Disturbi alimentari, anche un fattore culturale

Pubblicato il   / Psicologia e dintorni
Disturbi alimentari, anche un fattore culturale

 

I disturbi alimentari sono considerati come le psicopatologie che più vengono influenzate dalla cultura: in particolare i canoni di bellezza femminile sono stati messi in relazione all’esordio di anoressia e bulimia nelle donne.  In effetti, se riflettiamo su qual è l’immagine della donna ideale il nostro immaginario si focalizza su un ideale di donna alta, magra, giovane e bella. Tutte caratteristiche che poi associamo ad un altro fenomeno psicologico-culturale: questa donna perfetta è anche forte, indipendente e libera dagli schemi emotivi che caratterizzava lo stereotipo di donna del passato.

Dai dati emersi negli ultimi anni, si è notata anche la tendenza all’aumento di casi di anoressia maschile, definita vigoressia. Questo fenomeno rappresenta il contro altare dell’anoressia femminile: se la donna vuole essere magra e longilinea, l’uomo vuole avere il fisco scolpito e il perfetto controllo sulle sue prestazioni fisiche.

Una conferma di questa variabilità si può ottenere comparando i diversi canoni presenti in società geograficamente separate: sempre più la globalizzazione annulla le distanze, proponendo un ideale di bellezza sempre uguale a sé stesso di “bellezza equivalente a magrezza”, attraverso la continua esposizione di corpi così perfetti da essere irrealistici, in ogni angolo di mondo.

L’ideale di magrezza eccessiva non è presentato dai media come irraggiungibile e pericoloso, non si accenna neppure alle restrizioni alimentari patologiche a cui le modelle si sottopongono, né alle astute operazioni di trucco e fotomontaggio, così si illudono le donne che sia possibile, mediante diete ed esercizio fisico, raggiungere e mantenere l’ideale: in chi non ce la, si innescano spesso meccanismo di autopunizione e delusione.

Vivere in un contesto che propone certi canoni estetici costituisce già di per sé un fattore di rischio per i disturbi alimentari, che è molto più forte se ad essi, in maniera più o meno inconsapevole, si aderisce. Sia chiaro: nei disturbi alimentari sono in gioco anche fattori individuali e familiari che vanno ben oltre la pura influenza culturale, eppure, quale donna non si è rattristita nello scorgere qualche chilo più? L’aspetto paradossale è che il peso non rappresenta più un puro fattore estetico ma ha asserito al ruolo di valore morale: magro è sano, forte, capace. Non importa a quali condizioni.

Come uscire da questa gabbia? Imparando a dire di no, recuperando il desiderio di fermarsi ad ascoltare ciò che si desidera davvero; permettendosi in fondo quello che abbiamo sempre saputo: solo noi donne possiamo definire noi stesse.