articoli di psicologia della Dott.ssa Ada Dondè

risposte dello specialista Ada Dondè

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rapporto con figlia del mio compagno

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Carissima Vanity, certamente in questa situazione ci sono molte componenti che la rendono critica: la nascita del fratellino (figlio tuo e del padre) che ha nella sua mente certamente una posizione privilegiata; la conferma della madre della ragazza che alimenta questa sua paura e ultimo, ma non meno importante, il probabile ingresso della stessa in quell'età adolescenziale che amplifica tutti i disagi dei ragazzi. é assolutamente essenziale, in questo momento in cui la paura profonda è quella di non essere importante per nessuno o di venire dopo il fratellino nelle cure e nella preoccupazione dei genitori (non è un caso che si sia legata di più al padre, l'unico consanguineo della coppia), continuare a darle tutta l'attenzione e l'affetto cui l'avete abituata, mostrandole che gli atteggiamenti conflittuali che può mettere in atto non intaccano per niente il rapporto che voi avete creato con lei. Anzi esplicitate sempre la vostra disponibilità e il vostro affetto nei suoi confronti. Fatevi vedere uniti in questo, in modo che lei si convinca che il vostro amore per lei non è cambiato con la nascita del fratello e che non occorre che si attacchi più ad uno dei due per avere quelle attenzioni che entrambi potete e volete darle. Restiamo in ascolto....

Da almeno 10 anni soffro molto dentro di me

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Caro Andrea, capisco benissimo la tua situazione e anche lo scoramento che provi, soprattutto per aver già affrontato dei percorsi che, a tuo dire, non hanno avuto esiti. Non voglio naturalmente pensare che la mancanza di risultati sia dovuta ad una tua incapacità di rielaborazione (la tua lettera dimostra che sai leggere le tue emozioni e i tuoi pensieri), né che gli esperti che ti hanno seguito non abbiano saputo aiutarti. Magari i tempi di questi percorsi non sono stati sufficienti (a volte i percorsi psicologici si interrompono proprio nel momento in cui ci si avvicina ai nodi critici che ci aiuterebbero a "svoltare", ma la paura di scoprire qualcosa di nuovo ci blocca) o sono stati precoci (dici che sono 10 anni che soffri e dunque i malesseri sono cominciati in età adolescenziale, momento difficile, durante il quale spesso si smuovono parecchi elementi di cui non si riesce ad avere controllo e consapevolezza. Spesso l'adolescenza è un passaggio difficile che ha bisogno di un sostegno speciale per essere superata). Credo anche che i tuoi pre-giudizi su di te abbiano in qualche modo ostacolato i percorsi intrapresi: non c'è nulla come il dirsi "non sono in grado" che impedisca un cambiamento. In secondo luogo credo sia opportuno prendere in considerazione anche il tuo percorso di vita: noi siamo il risultato di tante componenti (famiglia, amicizie, relazioni significative che incontriamo, ecc) a volte ripercorrere le tappe significative della nostra vita ci aiuta a capire quali sono i pesi che ci portiamo dentro, magari senza consapevolezza. Insomma credo che tu debba riprendere qualcuno dei percorsi interrotti o iniziarne uno nuovo, magari continuando in parallelo ad assumere qualche farmaco che ti aiuti, almeno inizialmente ad affrontare le fatiche e, quasi certamente, le sofferenze che un percorso di questo tipo ti costringerà ad affrontare. Purtroppo 6/7 mesi sembrano tanti, ma recuperare problematiche che ci portiamo dentro da molti anni e che hanno creato un circolo vizioso non è semplice. Non è semplice trasformare quel circolo vizioso in un circolo virtuoso, all'interno del quale si possa, nonostante le fatiche che costa metterlo in moto, cominciare ad assaporare il benessere e la soddisfazione di sapere che questo benessere è merito proprio. Ti auguro ogni bene....

Quando il lavoro è un inferno

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Caro Luca, purtroppo queste situazioni non sono rare nel mondo del lavoro e spesso le persone che sono costrette a viverle si trovano a dover gestire le proprie insoddisfazioni. Certamente poco puoi fare perchè il tuo capo cambi: è il classico frustrato che cerca il suo riscatto con i sottomessi perchè non ha il coraggio di reagire ai superiori. Se il capo in questione non è consapevole dei suoi problemi difficilmente sarà lui a cercare di modificare il suo comportamento. Lei, mi sembra invece una persona consapevole della sua situazione e anche desideroso di cambiarla.Sinceramente non posso che darle i consigli che certamente lei ha già preso in considertazione: cercare un altro lavoro; parlare lei con i superiori, magari appoggiato da altri suoi colleghi in modo che i superiori siano al corrente della situazione e si facciano carico di prendere delle decisioni perchè l'ambiente lavorativo migliori, magari proponendo qualche formazione interna che cerchi di migliorare il clima aziendale. Se tutto questo non è possibile, prenda in considerazione la possibilità che sia lei ad intraprendere un percorso che l'aiuti a scoprire e ad utilizzare delle risorse per riuscire a gestire la sua ansia e la renda in grado di scoprire aspetti della sua vita che sappiano equilibrare la frustrazione che vive sul lavoro (famiglia, amicizie, passioni personali,ecc) con delle soddisfazioni che le permettano di sentire meno il peso di questi comportamenti irrispettosi nei suoi confronti o ancora che le permettano di reagire in modo equilibrato, senza offendere il suo capo, ma anche senza permettergli di mettrle i "piedi in testa". Un percorso sulla comunicazione potrebbe esserle utile. Un auguirio di buona vita!...