Dislessia... che fare?

Dislessia e Disturbi Specifici dell'Apprendimento... quali possibilità dopo la diagnosi?

Pubblicato il   / Genitori e figli
Dislessia... che fare?
DSA: oltre la diagnosi

Oggigiorno sempre più spesso sentiamo parlare di dislessia e disturbi dell’apprendimento in genere. Se da un lato tutto ciò permette di sensibilizzare le scuole e l’opinione pubblica su una realtà piuttosto diffusa, ma fino a qualche decennio fa poco conosciuta, dall’altro rischia di creare confusione e ambiguità sulle specifiche caratteristiche di questi disturbi, senza perciò essere realmente di aiuto a chi li vive in prima persona o indirettamente.

Innanzitutto è assolutamente necessario sottolineare che i disturbi specifici dell’apprendimento niente hanno a che vedere con la poca voglia di applicarsi nello studio. Purtroppo la verità è che se gli studenti non vengono messi nella condizione di poter apprendere, allora è probabile che tutto ciò vada ad inficiare sul loro livello di autostima in ambito scolastico (e non solo) e di conseguenza li scoraggi nello studio, rendendo la loro vita scolastica carica di ansia e stress. Nessuno di noi apprenderebbe serenamente in queste condizioni.

Altro fattore importante da evidenziare è che i disturbi specifici dell’apprendimento non sono indice di uno scarso livello intellettivo… tutt’altro: da un punto di vista diagnostico sarà proprio la presenza di un livello intellettivo nella norma, associata a specifiche difficoltà ad esempio nei processi di lettura, scrittura o calcolo, a indicare la possibile presenza di un disturbo specifico dell’apprendimento.

E’ quindi fondamentale, nel caso in cui le insegnanti e/o i genitori rilevino negli alunni o nei propri figli delle difficoltà negli apprendimenti, mettersi in contatto con uno specialista (psicologo o neuropsichiatra infantile) che possa provvedere ad una valutazione attenta ed accurata della situazione ed eventualmente diagnosticare la presenza di un DSA.

E una volta ricevuta la diagnosi che succede?

La certificazione di un Disturbo Specifico dell’Apprendimento, in base alla Legge 170/2010, una volta presentata all’Istituto Scolastico, darà la possibilità, attraverso il Piano Didattico Personalizzato, di stabilire le modalità più opportune per favorire il processo di apprendimento dell’alunno, specificando le misure dispensative (ad es. programmazione delle interrogazioni e verifiche orali) e gli strumenti compensativi (ad es. uso della calcolatrice, del computer, etc.) più adeguati.

Qualora fosse opportuno, è possibile accedere anche a dei percorsi riabilitativi (di carattere logopedico o neuropsicologico) per potenziare o sviluppare alcuni specifici processi legati all’apprendimento (ad es. lettura, memoria a breve termine, attenzione, etc).

C’è però anche un'altra dimensione che spesso viene trascurata e che invece può essere di grande aiuto e sostegno per gli studenti con un disturbo specifico dell’apprendimento, ossia quella dell’apprendimento di un metodo di studio efficace, che tenga conto delle specifiche caratteristiche della persona. Non è affatto detto che il metodo di studio adottato da uno studente sia efficace anche per il compagno, così come non è detto che sia semplice e automatico riuscire a trovare quello che meglio si addice alle proprie caratteristiche ed esigenze.

Spesso inoltre lo studio è accompagnato da disorganizzazione e disattenzione, elementi che certamente non sono di aiuto nell’apprendimento. A volte ad esempio non è presente una capacità di organizzarsi in modo autonomo nello studio, il materiale scolastico viene continuamente perso o dimenticato, lo studio avviene in condizioni non ottimali (tv accesa, cellulare a portata di mano, confusione sulla scrivania, …). Su questi aspetti è invece assolutamente possibile (e auspicabile) intervenire, per apprendere strategie di studio più efficaci e adeguate, ma soprattutto specifiche per la singola persona.