello tradizionale, considerando identiche anche le caratteristiche. Nelle varie ricerche effettuate però si è notato come il cyberbullismo sia più pericoloso del bullismo tradizionale per la presenza di due elementi: l’anonimato e la diffusione pubblica di immagini.

L'anonimato, e quindi la difficoltà di identificazione del possibile aggressore, permette al cyberbullo di adottare comportamenti ostili ed aggressivi con maggiore facilità e minor paura di essere scoperto.

La diffusione pubblica delle informazioni nel bullismo tradizionale è privata o comunque ristretta di un piccolo gruppo di persone legate al bullo. Inserire informazioni sul web significa amplificare il pubblico cioè chiunque può venire a contatto con il materiale pubblicato indipendentemente dal fatto che conosca o meno colui che l'ha inserito.

Le conseguenze del cyberbullismo sono considerate più pericolose rispetto a quelle del bullismo tradizionale a causa della ripetitività degli attacchi che possono avvenire 24 ore su 24, sette giorni su sette, e soprattutto possono rimanere sul Web a lungo termine.

Le conseguenze reali della vittima di cyberbullismo sono: gravi effetti sull’autostima, sulle capacità socio affettive, sul senso di autoefficacia, sull’identità personale. La vittima nel periodo della violenza ha un rendimento scolastico che tende a decrescere sempre di più. A livello psicologico la vittima soffre di ansia, depressione e, nei casi più estremi, idee suicidarie.

Il cyberbullismo è un fenomeno giunto alle orecchie della popolazione soprattutto associato ad un altro termine: quello di suicidio. Sono diversi i casi di cyberbullismo che terminano con esiti tragici come il suicidio delle vittime. Ciò che porta i ragazzi a mettere in atto azioni suicidarie è soprattutto la diffusione di immagini e di video nel Web.

Il rapporto tra cyberbullismo e suicidio è ancora poco studiato, ma non si può negare che i giovani vittime di cyberbullismo pensano al suicidio più frequentemente rispetto ai loro coetanei.

Infatti, nonostante la scarsa ricerca a riguardo, i ricercatori sembrano in accordo sul fatto che è di estrema importanza proteggere i bambini e gli adolescenti da questi episodi.