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Roma

Lui ha tratti narcisistici, esiste un alternativa alla parola fine?

buongiorno,
ho una relazione con un uomo che presenta alcuni tratti narcisistici della personalità.
Non credo rientri in un totale disturbo di personalità, in quanto presenta sensi di colpa, empatia e attenzione vera nei confronti delle persone con cui si relaziona e nei miei confronti. Ma non riesce a costruirsi una relazione umana che sia vera e stabile, soprattutto non permette più di tanto che gli si avvicini. O meglio, ha amicizie durature e di lunga data, ma solo se l'altro è disposto a darsi da fare pur di tenerla in piedi, cercandolo, standogli vicino. Lui non fa assolutamente nulla parte sua perché il rapporto stia in piedi. Con me alterna momenti di presenza totale, vicinanza, e manifestazione di amore ed affetto, a fughe repentine, senza apparente ragione se non appena mi avvicino troppo, e lunghi ed infiniti silenzi. In seguito ai quali, una volta riallacciato il contatto è come se nulla mai fosse accaduto. Alcuni tratti del narcisista mi pare li possieda appieno, il bisogno di essere sempre al centro, di essere lodato ed ammirato, la consapevolezza che questo malsano gioco di allontanamento e vicinanza mi leghino sempre più a lui. Prova stima nel riconoscere che con lui la vita è una roulette russa. Si vola e ci si schianta. Va molto fiero di questo suo aspetto caratteriale. Solo i coraggiosi ed i temerari osano... a suo dire... Si riconosce come un premio, un trofeo che raggiungo se mi do da fare, se mi impegno. Sarò ricompensata... questo è il suo modo di vedere se stesso. Io e tutte le persone che con lui si relazionano siamo considerate valide e di valore solo e se disposte a farsi in quattro per lui. Al contrario suo, che nulla fa pur di tenere vicino a sé chiunque. Sola eccezione la madre. Si giustifica dicendo di non avere bisogno di manifestare il suo affetto, tanto coloro che lo amano lo sanno, ma allo stesso tempo si aspetta e pretende che chi lo ama faccia di tutto pur di stargli vicino. Si aspetta il massimo dando il minimo se non il nulla. Ora, sono combattuta tra il gettare la spugna e abbandonare la nave, ma la consapevolezza che non sia del tutto così, mi spinge a convincermi che non sia del tutto irrecuperabile. E' una persona molto sensibile, soffre lui stesso del suo modo di essere, ed in fondo è consapevole di quanto sia lui stesso la causa per cui tutti finiscano inevitabilmente per allontanarsi. Questo fa si che si crei un effetto a catena, gli altri vanno via e lui fa sempre meno per trattenerli. Io so che è una persona buona, distante molto, rispetto ad alcuni aspetti che descrivono il narcisista patologico come un individuo senza speranza dal quale scappare a gambe levate. La verità è che gli voglio molto bene, ma ne voglio anche a me stessa. Ora, sono arrivata a soffrire sempre meno le sue assenze e le sue sparizioni, ma non vorrei abbandonarlo. E' palese che soffra quando qualcuno a cui tiene prende le distanze, e lo manifesta, nei gesti, nelle parole, negli stati d'animo. Eppure finisce per convincersi che la solitudine per lui sia la miglior soluzione, almeno questo è quello che si dice, quello che sente, io sono certa, è l'esatto opposto. Avrei piacere di avere un consiglio se possibile. grazie Chiara

  1 Risposte pubblicate per questa domanda

Dott.ssa Anna Marcella Pisani Inserita il 04/06/2018 - 14:22

Buongiorno Chiara,
da ciò che narra, mi sembra di capire che indipendentemente dalla specifica diagnosi dell'uomo che ha descritto, sia attiva in lei una dinamica conflittuale che le impedisce di prendere una decisione serenamente.
Quindi, è importante per lei chiedersi cosa la induce a permanere in una relazione instabile affettivamente e improntata sulla sfida e sulla speranza che forse "sarà ricompensata". Le è già capitato in passato di trovarsi in situazioni sentimentali in cui assumeva lei il ruolo di colei che "si impegna" e si attiene a regole stabilte dall'altro per mantenere la sua vicinanza. Come mai non può concedersi una relazione con un partner accessibile affettivamente e stabile, con regole concordate da entrambi i partner e che sia disposto ad accoglierla, così come lei sembra disposta a fare?

Se non "getta la spugna" presumo che abbia delle aspettative su una possibile evoluzione in positivo della relazione descritta, quali in particolare? Inoltre come si immagina che tali evoluzioni possano accadere, attivate da lei o anche dal partner?

Per poter approfondire la questione ed avere una visione più completa riguardo alle potenzialità dei singoli partner e della coppia, è opportuno che lei si rivolga ad uno psicologo che la aiuti a fare chiarezza sulla situazione.
Infatti, al di là della specifica diagnosi che si può fare su un partner, è importante comprendere quali siano le motivazioni che ci inducono a ricercare la vicinanza e mantenere in vita la relazione con uno specifico tipo di persona. Questo lavoro di analisi ci restituisce informazioni preziose su di noi in base alle quali poi poter decidere liberamente cosa sia meglio fare per avere una relazione di coppia pienamente soddisfacente.
Cordialmente
Dott. ssa Anna Marcella Pisani (Roma)