15 anni da amanti...e desiderare ancora
Buonasera, sono l'amante di un uomo 60enne. Sono molto più giovane ma la nostra relazione clandestina è longeva: 15 anni. Ci lega da sempre una grande intesa fisica, che non si è mai affievolita (anche grazie all'assenza di obblighi e di quotidianità) accompagnata, negli anni, da una forte intesa mentale fatta di complicità giocosa, alcune passioni comuni e affetto sincero. Premetto che per carattere sono indipendente e amo i miei spazi, per cui il mio ruolo mi soddisfa. L'unica difficoltà sta subentrando in questi ultimi mesi ed è legata ad un (fisiologico) minore vigore sessuale, comunque con tempi di ripresa più lunghi. L'attrazione resta fortissima, direi che è il motore di tutto e lui è sempre entusiasta e pieno di iniziativa, ma mentre per me è spontaneo che il desiderio per lui si ripresenti nell'arco di poche ore, per lui è difficile starmi dietro pur volendolo. Io temo che la mia esuberanza gli stia creando ansia. Sono convinta anche che le aspettative e le emozioni dei nostri appuntamenti, sempre molto intense e attese, giochino a sfavore perché ingigantiscono ogni evebtuale inciampo. Mi spiace che talvolta resti male. Io noto la sua costante preoccupazione che io non sia soddisfatta. Quando ne parliamo assieme, io cerco di rassicurarlo da un lato e dall'altro provo a chiedergli come possiamo gestire questo passaggio cruciale: facciamo parte l'uno della vita fisico/emotiva dell'altra e viceversa e sembra impossibile farne a meno, ma una relazione come la nostra come può essere gestita nel tempo e trasformarsi in una complicità meno fisica? A questi dubbi capita che lui mi dica che devo rilassarmi perché io ragiono troppo, che dovrei vivere la relazione in modo più leggero, lasciando fare il destino. Forse ognuno dei 2 proietta sull'altro ansie diverse: io quella di una gestione futura e lui quella della relazione presente. Mi metto in discussione io per prima e vi chiedo un consiglio. Grazie!