EMDR e trattamento di depressione, doc e disturbi del comportamento alimentare

L'emdr si è mostrato un metodo efficace nel trattamento di questi disturbi

Pubblicato il   / Ansia e Depressione
EMDR e trattamento in psicoterapia

L’EMDR (“Eye movement desensitization and reprocessing”) è una metodologia terapeutica costruita sui movimenti oculari per desensibilizzare e rielaborare i vissuti traumatici che il paziente ha sperimentato nell’arco della sua vita. È una tecnica nata nel 1987 grazie alla psicologa statunitense Francine Shapiro, utilizzata primariamente con i reduci della guerra del Vietnam. Da quel momento gli studi si sono rivolti ad approfondire l’efficacia della tecnica con i disturbi post traumatici fino ad arrivare agli odierni studi scientifici che suggeriscono che l’EMDR può essere efficace per promuovere la salute, in relazione a diverse patologie anche non direttamente connesse con eventi gravemente traumatici.

Questa tecnica richiede al paziente di elaborare l’esperienza traumatica o stressante vissuta in passato eseguendo i movimenti oculari suggeriti dal terapeuta e, nel frattempo, “lasciare che qualunque cosa accada” e concentrare la propria attenzione su quello che sta avvenendo. L’esito è la desensibilizzazione del paziente rispetto all’evento traumatico e le associazioni cognitive che ne derivano.  

Ma quando non si riscontrano elementi di origine gravemente traumatica e siamo in presenza di disturbi psicologi è possibile utilizzare l’EMDR con effetti positivi?

La risposta è sì, vediamo come.

Il disturbo depressivo maggiore è caratterizzato da sintomi come forte tristezza, riduzione dell’interesse o del piacere, importante perdita o aumento di peso, insonnia o ipersonnia, mancanza di energia, sentimenti di autosvalutazione eccessivi o inappropriati, ridotta  capacità di concentrazione e frequenti pensieri di morte.  

Ostacoli e i suoi collaboratori (2018) hanno divulgato il primo  RCT (randomised controlled trial) che confronta la metodologia  dell’EMDR con la CBT (terapia cognitivo comportamentale) in  pazienti con episodi depressivi ricorrenti e hanno riscontrato che entrambi gli interventi sono efficaci nell’abbassare i livelli clinici di depressione, sebbene al termine della fase di intervento sia stato osservato un miglioramento statisticamente significativo nel gruppo sottoposto al trattamento con EMDR (Ostacoli et al., 2018).

Anche Hase e colleghi (2018) hanno paragonato l’efficacia dell’EMDR combinato con la psicoeducazione nei pazienti che soffrivano di depressione, evidenziando un miglioramento significativo in quei pazienti che si sono sottoposti al trattamento EMDR in aggiunta alla sola psicoeducazione (Hase et al., 2018).

Diversi soggetti con disturbo depressivo maggiore sperimentano pensieri suicidari che causano una riduzione della qualità della vita (Gao et al., 2019) e la terapia di desensibilizzazione e rielaborazione con il movimento oculare sembra essere un intervento valido nel trattamento di questi pensieri (Merlis, 2018).

In conclusione, risultati di diversi studi, compreso quello di Gauhar hanno mostrato l’efficacia dell’EMDR nella cura della sintomatologia depressiva, nel migliorare la qualità della vita e nel ridurre i pensieri disturbanti (Gauhar, 2016).

Il disturbo ossessivo compulsivo si caratterizza per la presenza di ossessioni e compulsioni. “Le ossessioni sono pensieri, impulsi o immagini ricorrenti e persistenti che sono vissuti come indesiderati, mentre le compulsioni sono comportamenti o azioni mentali ripetitive che  un individuo si sente obbligato a compiere in risposta a un’ossessione o secondo regole che devono essere applicate rigidamente” (American Psychiatric Association [APA], 2013, p.  271).

Mazzoni e i suoi collaboratori nel 2017 hanno adoperato un intervento combinato composto da EMDR e ERP (Exposure and Response Prevention) su tre pazienti affetti da DOC che non avevano giovato del trattamento cognitivo comportamentale. I risultati hanno evidenziato che nel post-trattamento si era verificata una  diminuzione della sintomatologia in due casi su tre.

Nel 2016, Keenan e collaboratori hanno trattato quattro pazienti  DOC che avevano avuto esperienze traumatiche e quattro che non ne avevano vissute. Vennero applicate 8 sedute di EMDR con focus sul trauma nei primi quattro pazienti e sulla “Not Just Right Experience” negli altri quattro: risultati  hanno mostrato un significativo miglioramento in entrambi i gruppi.

I disturbi del comportamento alimentare sono una delle patologie più a rischio e tra le principali categorie diagnostiche concernenti tali disturbi vi sono l’anoressia nervosa, il disturbo da alimentazione incontrollata e la bulimia  nervosa.

Duante le prime settimane di lockdown molte persone hanno vissuto la cosiddetta “insicurezza alimentare” che ha portato al bisogno di accumulare cibo per se e la propria famiglia; in aggiunta, le persone hanno vissuto esperienze stressanti  connesse al loro stato di salute e a quella dei loro affetti (ad  esempio, malattia e/o morte di parenti e amici e il non poter avere contatti se non tramite chiamate/videochiamata ), sia allo stato di vita  generale. Diversi studi hanno evidenziato come la possibile insorgenza dei DCA e le ricadute possano essere condizionate da esperienze di vita stressanti.

La sintomatologia che caratterizza l’anoressia nervosa è il peso corporeo eccessivamente basso, la riduzione delle calorie ingerite quotidianamente, una intensa paura di prendere peso e alterazioni nella relazione con il proprio corpo. Le persone con anoressia nervosa esercitano un patologico controllo sul proprio peso e forme corporee, controllo che interferisce sempre più significativamente sulla loro vita. Se non adeguatamente trattato, il disturbo tende a cronicizzarsi manifestandosi con problematiche fisiche, psicologiche e sociali molto invalidanti.

È stato svolto uno studio pilota per paragonare l’efficacia dell’utilizzo della pratica dell’EMDR e della CBT come trattamento per le persone affette da anoressia nervosa per un periodo di dodici mesi. I pazienti hanno ricevuto 48 sessioni di terapia individuale con uno psicoterapeuta della durata di 50 minuti. Tale studio ha preso in esame i cambiamenti nello stato mentale di pazienti con anoressia nervosa dopo circa un anno di psicoterapia EMDR o CBT in termini di attaccamento, coerenza narrativa e  funzione riflessiva. I risultati presentati suggeriscono che l’EMDR è un trattamento potenzialmente efficace per trattare l’anoressia nervosa, pur considerando la piccola dimensione del campione utilizzato.