Amore e innamoramento

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Amore e innamoramento

Parlerò in questo articolo dell’Innamoramento, ed in particolare di come esso riveli preziose informazioni sui nostri modelli relazionali interiorizzati.
Partirò dalla osservazione che l’innamoramento somiglia curiosamente (e apparentemente) ad una forma estrema di Dipendenza affettiva.
In esso infatti ritroviamo tutte quelli che, a ben vedere, potremmo definire i sintomi della Dipendenza, vale a dire: l’idealizzazione, il desiderio di stare continuamente con la persona amata, l’ansia di separazione, l’ossessione" per l’altro, le manifestazioni somatiche (batticuore, rossore, eccitazione).

D’altronde è osservazione di senso comune che il folle e l’innamorato si comportano allo stesso modo.
Con la differenza, di non poco conto, che l’innamorato emana una gioia ed una vitalità che le persone “sane” possono solo invidiare.

In ogni caso, l’Innamoramento è una esperienza, tipicamente umana, limitata nel tempo.

Amore e innamoramentoIl modo in cui viene vissuta, ma soprattutto il modo in cui si conclude, è causa ed effetto allo stesso tempo, ovvero fornisce un indicatore del modo in cui affrontiamo le relazioni (in termini infantili piuttosto che con modalità più adulte).
In un certo senso l’innamoramento ci consente di ri-vivere una esperienza di cui non abbiamo memoria conscia, ma che il nostro corpo ricorda: quella in cui eravamo appagati totalmente e l’Altro era in assoluta sintonia con i nostri bisogni. Mi riferisco ovviamente alla vita intra-uterina ed all’Amore incondizionato che ci ha nutrito nelle prime fasi dell’esistenza.

(Escludo da tale discorso gli individui per i quali tale esperienza è stata più traumatica che appagante, perche in tali casi ci troviamo solitamente di fronte a patologie gravi, che non verranno trattate in questo articolo).

In ogni caso per ognuno di noi c’è stato un momento in cui siamo stati estromessi dal paradiso terrestre, in cui abbiamo smesso di essere il centro assoluto dell’interesse del mondo.
Esattamente come nel momento in cui finisce l’innamoramento, siamo costretti a fare i conti con la delusione e la realtà “per quella che è”.

Perché l’innamoramento è innanzitutto una esperienza trascendentale, nel senso di trascendere i limiti della nostra personalità e delle nostre abitudini, e l’altro ci appare non nella dimensione reale ma in quella ideale.

Il passaggio dall’Ideale al reale è sempre traumatico, ma ci consente di ricontattare la nostra ferita narcisistica primaria: Il giorno in cui il mondo ha smesso di girare intorno a noi.
Il modo in cui noi siamo stati aiutati ad elaborare la perdita ed integrare tale ferita è fortemente predittivo della nostra capacità di vivere la relazione.

In termini psicanalitici tale processo viene definito l’interiorizzazione di un oggetto buono: il bambino impara, attraverso le cure e la sensibilità dell’altro, che egli è una persona degna d’amore. Questo sentimento, che in genere lo accompagna  per tutta la vita, nutre l’amor proprio e la fiducia verso se stessi e gli altri.
Nel momento in cui invece tale integrazione non è stata portata a termine in modo compiuto, l’individuo ridefinirà la ferita in termini svalutativi e difensivi.

Il processo di auto-svalutazione si basa su idee del tipo: è colpa mia, non merito l’amore altrui, ho fatto qualcosa che rovinato tutto, c’è qualcosa di sbagliato in me…
In sostanza si basa sull’assunto: non vado bene così come sono.

Molte forme di Dipendenza affettiva (forse tutte) si basano su questo assunto di base.
Il processo difensivo invece delega all’esterno la responsabilità: c’è qualcosa di sbagliato nell’altro, non mi ama veramente, non mi capisce…Se vogliamo è una modalità “narcisistica” di integrare la perdita.

E’ evidente che le due modalità, descritte molto sinteticamente, possono coabitare all’interno della stessa persona. Molto spesso comunque appartengono distintamente ai due partner, che anche per tali ragioni restano “agganciati”.

In ogni caso la modalità più sana per passare dall’innamoramento all’Amore, resta, molto semplicemente, riconoscere noi stessi e l’altro, accettare quello che siamo, anche (o soprattutto?) i limiti umani ed esistenziali: dell’individuo e della relazione.