Pelle: prossimità e confine

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Pelle

"Sentendo un leggero prurito nella parte più alta del ventre, si spinse lentamente più verso il capezzale, per poter meglio sollevare la testa; scoprì allora il punto che gli prudeva: era ricoperto di tanti puntini che lui non sapeva spiegarsi; provò a toccarlo con una delle zampette ma dovette ritirarla immediatamente perché a quel contatto provò brividi di freddo".

Così Franz Kafka descrive la metamorfosi dell'impiegato Gregor Samsa che una mattina si trova trasformato in un enorme insetto. Attraverso il linguaggio di una nuova pelle, Kafka concede al suo personaggio di ribellarsi al destino opaco dei contatti mai durevoli; l'involucro umano di Gregor, reso ormai asettico dalle deprivazioni sensoriali, diviene qualcosa, che pur apparendo orripilante, è finalmente fonte di brividi e pruriti; un involucro che, sebbene non sarà mai più toccato, gli restituirà sensazioni corporee dimenticate, cioè la sensazione di esistere.

Pertanto, la possibilità di avere un’immagine corporea inaccettabile diventa uno dei modi essenziali per dar forma a questo senso pervasivo di vuoto e incapacità (Guidano, 1992). Con questa metafora Kafka descrive la condizione esistenziale di disperato ed estremo isolamento, la cui forza emotiva si esprime attraverso il linguaggio "cutaneo" (sentire, prurito, contatti, brividi, toccare) come se il senso più profondo della trasformazione fosse racchiuso in parole che normalmente vengono usate per esprimere emozioni: è l’esempio di una estremizzata immaginaria “somatizzazione”.

"Somatizzare" significa destinare al corpo il lavoro di alleviare le emozioni. Ci sono perfino certe espressioni che indicano un legame stretto fra mente e corpo: ci sentiamo soffocare dalla paura, sentiamo battere forte il cuore per un’emozione intensa, ci ritroviamo a digrignare i denti per la rabbia. 

La "cute" o "pelle" è il rivestimento più esterno del corpo di un vertebrato. Nei mammiferi e in particolare nell'uomo, è l'organo più esteso e ha la funzione di proteggere i tessuti sottostanti. In un classico manuale di dermatologia è possibile leggere: “La classica nozione introdotta da Selye, degli effetti dannosi esercitati dagli stress acuti e cronici è riattualizzata; gli effetti a lungo termine della risposta fisiologica allo stress chiamano in causa il sistema nervoso autonomo, l’asse ipotalamo-ipofisi-surrenale, i sistemi cardiovascolari metabolici e immunitari. Numerose condizioni coinvolgenti la cute e la psiche possono essere inquadrate in questi schemi concettuali, che già adesso offrono la possibilità di ulteriori sviluppi terapeutici” (Saurat, 2018).

Anzieu muove obiezioni a coloro i quali minimizzavano il ruolo della pelle, dimostrando come la sensibilità tattile nell’embrione compaia per prima (Anzieu, 1987). Studi scientifici attuali hanno dimostrato che il tatto è la prima delle funzioni sensoriali; essa si sviluppa a partire dalla settima - ottava settimana di età gestionale.

Si potrebbero delineare almeno tre funzioni della pelle:

  • Essa può essere considerata alla stregua di un sacco che contiene e mantiene tutto ciò che di buono viene elargito dalle cure genitoriali;
  • Funge da barriera che protegge dalle aggressioni;
  • Infine, è luogo e mezzo primario per comunicare con l’esterno e per stabilire relazioni ed è superficie su cui tutte le precedenti relazioni lasciano tracce.

Partendo da queste premesse, è stato possibile comprendere come alla base di molte malattie d’interesse dermatologico ci sia spesso una carenza di tali esperienze vitali, un deficit nelle funzioni materne, che lascia un vuoto nell’Io del bambino, creando un adulto la cui personalità sembra essere caratterizzata da un’inimicizia tra la mente ed il corpo o quella che in gergo scientifico si definisce alessitimia. 

La ricerca indica che quando i genitori riconoscono le emozioni negative dei loro bambini – la rabbia e la tristezza – e li aiutano ad affrontarle, a lungo andare i bambini riescono a regolare meglio le proprie emozioni sotto il profilo fisiologico e a sostenere un comportamento positivo. D’altro canto, quando i genitori ignorano o puniscono i bambini se mostrano tali emozioni, oppure quando si arrabbiano con loro, a lungo andare i figli, sapendo che tali emozioni non possono essere condivise, si chiudono in sé. I bambini diventano, così, preda di uno stress allo stesso tempo psicologico e fisiologico, poiché l’emozione permane e pone un ostacolo al crescere di una fiducia di base tra il bambino e gli adulti. Raggiunta l’età di un anno alcuni bambini, quando sono arrabbiati e sconsolati, anziché andare dalla madre evitano il contatto con lei: sono in preda ad un conflitto tra avvicinare o evitare, che riguarda il contatto fisico ed emotivo.

Nella visione psicosomatica la malattia diventa un evento centrale nella storia dell’individuo perché racconta parte della vita stessa della persona. La malattia si esprime con il linguaggio di un organo, oltre quello verbale: la dimensione psichica che si palesa a livello fisico. La malattia accompagna gli esseri viventi e non è stata eliminata con l’evoluzione "Darwiniana". Guarendo, quindi, eliminando i sintomi, non si ritorna allo stato precedente la malattia, ma si raggiunge un nuovo equilibrio.

 


Bibliografia:

  • Il sé nel suo divenire. Vittorio Guidano, Bollati Boringhieri, 1992
  • Dermatologia e malattie sessualmente trasmesse, Saurat et al., Edra Editore, 2018
  • L'Io-Pelle, Didier Anzieu, Edizioni Borla 1987