Caro Marco,
penso sia molto difficile risponderle da queste righe, ma in generale sono due disturbi presenti nel DSM (il Manuale Diagnostico di riferimento per i disturbi psicopatologici) diversi tra loro: funzionamenti diversi, livelli diversi di strutturazione, manifestazioni diverse, e così via.
Non so chi e dove le abbiano diagnosticato ciò e in che modo le sia stata comunicato il tutto, tuttavia, se posso permettermi, non faccia in modo che "un'etichetta" diventi il suo biglietto da visita. Lei non è il disturbo. Marco non è caratterizzato da sintomi che fanno capo a dei quadri sintomatologici. Marco è anche e soprattutto altro.
Mi piacerebbe però capire se a seguito di queste comunicazioni le è stato anche proposto o suggerito di intraprendere un percorso personale con un professionista al fine di lavorare su alcuni di questi elementi o se invece no. Ad esempio, cosa significa per lei "non riesco a relazionarmi con gli altri"? Cosa succede? Che cosa si attiva nel momento dell'incontro con l'altro? O più banalmente: Cosa pensa delle relazioni con gli altri?
Ovviamente sarebbero da indagare altri fattori e altre aree e di certo non baserei il percorso solo su un'altra diagnosi, indipendentemente dalla correttezza o meno. Di certo non posso saperlo. Penso che dipenda anche molto dal metodo di lavoro dei singoli professionisti, ognuno di noi ha un approccio, una metodologia, uno stile e un modo di lavorare. Non si tratta di lavorare bene o male o altro, semplicemente abbiamo delle specificità.
Resto a disposizione, si senta libero di contattarmi per qualunque chiarimento o informazione.
Dott.ssa E. Parise