La percezione sociale: come riusciamo a comprendere gli altri

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Percezione Sociale


Gli assiomi della COMUNICAZIONE:

  1. NON SI PUO' NON COMUNICARE
  2. Ogni comunicazione ha contenuto e relazione
  3. La natura di una relazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze di comunicazione
  4. Gli esseri umani comunicano sia con il modulo analogico che con il modulo numerico
  5. In ogni comunicazione la relazione tra le parti può essere simmetrica o asimmetrica

La dote più caratteristica della specie umana è il LINGUAGGIO, ma non tutto si riduce a ciò che gli altri dicono.

Anche una semplice frase come “IO NON LA CONOSCO” può essere recitata in una grande varietà di modi, che vanno dall’arrabbiato al sarcastico.

Se proviamo a risaltare l’accento su “IO” noteremo che le parole restano immutate ma il messaggio cambia completamente.

Da questo semplice esempio comprendiamo che esiste un’altra fonte di informazioni sulle persone alle parole che dicono, ed è la COMUNICAZIONE NON VERBALE (espressioni del volto, movimento del corpo, tono della voce, gesti, posizioni, uso del tatto e dello sguardo).

Secondo Argyle gli usi fondamentale del comportamento non verbale sono:

  • ESPRIMERE EMOZIONI (Se stringi gli occhi, aggrotti le sopracciglia, guardi fisso, serri la bocca potrebbe significare che sei arrabbiato)
  • COMUNICARE ATTEGGIAMENTI (sorridi e rivolgi spesso lo sguardo a chi ti piace)
  • COMUNICARE I PROPRI TRATTI DI PERSONALITA’ (abbassiamo la voce e volgiamo lo sguardo altrove per segnalare alla persona con cui stiamo parlando che abbiamo finito).

In aggiunta Ekman osservò che alcuni indizi non verbali ripetono o completano il messaggio verbale (ad esempio quando sorridiamo per congratularci con qualcuno), mentre altre contraddicono le parole pronunciate (“Sono COSI’ felice per te”).
 

ESPRIMERE LE EMOZIONI CON IL VISO

La tradizione di ricerca su questo aspetto inizia con Charles Darwin, che riteneva le forme non verbali della comunicazione proprie della specie e non della cultura.

La tesi darwiniana afferma che le principali forme di espressione delle emozioni sono sei: RABBIA, FELICITA’, SORPRESA, PAURA, DISGUSTO E TRISTEZZA.

Le regole di espressione emotiva (quando e in quale contesto vadano mostrate talune emozioni) sono proprie di ciascuna cultura. Le norme culturali americane, ad esempio, scoraggiano gli uomini a manifestare dolore o a piangere, mentre lo permettono alle donne. In Giappone le donne non devono fare ampi sorrisi, che pertanto nascondo con le mani, mentre alle donne occidentali è concesso.
 

DIFFERENZE DI GENERE NELLA COMUNICAZIONE NON VERBALE

Il sesso maschile e quello femminile mostrano differenze nella capacità di comprendere la comunicazione non verbale? Quale dei due riesce meglio a decodificare gli indizi non verbali?

Il risultato a cui puntano numerose ricerche è che le DONNE sono migliori in entrambi i compiti.

Anche a questa regole c’è tuttavia un’eccezione. Sebbene le donne riescano a decifrare gli indizi non verbali meglio degli uomini quando il soggetto dice la verità, perdono tale superiorità non appena questi comincia a mentire. Le donne tendono a prendere alla lettera le comunicazioni ingannevoli e credono alle menzogne con maggiore probabilità rispetto agli uomini, i quali raccolgono gli indizi non verbali e correttamente ne desumono che l’individuo sta mentendo.

Perché le donne, che sono in generale più abili nel decodificare smarriscono questa superiorità quando sono alle prese con delle comunicazioni ingannevoli?

L’ipotesi è che le donne sviluppano corredi differenti di abilità e di atteggiamenti, che si fondano sul loro ruolo familiare e lavorativo: dagli studi emerge che la donna tende ad accantonare la menzogna e gli indizi non verbali della bugia, per mostrare gentilezza verso chi parla. Per le donne è più importante apprendere doti come la sensibilità e la capacità di comunicare, essere gentili e accomodanti che non scoprire le menzogne e gli indizi non verbali di una bugia.
 

LA TEORIA IMPLICITA DELLA PERSONALITA’: COME SI RIEMPIONO GLI SPAZI VUOTI

Se sappiamo che una persona è gentile, per determinare gli altri suoi tratti ricorriamo ad un fondamentale tipo di schema chiamato TEORIA IMPLICITA DI PERSONALITA’. Questa teoria fa sì che le nostre idee si accordino fra loro: “Se quella persona è gentile, la nostra teoria implicita della personalità ci suggerisce che sarà anche generosa, se al contrario è tirchia, penseremo che è arida nei sentimenti ed irritabile”.

La teoria implicita di personalità funge da economizzatore di risorse cognitive, si sviluppa lungo l’arco di tempo, in base alle nostre esperienze e alla cultura di appartenenza (Es. come risulta essere un artista? Creativo, eccentrico, anticonvenzionale, fuori dagli schemi mentali e dalle regole?).

Non sempre però è così facile applicare una teoria o un tratto a chi incontriamo. Il comportamento delle persone può risultare ambiguo e rendere difficile l’accertare di che genere di individui si tratti. Se qualcuno si siede vicino a noi sull’autobus e comincia a comportarsi in maniera strana, borbottando fra sé e sé e fissando gli altri, ci troveremo alle prese con diverse teorie implicite della personalità che possono spiegarne il comportamento e al cui interno dovremmo operare una scelta.

Se un’amica ci saluta con trasporto, unendovi indizi non verbali denotanti entusiasmo, potrebbe comportarsi così solo per gentilezza, mentre magari ci nasconde la sua insofferenza mentendo esteriormente.

In realtà anche se il comportamento non verbale a volte sembra interpretabile con facilità, non cancella l’ambiguità sostanziale sul vero significato del comportamento degli altri.

Quando cerchiamo di decidere perché le persone si comportano in un dato modo, possiamo compiere un’attribuzione interna (disposizionale) o un’attribuzione esterna (situazionale). Possiamo decidere che la causa del comportamento di un padre da noi osservato mentre sgrida il figlio, ad esempio, sia qualcosa legata alla sua personalità al suo carattere (attribuzione interna) o alla situazione: magari il figlio ha attraversato la strada senza guardare (attribuzione esterna).

La nostra impressione su fatti e persone CAMBIA CONSIDEREVOLMENTE a seconda del tipo di attribuzione che compiamo. Se essa è interna, ne dedurremo un’impressione negativa, mentre se essa è esterna, molto probabilmente ne avremmo un’impressione positiva ( In fondo, la maggior parte dei genitori avrebbe fatto la stessa cosa al suo posto).
 

LA TEORIA DELL’INFERENZA CORRISPONDENTE: DAGLI ATTI ALLE DISPOSIZIONI

Karen, ha appena accettato un lavoro in un’agenzia pubblicitaria di New York.

Ci possiamo domandare se l’abbia fatto a causa del suo interesse per il settore pubblicitario, a causa della sua voglia di vivere nella città di New York o semplicemente perché lo stipendio è molto alto.

La teoria dell’inferenza corrispondente si occupa del modo in cui restringiamo queste possibilità in una conclusione specifica sulle ragioni del comportamento che osserviamo.

Perché le persone commettono l’errore fondamentale di attribuzione?

Una ragione è che quando cerchiamo di spiegare il comportamento di qualcuno, la nostra attenzione si concentra di norma sulla persona, piuttosto che sulla situazione circostante (La teoria della salienza percettiva: il nostro punto di vista ci aiuta a spiegare il perché di un comportamento).
 

LA PROFEZIA CHE SI AUTODEMPIE

L’aspettativa delle figure influenza il comportamento delle persone e determina l’assunzione di atteggiamenti congruenti con le attese stesse.

Parlare oscuramente lo sa fare ognuno. Chiaro pochissimi. Galileo Galilei

Se riesci a tradurre in parole ciò che senti, ti appartiene. Henry Roth