Arturo domande di Sesso, Coppia, Amore e Relazioni  |  Inserita il

Lecce

Devo davvero perdere la speranza?

Salve, mi chiamo Arturo, ho 30 anni e vi chiedo un consiglio.
Vi racconto la mia storia cercando di essere più esaustivo possibile, scusandomi per la lunghezza.
Sono appena uscito da una relazione di quasi nove anni. Ci siamo conosciuti durante un esame universitario a 21 anni (siamo coetanei), mettendoci insieme dopo qualche mese ed eravamo entrambi davvero pronti e convinti praticamente sin da subito che sarebbe stata una "storia seria".
Il primo problema avvenne già dopo un paio di mesi quando lei rimase incinta a seguito della rottura del preservativo. Non si poteva tenere il bambino sia perché era troppo presto e non lo volevamo, sia perché aveva preso la pillola del giorno dopo che non ha funzionato e il feto sarebbe stato malformato. Quel periodo fu molto difficile perché notavo lei che mi vedeva come un nemico ma io sapevo che le dovevo stare affianco. Grazie anche a quel periodo ci siamo legati in una maniera quasi indissolubile.
Compagni di università, ci siamo laureati assieme (triennale e poi specialistica), facendo ogni esame insieme, feste ed anche i primi approcci al lavoro. Per me quegli anni sono stati meravigliosi anche se lei tempo dopo, in una crisi avvenuta circa un anno e mezzo fa, mi ha confidato che il suo pensiero era: "forse abbiamo sbagliato a stare così vicini".
Le crisi (molto poche, 2-3 in nove anni) che ci son state erano per la maggior parte dovute a un malessere mio, come se mi volessi allontanare. Non ho mai perso però la fiducia nel rapporto e son tornato sui miei passi sempre più convinto. Ed infatti quest'ultimo anno che è seguito è stato davvero bello e ricco di avvenimenti importanti (uno su tutti, lei ha battezzato la figlia di mia sorella).
La nostra storia, in generale, è stata serena e felice.
Qualche ulteriore cenno:
- io avevo un lavoro mal retribuito (veramente mal retribuito!) che non mi permetteva assolutamente la stabilità economica ma che mi piaceva molto. Lavoro che, almeno legalmente, ho lasciato a gennaio per cercare altro. Lei lavora in un call center con contratto a tempo indeterminato e uno stipendio di tutto rispetto ma probabilmente poco gratificante per lei. Call center a cui ho pensato anche di farmi assumere (parlandone con lei proprio la mattina della rottura), prima che lei mi aggredisse dicendo "parli così male del mio lavoro e ora vuoi farlo anche te?". Purtroppo però i soldi servono, come si suol dire.
- Era parecchio tempo che cercavamo casa insieme (io vivevo ancora coi miei genitori, lei in una casa disabitata di una mia zia a cui non pagava alcuno affitto e che ha lasciato solo un mese dopo aver lasciato me). La casa ce l'avrebbero comprata i suoi genitori (benestanti ma non facoltosi) ma non abbiamo mai trovato la casa giusta, con le caratteristiche che volevamo. In realtà quella perfetta era una casa che si affacciava praticamente davanti casa dei miei genitori. Lei non me l'ha mai detto (l'ho saputo da amiche in comune), ma è stato in quel momento (dicembre) che le son venuti i primi dubbi dato che non ha mai preso in considerazione l'acquisto perché si è chiesta se mai ci fossimo lasciati cosa avrebbe fatto dopo.
- Da dicembre quindi la vedevo distante.
Quando le chiedevo cosa avesse, rispondeva solo "problemi" o "pensieri miei" e non c'era verso di riuscire a farla aprire. Si stava spegnendo un po' la comunicazione, c'era molta routine.
Avevo capito che c'era qualcosa che non andava anche se non volevo vederlo. Lei invece non me ne ha mai parlato fino al momento in cui mi ha lanciato addosso una granata.
Un sabato sera di metà febbraio (la settimana dopo la ricorrenza di San Valentino in cui si è comportata con estrema naturalezza), dopo aver visto nel pomeriggio l'ennesima casa assieme e dopo averle appunto confidato che avrei cercato lavoro dai suoi datori, mi lascia dicendomi che non sa se mi ama, che non sa più che futuro vuole, non sa se vuole figli (ha sempre avuto una fortissima indole materna quindi queste sue parole mi hanno lasciato un po' scioccato). Ha ammesso per l'ennesima volta di essere in preda alla crisi dei 30 anni.
L'unica cosa, mi ha detto, che sapeva di volere era cambiare al più presto auto dato che la sua cadeva a pezzi. Avevamo iniziato a girare anche per concessionarie. Ad oggi so che l'ha acquistata nuova ma ancora non le è stata consegnata. Come se la macchina fosse la cosa più importante per lei in quel momento.
Alle amiche in comune ha inizialmente confidato che aveva problemi con se stessa ed infatti la vedevano tutti molto "strana", confusa, turbata, dichiarando l'intenzione di parlare con qualche professionista ma per parlare principalmente del poco rapporto che ha con sua madre.
Ha successivamente confidato (poi dicendomelo personalmente) che ha visto alcune mancanze in me, principalmente quelle di non aver fatto passi importanti con lei, prima su tutte la convivenza.
Questa separazione ha demolito tutte le mie certezze. La settimana dopo la separazione sono andato a vivere da solo, quasi come reazione, quasi per impressionarla. Sentivo comunque la necessità di un indipendenza domestica. Abbiamo parlato per la prima volta solo due settimane dopo la rottura perché io ho insistito, perché volevo altre risposte.
Lei da quando mi ha lasciato fa il possibile per evitarmi. Quella sera l'ho portata nella mia casa nuova. E' stata molto fredda e mi ha fatto capire inequivocabilmente che davvero non mi ama più. Il mio comportamento quella sera fu invece disperato, le avrò fatto pietà e non sono orgoglioso di me come uomo.
Ora è trascorso un mese da quando ci siamo visti l'ultima volta. Non abbiamo avuto nessun contatto. L'ho cancellata dagli amici di Facebook. Lei, prima molto attiva sul social non pubblica più nulla. Io esattamente il contrario, anche se non pubblico nulla di inerente all'amore.
La comitiva con cui uscivamo era la mia (siamo una comitiva molto unita) e com'era ipotizzabile ha tagliato i ponti con tutti tranne che con due ragazze. Che io sappia, sta facendo poca vita sociale e si è buttata nel lavoro facendo molti straordinari.
Si è recata una sera di fine marzo a casa di mia sorella in occasione del compleanno di mia nipote, chiedendo di poter continuare a vedere proprio i miei nipoti a cui lei era affezionata. La domenica di Pasqua poi ha chiamato mia madre dicendole che era stata come una madre per lei e chiedendole se si potessero prendere un caffè in settimana perché avrebbe voluto parlarle. Non l'ha chiamata e credo proprio che non chiamerà mai più neanche mia sorella. Era come se si volesse pulire la coscienza.
Chi la vede in giro mi ha riferito che ora sembra proprio serena e la vedono molto bene. Riuscire a lasciarmi per lei è stata una liberazione. So per certo che ancora non ha parlato con nessuno psicoterapeuta.
Io invece in terapia ci sto andando da 3 settimane e mi trovo pienamente nella fase della depressione.
Preciso le ultime due cose per darvi il quadro più o meno completo: sicuramente non sono intervenute terze persone tra me e lei, non ha avuto nessuna storiella collaterale. Siamo stati entrambi estremamente fedeli e sinceri.
Vi confido anche che dallo scorso autunno in me era cambiato qualcosa: avevo maturato un senso di responsabilità, una voglia di paternità e di famiglia che non avevo mai avuto prima. Probabilmente è coinciso col momento in cui lei ha iniziato a "retrocedere". Avevamo parlato negli ultimi tempi di sposarci nel 2017 (forse ero solo io che ne parlavo), lei non ne parlava più da 2-3 mesi anche se nel corso degli anni ho ricevuto tante pressioni da parte sua.
Vi confesso anche che io avrei davvero voglia di sposarmi e se non gliel'avevo chiesto fino a quel momento era unicamente per questioni economiche. La situazione è cambiata subito dopo che mi ha lasciato perché, anche se ancora in cerca di lavoro, mi è entrata una considerevole somma di denaro frutto della vendita di una casa dei miei genitori (era in vendita da oltre due anni... a volte le coincidenze sono crudeli).
Nell'ultima conversazione che abbiamo avuto le ho detto di questi soldi e mi ha riaffacciato di crederla troppo materialista. Le ho confidato anche il mio desiderio, che avevo già da prima, di aspettare il giorno del suo compleanno a giugno per chiederla in sposa. Sapevo che stava affrontando questa crisi dei 30 anni, non lo negava neanche prima e volevo che fosse un giorno indimenticabile. E' stato l'unico momento della serata in cui l'ho vista con gli occhi lucidi. Per il resto mi è sembrata un muro di ghiaccio.
Quel desiderio però ce l'ho ancora adesso che siamo due estranei e non so se mi ci voglio liberare.
Ora sto curando me stesso e so che ci vorrà del tempo.
Vi scrivo per chiedervi, in base a ciò che avete appena letto e alla vostra esperienza, cosa secondo voi possa essere scattato nella testa di una persona che sembrava felice e se, per come vedete la situazione, ci potrà mai essere un punto di ritorno (grazie a miei o suoi comportamenti). So che non avete la sfera di cristallo, ma siete sicuramente più esperti nell'interpretare pensieri e comportamenti.
Mi scuso nuovamente per la lunghezza ma desideravo dare un quadro più o meno chiaro.
Ringraziandovi anticipatamente, porgo cordiali saluti.
Arturo

  1 Risposte pubblicate per questa domanda

Dott.ssa Anna Patrizia Guarino Inserita il 12/04/2016 - 14:16

Gentile Arturo,

Le faccio solo notare una cosa: per tutto il suo racconto, Lei ha parlato della sua ex. Di se stesso ha detto pochissimo, quasi nulla. Della sua ex ha scritto tutto, cosa fa, come vive, cosa pensa, come ha reagito, che lavoro fa, ecc...
Lei in questo racconto non c'è o c'è pochissimo e questo è sicuramente un punto sul quale potrà lavorare con il suo terapeuta.
Di più non ci è possibile dire dal momento che Lei sì è affidato ad un/a collega e noi non possiamo entrare nel rapporto che state costruendo.
Non possiamo farlo altrimenti rovineremmo la relazione d'aiuto.
Si fidi della persona che la sta seguendo e ponga nel setting terapeutico le domande e i dubbi che ha.

Cordiali saluti.
Dott.ssa Anna Patrizia Guarino.