La cultura della prevenzione

Il punto di svolta del successo degli interventi

Pubblicato il   / Psicologia e dintorni
La cultura della prevenzione
Una questione di tempo e di informazione

Si definisce "preventiva" un'azione che ha l'obbiettivo di ridurre i fattori di rischio associati ad un problema che si vuole evitare, promuovendo, di conseguenza, uno stato positivo.

La logica della prevenzione può essere applicata a diversi settori, dalle politiche sociali alle politiche attuali, dalla prevenzione degli infortuni degli atleti fino alle tematiche sanitarie. Tutti gli interventi preventivi sono contraddistinti dall'aver agito per tempo, quindi prima che un determinato problema si presenti (prevenzione primaria), o quando un determinato problema si è presentato da poco (prevenzione secondaria).

Inoltre, gli interventi preventivi sono più economici degli interventi riparativi, in quanto tantissime ricerche in molti settori hanno dimostrato che un "investimento" nella prevenzione fa risparmiare enormi quantità di denaro rispetto ai costi che avrebbe la cura o la riparazione del problema.

Ma allora, perchè nei bilanci economici sociali e sanitari dei diversi distretti sanitari gli investimenti sulla prevenzione sono pressoché assenti o di gran lunga inferiori rispetto agli investimenti sulla riparazione o cura?

Per rispondere a questa domanda occorre adottare una prospettiva più microscopica, in quanto anche nella vita di tutti i giorni la maggior parte degli individui adotta a malapena una logica preventiva. Probabilmente una Logica Preventiva è cognitivamente più impegnativa rispetto ad una Logica Riparativa, oltre ad una serie di concezioni ed euristiche diffuse che portano il singolo a non occuparsi di un problema quando esso non è (ancora) presente, per motivi scaramantici o di limiti di pensiero. Ma questo ragionamento non può essere portato avanti anche a livello istituzionale.

Per comprendere cosa comporta la Logica Preventiva occorrerebbe focalizzarsi sul suo meccanismo di funzionamento. La prevenzione nasce inevitabilmente dall'INFORMAZIONE, che riguarda la conoscenza e la descrizione del fenomeno che si vuol prevenire, dallo studio della sua incidenza e della gravità economica che tale problema comporta sulla società.

Per poter prevenire il fenomeno studiato, è necessario studiare i FATTORI DI RISCHIO e di PROTEZIONE. I fattori di rischio sono le condizioni che aumentano la probabilità che un determinato problema di verifichi, mentre i fattori di protezione sono le condizioni che diminuiscono le probabilità che un determinato problema si verifichi.

Dopo questa intensa fase di ricerca, occorre progettare interventi destinati alla riduzione dei fattori di rischio ed alla promozione dei fattori di protezione. L'applicazione di tali interventi deve essere valutata in larga scala, confrontando un gruppo a cui è sottoposto l'intervento con un gruppo di controllo assegnato ad una condizione di cura "usuale". Studi longitudinali, che indagano gli effetti degli interventi nel corso del tempo, hanno, infine, il compito di sottoporre l'intervento anche alla verifica della permanenza e della generalizzazione degli effetti. Tutte le fasi sono, quindi, sottoposte a rigorosa ricerca scientifica

Una volta raggiunti determinati criteri di validità, occorre implementare tali interventi in larga scala sul territorio, sia per verificare l'adattabilità degli interventi alla popolazione ed alle caratteristiche sociopolitiche, sia per, effettivamente, permettere alla società di trarre benefici da questa lunga ed intensa ricerca scientifica. A questo punto del processo, spesso, però, ci si ferma, ostacolati soprattutto da una beffarda mancanza di sincronia tra l'informazione scientifica e la costruzione di organi predisposti all'attuazione degli interventi. 

Per fare solo un esempio dell'ingranaggio incastrato, riprendo la tematica attuale della diffusione in larga scala dei disturbi neurocognitivi dell'anziano. Si stima una spesa annule mondiale di 818 miliardi di dollari per la cura delle demenzeaumentata del 35% rispetto al 2010, e la popolazione di persone affette da demenza è vicina ai 50 milioni nel 2017 (Report di Alzheimer Disease International). 

Patricia Reuter-Lorenz e Denise Park nel 2014 hanno descritto il modello STAC che attualmente è considerato quello che descrive meglio i FATTORI DI RISCHIO e PROTETTIVI della salute cerebrale e suggerisce gli interventi che hanno avuto ottime evidenze scientifiche negli ultimi anni.

Tali interventi, rivolti alla popolazione anziana, consistono nell'avere nuovi apprendimenti, nel compiere esercizio fisico e cognitivo, prendere parte a training di memoria, essere impegnati socialmente e culturalmente e partecipare ad attività spirituali/meditative "attive", intese come importanti esercizi di attenzione. Pur essendo presenti sul territorio italiano implementazioni di tali interventi, come le Università della Terza Età, le Palestre per la Memoria o AllenaMente, e i circoli per l'invecchiamento di successoesistono larghe parti di territorio in cui tale informazione scientifica non è ancora arrivata, e, di conseguenza, l'implementazione di interventi è lontana dall'essere raggiunta. 

In tali territori è necessario iniziare dal primo step, ossia l'informazione e la cultura su determinate tematiche problematiche. Informazione che deve raggiungere sì il cittadino, ma soprattutto le istituzioni.