Il topo nei sogni: il simbolismo del topo

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Il topo nei sogni

«I topi sono usati per la divinazione presso numerosi popoli dell'Ovest africano. Presso i Bambara, essi sono doppiamente legati al rito dell'escissione. Si danno loro le clitoridi asportate alle giovani donne e una credenza vuole che il sesso del primo figlio sia determinato da quello del topo che ha mangiato la clitoride della madre. Si dice anche che i topi portino in sé la parte dell'anima delle ragazze escisse (la parte maschile del sesso femminile) che deve ritornare a Dio in attesa di una reincarnazione. I Bambara pensano anche che i topi si trasformino in rospi durante la stagione delle piogge. Animali ctonici, rappresentano l'aspetto sotterraneo della comunicazione del sacro (Chevalier & Gheerbrant, 1986, pp. 476-477)».

«In Europa vi è un pregiudizio nettamente sfavorevole contro il topo. Lo si associa all'idea di avarizia, di parassitismo, di miseria: anche lo Yi ching ne fa l'immagine della cupidigia, della paura e dell'attività notturna e clandestina, ma, in linea generale in Asia il ratto è animale di buon augurio. In Giappone accompagna il dio della ricchezza Daikoku; anche in Cina e in Siberia è segno di prosperità; l'assenza di ratti è in questi paesi un segno inquietante. Per Chuang-tzu il topo che scava un buco profondo è il simbolo della prudenza e della rettitudine.

Il ratto, o piuttosto il topolino (mushaka) in India è la cavalcatura di Ganesha. In quanto tale esso è associato all'idea di furto, d'appropriazione fraudolenta di ricchezze. Ma tale ladro è l'Atma, all'interno del cuore. Sotto il velo dell'illusione, esso trae esclusivamente beneficio dai godimenti apparenti dell'essere, e dal profitto dell'ascesi.

Nell'Iliade Apollo è evocato con il nome di Sminteo, che deriva da un vocabolo che significa topo, che è animale ctonio, che ha un ruolo importante (…). L'ambivalenza del nome attribuito ad Apollo corrisponde a un doppio simbolo: il ratto propagando la peste, sarebbe il simbolo di Apollo come dio della pestilenza (…); Apollo, d'altra parte, in quanto dio delle messi protegge contro i ratti. Nella simbologia si vede che la stessa funzione distruttiva propria dei ratti, può giustificare due applicazioni diverse; l'utilizzazione di essa a scopo di vendetta e la sua soppressione per fare del bene; da qui il doppio aspetto del dio chiamato Sminteo.

Questa tradizione primitiva e agraria di un Apollo, dio ratto, che invia le malattie (la peste) e che le guarisce, si avvicina a una tradizione indiana di un dio ratto, che sarebbe figlio di Rudra e che avrebbe anch'egli il doppio potere di portare le malattie e di guarirle. Apollo Sminteo e Ganesha incarnano le potenze benefiche e risanatrici del suolo (Chevalier & Gheerbrant, 1986, pp. 279-280)».

«I ratti sono collegati con la malattia e la morte. Il ratto era una divinità malefica portatrice di peste in Egitto e in Cina. Il topo, nel simbolismo medioevale, è associato al demonio. Si suppone abbia un significato fallico, ma soltanto sotto il suo aspetto pericoloso e ripugnante (Cirlot, 1985, p. 409)».

 

Il topo è una specie estremamente adattabile in quanto vive praticamente in qualsiasi luogo (anche freddo) che gli offra un nascondiglio in cui potersi nascondere e sfamarsi.

Lo si trova perciò in ambienti urbani e nelle periferie, mentre è una presenza piuttosto rara nelle aree rurali in quota e negli ambienti boschivi. Generalmente, il topo è piccolo e impuro, vive nelle fogne nei buchi lontano dalla luce violenta, non è sempre un animale innocuo in quanto può creare fastidi nelle case ben tenute in quanto può arrecare danno alle colture, alle dispense di cibo (tendenzialmente è onnivoro) e ad ogni tipo di materiale (legno, plastica, cemento e cavi elettrici), può rendersi vettore di diverse malattie, vive mediamente 3 anni, è un animale estremamente socievole con gli atri animali della sua specie e possiede una straordinaria fertilità.

Esso è in grado di riprodursi durante tutto l'anno e la femmina può rimanere frequentemente gravida, fino ad un massimo di 15 parti annuali. La gravidanza dura 3 settimane circa, al termine delle quali vengono dati alla luce un numero di cuccioli che varia fra i 3 ed i 14. Il topo, infatti, vista questa sua particolare capacità, potrebbe essere considerato il simbolo del principio Yin (femminile, ricettivo, passivo, nero, freddo, buio, notte, nascosto, etc...). Esso potrebbe essere, quindi, il simbolo del desiderio di fertilità della donna. Sembra che il topo sia un simbolo eccellente per gli struggimenti dell'Eros. Come il topo vive, quasi non visto, in tutte le contrade e in tutti i climi, così l'Eros delle donne, anche se nascosto in una infima tana di topo, è onnipresente (Jung, 2006, p. 537).

Dato che la forma più alta di pensiero in un uomo coincide con il Logos e la forma più alta di sentimento in una donna coincide con l'Eros, l'uomo è tanto spaventato dal topo, in quanto, il Logos è spaventato dall'Eros, perché nell'Eros incontra il suo opposto. E se gli opposti non si incontrano nel modo giusto ne risulta un gran danno. La paura dell'uomo, quindi, agisce come avvertimento interiore a non fare cattivo uso del desiderio cieco, irragionevole, della donna. Non dobbiamo neanche dimenticarci di affermare che anche per il nostro topo simbolico – come per tutti i topi – esiste un gatto (ibidem). Il gatto che mangia il topo onirico si chiama Anima.

Vi sono delle analogie e delle differenze fra le diverse culture. In Occidente al ratto sono associate quasi esclusivamente immagini negative di sporcizia e, quindi, di malattia. È possibile che questa visione del topo abbia le sue radici anche nel trauma subito dall'Europa durante le varie epidemie di peste che si sono succedute nel corso dei secoli. Nel Medioevo, infatti, i topi erano ritratti come la personificazione delle streghe o di spiriti dei morti. Nella religione cristiana viene visto come la personificazione di Satana e, quindi, come l'incarnazione del potere distruttivo. Nel mondo anglosassone il topo viene considerato un animale debole e timido ma dotato di un'ottima intelligenza.

In Oriente il topo appartiene ai 12 animali dello zodiaco cinese. Secondo una leggenda, infatti, Buddha chiamò a sé tutti gli animali del creato, ma solo 12 animali risposero al suo appello, ed il primo ad accorrere fu proprio il furbo e veloce topo. Per ringraziarli Buddha dedicò a ciascun animale un anno. La leggenda spiega anche come mai il piccolo e furbo topo riuscì a battere il grande e onesto bufalo (secondo animale dello zodiaco). Arrampicandosi sul suo dorso il topo evitò di percorrere la strada e giunto sul luogo saltò dal dorso del bufalo e salutò il Buddha. Le persone nate sotto l'anno del topo hanno quindi le seguenti caratteristiche: astuzia, fascino, intelligenza, adattabilità, capacità organizzative, emotività, prudenza, sicurezza in sé, golosità, gelosia, etc... Nel mondo induista il ratto è la cavalcatura di Ganesha e, quindi, viene considerato con rispetto e devozione. In India, per esempio, è diffuso un particolare culto dei ratti, visti come la reincarnazione dei Sadhu, ovvero i santi della religione indù. I fedeli offrono cibo a questi animali, e considerano una benedizione poter mangiare a loro volta cibo toccato dai ratti.

Il topo compare molto spesso anche nelle favole. Le più famose sono “Il leone e il topo riconoscente” e “Il topo di città e il topo di campagna” di Esopo e “Il pifferaio di Hamelin” detta anche “Il pifferaio magico” dei fratelli Grimm. La prima favola racconta di un leone che catturò un piccolo topo, con la ferma decisione di mangiarlo. Quest'ultimo chiese di risparmiargli la vita, offrendogli in cambio la sua amicizia e dicendogli che gli avrebbe dimostrato la sua riconoscenza. Il felino, convinto dal roditore, lo lasciò in vita e proseguì per la sua strada, venendo però catturato da un cacciatore e legato ad un albero. Il topo, avvicinatosi di soppiatto, morsicò le corde che tenevano legato il leone, donandogli la libertà e dicendogli: «Tempo fa hai riso di me perché credevi di non poter ricevere la ricompensa del bene che mi hai fatto. Ora sai che anche noi, piccoli e deboli topi, possiamo essere utili ai grandi». La metafora del racconto è incentrata sull'importanza dell'amicizia, che è un valore fondamentale ed indipendente dal prestigio sociale ed economico delle persone. La favola mostra come, con il mutare delle circostanze, anche i potenti possono avere bisogno dei deboli.

La seconda fiaba racconta di un topo di città che andò a trovare il cugino di campagna. Questo era di modi semplici e rozzi, ma amava molto il cugino di città e, quindi, gli diede un cordiale benvenuto. Lardo e fagioli, pane e formaggio erano tutto ciò che poteva offrirgli, ma li offrì volentieri. Il topo di città torse il lungo naso e invitò il cugino di campagna a venire con lui in città. Detto fatto, i due topi si misero in cammino e arrivarono all'abitazione del topo di città a notte tarda.

Appena arrivati il topo di città condusse il cugino in una grande sala da pranzo. Qui trovarono i resti di un ricco banchetto e si misero subito a divorare dolci, marmellata e tutto quello che c'era di buono.
Ad un tratto udirono dei cani abbaiare insistentemente. In quell'istante si spalancò la porta ed entrarono due enormi mastini: i due topi ebbero appena il tempo di saltar giù e di correre fuori. A questo punto il topo di campagna disse addio al cugino di città e aggiunse: «Meglio lardo e fagioli in pace che dolci e marmellata nell'angoscia». Detto questo, tornò in campagna. La favola insegna l’umiltà. Meglio vivere in santa pace una vita modesta, che vivere nel lusso sempre fra i problemi. Nella vita bisogna sempre accontentarsi di quel che si ha, anche perché spesso dietro le grandi cose si nascondono grandi problemi e difficoltà.

La terza fiaba si svolge nel 1284 ad Hamelin, in Bassa Sassonia. Un uomo con un piffero si presentò in città e propose di disinfestarla dai ratti. Il borgomastro acconsentì promettendo all'uomo un adeguato pagamento. Non appena il Pifferaio iniziò a suonare, i ratti, incantati dalla sua musica, si misero a seguirlo, lasciandosi condurre fino al fiume, dove annegarono.

La gente di Hamelin, ormai liberata dai ratti, decise incautamente di non pagare il Pifferaio. Questi, per vendetta, riprese a suonare mentre gli adulti erano in chiesa, attirando dietro di sé tutti i bambini della città. Centotrenta bambini lo seguirono in campagna e vennero rinchiusi dal Pifferaio in una caverna. Nella maggior parte delle versioni, non sopravvive nessun bambino, oppure se ne salva soltanto uno che, essendo zoppo, non era riuscito a tenere il passo dei compagni. Varianti più recenti della fiaba introducono un lieto fine in cui un bambino di Hamelin, sfuggito al rapimento da parte del Pifferaio, riesce a liberare i propri compagni. Si tratta di una storia con un insegnamento morale particolarmente chiaro: guai a fare i furbi e a ingannare il prossimo, questi potrebbe vendicarsi in maniera terribile e quindi c'è da chiedersi se ne valga la pena.

Il sogno nella sua totalità è una metafora ed è ciò che rende visibile un qualcosa di inconscio, esso è un'autorappresentazione spontanea della situazione attuale dell'inconscio espressa in forma simbolica. Il sogno è simbolico, non descrive ma allude. Il simbolo per eccellenza è il sogno.

Ciò che i sogni ci mostrano con immagini così vivide ed efficaci, in questo caso i topi, sono i nostri punti vulnerabili (Testa, 2015, p. 17). Inoltre, nelle immagini possono essere anche coinvolte forme sensoriali come, ad esempio, evocazioni gustative, uditive, tattili, cenestesiche che volgono a costituirsi in qualità di forma plastica (ivi, p. 44). Questo capita quando, ad esempio, si sogna di accarezzare o mangiare un topo.

Il sogno è la rappresentazione allucinatoria di complessi rimossi. Questi ultimi si esprimono, infatti, attraverso sogni, simboli e fantasie. Per giungere al centro del complesso, la strada da percorrere è il sogno. Nei sogni i personaggi fanno parte della psiche del sognatore, che è scena, suggeritore, autore e regista. Il sogno è prospettico, in quanto, fa vedere delle cose che la coscienza non avrebbe mai preso in considerazione.

Infatti, il topo, essendo un animale dell'oscurità, della notte e della fertilità, è un esempio di istinto notturno segreto perché esce principalmente di notte. Sognare dei topi, infatti, è molto frequente. Di solito, l’immagine del topo viene legata alla sfera sessuale, e in particolare all’organo riproduttivo maschile. È un’immagine molto ricorrente, assieme a quella dei serpenti, soprattutto nei sogni femminili, dal momento che è indice delle nostre paure, ansie e preoccupazioni.

Come è stato detto precedentemente, i topi hanno l’abilità di infilarsi ovunque. Infatti nei sogni, i topi, vengono visti come i roditori delle coscienze umane, così come lo sono i pensieri negativi che ci angosciano e ci tormentano, non trovando né sollievo né pace se questi non vengono espressi e cacciati fuori dalla nostra psiche risolvendoli uno ad uno. La paura e il disgusto che riscuote il sognare il topo può essere dovuta al fatto che questo piccolo animale si infila dappertutto anche lì dove non si vorrebbe che arrivasse, ovvero, nella coscienza. Come dei veri e propri nemici, essi simboleggiano e alimentano tutto ciò che di negativo esiste in noi.

Dunque, sognare un topo è quindi un invito a far chiarezza nella propria vita, scavare dentro sé stessi, scoprendo o riscoprendo i propri sogni, desideri, ambizioni, ma anche paure, angosce e tormenti. Non dobbiamo permettere ai topi di tormentarci, di alimentarsi della nostra energia positiva. Dobbiamo, perciò, essere più forti delle nostre stesse paure.

Nei sogni non esistono simboli fissi, in quanto, per noi junghiani, essi rimandano al concetto di segno. Secondo Jung i simboli possono sempre tradursi nel loro contrario (Jung, 2006, p. 342). Spesso nei sogni i topi si trasformano in ratti. Questi, rispetto ai topi, sono più grandi, molto intelligenti e socievoli e possono essere facilmente addomesticati. Hanno struttura sociale complessa e sono molto collaborativi e solidali tra loro. Se per esempio un individuo del gruppo si ammala, viene assistito dai compagni, che gli forniscono cibo e calore. Il ratto, di solito, viene rappresentato come la controparte ambigua e aggressiva del più mite topo. Se nei sogni, il topo in questione si trasforma in un ratto, la sua interpretazione aumenta di negatività: vuol dire, infatti, che siamo coinvolti in una situazione tremenda o che siamo entrati in contatto con alcune parti della nostra Ombra.

Ecco alcuni esempi di sogni:

«Mi trovavo a casa. Salivo in cucina e vedevo un topo sul tavolo. Aprivo gli infissi delle terrazze per farlo uscire fuori».

«Andavo a pranzare fuori con la mia famiglia in un locale etnico. Ordinavamo la specialità del locale, ovvero, topi fritti».

«Stava facendo degli esercizi di ginnastica in una sorta di letto da bambino con le sponde alte – una culla – e a fianco c'era la moglie su un materasso poggiato direttamente sul pavimento, che lo osservava eseguire le sue acrobazie. Faceva i suoi esercizi in modo tanto violento che la culla andava in pezzi, e gli restava in mano una delle sponde alte. Nello stesso momento vedeva un topo che sbucava da sotto il letto. Tentava di ucciderlo, colpendolo con la sponda di ferro che aveva in mano, ma il topo scappava nella stanza vicina dove di solito, sebbene non sapesse se in quel momento ci fossero, dormono i figli. Prendeva la cosa abbastanza alla leggera, pensando che il topo non aveva alcuna importanza e che avrebbero potuto lasciarlo stare. Ma quando lo diceva alla moglie lei entrava immediatamente in un'agitazione terribile, pensando che potesse fare del male ai bambini. La moglie prendeva un bastone ed entrava nella stanza vicina per ammazzare il topolino (Jung, 2006, p. 516)».

Come sappiamo, l’interpretazione di un sogno può variare a seconda dell'analista e dal momento attuale della vita del sognatore. In genere:

  1. sognare un topo grande: la grandezza del topo potrebbe riflettere il peso delle preoccupazioni che si provano;

  2. sognare un topo bianco o un topo nero: il topo bianco ha valenza positiva, il topo nero ha valenza negativa;

  3. sognare un topo morto o uccidere un topo: ciò ha una doppia valenza. Si ha una valenza positiva in quanto il topo morto potrebbe simboleggiare la fine dei nostri problemi che hanno smesso di essere tali o l'aver raggiunto i nostri obiettivi prefissati. Si ha una valenza negativa in quanto uccidere un topo potrebbe simboleggiare l'avere represso un nostro istinto;

  4. sognare un topo che scappa: indica la volontà di scappare dai nostri problemi;

  5. sognare un topo che morde o che rode: potrebbe significare il fatto di essere tormentati da qualcosa o da qualcuno;

  6. sognare tanti topi che corrono o giocano: potrebbe voler dire che stiamo affrontando un malessere interiore molto forte. I topi potrebbero simboleggiare l’indecisione del sognatore, che in un periodo particolare della sua vita, sente di aver perduto la bussola: non sa più dove dirigersi, non ha più la percezione degli obiettivi che vuole raggiungere, dei sogni da realizzare, dei progetti da concretizzare, per cui si agita, si muove rapidamente, ma in realtà non si muove per davvero perché non sa dove andare;

  7. sognare di mangiare un topo: mangiare l'animale totemico (il primo antenato), gli istinti, mangiare le immagini, significa assimilarli, integrarli (Jung, 2006, p. 59);

  8. sognare un topo ripugnante: potrebbe simboleggiare una parte oscura della nostra personalità, ovvero della nostra Ombra, che ci disgusta;

  9. sognare un topo che salta su di noi: potrebbe simboleggiare la nostra paura di essere assaliti da qualche problema;

  10. sognare un gatto che caccia un topo: ciò potrebbe voler dirci che i nostri problemi stanno per finire. Come detto in precedenza, il gatto che mangia il topo onirico si chiama Anima;

  11. sognare il mouse di un computer: potrebbe riflettere un problema nell'ambito lavorativo;

  12. sognare un topo che mangia le nostre cose: potrebbe significare che le influenze negative stanno esaurendo le nostre energie e il nostro benessere. Il problema ci sta tormentando e non vuole lasciarci in pace;

  13. sognare di accarezzare un topo: potrebbe volerci dire che siamo forti e tenaci nell'affrontare i nostri problemi.

 

Non bisogna prendere i sogni alla lettera. Essi vanno solo simbolizzati.

 

 

Bibliografia:

  • Chevalier, J. & Gheerbrant, A. (1986). Dizionario dei simboli. Milano: Rizzoli Libri
  • Cirlot, J.E. (1985). Dizionario dei Simboli. Milano: Siad Edizioni
  • Jung, C.G. (2006). Analisi dei sogni. Seminario tenuto nel 1928-30. Torino: Bollati Boringhieri
  • Testa, F. (a cura di). (2015). Il Silenzio delle Parole. Milano: Vivarium