Semplice inappetenza?
Buongiorno,
vi scrivo perché vorrei dare una definizione e una soluzione al mio disturbo, che continuo a etichettare come semplice inappetenza ma che temo possa nascondere dell'altro.
Premetto che il mio rapporto con il cibo non è mai stato "idilliaco": la tavola non è sempre stata un simbolo di convivialità e condivisione in casa, da ragazzina ero in sovrappeso e, prima di arrivare al peso-forma attuale (1.65 per 60 kg) ho seguito molte diete, per la maggior parte scorrette. Infine, ho vissuto un caso di anoressia in famiglia. L'inevitabile insano rapporto con il cibo si è acuito circa 5 anni fa, quando sono andata a vivere da sola in un'altra città. La solitudine mi porta a non considerare cosa metto nel piatto, a non avere voglia di cucinare e, quando lo faccio, preparo cibi insapori (ebbene sì, la paura di ingrassare è ormai insita in me), che finisco poi per mangiare in maniera frettolosa. E anche quando sono gli altri a cucinare per me o a invitarmi a mangiare fuori le cose non migliorano. Alla paura di mangiare troppo e male si aggiunge infatti la difficoltà a gustare le pietanze come se non avessero sapore ma, anzi, rappresentassero solo una ulteriore minaccia al peso e alla salute del mio stomaco.
Mi rendo ormai conto dell'insostenibilità della situazione e del fatto che mi sta portando anche a leggeri disturbi psicofisici come difficoltà di concentrazione e perenne gonfiore addominale.
Vi chiedo quindi di indicarmi la natura del mio disturbo e soprattutto delle possibili soluzioni da adottare.
Confido nella vostra disponibilità e professionalità.
Vi ringrazio