Anna  domande di Ansia e depressione  |  Inserita il

Bologna

Passività verso la vita

Salve dottori
Sono qui perché é da tempo che rifletto sulla mia sensazione di passività verso la vita e sono arrivata al punto di dovermi confrontare e affrontare questo malessere.
Mi sento bloccata. Da anni, forse da sempre
Non faccio niente da sola, vivo nella paura del giudizio, nell'ansia dell'ignoto e soprattutto del sociale. Mi sento quasi una codarda.
Spesso faccio le cose solo se sono costretta/trovo appoggio dalla mia famiglia o non implicano il contatto con le persone. Sono sempre stata una bambina sensibile e timida, e col tempo sono andata chiudendomi, sempre di più à tal punto da non sapere minimamente come approcciarmi a qualcuno. Questo mi condiziona terribilmente. Se dovessi prendere e andare in un luogo con persone che non conosco (un corso ad esempio) non saprei come instaurare un rapporto sociale, un'amicizia, un flirt, un legame, qualcosa che vada oltre il saluto e poco altro (ed é anche per questo che porto spesso qualcuno di espansivo con me in determinati contesti, come "scudo" dalla mia inettitudine sociale).
Se una persona mi ispira, non riesco a legarci!
Sono sempre gentile e sorridente, ma fondamentalmente passo inosservata, la gente non si ricorda neanche di me, sono chiusa e insicura. E io lo sento che avvertono la mia "ostilità" verso di loro, e questo mi ferisce...
Non parlo, sia perché sento di non avere argomenti, storie da raccontare (fondamentalmente sto sempre in casa), le chiacchiere convenzionali mi sembrano super forzate, sia perché non riesco ad essere sciolta, carismatica, propensa al prossimo, autentica; mi sento veramente fuori luogo, strana, come se ci fosse qualcuno nella mia testa che mi dicesse "ma dai sei seria? Non fanno per te queste cose, non sei credibile"
Che sia per le relazioni, che per la sfera lavorativa. E quindi mi ritrovo sempre ferma, a casa.
Non ho aspirazioni, o meglio, ne ho, ma fondamentalmente in un posto dentro di me sento che non faccio nulla per due motivi: il primo perché non mi sentirei a mio agio sola, con persone sconosciute sia perché penso che non abbia senso fare nulla se nessuno crede in me, o mi sprona, o mi incoraggia...che dimostri di tenerci a me...(specialmente la mia famiglia). É come se non ne trovassi il senso. In più, pur volendo, ho paura di non essere in grado di perseguire certi obiettivi, perché faccio molta fatica a sentirmi un'adulta, quindi per esempio vedo l'amore, il lavoro come cose "da grandi" e io non mi ci sento...
Ho 22 anni ormai, so che dovrei trovare la voglia di fare da me, ma se non c'è qualcuno che mi da la "spinta", un motivo per vivere rimango ferma, passiva.
Vorrei che le spinte motivazionali venissero da me. Insomma essere indipendente, sia emotivamente che praticamente, libera dalla paura del giudizio.
Vorrei sentirmi una comunissima ragazza della mia età forte, orgogliosa di sé, coraggiosa che trovi se stessa e un motivo per VIVERE.
Vi ringrazio per il tempo dedicatomi
É da tempo che penso di rivolgermi ad un professionista, ma per i motivi citati nel racconto capirete il perché ancora non l'ho fatto...
Vorrei chiedervi se per voi delle consulenze online potrebbero essere un modo soft per approcciarmi ad una terapia, in quanto io penso che un problema o lo si affronta pienamente (in questo caso fisicamente di fronte ad un professionista) o sarebbe come aggirare il problema...
Inoltre vorrei chiedervi: é normale sentirmi pessimista e inadeguata verso i risultati della terapia? Scomparirà nel corso delle eventuali sedute o potrebbe essere un segno che non sono pronta per intraprendere questo percorso?
Grazie infinite a tutti

  1 Risposte pubblicate per questa domanda

Dott.ssa Katarina Faggionato Inserita il 01/01/2021 - 20:03

Cara Anna,
che cosa intendi con il "modo soft"? Sono stati fatti diversi studi sull'efficacia della terapia online e i risultati sono buoni. Lavorare a distanza non significa affatto lavorare con meno impegno o fare meno fatica. Parlo di fatica perché un percorso psicologico spesso è faticoso. Si desidera ottenere un cambiamento della situazione attuale e ogni cambiamento richiede impegno. La decisione se lavorare online o in presenza dipende da diversi fattori. Ci sono alcuni disturbi psichiatrici per i quali è necessario avere una rete di aiuto vicino a casa e ci sono altre problematiche che si possono affrontare molto bene anche a distanza. Un altro fattore importante è come ci si sente. C'è chi vuole lavorare in ogni caso in presenza, chi invece preferisce non doversi spostare o ancora chi, per delle difficoltà proprie, si sente più al sicuro a lavorare online. Ho chiesto ai miei pazienti con i quali lavoro a distanza come si trovano. Qualcuno dice di non perdere niente rispetto al lavoro in presenza e apprezza questa possibilità per vari motivi (permanenza all'estero o comunque distante, quarantena, risparmio di tempo). E poi c'è chi preferisce essere presente. Per cui, Anna, dipende da te, come ti senti. Non direi proprio che si aggiri il problema.
L'altra tua domanda riguardava il sentirti pessimista e inadeguata verso i risultati che potresti ottenere. È frequente che le persone arrivino scoraggiate. Succede o per delle esperienze di vita o a volte per delle terapie precedenti che per qualche motivo non hanno portato al risultato sperato o perché si pensa di essere gli unici ad avere quel tipo di problema o perché ci si considera "un caso perso". Non è quindi un segno di non essere pronti e un po' di fiducia c'è sempre, altrimenti non si prenderebbe la decisione di iniziare o almeno di provare. E da qui si parte e si costruisce. Man mano che si sta meglio, la motivazione e la fiducia di solito aumentano. Invece con inadeguata che cosa intendi? Questi dubbi ti consiglio di esporli apertamente al professionista che contatterai. Si cercherà di capire e quindi di trovare la risposta.
Spero di aver risposto alle tue domande, in bocca al lupo, buon inizio.
Dott.ssa Katarina Faggionato