C. domande di Ansia e depressione  |  Inserita il

Bologna

Tra felicità e incubo

Forse è una vita intera che mi consigliano di andare da uno psicologo, ma avendo una incredibile fiducia in me stessa sono sempre stata convinta che qualunque trauma, qualunque problema io avessi mai potuto avere, con qualcuno che mi vuole bene che mi ascoltasse e un pizzico di autoironia, ce l'avrei sempre fatta. Mia madre ha abbandonato la mia famiglia in seguito all'aver scoperto rapporti pseudo-sessuali con mio fratello più grande di me di 6 anni. Ne avevo 8. Dei fatti che tutti conoscevano nella mia famiglia non ne è stata fatta parola mai più. Di mia madre nessun segno. Sono passati 13 anni. Dopo un'adolescenza abbastanza comune, fatta di urla e fughe da casa, guerre nei confronti di mio padre e vari problemi legati ad una sessualità troppo spinta, mi sono innamorata e andai a milano a lavorare vivendo col mio ragazzo. 19 anni e sono rimasta incinta. Il mio ragazzo cadde in depressione, io abortii involontariamente prima ancora di scoprirlo. Dopo poco mi trasferii a bologna. Lui mi lasciò urlandomi che gli avevo succhiato l'anima per due anni. Ho trovato un altro ragazzo che mi ama. Vivo con lui e facciamo tutto insieme.
Sono generalmente incredibilmente felice. Non per lui, in tutto il percorso che ho raccontato, non mi sono mai persa d'animo. Ho sempre amato la vita, perchè ne sono profondamente innamorata. Ma mi succedono cose strane. Penso fortemente di star vivendo una vita felice, e poi basta una parola, o un gesto, e mi sento piombare in un incubo. Un momento sono piena di speranza, di voglia di fare, di amore e di gioia. Quello dopo giuro che potrei uccidermi per quante poche scappatoie vedo nella vita in generale. Penso alla mia esistenza, al mio essere così piccola, insignificante e impotente. E al fatto che non importa a nessuno, e che qualunque cosa io possa fare non ho le capacità di cambiare le cose. Il mondo andrà così. E tendo ad avere istinti molto violenti in quei momenti. Penso sul serio che la morte non sia un male, proprio da un punto di vista filosofico. Che cosa dovrei fare? Continuare a combattere con le mie forze, oppure arrendermi al fatto che è tutta una battaglia mia tra me e me e farmi aiutare da un professionista, tenendo in considerazione che sarebbe un colpo ancora più duro per la mia autostima ormai così infima? Ho iniziato a balbettare, io che sono sempre stata un vortice. Mi spaventa non aver sogni negli occhi a 21 anni.

  1 Risposte pubblicate per questa domanda

Dott. Simone Pesci Inserita il 09/05/2016 - 11:06

Gentile C.,
intanto grazie per aver condiviso la sua storia, una vita ricca di eventi che l'hanno messa di fronte a scelte, dolori e nuove partenze. In quello che scrive esordisce chiedendo se a lei farebbe bene andare da un professionista: ho la sensazione che la risposta la sappia già, ma ha tanta paura di dirla ad alta voce lei per prima. D'altra parte fidarsi e affidarsi non deve essere così semplice per lei. Così come per nessuno è facile fare un percorso personale. Con l'aiuto di uno psicologo certamente non potrà modificare il passato né in verità cambiare il mondo che la circonda, ma potrà dare senso alla sua esperienza, modificando il modo con cui legge il suo ambiente e i modi con cui si relaziona agli altri. Per prendere la decisione se andare da un professionista oppure no forse la migliore domanda che può farsi è: pensa di avere un peso nella sua esperienza di vita? Se così è, trovi uno psicologo che non si sostituisca a lei, ma che l'accompagni nel percorso di crescita personale che potrebbe sbloccare la situazione.
In bocca al lupo

Simone Pesci
http://www.centrokromos.it/dott-simone-pesci.html