Elisa domande di Psicologia e dintorni  |  Inserita il

Cuneo

Dare un nome a ciò che mi succede

Buongiorno,
Sono una ragazza di 30anni con un lavoro (che non mi piace ma che mi è comodo pertando lo prendo così com'è), una casa, una compagna, una bella famiglia (un po' difficile in età di infanzia e nel periodo di accettazione della mia relazione ma ora veramente molto unita)... Da qualche anno però mi sono accorta di soffrire di un "disturbo" strano, mi tornano alla mente episodi od eventi successi tanti anni fa, (in realtà di poca importanza sia nel momento dell'accaduto e sia pensandoci successivamente con razionalità e obiettività), in cui lì per lì non c'è stata alcuna reazione o emozione da parte mia, poi però quando mi tornano alla mente mi viene una sensazione tipo di vergogna immediata e io, non appena arriva il ricordo, reagisco parlando forte o cantando o facendo qualche movimento per distrarmi dal ricordo e tornare al "qui e ora". Per fortuna questo mi succede solo quando sono da sola o al più con la mia compagna che sa di questa cosa.
Non capisco il perchè di questi ricordi vecchi e di queste reazioni strane.
Ho già affrontato questo discorso con una psicoterapeuta, elaborando alcuni di questi episodi (esempio una battuta, un gesto, o una scena vissuta, o anche un episodio non vissuta da me direttamente) con la tecnica emdr ma senza alcun seguito particolare!
Soffro anche di bassa, anzi bassissima autostima, sia emotiva che soprattutto fisica. Vorrei chiedere se quel che mi succede ha un nome particolare, in modo da avere una dritta per informarmi meglio e come posso fare per poter alleviare il ritorno di questi ricordi inutili!
Ringrazio di cuore chi è riuscito ad arrivare a fine lettura e che mi risponderà
Elisa

  3 Risposte pubblicate per questa domanda

Dott.ssa Elena Scarsoglio Inserita il 16/01/2018 - 21:31

Buonasera Elisa, non so dirle se quello che le succede ha un nome, ma posso suggerirle di prendere in considerazione un percorso di psicoterapia tradizionale: raccontando i suoi ricordi ad un professionista, sicuramente capirete meglio la situazione e troverà le risposte che cerca. L’emdr è una buona tecnica, ma è maggiormente consigliata per l’elaborazione dei vissuti traumatici; da quello che ha scritto mi pare di capire che i suoi ricordi non si riferiscono a episodi traumatici.

Dott.ssa Flavia Passoni Inserita il 26/01/2018 - 17:51

Salve Elisa, comprendo la sua situazione e la difficoltà nel superarla. Credo che lei abbia trattenuto troppo le proprie emozioni riguardo a determinate situazioni del passato e può essere per questo che ora, quando le appaiono nella mente, la fanno stare così male. Con pochi dettagli non è possibile fare una diagnosi. E’ importante che lei si rivolga ad uno specialista per poter rielaborare al meglio questi vissuti. A volte gli effetti si vedono più avanti nel tempo, oppure quando si è più pronti ad affrontare il percorso con una maggiore consapevolezza. Per qualsiasi dubbio restiamo a sua disposizione.
Dott.ssa Cudazzo Erika e Dott.ssa Passoni Flavia Ilaria, esperti Centro Synesis Psicologia Carnate (M), Arcore (MB), Cagliari( MB)

Dott.ssa Mirella Caruso Inserita il 25/01/2018 - 07:34

Salve Elisa, ciò che lei descrive non è un disturbo che rientri in una categoria psicopatologica o in un disturbo vero e proprio. Conosciamo tuttavia il meccanismo psichico di base. Ricordi, situazioni, eventi oggetti apparentemente insignificanti, sono investiti di un’emozione, un affetto, una carica emotiva che non ha alcuna relazione con quella rappresentazione mentale. O perlomeno così appare. Il meccanismo difensivo si chiama “spostamento” ed è agìto dall’Io in modo inconscio, per tenere lontane dalla coscienza alcune emozioni che al momento sono "disturbanti" per la persona. Questo meccanismo comporta l’impiego di un’energia costante per mantenere una rappresentazione mentale lontana dalla coscienza. (E’ anche il meccanismo d base nella formazione delle fobie). C’è da aggiungere che il ricordo, l’oggetto “neutro” ha una relazione simbolica con l’oggetto reale. La sua capacità di osservazione le ha fatto considerare come importante un sentimento di vergogna, unita a bassa autostima e forse qualche problematica legata al corpo. E’ già un passo avanti, quello successivo sarebbe quello di provare a capire da cosa fugge e che cosa cerca di mettere da parte. Un saluto.
Dott.ssa Mirella Caruso- Milano.