Padre assente
Salve, sono una ragazza di quasi 19 anni con genitori separati da 6 anni.
La separazione dei miei genitori non è stata affatto semplice, non perché mi dispiacesse vederli separati (ormai il loro rapporto non reggeva su nulla e i litigi avevano già creato un brutto clima) ma perché i comportamenti di mio padre hanno reso questi anni insopportabili. Il suo pallino fisso sono sempre stati i soldi: inizialmente ha costretto me, mia madre e mia sorella a trasferirci da casa nostra (dove anche lui viveva) poiché non era piú intenzionato a pagarla, in seguito ha fatto si che mia madre (disoccupata) rinunciasse al suo mantenimento mentre quel che mensilmente doveva a me e mia sorella arrivava sempre in ritardo ogni volta di un mese, mettendoci in difficoltà con le spese.
Mia madre ha successivamente trovato un compagno, col quale si è sposata l'anno scorso, che si è trasferito da poco con noi e supportandoci anche economicamente. Giusto due anni fa mio padre si è licenziato e si è trasferito all'Estero dove ha una compagna che a sua volta ha due figli nati da una relazione precedente, e che da poco aspetta un bambino da mio padre. Una volta licenziato, mio padre ha fatto qualsiasi cosa per dimostrare di non avere la possibilità economica e di conseguenza privare me e mia sorella del mantenimento mensile. Il giudice però ha quindi abbassato mantenimento e in conclusione da ormai due anni ci da solo il minimo indispensabile ed è completamente uscito dalle nostre vite tranne per rare occasioni in cui si presenta, come se fosse un vecchio amico di famiglia e ci viene a "trovare", perché lui è pur sempre "nostro padre" e "ci vuole bene". Nel frattempo lui fuori ha questa nuova famiglia e ha ripreso a lavorare.
Detto ciò, al contrario di mia sorella che è più piccola di me, io ho vissuto e sono stata coinvolta in ogni dinamica di questa separazione, essendo già grandicella da quando è iniziata. Sono sempre stata resa partecipe di ogni cosa, dai problemi legali ai problemi economici ai problemi personali dei miei. Questa mia partecipazione mi ha creato non poche difficoltà, mi sono da subito chiusa in me stessa, accumulando ogni mia rabbia e dispiacere senza parlare chiaramente nè con un genitore nè con l'altro. Questo a sua volta mi ha portato ad un accumulo di ansie e stress, difficile da gestire anche fuori casa o nell'ambiente scolastico.
Ora frequento l'ultimo anno di Liceo nella speranza di poter continuare gli studi, ma mia madre con il sostegno del marito non riesce ad aiutarmi totalmente. Quindi sono quasi costretta a rivolgermi a mio padre, che da quasi tre mesi non mi cerca nemmeno per chiedermi come io stia, per pagarmi le tasse universitarie. Il mio timore è quello di ricevere un chiaro rifiuto, poiché dopo tutto il trascorso non mi aspetto di certo che lui voglia sostenermi in questa mia scelta e sto vivendo questi mesi in uno stato di completo scoraggiamento, non so a chi rivolgermi o a chi far riferimento se in primis la mia famiglia non è disponibile, se mio padre stesso non ha a cuore i miei desideri (dimostrato chiaramente per tutti questi anni in cui è stato assente in tutti i modi possibili). Ora mi chiedo è davvero possibile che un padre non voglia assumersi un minimo di responsabilità e occuparsi della propria figlia? Come può un uomo andare a dormire tranquillamente senza sapere per mesi come sta sua figlia? E in che modo posso far capire a questa persona che ho realmente bisogno che mi aiuti con l'Università (non essendoci mai stato, presumo anche che sia anche il minimo)? Se non dovesse permettermi di proseguire, non solo mi troverei in difficoltà ma mi sentirei distruggere nel sapere che potrebbe voltarmi le spalle anche questa volta, alla prima e unica richiesta che gli farò. Mi sento davvero sola.