Domande su Psicologia e dintorni Domande e Risposte di consulenza psicologica in generale
freno inibitorio: cosa significa?
Salve buonasera volevo sapere cosa significa non avere freni inibitori
3 risposte - LeggiPaura dei botti e dei palloncini
Ho un problema che porto con me da sempre: la paura dei botti/rumori forti.
Ho paura dei palloncini, dello spumante che viene stappato ma la mia fobia più grande sono i botti, i fuochi d'artificio, i botti che sparano prima dei fuochi e i botti di capodanno. Da piccola venivo derisa per questa mia fobia e tutt'ora chi ricorda il mio passato, durante le feste di paese, continua a prendermi in giro. Negli anni ho imparato a nascondere questa paura, evitando con qualunque scusa di andare alle feste di paese o mettendo del cotone nelle orecchie(anche se serve a poco),adesso che sono fidanzata e lui sa di questa fobia, cerca di starmi accanto, ma a lui piacciono le feste di paese e vorrebbe andarci sempre, io non lo posso obbligare a stare a casa, quindi lui quando iniziano i fuochi d'artificio mi abbraccia perché altro non può fare, senza parlare che i suoi parenti hanno "scoperto" di questa fobia e li vedo ridere sotto i baffi. Non so cosa fare, so che non passerà mai. Va meglio rispetto a quando ero bambina perché ho cercato di reagire ma in realtà ho ancora questa fobia.
Informazioni su Test Minnesota Online
Buonasera, vorrei sapere se è possibile fare effettuare il test minnesota online con uno psicologo per poi avere il risultato (premetto, prossima ad arruolarmi e vorrei sapere in anticipo se sono idonea o in caso contrario dove poter migliorarmi) Ringrazio.
1 risposte - LeggiAttaccamento morboso alle cose
Buongiorno mi chiamo Rosa e ho 35 anni , sono una moglie e mamma felice di un bimbo di 4 anni. Nella vita faccio la segretaria presso uno studio notarile, questo lavoro non mi gratifica moltissimo, soprattutto economicamente ma anche perché avrei voluto esercitare la professione per la quale ho studiato,ovvero l'assistente sociale . Sono nata e cresciuta in una famiglia di sani principi, sono la media di tre figli,i miei genitori mi dicono sempre che da piccola ero gelosissima dei mieo giocattoli e che sono stata la più complicata da crescere, i miei fratelli erano studiosissimi ed oggi sono 2 medici e nonostante anche io mi fossi laureata in tempo e con il massimo dei voti, loro erano pur sempre due medici ed ogni consiglio passava prima da loro.Tutto sommato mi sento fortunata e soddisfatta della mia vita, ma purtroppo la cosa che non mi rende pienamente felice e serena è il fatto di essere attaccata in modo morboso alle mie cose, questa condizione mi fa stare male perché devo avere il pieno controllo della casa , dei mobili, della mia auto e quando qualcosa mi scappa fuori dal controllo sto malissimo.Pensare di invitare qualcuno mi crea ansia per la paura che non abbiamo la stessa cura che ho io delle mie cose.La stessa cosa vale per la mia auto ( errore averla comprata nuova di concessionaria) ogni graffio è un dolore e capisco che non è normale essere attaccata così ad un pezzo di lamiera e starci pure male .Farei di tutto per modificare questa parte del mio carattere ma mi rendo conto che è più forte di me e per questo chiedo un vostro consulto.Grazie anticipatamente, per la vostra attenzione.
3 risposte - LeggiToccarsi tra fratelli
Il mio ragazzo ha 32 anni, il fratello ne ha 34 ed entrambi, a modo loro per scherzare,toccano il seno e le parti intime della sorella che ne ha 20 e Lei,in risposta fa lo stesso e non fa alcuna piega quando loro lo fanno, anzi, tira su la maglia e si mostra senza reggiseno. È normale questo atteggiamento? Che problemi Hanno? Io ho un fratello ma mai abbiamo fatto cose simili, anzi, nemmeno ci si spoglia nudi uno davanti all' altro.
2 risposte - LeggiRapporto ambiguo tra madre e figlio
Salve, ho 21 anni e da circa tre anni vivo a casa del mio fidanzato di 25 anni che vive con sua madre (60 anni). Sua madre è un tipo molto strano, una donna eccentrica e piuttosto ignorante ma non mi dilungo sui dettagli della persona, il rapporto con il figlio l'ho sempre trovato molto ambiguo, quasi come se non fosse un rapporto madre-figlio ma piuttosto un rapporto tra coinquilini o amici, ognuno mangia per conto suo, ognuno si fa la spesa per conto suo e in generale, non c'è nessun senso familiare ma ciò che trovo ancora più strano è il fatto che sua madre, porti il suo compagno quasi quotidianamente in casa e anche nel pieno pomeriggio, con noi nella stanza adiacente, va in camera da letto, con la porta semichiusa, lasciando uno spiraglio aperto che lascia intravedere tutto e inizi accese attività sessuali, con gemiti forti, rumori, urla ed esclamazioni esagerate urlando nei dettagli tutto quello che fa e intende fare, consapevolissima che il figlio senta ogni cosa. Nonostante, lui gli abbia detto che non gli piace sentire tali cose la risposta della madre è stata che non gli importa. La cosa continua quasi quotidianamente e si è arrivato al punto che i vicini hanno chiamato la polizia per i rumori forti. Sono preoccupata, il mio fidanzato ne è quasi indifferente e la cosa mi disturba ancora maggiormente. Sua madre ha sempre avuto un approccio piuttosto inquietante verso di lui, con carezze sulle gambe, complimenti sull'estetica e cose del genere. Trovo questa situazione assurda e ribadisco che lui è una persona molto insicura e ho sempre avuto il timore che soffra di disturbi ossessivi compulsivi e penso che sia soprattutto a causa della madre, di questo rapporto ambiguo. Inizio a preoccuparmi sempre maggiormente e a chiedermi perché sua madre vuole così insistentemente far sentire al figlio (e a me) tutta la sua vita sessuale, sono disgustata e inquietata e spesso penso di andare via per via di questa situazione. Cosa fare?
1 risposte - Leggistoria da DOC (e forse altro)
Buongiorno,
volevo avere una vostra opinione su quella che è la mia storia, che sa tanto di disturbo ossessivo compulsivo ma probabilmente anche di altro.
Da circa la metà del 2005 soffro di sintomi di natura fisica che andrò poi a descrivere.
Non c'è dubbio che vi fossero problematiche già evidenti prima dell'esplosione dei sintomi di natura fisica avvenuta intorno ad aprile maggio del 2005.
Direi che in primo luogo c'erano grossi problemi di socializzazione e capacità di stare insieme agli altri fin da piccolo, essendo figlio unico: credo che il non essere andato all'asilo e l'essere cresciuto sempre da solo abbia in parte influito.
Giocavo sempre da solo e se c'era da stare con altri bambini ero a disagio.
L'ambiente familiare, tra genitori nonni e zie, era sicuramente di grande calore e cordialità e qui credo si sia verificato il primo evento traumatico: l'inizio delle scuole elementari, complice la presenza di una maestra non particolarmente flessibile, mi fa passare da un mondo bellissimo a un mondo bruttissimo, tutto di un colpo.
Non ho bei ricordi degli anni delle elementari e delle medie, dove studiavo molto ma non per un reale interesse, ma solo per tenere buona la maestra e poi i professori.
Le esperienze all'oratorio di quegli anni sono pessime, per il solito discorso che sto molto meglio da solo.
Ulteriore evento traumatico dell'epoca, vivendo dalla nascita in un cortile, è sicuramente quando nel 1988 muore mia nonna e mio zio stabilisce in parole povere che non vuole più la condivisione del cortile e che dobbiamo dunque cambiare casa: il trauma verrà fuori più avanti negli anni, essendo all'epoca io solo un bambino, e mi farà capire che il tanto piacevole ambiente familiare era forse più una finzione e una recita.
Mi iscrivo alla squadra di calcio del paese ma scappo dopo un mese, perchè l'allenatore urla come la maestra.
Cambiamo casa alla fine del 1992, nel 1995 finiscono le scuole medie e io sono tra virgolette libero di non andare più all'oratorio, essendo le scuole superiori non più nel mio paese e considerando che le mie esperienze in quell'oratorio erano state pessime.
Gli anni delle superiori vanno leggermente meglio sul piano dei rapporti con gli altri anche se poi, quando magari in una gita capita di trovarsi tutti insieme, emergono le solite difficoltà di relazione.
Per un buon periodo durante gli anni delle superiori emerge uno strano particolare: scrivo in maniera lentissima perchè la scrittura deve risultare perfetta, come squadrata.
Iniziano ad emergere tendenze esasperate a ricontrollare le cose e a tenerle in ordine.
Nel 1999 muore in un incidente in bicicletta un mio compagno delle medie, che curiosamente era scappato anche lui dall'oratorio, e la cosa lascerà degli strascichi, come era già successo con la morte di Senna: si può morire anche da giovani.
Inizia l'università e la decisione del percorso da seguire è presa in modo del tutto casuale: opto per scienze bancarie, poichè anche mio papà lavora in banca, ma la realtà è che avrei tranquillamente potuto scegliere ingegneria o geologia o altro, un percorso valeva l'altro.
Sullo sfondo ci sono sempre pochissime uscite, esperienze disastrose in mezzo agli altri e rapporti di qualunque natura totalmente inesistenti con l'altro sesso.
Da una parte mi trovo in mezzo a ragazzi che nelle loro uscite tornano alle quattro o alle cinque del mattino, dall'altra capisco che a casa mia, pur consapevoli del fatto che fatico a socializzare, è meglio starsene a casa.
Arriviamo all'evento decisivo: il 14 gennaio 2002 registro un esame all'università, ho quindi la data impressa, la sera mentre navigo su internet, e ricordo perfettamente che non stavo visitando siti pornografici (all'epoca non sapevo nemmeno cosa fosse la masturbazione), prendo un virus sul computer di natura pornografica.
In sostanza sul mio PC si aggiungono alcune scritte che rimandano ad un sito pornografico e che io non riesco in alcun modo a cancellare.
Facendo una ricerca su internet, il virus è stato preso anche da altri utenti.
Non so perchè, mi spavento e mi preoccupo.
Chiamo il ragazzo che all'epoca mi aiutava con il computer, viene a casa mia una decina di giorni dopo l'accaduto e risolve il problema, lo risolve sul computer ma non nella mia mente.
L'evento, solo apparentemente, finisce nel dimenticatoio: mi iscrivo ad un corso di piscina e mi piace andarci, faccio qualche piccola uscita in più (nulla di che, ad esempio credo di non avere mai fatto nulla nella mia vita l'ultimo dell'anno) e gli anni 2002, 2003 e 2004 trascorrono.
Nel 2005 a ottobre mi laureo ma l'episodio del virus mi ritorna improvvisamente in mente e iniziano i sintomi di natura fisica: dolori devastanti alla testa, blocco, mancata percezione della realtà a livello di spazio e di tempo, perdita progressiva dei capelli, incapacità di concentrarsi, difficoltà a fare qualunque cosa.
Fatico a dare l'ultimo esame all'università e a preparare la tesi, tanto è vero che durante la discussione non mi rendo nemmeno conto di quello che sto dicendo.
I sintomi emersi ad aprile maggio del 2005 non sono più scomparsi, l'immagine del virus preso sul PC non è mai più uscita dalla mia mente, così come il numero 14, giorno dell'evento.
Inizio a lavorare nel febbraio del 2006 ma per lavorare devo arrangiarmi ed arrampicarmi sugli specchi.
Il mondo mi è ormai caduto addosso e conscio di questa situazione, prendo tra le altre cose una decisione che si rivelerà sciagurata: faccio il laser per risolvere la miopia agli occhi ma l'operazione, probabilmente perchè fatta su una persona già allora in grande sofferenza, finirà per crearmi solo ulteriori problemi, rendendomi gli occhi perennemente infiammati.
La situazione di salute annulla di fatto i rapporti sociali, che peraltro erano già come detto inesistenti.
Il mal di testa incessante, la sensazione di perdere il controllo da un momento all'altro e ora anche gli occhi infiammati rendono la vita un inferno, inoltre mi pesa particolarmente la perdita dei capelli.
Fatico in maniera tremenda a lavorare in maniera dignitosa.
Inizio ad effettuare alcuni percorsi di natura psicologica, faccio anche l’EMDR e mi vengono somministrati dei farmaci, in particolare la fluvoxamina, ma le cose restano immodificabili e nulla cambia.
In questi anni, conscio ormai del mio stato di salute, consapevole di non avere avuto esperienze di alcun tipo con l'altro sesso (peraltro, dubito che ne avrei comunque avute, anche da sano, in una società come la nostra) commetto un gravissimo errore: vado per una decina di volte con delle prostitute di strada ma in realtà non ci saranno rapporti di alcun tipo, non ci sarà nulla, non avendo poi più alcun tipo di erezione anche a causa dei farmaci, si riveleranno solo delle esperienze molto squallide, delle quali sono amaramente pentito ed il pensiero dell’errore commesso mi disturba tuttora.
La vita va avanti, faccio qualche vacanza senza ovviamente poterla apprezzare, si è creato una sorta di circolo vizioso da cui non si riesce più ad uscire, sono finito in una sorta di buco nero.
L'episodio del PC rimane costantemente ed inesorabilmente sullo sfondo della mia mente, non va più via.
La situazione resta immodificabile e cronica: dolori devastanti alla testa, capelli sempre più diradati, occhi rimasti come sono rimasti e conseguente impossibilità di fare qualunque cosa, persino leggere un libro o guardare la televisione.
Gli anni, i mesi, i giorni, praticamente tutti uguali, passano con una velocità disarmante e con essi iniziano a morire le persone: muore mia mamma nel 2015 e muore mio zio Gigi nel 2023, muoiono anche quasi tutti i fratelli sorelle di mio papà ma questo è più un dettaglio, considerando che i rapporti erano inesistenti.
Sul lavoro vado avanti con difficoltà mostruose.
La situazione dunque non si sblocca più in alcun modo e direi che ora il vero ricordo traumatico da rimuovere è rappresentato da 20 anni trascorsi in condizioni semplicemente folli, al limite dell'impossibile.
Nel frattempo va avanti senza particolari sussulti la convivenza con mio papà, che a differenza di mia mamma, un po' più aperta, mi ha sempre dato l'impressione di essere una persona molto rigida, schematica e come me poco propensa ai rapporti sociali.
Dal mio racconto credo emergano in maniera evidente dei tratti del mio carattere come rigidità estrema e tendenza esasperata a rimuginare sugli eventi passati, rendendoli più grandi di quello che sono in realtà.
Direi che non c'è molto altro da aggiungere: come detto i farmaci non hanno fatto mai nulla e sto pensando alla possibilità di riutilizzare eventuali tecniche come EMDR oppure la TMS perchè il punto è che è necessario in qualche modo smuovere, mitigare, alleggerire i ricordi del passato.
L'importante è essere ancora qui per potere fare qualcosa, perchè il rischio di farsi fuori era ed è concreto, in considerazione di una situazione che, ripeto, non si è assolutamente più smossa per anni.
Ci tenevo ad avere una vostra opinione in merito e vi ringrazio infinitamente per il servizio.
Insoddisfazione e dubbi sul futuro
Salve a tutti. Ho quasi 33 anni e sto vivendo un periodo di forte stress per la vita quotidiana e lavorativa. Mi sento molto insoddisfatta, sento di non star vivendo la vita che vorrei. Passo le giornate a lavoro, 11 ore fuori casa, a volte anche 12, non ho spazio per altro. Ho la famiglia in un'altra regione, non ho amici, ho due meravigliosi cani che a malapena vedo un po' la mattina e un po' la sera, lo stipendio mi permette si e no di arrivare a fine mese. Ogni giorno mi chiedo chi me la fa fare ad andare avanti così. Sono già stata in terapia per due volte: la prima perchè ho sofferto di DCA (da cui sono uscita) e DOC (ci convivo ancora ma riesco a gestirlo, ho anche fatto uso di farmaci prescritti da psichiatra), la seconda per un percorso di crescita personale e scoperta di me.
Vorrei capire se la mia è vera insoddisfazione, se è solo stanchezza, se davvero vorrei cambiare vita, città, lavoro.
Sto pensando di tornare a fare un percorso di psicoterapia ma non so quale tipo di approccio andrebbe bene nel mio caso e se fare terapia online o in presenza.
Grazie.
Non sapere esattamente come ci si sente
Sono un uomo di 56 anni con un figlio , tutto è iniziato circa un anno fa , mia moglie raggiunti i 50 anni ha iniziato a manifestare stati di umore anomali quasi aggressivi nei miei confronti. nel nostro rapporto ha sempre colpevolizzatome di tutto quelli che accadeva nella sua vita, discussioni e disaccordi con la sua famiglia o normali preblematiche nel nostro rapporto venivano usate per scaricarmi addosso una rabbia che sempre più era evidente. ioho reagito male credendo che isolandola dalla mia vitae concentrandomi su nostro figlio le cose potessero migliorare, ma è stato un grosso errore . ho poi avuto la diagnosi di una patologia neurologica iniziale che per ora non mi crea problemi , questa èstat la fine , una sera mi ha detto cercando qualche misera scusa che non mi amava piu è che forse la mia malattia aveva dato la botta finale al nosro rapporto. è stata una pugnalata in un momento in cui il mio futuro era incerto vedere che la persona che aveva scelto di condividere la vita con me si rimangiava le sue intenzioni. Ho barcollato come un pugile colpito al mento , lei voleva che io uscissi da casa senza rivolgermi a nessuno confidando nella sua buona fede. ho tentato di proporle ogni via di uscita ma lei ha sempr rifiutato. Ho trovato un avvocato e mi sono rivolto a lui , questo per lei è stata una offes enorme era sicura che anche questa volta avrei ceduto per bonta , abbiamo passato moltissimo tempo tramite i nostri avvocati a cercare un accordo, lei non voleva ssolutamente concedermi il tmpo paritetico d gestione di nostro figlio, alla fine dopo piu diun anno lei sostanzialmente ha perso su tutto, sono appena uscito da casa e miaccingo a gestire con moltissime difficolta mio figlio di 15 anni con cui ho per fortuna un rapport strettissimo. lei rimane ora in attesa di un mio errore non volkewndomi dare nessuna collaborazione durante la settimana , mentre al contrarioio offrivo la mia presenza qundo mio figlioe con lei.
mi sento malissimo per tutte le accuse che mi a lanciato e usato nei confronti della sua famiglia che putroppo per tantissimi motivi non hanno potuto conoscere la verità sul comportamento della figlia. de dovessi dire come mi sento non saprei risondere, mi sento come una persona abusata ,calugnata, ed offesa che sa di non potere avere giustizia avant al mondo ed in particolar modo davanti alla persona che ti ha fatto tanto male. cosa devo fare per liberarmi da questa sensazione di ingiustizia
grazie per il vostro parere
Paure e forte ansia
Buongiorno, scrivo perché 2 giorni fa mio marito, dopo ben 13 anni senza crisi, ne ha avuta una (crisi così detta "gran male" con scosse agli arti, morsicatura della lingua, ecc ecc). Io dopo 13 anni che non ci pensavo più e stavo bene ecco che mi ritrovo in uno stato di agitazione e paura indescrivibile. Va a momenti durante la giornata ma mi sto rovinando tanti momenti per questa cosa. In tutto nella sua vita ha avuto 4 crisi: agosto 2006 come prima crisi prendeva solo Urbanyl, ottobre 2006 ed ha poi cominciato la cura con Tegretol, settembre 2011 dopo un anno e mezzo che era senza farmaci (ridotti nel 2010 gradualmente), e oggi dopo ben 13 anni in cura con Tegretol. Ora aspettiamo i risultati degli esami del sangue per vedere il dosaggio del farmacoMio marito lui sta bene solo un po indolenzito per le scosse ma molto tranquillo. Era da solo, io ero al lavoro...mi sembra di ricominciare a vivere un incubo. Paura che possa succedere di nuovo quando è da solo e picchiare la testa e morire, succedere quando son con lui e non sapere cosa fare o non fare le cose giuste e perderlo. Lui mi ha detto che ci sono cose ben peggiori e di non smettere di vivere le giornate per questo e di continuare a fare quello che abbiamo sempre fatto senza paure. Io la mia vita e lui la sua (oltre a quella insieme chiaramente). Ma io sono terrorizzata nel pensare che possa succedergli ancora e magari anche più grave tipo lo stato di male epilettico. Nessuno ha mai visto le sue crisi, era sempre da solo...e sempre sul giorno (1 pomeriggio, 1 mattina e 2 sera). Ho paura che possano aggravarsi e che il farmaco non faccia più effetto, ho paura che se gli cambian il medicamento tutto andrà storto. Il neurologo da cui è seguito è molto bravo ma ho comunque tanti pensieri negativi. Vorrei fare diverse cose, avevo in programma un uscita con il mio migliore amico ma pensare di andare e lui è qui da solo mi spaventa e mi fa sentire in colpa che io sono in giro a divertirmi e lui qui da solo dopo quello che gli è successo. mio marito mi ha detto che non devo fare così perché potrebbe cadere dalle scale, fare un incidente...anche senza crisi epilettiche. So che ha ragione ma è difficile. Non posso non andare al lavoro, azzerare le mie giornate per paura di cosa può succedere. Poi guardo su internet ed esce di tutto e la cosa mi spaventa ancora di più. Spero mi possa dare un po di consigli, premetto che sto aspettando un appuntamento con uno psicologo per cominciare delle sedute. Grazie mille e buona giornata.
2 risposte - LeggiNon riesco più a formulare ed esprimere pensieri
Buonasera,
ultimamente sto attraversando un periodo di forte stress, tristezza e depressione. Ho 24 anni e mi sono laureata da poco, ma mi sento come un guscio vuoto. Ho rifiutato diverse opportunità che mi erano capitate, come la possibilità di fare un dottorato o l'ammissione a un importante accademia. Poi me ne sono pentita, credendo di aver rovinato la mia vita per sempre.
Ora mi sto lentamente riprendendo, anche se noto che non riesco più a concentrarmi come prima. Non riesco a leggere per più di dieci minuti, ma soprattutto non riesco a scrivere. La scrittura è sempre stata una parte di me, ma adesso fatico anche a capire dove mettere le virgole. Mi blocco spesso, ho svariate inibizioni grammaticali e anche quando parlo mi chiedo continuamente se la frase che sto pronunciando sia corretta. Tutto quello che voglio dire si perde nei meandri più oscuri della mia testa, non riesco a completare i pensieri, avverto una povertà di pensiero e linguaggio. Quando leggo cose scritte in passato reputo impossibile che sia stata proprio io a scriverle, sono diventata molto lenta, meno prolissa, le cose richiedono un sacco di tempo. Un sacco. Inoltre non leggo più libri e passo molto tempo sul telefono. Guardo cose che nemmeno mi interessano e poi soffro per il tempo perso.
Non so cosa fare per uscire da questa situazione.
Vi ringrazio in anticipo
C'è qualcosa di inconscio nel mio sogno?
Buongiorno, sono una donna di 34 anni molto introversa, che non riesce a portare a termine i suoi obiettivi ed a realizzarsi professionalmente.
Sono anni che desidero fare la sceneggiatrice.
Ho pubblicato alcuni libri da sola, tramite la piattaforma Amazon. Ma quando si tratta di parlare dei miei libri o di promuoverli, non trovo il coraggio di scrivere neanche un post agli amici su Facebook.
Soffro di ansia sociale, e da pochi mesi sto inviando le mie storie ad alcuni produttori e sto tentando di promuovere il mio ultimo libro attraverso gli strumenti Amazon. Ma non sto ottenendo esiti positivi.
Quello che voglio sottoporre oggi a vostra analisi riguarda un sogno che ho fatto ultimamente.
Ho sognato di essere vicino al mare, a camminare su un marciapiede, quando incontro un anziano amico di famiglia, che nella realtà non si muove da tempo per una gamba inferma, ma nel sogno stava facendo jogging con grande facilità ed io ero stupita.
Poi incontro la moglie e lei, molto preoccupata, mi porta via in una zona molto affollata e mi dice che è un miracolo. I medici non se lo spiegano.
Lei se ne va ed io mi ritrovo a guardare i volti di tutte queste persone frettolose che mi passano accanto.
Lì in mezzo riconosco la figura di mia cugina da piccola e riconosco anche un ragazzo che somiglia a mio fratello da adolescente. Ma mia cugina e mio fratello del presente ce li ho intorno a me, che sorpresi quanto me, ignorano il perché di queste figure del passato.
Ecco che ci inoltriamo in una sala da bar dove ci ritroviamo ad assistere alla premiazione di grandi leggende del calcio e della musica. Io e mia sorella prendiamo posto sulle uniche due sedie vuote messe a parecchia distanza delle prime file. Ci guardiamo lo spettacolo riconoscendo alcune leggende del calcio e della musica alla TV. Dietro la tv, sopra un palchetto del bar, alcune leggende ricevono il premio stringendo le mani alle alte personalità che glielo porgono.
Poi mi accorgo che dietro di noi, a un metro di distanza, c’è un giovane ragazzo vestito da portiere di calcio, che a testa bassa e grande timidezza, si sporge da un mobile che gli impedisce di guardare lo spettacolo, e raccoglie qualche visione, per imprimerla su un foglio e farsi un’idea di quello che accade.
Io mi alzo e gli dico di passare avanti, ma lui scrolla la testa intimidito e continua a disegnare a suo modo quelle che vede dietro a un mobile che gli impedisce di guardare.
Io mi rendo conto che è vestito come il terzo portiere di una squadra di calcio. Gli chiedo se è una riserva, e lui me lo conferma.
Allora io, che comprendo di stare in un sogno e gli chiedo che ruolo ha in questa storia.
Lui, guardando con malinconia lo spettacolo dalla sua postazione, mi risponde:” quello di uno che vuole diventare famoso, ma non ce la può fare”.
E poi continua a disegnare da lontano la sua visione dello spettacolo sul foglio.
Secondo voi cosa significa?
So che senza informazione approfondite su di me è difficile dare un’opinione.
Ma vi ringrazio anticipatamente per quello che potrete fare per me.
Insoddisfazione e dubbi sul futuro
Salve a tutti. Ho quasi 33 anni e sto vivendo un periodo di forte stress per la vita quotidiana e lavorativa. Mi sento molto insoddisfatta, sento di non star vivendo la vita che vorrei. Passo le giornate a lavoro, 11 ore fuori casa, a volte anche 12, non ho spazio per altro. Ho la famiglia in un'altra regione, non ho amici, ho due meravigliosi cani che a malapena vedo un po' la mattina e un po' la sera, lo stipendio mi permette si e no di arrivare a fine mese. Ogni giorno mi chiedo chi me la fa fare ad andare avanti così. Sono già stata in terapia per due volte: la prima perchè ho sofferto di DCA (da cui sono uscita) e DOC (ci convivo ancora ma riesco a gestirlo, ho anche fatto uso di farmaci prescritti da psichiatra), la seconda per un percorso di crescita personale e scoperta di me.
Vorrei capire se la mia è vera insoddisfazione, se è solo stanchezza, se davvero vorrei cambiare vita, città, lavoro.
Sto pensando di tornare a fare un percorso di psicoterapia ma non so quale tipo di approccio andrebbe bene nel mio caso e se fare terapia online o in presenza.
Grazie.
Non sapere esattamente come ci si sente
Sono un uomo di 56 anni con un figlio , tutto è iniziato circa un anno fa , mia moglie raggiunti i 50 anni ha iniziato a manifestare stati di umore anomali quasi aggressivi nei miei confronti. nel nostro rapporto ha sempre colpevolizzatome di tutto quelli che accadeva nella sua vita, discussioni e disaccordi con la sua famiglia o normali preblematiche nel nostro rapporto venivano usate per scaricarmi addosso una rabbia che sempre più era evidente. ioho reagito male credendo che isolandola dalla mia vitae concentrandomi su nostro figlio le cose potessero migliorare, ma è stato un grosso errore . ho poi avuto la diagnosi di una patologia neurologica iniziale che per ora non mi crea problemi , questa èstat la fine , una sera mi ha detto cercando qualche misera scusa che non mi amava piu è che forse la mia malattia aveva dato la botta finale al nosro rapporto. è stata una pugnalata in un momento in cui il mio futuro era incerto vedere che la persona che aveva scelto di condividere la vita con me si rimangiava le sue intenzioni. Ho barcollato come un pugile colpito al mento , lei voleva che io uscissi da casa senza rivolgermi a nessuno confidando nella sua buona fede. ho tentato di proporle ogni via di uscita ma lei ha sempr rifiutato. Ho trovato un avvocato e mi sono rivolto a lui , questo per lei è stata una offes enorme era sicura che anche questa volta avrei ceduto per bonta , abbiamo passato moltissimo tempo tramite i nostri avvocati a cercare un accordo, lei non voleva ssolutamente concedermi il tmpo paritetico d gestione di nostro figlio, alla fine dopo piu diun anno lei sostanzialmente ha perso su tutto, sono appena uscito da casa e miaccingo a gestire con moltissime difficolta mio figlio di 15 anni con cui ho per fortuna un rapport strettissimo. lei rimane ora in attesa di un mio errore non volkewndomi dare nessuna collaborazione durante la settimana , mentre al contrarioio offrivo la mia presenza qundo mio figlioe con lei.
mi sento malissimo per tutte le accuse che mi a lanciato e usato nei confronti della sua famiglia che putroppo per tantissimi motivi non hanno potuto conoscere la verità sul comportamento della figlia. de dovessi dire come mi sento non saprei risondere, mi sento come una persona abusata ,calugnata, ed offesa che sa di non potere avere giustizia avant al mondo ed in particolar modo davanti alla persona che ti ha fatto tanto male. cosa devo fare per liberarmi da questa sensazione di ingiustizia
grazie per il vostro parere
Paure e forte ansia
Buongiorno, scrivo perché 2 giorni fa mio marito, dopo ben 13 anni senza crisi, ne ha avuta una (crisi così detta "gran male" con scosse agli arti, morsicatura della lingua, ecc ecc). Io dopo 13 anni che non ci pensavo più e stavo bene ecco che mi ritrovo in uno stato di agitazione e paura indescrivibile. Va a momenti durante la giornata ma mi sto rovinando tanti momenti per questa cosa. In tutto nella sua vita ha avuto 4 crisi: agosto 2006 come prima crisi prendeva solo Urbanyl, ottobre 2006 ed ha poi cominciato la cura con Tegretol, settembre 2011 dopo un anno e mezzo che era senza farmaci (ridotti nel 2010 gradualmente), e oggi dopo ben 13 anni in cura con Tegretol. Ora aspettiamo i risultati degli esami del sangue per vedere il dosaggio del farmacoMio marito lui sta bene solo un po indolenzito per le scosse ma molto tranquillo. Era da solo, io ero al lavoro...mi sembra di ricominciare a vivere un incubo. Paura che possa succedere di nuovo quando è da solo e picchiare la testa e morire, succedere quando son con lui e non sapere cosa fare o non fare le cose giuste e perderlo. Lui mi ha detto che ci sono cose ben peggiori e di non smettere di vivere le giornate per questo e di continuare a fare quello che abbiamo sempre fatto senza paure. Io la mia vita e lui la sua (oltre a quella insieme chiaramente). Ma io sono terrorizzata nel pensare che possa succedergli ancora e magari anche più grave tipo lo stato di male epilettico. Nessuno ha mai visto le sue crisi, era sempre da solo...e sempre sul giorno (1 pomeriggio, 1 mattina e 2 sera). Ho paura che possano aggravarsi e che il farmaco non faccia più effetto, ho paura che se gli cambian il medicamento tutto andrà storto. Il neurologo da cui è seguito è molto bravo ma ho comunque tanti pensieri negativi. Vorrei fare diverse cose, avevo in programma un uscita con il mio migliore amico ma pensare di andare e lui è qui da solo mi spaventa e mi fa sentire in colpa che io sono in giro a divertirmi e lui qui da solo dopo quello che gli è successo. mio marito mi ha detto che non devo fare così perché potrebbe cadere dalle scale, fare un incidente...anche senza crisi epilettiche. So che ha ragione ma è difficile. Non posso non andare al lavoro, azzerare le mie giornate per paura di cosa può succedere. Poi guardo su internet ed esce di tutto e la cosa mi spaventa ancora di più. Spero mi possa dare un po di consigli, premetto che sto aspettando un appuntamento con uno psicologo per cominciare delle sedute. Grazie mille e buona giornata.
2 risposte - Leggi-da quando ha fatto il suo ingresso in azienda non riesco a togliermela dalla testa
Lavoro da diversi anni in una Ditta di edilizia, e da alcuni mesi sto riscontrando un problema che mai avrei immaginato.
Il titolare nonché proprietario della ditta ha assunto una ragazza a dir poco meravigliosa come sua segretaria personale, e da quando ha fatto il suo ingresso in azienda non riesco a togliermela dalla testa, all'inizio pensavo che dopo qualche giorno mi sarei abituato alla sua presenza, ma così non è stato. Sono consapevole che il problema è mio e che dovrò risolvere in qualche modo (ho iniziato seriamente a considerare di cambiare azienda) ma la sua presenza mi causa continue distrazioni e, come se non bastasse, quando il titolare la porta con lui a fare dei tour di controllo nei siti di produzione (dove lavoro anche io) spesso si presenta con degli outfit davvero in tiro (anche troppo per il contesto). Vi chiedo consiglio perché onestamente non mi sono mai trovato in una situazione simile e non so se poterne parlare con uno psicologo possa effettivamente essere d'aiuto nel caso in questione.
Non riesco più a formulare ed esprimere pensieri
Buonasera,
ultimamente sto attraversando un periodo di forte stress, tristezza e depressione. Ho 24 anni e mi sono laureata da poco, ma mi sento come un guscio vuoto. Ho rifiutato diverse opportunità che mi erano capitate, come la possibilità di fare un dottorato o l'ammissione a un importante accademia. Poi me ne sono pentita, credendo di aver rovinato la mia vita per sempre.
Ora mi sto lentamente riprendendo, anche se noto che non riesco più a concentrarmi come prima. Non riesco a leggere per più di dieci minuti, ma soprattutto non riesco a scrivere. La scrittura è sempre stata una parte di me, ma adesso fatico anche a capire dove mettere le virgole. Mi blocco spesso, ho svariate inibizioni grammaticali e anche quando parlo mi chiedo continuamente se la frase che sto pronunciando sia corretta. Tutto quello che voglio dire si perde nei meandri più oscuri della mia testa, non riesco a completare i pensieri, avverto una povertà di pensiero e linguaggio. Quando leggo cose scritte in passato reputo impossibile che sia stata proprio io a scriverle, sono diventata molto lenta, meno prolissa, le cose richiedono un sacco di tempo. Un sacco. Inoltre non leggo più libri e passo molto tempo sul telefono. Guardo cose che nemmeno mi interessano e poi soffro per il tempo perso.
Non so cosa fare per uscire da questa situazione.
Vi ringrazio in anticipo
C'è qualcosa di inconscio nel mio sogno?
Buongiorno, sono una donna di 34 anni molto introversa, che non riesce a portare a termine i suoi obiettivi ed a realizzarsi professionalmente.
Sono anni che desidero fare la sceneggiatrice.
Ho pubblicato alcuni libri da sola, tramite la piattaforma Amazon. Ma quando si tratta di parlare dei miei libri o di promuoverli, non trovo il coraggio di scrivere neanche un post agli amici su Facebook.
Soffro di ansia sociale, e da pochi mesi sto inviando le mie storie ad alcuni produttori e sto tentando di promuovere il mio ultimo libro attraverso gli strumenti Amazon. Ma non sto ottenendo esiti positivi.
Quello che voglio sottoporre oggi a vostra analisi riguarda un sogno che ho fatto ultimamente.
Ho sognato di essere vicino al mare, a camminare su un marciapiede, quando incontro un anziano amico di famiglia, che nella realtà non si muove da tempo per una gamba inferma, ma nel sogno stava facendo jogging con grande facilità ed io ero stupita.
Poi incontro la moglie e lei, molto preoccupata, mi porta via in una zona molto affollata e mi dice che è un miracolo. I medici non se lo spiegano.
Lei se ne va ed io mi ritrovo a guardare i volti di tutte queste persone frettolose che mi passano accanto.
Lì in mezzo riconosco la figura di mia cugina da piccola e riconosco anche un ragazzo che somiglia a mio fratello da adolescente. Ma mia cugina e mio fratello del presente ce li ho intorno a me, che sorpresi quanto me, ignorano il perché di queste figure del passato.
Ecco che ci inoltriamo in una sala da bar dove ci ritroviamo ad assistere alla premiazione di grandi leggende del calcio e della musica. Io e mia sorella prendiamo posto sulle uniche due sedie vuote messe a parecchia distanza delle prime file. Ci guardiamo lo spettacolo riconoscendo alcune leggende del calcio e della musica alla TV. Dietro la tv, sopra un palchetto del bar, alcune leggende ricevono il premio stringendo le mani alle alte personalità che glielo porgono.
Poi mi accorgo che dietro di noi, a un metro di distanza, c’è un giovane ragazzo vestito da portiere di calcio, che a testa bassa e grande timidezza, si sporge da un mobile che gli impedisce di guardare lo spettacolo, e raccoglie qualche visione, per imprimerla su un foglio e farsi un’idea di quello che accade.
Io mi alzo e gli dico di passare avanti, ma lui scrolla la testa intimidito e continua a disegnare a suo modo quelle che vede dietro a un mobile che gli impedisce di guardare.
Io mi rendo conto che è vestito come il terzo portiere di una squadra di calcio. Gli chiedo se è una riserva, e lui me lo conferma.
Allora io, che comprendo di stare in un sogno e gli chiedo che ruolo ha in questa storia.
Lui, guardando con malinconia lo spettacolo dalla sua postazione, mi risponde:” quello di uno che vuole diventare famoso, ma non ce la può fare”.
E poi continua a disegnare da lontano la sua visione dello spettacolo sul foglio.
Secondo voi cosa significa?
So che senza informazione approfondite su di me è difficile dare un’opinione.
Ma vi ringrazio anticipatamente per quello che potrete fare per me.