Come aiutare il primogenito a "sopravvivere" all'arrivo dell'"intruso"!

Il primogenito e l'arrivo del fratellino

Pubblicato il   / Genitori e figli
nascita fratellino

Il fratellino maggiore e il neonato

I genitori amano il loro primo bambino e aspettano con ansia l’arrivo del secondo e spesso si dispiacciono e/o si irritano se il primogenito sente rancore e gelosia. Per quanto naturale, pretendere che il bambino (se soprattutto ha un’età che va dai due ai cinque anni) aspetti con ansia ed entusiasmo il fratellino, non servirà a convincerlo. Se onestamente si ammette con se stessi il fatto che gli chiediamo di essere ‘soppiantato’ e che, comunque ci comportiamo, il bambino ne soffrirà, si affronterà meglio il problema. Infatti quando si ama qualcuno con un amore totalizzante (come il bambino ci ama), si desidera un amore esclusivo. Il fatto che il genitore possa sentire il desiderio per qualcun altro, può provocare un senso di esclusione e gelosia. Per capire meglio come la vive il bambino immaginiamo , ad esempio, per gioco, che nostro marito torni a casa e ci dice che ha intenzione di prendere una seconda moglie, oltre a noi, e immaginiamo che ci dica le stesse frasi che usiamo per comunicare al nostro primogenito l’arrivo del fratellino:

Il genitore al bambino: “Tesoro, avremo un altro bambino perché pensiamo che sarà bello per te avere un fratellino o una sorellina con cui giocare”.

Il marito alla moglie: “Tesoro, intendo prendere un’altra moglie perché penso che sarebbe bello per te avere una compagnia e un aiuto per i lavori di casa”.

Il genitore al bambino: “Siamo così contenti di te che moriamo dalla voglia di avere un altro meraviglioso bambino o bambina!”.

Il marito alla moglie: “Sono così contento di te che muoio dalla voglia di avere un’altra moglie meravigliosa come te!”.

Il genitore al bambino: “Sarà il nostro bambino, apparterrà a tutti e tre e lo cureremo tutti insieme!”.

Il marito alla moglie: “Sarà la nostra moglie. Apparterrà a tutti noi e la cureremo tutti insieme!”.

Il genitore al bambino: “Ora ho bisogno del mio bambino/a grande per curare il nuovo piccolino”.

Il marito alla moglie: “Ora ho bisogno della mia vecchia, fidata moglie per stare dietro a quella nuova”

Il genitore al bambino: “Naturalmente ti amerò sempre tantissimo; ci ameremo tutti l’un l’altro”.

Il marito alla moglie: “Naturalmente ti amerò sempre tantissimo; ci ameremo tutti l’un l’altro”.

Con questi buffi esempi, abbiamo capito come si può sentire il nostro primo figlio alle nostre ‘rassicuranti ed entusiastiche’ frasi sull’arrivo del fratellino. E allora che si fa?

Di seguito alcuni suggerimenti:

  1. Non dirgli subito della gravidanza. Si possono utilizzare i primi mesi della gestazione per parlargli in termini generali delle famiglie; ricordargli i fratelli e le sorelle dei suoi amici e trovare un bambino molto piccolo di cui parlare. Lo scopo è di far accettare al bambino l’idea che la maggior parte delle famiglie hanno più di un figlio e che quindi può essere un fatto normale e non una punizione destinata a lui.
  2. E’ bene che siano i genitori a dirglielo e non qualcun altro che anticipi la notizia
  3. Dirgli dove si trova il bambino e farglielo sentire quando si muove. E’ bene cercare di rendere reale la presenza del nascituro, discutendo insieme del sesso che avrà e dei nomi da poter scegliere, ma non dirgli di un fratellino o una sorellina con cui potrà giocare perché dovrà avere la pazienza di aspettare di vederlo crescere un pochino. Invece è bene che sappia com’è un neonato: bisognoso di tutto e che piangerà e sporcherà i pannolini. Raccontiamogli che anche lui era così, facciamogli vedere le sue foto, raccontiamo aneddoti buffi di quando era piccolo, come la volta che ha fatto la pipì addosso al dottore o che ha vomitato in un negozio. Lo scopo è quello che il bambino possa percepire un atteggiamento di tollerante e divertita superiorità verso il fratellino.
  4. Fare il possibile affinché le abitudini e il tran tran della sua vita scorri tranquillamente. Se il bambino va alla scuola materna è bene che continui ad andarci anche quando è nato il bambino e comunque abbia una rete di amici con cui gioca volentieri. Ha bisogno di persone e giochi che lo distraggano dal pensiero della mamma e del fratellino e luoghi e modi in cui rifugiarsi per mostrare come lui è diverso dal neonato.
  5. Se al momento del parto dovrà passare due giorni con la nonna, è bene che ci passi già prima del momento cruciale un paio di notti e che vengano vissute come un divertimento. Se invece è il padre che se ne prenderà cura, è bene che conosca i gusti del bambino: le piccole abitudini assumono una grande importanza quando c’è qualcosa o un momento che lo turba . Se è stata quasi sempre la mamma a occuparsi del bambino, è bene che gradualmente inizi ad inserirsi anche il padre.
  6. Circa due settimane prima della data prevista per il parto, dire al bambino che quando la mamma andrà in ospedale per far nascere il bambino, la nonna o il papà si prenderanno cura di lui finché la mamma non torna.
  7. Quando cominciano le doglie è fondamentale salutarlo anche se dobbiamo svegliarlo: è meglio che rimanga un po’ scombussolato piuttosto che svegliarsi una mattina per scoprire che la mamma è andata via.
  8. E’ bene che il bambino venga, dopo che il fratellino è nato, a trovarvi, ma a condizione che la ripresa dal parto sia senza complicazioni: il bambino ci vuole vedere come siamo normalmente. Se abbiamo delle cannule o dei dolori particolari, è meglio aspettare che siamo un pochino più in forma.
  9. Quando si torna a casa, il bambino può essere curioso del fratellino, ma vuole noi. Deve accettare la presenza del bambino e le cure da dedicargli, ma non bisogna farglielo pesare con frasi tipo “Porta pazienza, lui è così piccolino”. Dedichiamogli del tempo, lasciando per un po’ il neonato a qualcun altro. Durante i primi giorni, ci sono alcune precauzioni che è utile adottare affinché gli sia più facile accettare la nuova situazione causata dal piccolo ‘intruso’:
  10. Per i primi due-tre giorni è meglio evitare di allattare il bambino davanti a lui; se anche le affascinanti proposte volte ad allontanarlo vengono rifiutate dal bambino, facciamogli vedere come si nutre il neonato, spiegandogli che anche lui faceva così quando era piccolo. Può darsi che chieda di assaggiare il latte. Se l’idea infastidisce, non bisogna farlo, ma non bisogna mostrarsi turbate. Si può comunque fargliene assaggiare una goccia sul dito.
  11. Comportiamoci, per quanto possibile, come facevamo prima. Quando non possiamo, non diamo troppo spesso la colpa al nuovo bambino. Se invece è evidente che il motivo è lui, parliamone apertamente ed esprimiamo chiaramente ciò che il bambino probabilmente sta provando e pensando: “Mi spiace ma prima devo allattare (nome del neonato), lo so che la cosa non ti piace, ma i bambini piccoli non sanno aspettare come i grandi; quindi devo farlo ora. Poi lui dormirà dopo la poppata e tu e io potremo giocare insieme”.
  12. Accettiamo le offerte di aiuto da parte del bambino, ma non insistiamo a dire “tu sei il mio bambino grande”. Può darsi che non si senta affatto grande e che, anzi, è proprio il suo essere grande che provoca tutti questi problemi: se fosse piccolo avrebbe tutta la nostra attenzione come quel neonato prepotente! Aiutarci per ottenere la nostra approvazione è per lui l’estrema risorsa.
  13. Diamogli la possibilità di comportarsi in modo regredito per un po’ e aiutiamolo a capire che non deve essere “grande” per avere la nostra approvazione, che lo amiamo tantissimo comunque, a prescindere. Impariamo ad accogliere il bisogno di avere delle attenzioni “infantili” come quella di fare il bagno nella vaschetta del neonato e dargli un po’ del suo olio per il corpo. Può sembrarci assurdo, ma dal punto di vista del bambino non lo è affatto. E’ importante che lui comprenda gradualmente che anche se il piccolo ha un sacco di cose che normalmente lui non ha, in realtà, non vi è nulla che anche lui non possa avere, e che se non glielo offriamo è perché è cresciuto e non ne ha più bisogno. Lo scopo è arrivare a far in modo che il bambino possa pensare che anche lui può avere il biberon di latte, ma che è abbastanza grande per bere un succo alla pesca che è molto più gustoso del latte del neonato, per non parlare poi della cioccolata e pizza rossa!
  14. Concediamogli dei piccoli privilegi pratici derivanti dall’essere “il più grande” che pareggino gli svantaggi. Qualche piccola e nuova concessione in più: ad esempio, andare a letto un pochino più tardi, qualche spicciolo in tasca, la passeggiata in bici con il papà il sabato mattina. Il padre che collabora attivamente, può rappresentare l’elemento equilibratore tra le esigenze dei bambini: è un’occasione per cementare maggiormente il rapporto con il primogenito, oltre che essere un valido sostegno nella cura del neonato.
  15. Facciamo in modo che non si senta in colpa per i naturali sentimenti di gelosia che prova. Non chiediamogli di amare il bambino: non ce la fa (ricordiamoci l’esempio della “nuova moglie”!). Se glielo chiediamo, si sentirà in colpa e penserà di essere cattivo e avrà paura di perdere il nostro amore per questo. Ammettiamo e diciamoglielo che il piccolo adesso è un vero fastidio per lui, ma assicuriamogli che un giorno potranno essere amici e compagni. Diciamogli che è comprensibile che possa far fatica ad accettarlo, che i suoi sentimenti sono comprensibili; tuttavia anche se può detestare il bambino, non gli può fare male.( libertà totale nei sentimenti, ma regolazione nei comportamenti, cioè è importante che il bambino capisca che come genitori siamo in grado di accogliere ogni emozione e sentimento che prova, ma che i comportamenti non devono danneggiare nessuno).
  16. Facciamo comunque attenzione a che il bambino non faccia male al neonato. Si sentirà colpevole, per quanto possiamo essere comprensivi o per quanto possiamo sperare di credere che sia stato un incidente. Quindi evitiamo che accada. Sorvegliamolo, senza mostrare apprensione, quando si avvicina al fratellino e non lasciamo la carrozzina mentre lui fa dei giochi di movimento per evitare quegli incidenti spesso falsamente involontari, come una palla gettata nella carrozzina.
  17. Facciamo in modo che il bambino pensi che il fratellino gli voglia bene. Per tutti noi è più facile amare chi ci ama; per il bambino sarà più facile voler bene al fratellino se gli slanci d’affetto sembrano provenire da lui. Fortunatamente questa tendenza umana è innata. Il neonato gli stringerà forte il ditino; poi gli sorriderà quando gli si avvicina e gli parla. Quando questo avviene, è bene sottolinearlo agli altri: “E’ l’unico a cui (nome del neonato) sorride, si vede che gli è simpatico”, “Quando gli prende il ditino, non glielo vuole più lasciare!”. Con un po’ di pazienza (e di provvidenza), di amorose attenzioni da parte di entrambi i genitori, dopo due-tre mesi il bambino potrà assumere un atteggiamento di divertita protezione nei confronti del fratellino. Cerchiamo di fargli raggiungere questo stadio, prima che il fratellino cominci a muoversi perché finché è nella culla è “solo” un fastidio emotivo, ma quando comincerà a gattonare o a camminare tra i suoi giocattoli e a strapparglieli di mano, allora sarà più faticoso. Se il più grande sarà in grado di dire “Ma quanto è sciocco” o “Cerca di imitarmi” il rapporto è salvo; altrimenti ci vorrà ancora tanta pazienza!
  18. E’ importante che non ci siano confronti svalutativi su nessuno dei due bambini. Non è bene “parlare male” del piccolo, per gratificare il maggiore né pretendere che il più grande sia quello sempre ragionevole e accomodante perché appunto è il fratello maggiore!

Questo impegno supplementare da parte dei genitori, già scombussolati per l’arrivo del nuovo bambino, può sembrare uno sforzo in più, ma che vale certamente la fatica per poter creare un nuovo adattamento familiare che sia il più possibile sereno. L’essere in grado, da parte dei genitori, di acquisire la capacità di usare le proprie risorse di empatia e flessibilità per superare i momenti d’impasse, crea una maggiore fiducia in sé e nelle proprie competenze educative con una maggiore gratificazione nell’essere madre e padre.

Bibliografia:

  • P. Leach “Come allevare il bambino dalla nascita ai 6 anni” A. Mondadori