Valeria  domande di Psicologia e dintorni  |  Inserita il

Padova

Non so se voglio un figlio e mi sento in colpa.

Salve a tutti.
Ultimamente ho un pensiero ricorrente: mi interrogo sul desiderio di volere un figlio; la risposta il più delle volte è esattamente a metà tra il si e il no,50 e 50: a volte provo un desiderio forte, altre ancora questo è praticamente assente. I motivi dell'una o dell'altra scelta sono vari e molteplici,ma vi assicuro che l'amore per lui/lei non mancherebbe.
Quello che non capisco è perché mi sento così in colpa per il fatto che protrei scegliere di non averne..probabilmente penso di deludere i miei genitori in primis (che ogni tanto mi danno qualche frecciatina). Ma non so perché mi sento così...ho il magone allo stomaco,parlare di figli ultimamente mi mette sempre più a disagio.. non ho il coraggio di dire che forse potrei scegliere di non averne. Questo anche perché mi pare che al giorno d'oggi se una donna non ha figli sia "meno considerata" delle altre. Spesso mi sento dire infatti,che devo sbrigarmi altrimenti verrà tardi ecc ecc.
Voglio precisare che ho 36 anni ,la mia relazione di coppia è lunga e solida,a livello lavorativo io non ho grossi problemi ma non ho ancora un lavoro stabile,mentre il mio compagno si.
Ho messo tanta carne al fuoco..e spero di essermi spiegata bene. Grazie infinite.

  3 Risposte pubblicate per questa domanda

Dott.ssa Giorgia Caramma Inserita il 20/04/2019 - 11:34

Cara Valeria,
la questione che poni potrebbe avere delle radici complesse. Sarebbe importante capire cosa significa per te essere genitore, come hai vissuto la genitorialità nella tua vita e che cosa implicherebbe rinunciarvi.
Una consulenza psicologica potrebbe essere utile per capire che paure (o quali "pericoli") e che aspettative hai attribuito all'essere genitore e viceversa quali invece hai attribuito alla scelta di non avere figli.
In più andrebbe considerato l'aspetto culturale e di genere, ovvero le pressioni che socialmente una donna deve affrontare qualora scegliesse di non intraprendere la strada della maternità.

Se fossi interessata ad approfondire la questione, io sono disponibile su Padova.
Contattami pure al 3497848144 per appuntamento o per eventuali altri dubbi.
Buona giornata!

Dott.ssa Giorgia Caramma (Padova - Ragusa - Online)
www.loradellapsicologia.it

Dott.ssa Laura De Martino Inserita il 21/01/2019 - 22:07

Salve Valeria, sul tema maternità credo ci siano dei grandi tabù e spesso quello che non può essere detto riguarda tutte le emozioni negative ad essa collegata. Viene descritta come qualcosa di desiderabile e quando arriva un figlio vengono espressi nei suoi confronti solo i sentimenti più belli. "Quello che le donne non dicono" riguarda tutta l ambivalenza che accompagna il prima, il dopo ed il durante questa straordinaria esperienza che è la maternità. Capisco pertanto il suo sentirsi in colpa come se fosse lei la strana, ma le assicuro che non è così. Avere un figlio comporta uno stravolgimento della vita e del proprio essere al mondo ed è normale che si accompagni a sentimenti opposti. In più la maternità sembra essere una prescrizione sociale ma ci si dimentica invece che si tratta di una decisione che ha a che fare con il progetto di vita individuale e di coppia. Un progetto creativo che non è detto sia necessariamente basato sulla genitorialità. La invito pertanto a pensare al suo progetto creativo di vita e se in esso è contemplata la maternità la invito a godersela a tutto tondo con tutti i suoi 50 e 50 e le sue ambivalenza e a non averne paura.
Un caro saluto
Dr.ssa Laura De Martino
Psicologa e Psicoterapeuta Relazionale e Familiare,
Napoli Tel 3280273833

Dott.ssa Anna Marcella Pisani Inserita il 21/01/2019 - 13:08

Buongiorno Valeria,
la dinamica conflittuale che ha descritto sembra riferirsi a significati più profondi che lei attribuisce al ruolo di madre e alla procreazione in generale.
Quindi, per fare chairezza su ciò, può iniziare ponendosi alcune domande che facilitino la sua autoesplorazione: cosa significa per lei diventare madre e contemporaneamente cosa teme di perdere nel momento in cui potrebbe diventarlo? consideri che se mostra titubanza rispetto alla questione ("50 e 50") significa che la prospettiva di diventare madre è associata a qualcosa di positivo, ma suscita in lei anche paure e timori molto profondi che infatti la inducono ad esitare.
Diventare madre significa perdere il ruolo di figlia e quindi una posizione di accoglienza da parte delle figure genitoriali di cui forse lei ha ancora bisogno. Inoltre, diventare madre coincide anche con l'assunzione di un ruolo di responsabilità e consapevolezza che il bambino, almeno per i primi anni, dipenda interamente dai genitori. Cosa le suscita pensare a questo? Come si pone lei di fronte alle resonsabilità?
In che misura la nascita di un figlio potrebbe agire positivamente nella sua vita?
Provando a rispondere a queste domande, riuscirà a fare maggiore chiarezza sulla dinamica conflttuale di cui ha parlato.
Infine, ha avuto modo di confrontarsi col suo compagno sulla questione? Parlarne con lui può essere utile anche perchè si sentirebbe meno sola nel prendere una decisione che, in cincreto, riguarda la coppia in toto.
Se è motivata ad approfondire la questione, può scrivermi o contattarmi.
Un caro saluto.
Dott. ssa Anna Marcella Pisani (Roma).