M. domande di Ansia e depressione  |  Inserita il

Parma

Aiutare una persona depressa

Buongiorno,
Vi contatto per chiedere consiglio riguardo a come comportarmi in una situazione delicata.
Il mio ragazzo da qualche mese sembra soffrire di depressione. Ne ho parlato con lui e la situazione è risultata la seguente:
-si sente stanco e svogliato
-non prova piacere in nessun tipo di attività
-anche le attività più semplici come fare la doccia o preparare il pranzo vengono viste come degli ostacoli
-si mostra estremamente apatico
-fatica a riposare, non dorme bene
-si isola e vuole rimanere da solo in casa a pensare ai suoi problemi, non vuole sentire né vedere amici e familiari
-dice di avere mal di schiena da qualche mese, anche se dopo un controllo dal medico e dal fisioterapista non risulta nessun problema grave
Questa situazione continua in modo variabile da circa 3 mesi, a periodi peggiora.
Anche amici e familiari si sono accorti di questo suo essere distaccato e poco attivo, ma per ora nessuno ha cercato di fare nulla e non sospettano niente di grave.
Gli ho proposto di andare insieme a fare una visita di controllo, ma rifiuta il mio aiuto e mi chiede di lasciarlo solo perché secondo lui è l’unico modo per riprendersi.
Capisce di avere un umore negativo, ma non prende in considerazione il fatto che possa essere una malattia.
Sfruttando questo periodo di vacanza ho accontentato la sua richiesta di rimanere da solo e fare le cose a modo suo.
Sono passate ormai un paio di settimane.
Cerco comunque di sapere come va per messaggio o chiamandolo quando accetta di parlare.
Lui è da solo a casa, di giorno lavora, mentre una sera a settimana esce con un amico.
Rispetto a quando sono partita lo sento nettamente peggiorato, si isola sempre di più e allenta i contatti.
Rifiuta anche che torni dalle vacanze in anticipo per dargli una mano in quanto vuole rimanere da solo.
Più io mi mostro disponibile più lui si allontana.
Vorrei cercare di aiutarlo e fargli accettare la possibilità di una visita specialistica.
Cosa posso fare?
Aggiungo che il ragazzo in questione ha 30 anni e vive da solo. Il cambiamento è stato repentino, da persona attiva, sportiva e allegra è improvvisamente diventato apatico e anedone.
Non so se comunicare la situazione anche ai familiari.

  1 Risposte pubblicate per questa domanda

Dott. Andrea Bottai Inserita il 13/09/2016 - 10:43

Cara M., la sintomatologia da lei descritta potrebbe fare pensare ad uno stato depressivo. Questa sintomatologia è spesso caratterizzata dalla rinuncia e dalla chiusura in sé stessi. Entrambi questi atteggiamenti invece di far migliorare, alimentano il disturbo. Tuttavia la persona li percepisce come le uniche strategie per stare meglio, perché sul momento sembrano dare sollievo. In realtà aumentano il ritiro e non aiutano a star meglio. La rinuncia è un suicidio quotidiano. E' molto difficile stare vicino a chi ha questi sintomi perché viene da spingere queste persone ad aprirsi e fare le cose. In realtà anche questi tentativi aumentano la percezione di frustrazione di chi vive in questo stato e non sono consigliabili. Ci vuola pazienza, meglio limitarsi ad un atteggiamento supportivo senza però dare eccessivo peso alla cosa, senza insistere o spingere la persona. Potremmo chiamare questo "frustrazione del sintomo". Anche cercare di parlare sempre dei problemi, sia che cerchi di farlo chi ha il problema, sia chi lo assiste, non è utile. Si può trovare uno spazio definito, nel tempo e nello spazio, ad esempio mezzora ad una certa ora ogni giorno, in cui la persona depressa esterna all'altra, che lo ascolta in religioso silenzio, tutte le sue angosce e tristezze. Fuori da quello spazio, nessun commento sul disturbo. In certi casi anche un aiuto farmacologico, sotto il controllo del medico o dello psichiatra, può essere utile. Certamente un aiuto da parte di un terapeuta potrebbe essere di grande aiuto nel prendere per mano il suo ragazzo e guidarlo fuori da questo labirinto.
Dott. Andrea Bottai