Domande su Psicologia e dintorni Domande e Risposte di consulenza psicologica in generale
freno inibitorio: cosa significa?
Salve buonasera volevo sapere cosa significa non avere freni inibitori
3 risposte - LeggiPaura dei botti e dei palloncini
Ho un problema che porto con me da sempre: la paura dei botti/rumori forti.
Ho paura dei palloncini, dello spumante che viene stappato ma la mia fobia più grande sono i botti, i fuochi d'artificio, i botti che sparano prima dei fuochi e i botti di capodanno. Da piccola venivo derisa per questa mia fobia e tutt'ora chi ricorda il mio passato, durante le feste di paese, continua a prendermi in giro. Negli anni ho imparato a nascondere questa paura, evitando con qualunque scusa di andare alle feste di paese o mettendo del cotone nelle orecchie(anche se serve a poco),adesso che sono fidanzata e lui sa di questa fobia, cerca di starmi accanto, ma a lui piacciono le feste di paese e vorrebbe andarci sempre, io non lo posso obbligare a stare a casa, quindi lui quando iniziano i fuochi d'artificio mi abbraccia perché altro non può fare, senza parlare che i suoi parenti hanno "scoperto" di questa fobia e li vedo ridere sotto i baffi. Non so cosa fare, so che non passerà mai. Va meglio rispetto a quando ero bambina perché ho cercato di reagire ma in realtà ho ancora questa fobia.
Informazioni su Test Minnesota Online
Buonasera, vorrei sapere se è possibile fare effettuare il test minnesota online con uno psicologo per poi avere il risultato (premetto, prossima ad arruolarmi e vorrei sapere in anticipo se sono idonea o in caso contrario dove poter migliorarmi) Ringrazio.
1 risposte - LeggiAttaccamento morboso alle cose
Buongiorno mi chiamo Rosa e ho 35 anni , sono una moglie e mamma felice di un bimbo di 4 anni. Nella vita faccio la segretaria presso uno studio notarile, questo lavoro non mi gratifica moltissimo, soprattutto economicamente ma anche perché avrei voluto esercitare la professione per la quale ho studiato,ovvero l'assistente sociale . Sono nata e cresciuta in una famiglia di sani principi, sono la media di tre figli,i miei genitori mi dicono sempre che da piccola ero gelosissima dei mieo giocattoli e che sono stata la più complicata da crescere, i miei fratelli erano studiosissimi ed oggi sono 2 medici e nonostante anche io mi fossi laureata in tempo e con il massimo dei voti, loro erano pur sempre due medici ed ogni consiglio passava prima da loro.Tutto sommato mi sento fortunata e soddisfatta della mia vita, ma purtroppo la cosa che non mi rende pienamente felice e serena è il fatto di essere attaccata in modo morboso alle mie cose, questa condizione mi fa stare male perché devo avere il pieno controllo della casa , dei mobili, della mia auto e quando qualcosa mi scappa fuori dal controllo sto malissimo.Pensare di invitare qualcuno mi crea ansia per la paura che non abbiamo la stessa cura che ho io delle mie cose.La stessa cosa vale per la mia auto ( errore averla comprata nuova di concessionaria) ogni graffio è un dolore e capisco che non è normale essere attaccata così ad un pezzo di lamiera e starci pure male .Farei di tutto per modificare questa parte del mio carattere ma mi rendo conto che è più forte di me e per questo chiedo un vostro consulto.Grazie anticipatamente, per la vostra attenzione.
3 risposte - LeggiToccarsi tra fratelli
Il mio ragazzo ha 32 anni, il fratello ne ha 34 ed entrambi, a modo loro per scherzare,toccano il seno e le parti intime della sorella che ne ha 20 e Lei,in risposta fa lo stesso e non fa alcuna piega quando loro lo fanno, anzi, tira su la maglia e si mostra senza reggiseno. È normale questo atteggiamento? Che problemi Hanno? Io ho un fratello ma mai abbiamo fatto cose simili, anzi, nemmeno ci si spoglia nudi uno davanti all' altro.
2 risposte - LeggiRapporto ambiguo tra madre e figlio
Salve, ho 21 anni e da circa tre anni vivo a casa del mio fidanzato di 25 anni che vive con sua madre (60 anni). Sua madre è un tipo molto strano, una donna eccentrica e piuttosto ignorante ma non mi dilungo sui dettagli della persona, il rapporto con il figlio l'ho sempre trovato molto ambiguo, quasi come se non fosse un rapporto madre-figlio ma piuttosto un rapporto tra coinquilini o amici, ognuno mangia per conto suo, ognuno si fa la spesa per conto suo e in generale, non c'è nessun senso familiare ma ciò che trovo ancora più strano è il fatto che sua madre, porti il suo compagno quasi quotidianamente in casa e anche nel pieno pomeriggio, con noi nella stanza adiacente, va in camera da letto, con la porta semichiusa, lasciando uno spiraglio aperto che lascia intravedere tutto e inizi accese attività sessuali, con gemiti forti, rumori, urla ed esclamazioni esagerate urlando nei dettagli tutto quello che fa e intende fare, consapevolissima che il figlio senta ogni cosa. Nonostante, lui gli abbia detto che non gli piace sentire tali cose la risposta della madre è stata che non gli importa. La cosa continua quasi quotidianamente e si è arrivato al punto che i vicini hanno chiamato la polizia per i rumori forti. Sono preoccupata, il mio fidanzato ne è quasi indifferente e la cosa mi disturba ancora maggiormente. Sua madre ha sempre avuto un approccio piuttosto inquietante verso di lui, con carezze sulle gambe, complimenti sull'estetica e cose del genere. Trovo questa situazione assurda e ribadisco che lui è una persona molto insicura e ho sempre avuto il timore che soffra di disturbi ossessivi compulsivi e penso che sia soprattutto a causa della madre, di questo rapporto ambiguo. Inizio a preoccuparmi sempre maggiormente e a chiedermi perché sua madre vuole così insistentemente far sentire al figlio (e a me) tutta la sua vita sessuale, sono disgustata e inquietata e spesso penso di andare via per via di questa situazione. Cosa fare?
1 risposte - LeggiMia nipote non mi sopporta
Buonasera,
mia nipote ha 2 anni e non riesco a instaurare un "rapporto" con lei.
Premetto: sono una persona introversa, non particolarmente abituata a esternare l'affetto, inoltre non sono un'amante dei bambini in generale e non ci so proprio fare, per dirla breve. Ho tre fratelli, di cui solo uno con figli (appunto mia nipote di 2 anni), non ho altri parenti stretti con figli e anche tra le amiche, ne ho poche con figli. Quindi in generale non mi sento "spigliata" nel prendermi cura di un bambino, non mi viene spontaneo.
Detto ciò, però, mi piacerebbe comunque costruire un rapporto affettuoso con mia nipote. Tuttavia vedo che lei mi "rifiuta": fino a un po' di tempo fa non era così, non ero mai stata la sua "preferita" ma comunque veniva anche da me in braccio, mi prendeva la mano, ecc. Adesso vedo che non ha piacere invece a stare con me, se siamo a un evento di famiglia dove ci sono anche i miei fratelli/cognate ecc. va da tutti tranne che da me. Se i genitori o i nonni provano a lasciarmela per un pochino, subito lei scappa a cercarli.
Non l'ho sgridata né mai fatto niente di strano; so che è ancora piccola per parlare di "rapporto" con lei ma mi piacerebbe capire come posso interagirci e avvicinarmi alla luce di quello che vi ho detto.
Ho un'altra nipote (la figlia di mia cognata) e non si comporta così con me, tantomeno la figlia della mia migliore amica che invece mi adora.
Non capisco quindi quale sia il problema con lei.
Cosa posso fare io? Devo "preoccuparmi" per questo suo comportamento o potrà cambiare in futuro?
Disturbo ossessivo per una coppia famosa
Gentili Dottori,
sono una donna di quasi 42 anni, felicemente sposata, con una solida famiglia alle spalle, laureata e con un buon lavoro.
Da alcuni anni ho maturato un fanatismo verso una coppia famosa, che ammiro sia artisticamente che umanamente: seguo con passione il loro lavoro, mi diverto a vedere le loro storie sui social e ad ascoltare le loro interviste. Addirittura stavo pensando di pianificare una gravidanza in concomitanza con loro.
Il problema è sorto quando la coppia in questione ha deciso di separarsi: cerco ossessivamente notizie su di loro, non mi capacito della loro decisione, seguo sui social tutti i loro conoscenti, penso costantemente a loro, sogno che tornino insieme, scrivo in privato a tutti quelli che li hanno incontrati per avere info, sono di malumore e spesso faccio fatica a dormire.
Mio marito è a conoscenza della questione, perchè spesso ho avuto il bisogno fisiologico di sfogarmi con lui, ma non sò se ha compreso a fondo la situazione.
Vi scrivo per chiedervi se posso considerarla una cosa normale, se mi passerà, e come eventualmente devo comportarmi per risolvere il problema.
Vi ringrazio anticipatamente per i consigli e per il lavoro che svolgete, un caro saluto
La mia testa mi sta facendo impazzire
Buonasera, ultimamente, non so per quale motivo, la mia testa é tornata a riproponi un errore accaduto 2 anni fa circa, e tutti i giorni dal mattino alla sera la mia testa é fossilizza su questa cosa, il che è diventato debilitante, stancante ed ha notevolmente abbassato il mio desiderio di socializzazione e mi ha reso, probabilmente, più scontroso in ambito lavorativo. Non riesco a capire per quale motivo abbia riesumato una cosa ormai passata e soprattutto perché mi stia opprimendo in questo periodo. Nel ringraziarVi porgo cordiali saluti. A
5 risposte - LeggiIl mio psicoterapeuta si è ammalato
Il mio psicoterapeuta, che mi ha seguito online per 4 anni di è ammalato, me l'ha detto qualche giorno fa, io avevo capito durante le ultime sedute che qualcosa non andava, ma so come funziona ie non ho chiesto, lui mi ha detto che non sa quando e se poté riprendere la sua attività e mi ha lasciata così, io piango da quel giorno, intanto per il dispiacere umano per questa persona e la sua famiglia e anche per me, che sono una bordeline e ho grandissima difficoltà a fidarmi delle persone, con questo terapeuta avevo fatto passi avanti incredibili e adesso non ce la faccio a ricominciare di nuovo tutto, sto pensando seriamente di uccidermi.
Perché mi abbandonano tutti, cosa ho fatto di male?
Triste e sola, senza interessi. Cosa fare?
Buongiorno, sono una donna di quasi 39 anni senza lavoro che vive con la madre vedova. A gennaio 2025 mi sono licenziata dal giornale con cui collaboravo perché non potevo più continuare a sostenere la relazione con il mio caporedattore. Lui mi faceva notare che non prendevo nessuna iniziativa cioè non mi davo da fare a cercare le notizie. In effetti era così, riuscivo a scrivere articoli solo se mi suggeriva lui il tema ma io di mio non ero interessata a nulla e per questo non riuscivo a costruire contatti. Il sogno del giornalismo è così svanito e ora mi ritrovo con una laurea in giurisprudenza e non so cosa fare. Non ho nessuna passione, ho solo due amici che vedo e sento poco. La mia vita è stare in casa tra letto e divano. Vorrei un ragazzo ma non ho occasioni per conoscere gente, vorrei costruire relazioni ma non ho nessun interesse e non so mai cosa dire. Inoltre ho il terrore di rimanere sola quando morirà mia madre: mi chiedo come farò emotivamente a sopravvivere dato che lei riempie la mia vita. Sono sola e apatica, senza un progetto di vita. Ciò che mi interessa è solamente la mia salute, verso la quale pur stando bene nutro una preoccupazione ossessiva. Appena mi viene qualcosa mi immagino di avere chissà quale malattia. In più, avendo una lunga storia passata di acne, ancora adesso passo le giornate davanti allo specchio in attesa che un brufolo sparisca. Come uscirne?
3 risposte - Leggiconfusione mentale ed emotiva
Salve,
sono un ragazzo di 24 anni e negli ultimi 6 mesi ho avuto una relazione con una ragazza di circa la mia stessa età, che oggi è la mia ex. Lei ha vissuto in passato relazioni tossiche, con eventi anche gravi, che l’hanno profondamente segnata.
La nostra relazione non è iniziata nel migliore dei modi, anche se non sono mancati momenti felici. Litigavamo spesso per motivi futili, legati a silenzi, incomprensioni, permalosità e immaturità. Riconosco che molte di queste problematiche partivano da me. Nonostante ciò, lei tornava sempre, cercando di aggiustare le cose.
A marzo, dopo esserci ufficialmente fidanzati a novembre, una discussione particolarmente intensa ci ha portati alla rottura. Tuttavia, abbiamo poi trasformato questa rottura in una pausa per capire se ci fossero ancora dei sentimenti da entrambe le parti e se io fossi davvero in grado di lavorare su quei comportamenti tossici.
La pausa è durata poco (due giorni), perché le promisi che sarei cambiato. Da quel momento, ho intrapreso un percorso di crescita personale, ho davvero modificato molti aspetti del mio carattere, migliorando me stesso non solo nella relazione, ma anche nella vita in generale.
E infatti, da quel momento, la nostra relazione ha fatto un enorme salto di qualità. i conflitti si erano fatti più rari, motivati e affrontati in modo più maturo e consapevole.
Ed è qui che inizia la parte per cui sto scrivendo.
Qualche giorno fa, precisamente sabato, mi ha scritto chiedendomi di parlarle perché doveva dirmi una cosa importante, chiedendomi di non prenderla male.
Mi ha detto che si sentiva confusa, insoddisfatta della sua vita per vari motivi, tra cui l’università e alcuni obiettivi personali che non riesce a raggiungere, e tutto questo la faceva stare male.
Ha aggiunto che questo disagio interiore si rifletteva anche nella nostra relazione.
Mi ha detto che, pur amandomi tantissimo e sentendosi amata come mai prima, non capiva cosa le stesse succedendo. Diceva:
“Mi fai sentire trattata da Dio, sei perfetto, bellissimo… ma non so cosa mi stia succedendo, mi sento confusa e non capisco cosa provo. Ho paura che questa confusione mi porti a fare cose che non voglio e a farti soffrire.”
Per questo ha preferito chiudere la relazione, specificando che voleva prendersi del tempo per capirsi, ma che non voleva che io l’aspettassi, perché non sa se e quando questa confusione si chiarirà e se i suoi sentimenti resteranno gli stessi.
Con grande dolore ho accettato questa scelta, comprendendo che probabilmente fosse la cosa migliore per lei. Ci siamo salutati con tanto amore e dispiacere.
Dopo qualche ora, però, mi ha scritto di nuovo, usando un nomignolo affettuoso (l’abbreviazione del mio nome) e non più “amore”. Mi ha chiesto come stessi. All’inizio ho mentito, dicendo che stavo bene per non farla sentire peggio, ma poi le ho detto la verità: che stavo male e che non volevo perderla. Lei ha risposto dicendo che stava malissimo, che piangeva da tutto il giorno e che non avrebbe voluto fare quella scelta.
Mi ha detto che le mancavo, che si sentiva uno schifo per avermi ferito, ma che sentiva il bisogno di capirsi e prendersi del tempo. Mi ha detto che forse inizierà un percorso di terapia.
Parlando, ha espresso la paura di non essere in grado di stare in una relazione, pur dicendo che senza di me starebbe comunque male.
Ha detto che mi ama, ma non sa cosa ha, che si sente "uno schifo" per esserci trovati nel suo peggior momento. Mi ha detto che per lei sono perfetto, ma che sente la mente "malata", fuori controllo, e che detesta stare con me mentre prova certi pensieri.
A un certo punto ha riconosciuto, dopo una mia osservazione, che forse è la stabilità stessa a spaventarla, perché non l’ha mai vissuta davvero. Infatti i primi dubbi sono arrivati proprio nel momento in cui la nostra relazione era diventata più solida e serena.
Dopo un po’ mi dice che le piacerebbe continuare a parlare normalmente, ma io decido di non accettare perché penso non avrebbe fatto bene ad entrambi e quindi decidiamo di vederci per salutarci.
Il lunedì successivo ci siamo visti per salutarci di persona.
Mi ha accolto con un abbraccio molto emotivo. Abbiamo parlato e mi ha detto che non riesce a capire cosa sente, che tutto nella sua testa è offuscato.
Dice che quando le parlavo di futuro, lei non riusciva a provare lo stesso entusiasmo, che non si immaginava con me. Diceva che, se prima vedeva un futuro insieme, adesso non vede più nulla. Alla mia domanda “e come ti vedi nel tuo futuro?”, ha risposto “sola”.
E alla mia successiva domanda “e come ti fa sentire questa immagine?” ha risposto “male, triste”.
Mi ha chiesto se è normale, stando in una relazione, sentire il bisogno a volte di voler stare sola. Questo pensiero le veniva in particolare quando passavamo troppo tempo a casa sua. Ho detto che forse era condizionata dalla madre, che una volta si era lamentata perché stavo troppo da loro.
A quel punto ho cercato di farle delle domande per aiutarla a capirsi.
Le ho chiesto come si sentisse in quel momento. Mi ha risposto: “molto triste e confusa”.
Le ho chiesto se ne avesse parlato con qualche amico o con sua sorella. Ha detto di sì, e che le hanno consigliato di fare ciò che pensa sia meglio.
Le ho anche chiesto se sentiva il bisogno di un cambiamento, o se volesse vedere altre persone, oppure se si sentisse bloccata da me. Ma mi ha detto:
“Io ti amo, so che non mi faresti mai sentire in gabbia, ma non posso stare con te. Non mi immagino con nessun altro, ma più che voler stare sola… mi sento confusa. E poi devo andare un mese in una nazione, sei mesi per studiare in un’altra, poi un altro mese con la mia famiglia altrove… e allora penso: tu dove sei in tutto questo?”
Visto che aveva detto che quando stavamo troppo tempo insieme a casa sua le veniva da pensare di volere stare sola e magari distrarsi con il pc, le ho chiesto: “quando sei fuori con gli amici, e sei felice, ti capita di pensarmi e di desiderare che io sia lì con te?”.
Mi ha risposto: “sì, ti pensavo e ti volevo con me”.
Le ho anche chiesto: “se non ci fossimo mai conosciuti, e ci incontrassimo oggi, pensi che ti innamoreresti di nuovo di me?”
Dopo un attimo di riflessione ha detto: “sì, sento di sì”.
Infine, le ho chiesto: “se riuscissi a capire davvero cosa ti blocca o ti manca, pensi che potresti tornare con me?”
Ha risposto: “sì, se riesco a capire e risolvere”.
Durante tutto il tempo continuava ad abbracciarmi, mi accarezzava la testa, mi teneva la mano. Anche quando la toccavo io, non si ritraeva, anzi: lasciava che le accarezzassi le mani, le cosce, il viso, i capelli — anche se ha la dermatite e di solito non vuole che la tocchi per non peggiorare il prurito. Stavolta ha detto: “adesso non mi dà fastidio”.
Le ho detto che per me la distanza non è un problema: avrei preso dei voli ogni mese per stare insieme una settimana o due.
Le ho anche detto che è normale, a volte, avere bisogno di stare soli. Anche a me succede, che io a volte preferisco stare solo e che è perfettamente normale non voler stare insieme 24 ore su 24.
Ho provato a spiegarle che secondo me quei pensieri che la tormentano sono probabilmente residui del suo passato, delle relazioni tossiche vissute, e che ora li proietta su un presente che invece è sano perché nella realtà non mi ha fatto sentire poco amato o non apprezzato, anzi, era presente, mi chiamava, mi scriveva spesso, quando eravamo fuori insieme, anche per tante ore non sentiva l’urgenza di non voler stare con me ed io mi sentivo amato come non mai.
L’ho riaccompagnata a casa. Ci siamo salutati, mi dà un bacio intenso, ed entrata in casa piangendo.
Dopo, abbiamo provato a sentirci, ma i messaggi erano strani, freddi, e ci facevano stare peggio.
Così ieri, martedì, abbiamo deciso di prenderci una pausa dal sentirci per almeno un mese. Le ho detto che per lei ci sarò sempre, e che mi farebbe piacere sapere se inizierà un percorso terapeutico. Lei ha detto che me lo farà sapere, che anche per lei fa male scrivermi, e che le fa piacere sapere che ci sono, che mi sente vicino.
Prima di salutarla, le ho scritto forse sbagliando un “ti amo”. Lei ha risposto allo stesso modo, ma poi ha cancellato il messaggio, dicendo che le era venuto di scriverlo, ma che si sentiva incoerente perché quello che sente non lo capisce e la fa dubitare.
Per avere chiarezza, le ho chiesto se per lei si trattasse di una pausa per capirsi o di una chiusura definitiva. Lei ha risposto:
“Mi vorrei capire, ma non viverla in questo modo. Non voglio che mi aspetti, perché non capisco quello che sento”.
Io voglio rispettare i suoi tempi e il suo bisogno di spazio.
Ma dentro di me sto molto male.
Faccio fatica a capire se devo lasciarla andare per davvero o se questa è solo una fase di smarrimento, perché quando tutto andava male continuava a voler riparare, e quando siamo tornati dalla prima pausa dove poi tutto andava bene è dove ha avuto i primi dubbi.
o se è soltanto una naturale fase di una relazione che lei ha frainteso e vive male.
Non so se dovrei accettare che è finita. Ho paura che non affrontando un percorso terapeutico lei possa allontanarsi sempre di più da sé stessa e da noi.
Non so se ha senso continuare a sperare in un ritorno, oppure se sarebbe più sano per me lavorare su un distacco più netto.
E ho anche paura che, con il tempo e la distanza, lei possa pensare di non provare più nulla per me, o addirittura trovare qualcun altro.
Vorrei sapere se quanto sta vivendo potrebbe essere collegato a traumi passati non risolti, e se è possibile che con il tempo e magari con un aiuto terapeutico lei possa riconnettersi con ciò che prova.
E soprattutto: ha senso sperare e rimanere aperto, oppure è più giusto cominciare a lasciarla andare?
Vorrei sapere pure se è giusta la scelta di non parlarsi per un mese o più o era più corretto continuare a parlarsi per cercare di non perdersi completamente.
Mia nipote non mi sopporta
Buonasera,
mia nipote ha 2 anni e non riesco a instaurare un "rapporto" con lei.
Premetto: sono una persona introversa, non particolarmente abituata a esternare l'affetto, inoltre non sono un'amante dei bambini in generale e non ci so proprio fare, per dirla breve. Ho tre fratelli, di cui solo uno con figli (appunto mia nipote di 2 anni), non ho altri parenti stretti con figli e anche tra le amiche, ne ho poche con figli. Quindi in generale non mi sento "spigliata" nel prendermi cura di un bambino, non mi viene spontaneo.
Detto ciò, però, mi piacerebbe comunque costruire un rapporto affettuoso con mia nipote. Tuttavia vedo che lei mi "rifiuta": fino a un po' di tempo fa non era così, non ero mai stata la sua "preferita" ma comunque veniva anche da me in braccio, mi prendeva la mano, ecc. Adesso vedo che non ha piacere invece a stare con me, se siamo a un evento di famiglia dove ci sono anche i miei fratelli/cognate ecc. va da tutti tranne che da me. Se i genitori o i nonni provano a lasciarmela per un pochino, subito lei scappa a cercarli.
Non l'ho sgridata né mai fatto niente di strano; so che è ancora piccola per parlare di "rapporto" con lei ma mi piacerebbe capire come posso interagirci e avvicinarmi alla luce di quello che vi ho detto.
Ho un'altra nipote (la figlia di mia cognata) e non si comporta così con me, tantomeno la figlia della mia migliore amica che invece mi adora.
Non capisco quindi quale sia il problema con lei.
Cosa posso fare io? Devo "preoccuparmi" per questo suo comportamento o potrà cambiare in futuro?
Disturbo ossessivo per una coppia famosa
Gentili Dottori,
sono una donna di quasi 42 anni, felicemente sposata, con una solida famiglia alle spalle, laureata e con un buon lavoro.
Da alcuni anni ho maturato un fanatismo verso una coppia famosa, che ammiro sia artisticamente che umanamente: seguo con passione il loro lavoro, mi diverto a vedere le loro storie sui social e ad ascoltare le loro interviste. Addirittura stavo pensando di pianificare una gravidanza in concomitanza con loro.
Il problema è sorto quando la coppia in questione ha deciso di separarsi: cerco ossessivamente notizie su di loro, non mi capacito della loro decisione, seguo sui social tutti i loro conoscenti, penso costantemente a loro, sogno che tornino insieme, scrivo in privato a tutti quelli che li hanno incontrati per avere info, sono di malumore e spesso faccio fatica a dormire.
Mio marito è a conoscenza della questione, perchè spesso ho avuto il bisogno fisiologico di sfogarmi con lui, ma non sò se ha compreso a fondo la situazione.
Vi scrivo per chiedervi se posso considerarla una cosa normale, se mi passerà, e come eventualmente devo comportarmi per risolvere il problema.
Vi ringrazio anticipatamente per i consigli e per il lavoro che svolgete, un caro saluto
La mia testa mi sta facendo impazzire
Buonasera, ultimamente, non so per quale motivo, la mia testa é tornata a riproponi un errore accaduto 2 anni fa circa, e tutti i giorni dal mattino alla sera la mia testa é fossilizza su questa cosa, il che è diventato debilitante, stancante ed ha notevolmente abbassato il mio desiderio di socializzazione e mi ha reso, probabilmente, più scontroso in ambito lavorativo. Non riesco a capire per quale motivo abbia riesumato una cosa ormai passata e soprattutto perché mi stia opprimendo in questo periodo. Nel ringraziarVi porgo cordiali saluti. A
5 risposte - LeggiIl mio psicoterapeuta si è ammalato
Il mio psicoterapeuta, che mi ha seguito online per 4 anni di è ammalato, me l'ha detto qualche giorno fa, io avevo capito durante le ultime sedute che qualcosa non andava, ma so come funziona ie non ho chiesto, lui mi ha detto che non sa quando e se poté riprendere la sua attività e mi ha lasciata così, io piango da quel giorno, intanto per il dispiacere umano per questa persona e la sua famiglia e anche per me, che sono una bordeline e ho grandissima difficoltà a fidarmi delle persone, con questo terapeuta avevo fatto passi avanti incredibili e adesso non ce la faccio a ricominciare di nuovo tutto, sto pensando seriamente di uccidermi.
Perché mi abbandonano tutti, cosa ho fatto di male?
Triste e sola, senza interessi. Cosa fare?
Buongiorno, sono una donna di quasi 39 anni senza lavoro che vive con la madre vedova. A gennaio 2025 mi sono licenziata dal giornale con cui collaboravo perché non potevo più continuare a sostenere la relazione con il mio caporedattore. Lui mi faceva notare che non prendevo nessuna iniziativa cioè non mi davo da fare a cercare le notizie. In effetti era così, riuscivo a scrivere articoli solo se mi suggeriva lui il tema ma io di mio non ero interessata a nulla e per questo non riuscivo a costruire contatti. Il sogno del giornalismo è così svanito e ora mi ritrovo con una laurea in giurisprudenza e non so cosa fare. Non ho nessuna passione, ho solo due amici che vedo e sento poco. La mia vita è stare in casa tra letto e divano. Vorrei un ragazzo ma non ho occasioni per conoscere gente, vorrei costruire relazioni ma non ho nessun interesse e non so mai cosa dire. Inoltre ho il terrore di rimanere sola quando morirà mia madre: mi chiedo come farò emotivamente a sopravvivere dato che lei riempie la mia vita. Sono sola e apatica, senza un progetto di vita. Ciò che mi interessa è solamente la mia salute, verso la quale pur stando bene nutro una preoccupazione ossessiva. Appena mi viene qualcosa mi immagino di avere chissà quale malattia. In più, avendo una lunga storia passata di acne, ancora adesso passo le giornate davanti allo specchio in attesa che un brufolo sparisca. Come uscirne?
3 risposte - Leggiconfusione mentale ed emotiva
Salve,
sono un ragazzo di 24 anni e negli ultimi 6 mesi ho avuto una relazione con una ragazza di circa la mia stessa età, che oggi è la mia ex. Lei ha vissuto in passato relazioni tossiche, con eventi anche gravi, che l’hanno profondamente segnata.
La nostra relazione non è iniziata nel migliore dei modi, anche se non sono mancati momenti felici. Litigavamo spesso per motivi futili, legati a silenzi, incomprensioni, permalosità e immaturità. Riconosco che molte di queste problematiche partivano da me. Nonostante ciò, lei tornava sempre, cercando di aggiustare le cose.
A marzo, dopo esserci ufficialmente fidanzati a novembre, una discussione particolarmente intensa ci ha portati alla rottura. Tuttavia, abbiamo poi trasformato questa rottura in una pausa per capire se ci fossero ancora dei sentimenti da entrambe le parti e se io fossi davvero in grado di lavorare su quei comportamenti tossici.
La pausa è durata poco (due giorni), perché le promisi che sarei cambiato. Da quel momento, ho intrapreso un percorso di crescita personale, ho davvero modificato molti aspetti del mio carattere, migliorando me stesso non solo nella relazione, ma anche nella vita in generale.
E infatti, da quel momento, la nostra relazione ha fatto un enorme salto di qualità. i conflitti si erano fatti più rari, motivati e affrontati in modo più maturo e consapevole.
Ed è qui che inizia la parte per cui sto scrivendo.
Qualche giorno fa, precisamente sabato, mi ha scritto chiedendomi di parlarle perché doveva dirmi una cosa importante, chiedendomi di non prenderla male.
Mi ha detto che si sentiva confusa, insoddisfatta della sua vita per vari motivi, tra cui l’università e alcuni obiettivi personali che non riesce a raggiungere, e tutto questo la faceva stare male.
Ha aggiunto che questo disagio interiore si rifletteva anche nella nostra relazione.
Mi ha detto che, pur amandomi tantissimo e sentendosi amata come mai prima, non capiva cosa le stesse succedendo. Diceva:
“Mi fai sentire trattata da Dio, sei perfetto, bellissimo… ma non so cosa mi stia succedendo, mi sento confusa e non capisco cosa provo. Ho paura che questa confusione mi porti a fare cose che non voglio e a farti soffrire.”
Per questo ha preferito chiudere la relazione, specificando che voleva prendersi del tempo per capirsi, ma che non voleva che io l’aspettassi, perché non sa se e quando questa confusione si chiarirà e se i suoi sentimenti resteranno gli stessi.
Con grande dolore ho accettato questa scelta, comprendendo che probabilmente fosse la cosa migliore per lei. Ci siamo salutati con tanto amore e dispiacere.
Dopo qualche ora, però, mi ha scritto di nuovo, usando un nomignolo affettuoso (l’abbreviazione del mio nome) e non più “amore”. Mi ha chiesto come stessi. All’inizio ho mentito, dicendo che stavo bene per non farla sentire peggio, ma poi le ho detto la verità: che stavo male e che non volevo perderla. Lei ha risposto dicendo che stava malissimo, che piangeva da tutto il giorno e che non avrebbe voluto fare quella scelta.
Mi ha detto che le mancavo, che si sentiva uno schifo per avermi ferito, ma che sentiva il bisogno di capirsi e prendersi del tempo. Mi ha detto che forse inizierà un percorso di terapia.
Parlando, ha espresso la paura di non essere in grado di stare in una relazione, pur dicendo che senza di me starebbe comunque male.
Ha detto che mi ama, ma non sa cosa ha, che si sente "uno schifo" per esserci trovati nel suo peggior momento. Mi ha detto che per lei sono perfetto, ma che sente la mente "malata", fuori controllo, e che detesta stare con me mentre prova certi pensieri.
A un certo punto ha riconosciuto, dopo una mia osservazione, che forse è la stabilità stessa a spaventarla, perché non l’ha mai vissuta davvero. Infatti i primi dubbi sono arrivati proprio nel momento in cui la nostra relazione era diventata più solida e serena.
Dopo un po’ mi dice che le piacerebbe continuare a parlare normalmente, ma io decido di non accettare perché penso non avrebbe fatto bene ad entrambi e quindi decidiamo di vederci per salutarci.
Il lunedì successivo ci siamo visti per salutarci di persona.
Mi ha accolto con un abbraccio molto emotivo. Abbiamo parlato e mi ha detto che non riesce a capire cosa sente, che tutto nella sua testa è offuscato.
Dice che quando le parlavo di futuro, lei non riusciva a provare lo stesso entusiasmo, che non si immaginava con me. Diceva che, se prima vedeva un futuro insieme, adesso non vede più nulla. Alla mia domanda “e come ti vedi nel tuo futuro?”, ha risposto “sola”.
E alla mia successiva domanda “e come ti fa sentire questa immagine?” ha risposto “male, triste”.
Mi ha chiesto se è normale, stando in una relazione, sentire il bisogno a volte di voler stare sola. Questo pensiero le veniva in particolare quando passavamo troppo tempo a casa sua. Ho detto che forse era condizionata dalla madre, che una volta si era lamentata perché stavo troppo da loro.
A quel punto ho cercato di farle delle domande per aiutarla a capirsi.
Le ho chiesto come si sentisse in quel momento. Mi ha risposto: “molto triste e confusa”.
Le ho chiesto se ne avesse parlato con qualche amico o con sua sorella. Ha detto di sì, e che le hanno consigliato di fare ciò che pensa sia meglio.
Le ho anche chiesto se sentiva il bisogno di un cambiamento, o se volesse vedere altre persone, oppure se si sentisse bloccata da me. Ma mi ha detto:
“Io ti amo, so che non mi faresti mai sentire in gabbia, ma non posso stare con te. Non mi immagino con nessun altro, ma più che voler stare sola… mi sento confusa. E poi devo andare un mese in una nazione, sei mesi per studiare in un’altra, poi un altro mese con la mia famiglia altrove… e allora penso: tu dove sei in tutto questo?”
Visto che aveva detto che quando stavamo troppo tempo insieme a casa sua le veniva da pensare di volere stare sola e magari distrarsi con il pc, le ho chiesto: “quando sei fuori con gli amici, e sei felice, ti capita di pensarmi e di desiderare che io sia lì con te?”.
Mi ha risposto: “sì, ti pensavo e ti volevo con me”.
Le ho anche chiesto: “se non ci fossimo mai conosciuti, e ci incontrassimo oggi, pensi che ti innamoreresti di nuovo di me?”
Dopo un attimo di riflessione ha detto: “sì, sento di sì”.
Infine, le ho chiesto: “se riuscissi a capire davvero cosa ti blocca o ti manca, pensi che potresti tornare con me?”
Ha risposto: “sì, se riesco a capire e risolvere”.
Durante tutto il tempo continuava ad abbracciarmi, mi accarezzava la testa, mi teneva la mano. Anche quando la toccavo io, non si ritraeva, anzi: lasciava che le accarezzassi le mani, le cosce, il viso, i capelli — anche se ha la dermatite e di solito non vuole che la tocchi per non peggiorare il prurito. Stavolta ha detto: “adesso non mi dà fastidio”.
Le ho detto che per me la distanza non è un problema: avrei preso dei voli ogni mese per stare insieme una settimana o due.
Le ho anche detto che è normale, a volte, avere bisogno di stare soli. Anche a me succede, che io a volte preferisco stare solo e che è perfettamente normale non voler stare insieme 24 ore su 24.
Ho provato a spiegarle che secondo me quei pensieri che la tormentano sono probabilmente residui del suo passato, delle relazioni tossiche vissute, e che ora li proietta su un presente che invece è sano perché nella realtà non mi ha fatto sentire poco amato o non apprezzato, anzi, era presente, mi chiamava, mi scriveva spesso, quando eravamo fuori insieme, anche per tante ore non sentiva l’urgenza di non voler stare con me ed io mi sentivo amato come non mai.
L’ho riaccompagnata a casa. Ci siamo salutati, mi dà un bacio intenso, ed entrata in casa piangendo.
Dopo, abbiamo provato a sentirci, ma i messaggi erano strani, freddi, e ci facevano stare peggio.
Così ieri, martedì, abbiamo deciso di prenderci una pausa dal sentirci per almeno un mese. Le ho detto che per lei ci sarò sempre, e che mi farebbe piacere sapere se inizierà un percorso terapeutico. Lei ha detto che me lo farà sapere, che anche per lei fa male scrivermi, e che le fa piacere sapere che ci sono, che mi sente vicino.
Prima di salutarla, le ho scritto forse sbagliando un “ti amo”. Lei ha risposto allo stesso modo, ma poi ha cancellato il messaggio, dicendo che le era venuto di scriverlo, ma che si sentiva incoerente perché quello che sente non lo capisce e la fa dubitare.
Per avere chiarezza, le ho chiesto se per lei si trattasse di una pausa per capirsi o di una chiusura definitiva. Lei ha risposto:
“Mi vorrei capire, ma non viverla in questo modo. Non voglio che mi aspetti, perché non capisco quello che sento”.
Io voglio rispettare i suoi tempi e il suo bisogno di spazio.
Ma dentro di me sto molto male.
Faccio fatica a capire se devo lasciarla andare per davvero o se questa è solo una fase di smarrimento, perché quando tutto andava male continuava a voler riparare, e quando siamo tornati dalla prima pausa dove poi tutto andava bene è dove ha avuto i primi dubbi.
o se è soltanto una naturale fase di una relazione che lei ha frainteso e vive male.
Non so se dovrei accettare che è finita. Ho paura che non affrontando un percorso terapeutico lei possa allontanarsi sempre di più da sé stessa e da noi.
Non so se ha senso continuare a sperare in un ritorno, oppure se sarebbe più sano per me lavorare su un distacco più netto.
E ho anche paura che, con il tempo e la distanza, lei possa pensare di non provare più nulla per me, o addirittura trovare qualcun altro.
Vorrei sapere se quanto sta vivendo potrebbe essere collegato a traumi passati non risolti, e se è possibile che con il tempo e magari con un aiuto terapeutico lei possa riconnettersi con ciò che prova.
E soprattutto: ha senso sperare e rimanere aperto, oppure è più giusto cominciare a lasciarla andare?
Vorrei sapere pure se è giusta la scelta di non parlarsi per un mese o più o era più corretto continuare a parlarsi per cercare di non perdersi completamente.