La gestione dello stress e le sue tecniche

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La gestione dello stress

"Non è tanto importante ciò che ci accade,
quanto il modo in cui vi reagiamo."

(H.Selye)

Il termine “stress” ha avuto da sempre significati contrastanti tra gli studiosi; secondo le ipotesi più accreditate, esso può essere definito come “la risposta non specifica dell’organismo ad ogni richiesta ad esso effettuata”.
La richiesta, in questo caso, comprende una gamma molto ampia di stimoli, detti agenti stressanti, (stressor), mentre la risposta biologica, che è sempre la stessa, è la conseguenza di una reazione difensiva dell’organismo, gli organi coinvolti sono principalmente l’ encefalo e il surrene.

Lo stress aumenta la produzione di CRF (Corticotropin Relasing Factor) una sostanza secreta dall’ ipotalamo, la quale stimola l’ipofisi che in questo modo secerne più ACTH, ACTH seguendo il circolo sanguigno arriva al surrene e stimola la produzione CORTISOLO.

Selye, medico canadese, descrisse lo stress come “Sindrome generale di adattamento” dell’ organismo di fronte a pressioni o sfide dell’ ambiente. Egli osservò che, qualunque fosse lo stimolo stressante, le tappe di reazione sono le stesse:
 

1. FASE DI ALLARME:

comporta una reazione immediata che ci mette di fronte ad una scelta istantanea, o cerchiamo di affrontare lo stimolo o lo evitiamo. In risposta allo stress si verifica subito un aumento di serotonina e di catecolamine, sia a livello dell’ encefalo che del surrene. Queste molecole determinano:

  • Aumento dell’ attenzione
  • Previsione del pericolo (senso di anticipazione)
  • Tensione
  • Preoccupazione
  • Irrequietezza
  • Aumento pressione sanguigna
  • Tachicardia
  • Sudorazione
  • Motilità intestinale
  • Aumento glicogenolisi e lipolisi (distruggiamo le nostre riserve di zucchero e di grassi per avere l’ energia necessaria per reagire, per combattere o per fuggire di fronte ad uno stimolo stressante)
     

2. FASE DI RESISTENZA:

cerchiamo di resistere all’ evento stressante e di raggiungere un nuovo equilibrio per andare avanti. In questa fase è principalmente implicata la via Ipotalamo-Ipofisi-Surrene Quest’ asse ha un sistema di feedback negativo, l’ aumento di cortisolo fa sì che diminuisca la secrezione di CRF, si va in allostasi (nuovo equilibrio diverso dai normali equilibri omeostatici) quando si ha tante afferenze superiori che fanno sì che il cortisolo non riesca più ad inibire la secrezione di CRF.
 

3. FASE DI ESAURIMENTO:

le nostre riserve vengono meno, cominciamo ad essere meno efficienti, fino ad arrivare alla disorganizzazione.

Da altri ricercatori, lo stress è considerato come uno stimolo, spesso indicato come fattore di stress, e identificato con una lunga serie di condizioni ambientali: scosse elettriche, noia, stimoli incontrollabili, avvenimenti drammatici dell’esistenza, problemi quotidiani e privazione del sonno. Gli stimoli che vengono considerati fattori di stress possono essere gravi (la morte di una persona amata), minori (le seccature quotidiane, come rimanere imbottigliati nel traffico), acuti (essere respinti ad un esame), oppure cronici (un'ambiente di lavoro persistentemente sgradevole).

Nella maggior parte dei casi si tratta di esperienze che le persone considerano spiacevoli. Stabilire che cosa esattamente costituisca un fattore di stress è difficile in quanto non basta la connotazione negativa dell’evento a renderlo un fattore di stress ( anche il matrimonio è considerato un fattore di stress). Inoltre le persone reagiscono con modalità ampiamente diverse alle sfide dell’esistenza: lo stesso evento non provoca la medesima quantità di stress nelle diverse persone.

C’è chi ritiene che non sia possibile definire oggettivamente quali eventi o situazioni abbiano i requisiti necessari per essere considerati fattori di stress psicologico. L’accento viene posto sugli aspetti cognitivi dello stress; vale a dire, è il modo in cui soggettivamente percepiamo o valutiamo l’ambiente a determinare se un fattore di stress è presente o meno.

Quando una persona stabilisce che quanto richiestole da una data situazione è superiore alle sue capacità e risorse, quella persona mostra uno stato di stress. Rilevante ai fini delle differenze individuali nelle modalità di risposta alle situazioni stressanti è anche il concetto di coping, ossia quali strategie di reazione vengano messe in atto per affrontare un problema o per gestire le emozioni che esso produce.

Persino tra coloro che valutano un evento come stressante, gli effetti dello stress possono variare a seconda di come il singolo individuo affronta quell’evento. Tra le strategie di reazione più accreditate, occorre sottolineare le strategie focalizzate sul problema e quelle focalizzate sull’emozione. Nelle prime, l’individuo intraprende azioni direttamente finalizzate alla soluzione del problema oppure ricerca informazioni che ne facilitano la soluzione. Nelle altre invece, l’individuo si sforza di ridurre le reazioni emozionali negative allo stress, per esempio distogliendo la mente dal problema, rilassandosi e cercando conforto negli altri.

Spesso le strategie di reazione più efficaci sono quelle che cambiano a seconda della situazione; è idea comune invece, che reagire tramite strategie di fuga/evitamento (come desiderare ad esempio che la situazione scompaia o finisca al più presto), è la modalità di reazione meno efficace di fronte ai problemi dell’esistenza, in quanto accresce la probabilità di subire gli effetti fisici e psicologici dello stress.
 

I DISTURBI PSICOFISIOLOGICI

I disturbi psicofisiologici sono malattie vere e proprie che comportano danni a livello organico, il fatto che la causa di tali disturbi venga attribuita a fattori emozionali non significa che il problema sia immaginario.

Attualmente si ritiene che qualsiasi malattia organica possa essere influenzata da fattori psicologici, come lo stress. Da studi è stato dimostrato che non è tanto la presenza dello stress quanto il modo in cui si reagisce allo stress ad essere cruciale nel determinare gli effetti sia fisici che psicologici (rif. al coping) l’utilizzo di strategie improntate all’evitamento accresce la probabilità di subire gli effetti sia fisici che psicologici dello stress.

Tra i fattori che moderano il legame stress-malattia c'è il sostegno sociale.

Con il termine sostegno sociale strutturale si fa riferimento alla rete di relazioni sociali di una persona, per esempio al fatto che sia sposata o meno e al numero di amici che ha.

Con il temine sostegno sociale funzionale si fa invece riferimento alla qualità delle relazioni sociali, per esempio il fatto che la persona ritenga di avere amici a cui potersi rivolgere in caso di bisogno.

La mancanza di questo tipo di sostegni fa aumentare la probabilità di sviluppare una malattia. Tuttavia quando vi sono fattori di stress molto gravi la persona può non beneficiare di questi sostegni.

Gli effetti dello stress possono essere indiretti, è possibile che lo stress porti a cambiamenti dello stato di salute che non discendono direttamente da variabili biologiche o psicologiche, ma piuttosto da cambiamenti nei comportamenti in grado di influire sulla salute (fumare di più, dormire male, bere più alcolici)

I fattori di stress hanno molteplici effetti sui vari sistemi corporei: il sistema nervoso autonomo, i livelli ormonali e l’attività cerebrale. Vari fattori di stress (es depressione,divorzio...) producono modificazioni del sistema immunitario. Secondo Alexander (teoria psicanalitica) i vari disturbi psicofisiologici sono il risultato di stati emozionali inconsci specifici per ciascun tipo di disturbo.

 

Fattori cognitivi e comportamentali

Le minacce che gli esseri umani percepiscono stimolano l’attività del sistema nervoso simpatico. Le minacce percepite non comprendono solamente quelle di tipo fisico, ma anche i rimpianti per il passato e le preoccupazioni per il futuro, che non sono combattute con la stessa prontezza di quelle fisiche, e tendono a mantenere il sistema simpatico in uno stato di eccitazione e il corpo in una condizione di emergenza continua a volte per un periodo più lungo di quello che il corpo può sopportare.

La valutazione individuale di un potenziale evento di stress ha un'importanza cruciale ai fini degli effetti che esso produrrà sulla persona : coloro che giudicano le esperienze della vita costantemente superiori alle proprie capacità e risorse sono spesso cronicamente stressati e d esposti al rischio di sviluppare un disturbo psicofisiologico.
 

TECNICHE DI GESTIONE DELLO STRESS

Tecniche di rilassamento: studi e osservazioni scientifiche

L'interesse della scienza occidentale verso le tecniche di rilassamento è relativamente recente, ma le ricerche effettuate hanno già prodotto risultati in grado di dimostrarne gli effetti benefici sulla nostra salute. Le ricerche di questi ultimi anni confermano gli effetti di queste tecniche su importanti ormoni collegati allo stress, come il Cortisolo (Ormone dello Stress) e la Melatonina ( Ormone regolatore del Ciclo sonno Veglia).

Sulla melatonina è stato effettuato un interessante studio all’Università di Taiwan, su un gruppo di cinesi con una lunga esperienza di tecniche di rilassamento. L’esperimento è stato fatto di notte, in due momenti successivi, quando la produzione di melatonina è fisiologicamente al massimo.

Il gruppo dei 20 esperti, uomini e donne, è stato testato sia dopo aver condotto gli esercizi di che praticano da anni, sia dopo un normale stato di quiete. I livelli di melatonina salivare erano statisticamnte superiori dopo la breve sessione di esercizi rispetto alla fase di semplice quiete. Questo significa che l’ormone del sonno è influenzabile dagli esercizi di rilassamento.

Per quanto riguarda la produzione di cortisolo ci sono molte ricerche. Risulta paricolarmente interessante un esperimento su un gruppo di persone affette da fibromialgia, una malattia difficilmente trattabile dalla medicina convenzionale e che è caratterizzata da dolori muscolari, fatica, depressione, disturbi del sonno, infiammazione e scarsa produzione di cortisolo.

Alla York University di Toronto in Canada, un gruppo di 22 donne con diagnosi di fibromialgia ha fatto un corso di 8 settimane con tecniche di rilassamento.

Queste donne hanno registrato miglioramenti significativi con riduzione del dolore e una modificazione della quantità di cortisolo. Da queste e da molte altre ricerche emerge l'efficacia delle tecniche di rilassamento per gestire lo stress e aumentare la qualità della vita.
 

Altre tecniche di gestione dello stress

La ristrutturazione cognitiva

E’ un termine generale con cui si fa riferimento alla modificazione di una modalità di pensiero che si presume essere causa di un disturbo emozionale o comportamentale. Essa viene realizzata in svariati modi dai terapeuti cognitivo-comportamentali. Vi rientrano gli approcci sviluppati da Ellis e da Beck. Tali approcci sono imperniati sul tentativo di modificare il sistema di convinzioni del paziente e di rendere più chiare le sue interpretazioni cognitive delle esperienze; ciò in base all’assunto che le capacità intellettive influenzano il nostro modo di sentire e di comportarci. Per limitare lo stress si è dimostrato utile anche fornire alle persone informazioni tali da limitarne le incertezze e da accrescerne il senso di controllo.

L’addestramento alle capacità comportamentali

Dal momento che è normale sentirsi frustrati quando non si possiedono le capacità per eseguire un compito impegnativo, la gestione dello stress comprende spesso anche l’apprendimento e la pratica della abilità necessarie per eseguire tali compiti, nonché l’acquisizione di abilità più generali, come un efficace organizzazione della risorsa tempo e la capacità di stabilire in maniera efficiente le proprie priorità.

Approcci basati sulla modificazione dell’ambiente

Fanno riferimento al sostegno sociale e al suo effetto sulla salute.

 

CONCLUSIONI

La gestione dello stress comprende varie tecniche e nel trattamento di ogni singolo caso si tende in genere ad applicarne più di una, lavorando con le predisposizioni della persone e con le loro risorse esterne e interne.