Fare o essere genitori?

La genitorialità comporta diversi compiti che i neo-genitori devono per forza affrontare

Pubblicato il   / Genitori e figli
fare o essere genitori?

La genitorialità, inevitabilmente, comporta una crisi nell’esistenza in quanto richiede una destrutturazione degli equilibri precedentemente costituiti nella coppia e l’elaborazione di un diverso e più complesso riadattamento, che si integri con il ruolo di coniugi; i compiti di sviluppo da affrontare in questa fase riguardano la ridefinizione della relazione coniugale, considerando la genitorialità; la costruzione di ruoli e funzioni genitoriali come figli; la rinegoziazione di ruoli e posizioni rispetto alle famiglie d’origine.

- Compiti di sviluppo coniugali: ridefinizione della coppia coniugale (stabilendo confini chiari tra i sottosistemi coniugale e genitoriale) e della modalità comunicativa all'interno della coppia.

Secondo Minuchin in ogni famiglia nucleare è possibile distinguere tre sottosistemi principali con specifiche funzioni: quello coniugale si occupa della relazione tra coniugi, con funzione di scambio e sostegno emotivo-affettivo della coppia; quello genitoriale che possiede funzione parentale e impegna la coppia sul versante dell’accudimento e dell’educazione dei figli; quello dei fratelli che permette ai figli di sperimentarsi nelle relazioni tra i pari.

In questa fase del ciclo di vita diventa essenziale ridefinire la coppia, stabilendo confini chiari tra il sottosistema coniugale e quello genitoriale: la coppia deve assumersi una responsabilità genitoriale condivisa, dando origine a un patto genitoriale connesso ma ben distinto dal patto coniugale.

Quando nasce un figlio il sottosistema coniugale è già formato e consolidato (o almeno dovrebbe!), marito e moglie hanno bisogno l'uno dell'altro per affrontare le molteplici sfide della vita.

Le principali capacità richieste per un buon funzionamento del sottosistema coniugale sono la complementarietà e il reciproco accomodamento: la coppia deve sviluppare modelli in cui ciascun coniuge sostiene il modo di agire dell'altro e può permettersi di sbagliare senza pensare di essere sconfitto. Complementarietà significa che marito e moglie devono entrambi cedere parte del loro individualismo per riguadagnarlo nel rapporto di coppia, mentre in un rapporto simmetrico non si accetta l'interdipendenza reciproca rivendicando continuamente i propri diritti individuali.

La coppia deve maturare in un processo di reciproco accomodamento un vasto contesto di piccole abitudini, modelli relazionali appresi dalle propria famiglia d’origine, che si devono integrare per creare la routine quotidiana della coppia; i coniugi possono così dar forma agli aspetti più creativi dei propri compagni e sostenere le caratteristiche migliori dell'altro (in alcuni casi attivano invece gli aspetti negativi dell'altro, insistendo nel migliorarlo invece di accettarlo com'è, e imponendogli nuovi standard da raggiungere, senza rendersene nemmeno conto).

Tra i compiti di sviluppo sul piano coniugale, occorre includere alcuni aspetti genitoriali, come il confrontarsi sul tipo di atteggiamento educativo che si dovrà avere col figlio, dato che ognuno dei partner ha appreso uno stile educativo dalla sua famiglia di origine: i due diversi stili devono fondersi in un modello unico.

Il sottosistema coniugale deve inoltre raggiungere dei confini chiari e definiti per proteggersi da interferenze provenienti da richieste o esigenze di altri sistemi (es. figli e famiglie d'origine che possono intromettersi). Riassumendo, l’arrivo del figlio produce una grande trasformazione del rapporto di coppia: fare spazio “all’intrusione” di un terzo necessita la transizione dalla fusionalità - idealizzazione dei primi periodi del matrimonio alla differenziazione di sé in rapporto al partner e al bambino.

Nella crisi conseguente alla nascita di un figlio pare che giochi un ruolo importante una sorta di delusione della coppia rispetto ad aspettative che vengono violate alla nascita del primo figlio anche per quanto riguarda la suddivisione dei ruoli: prima della nascita infatti la coppia persegue un modello di parità tra i coniugi rispetto alla condivisione delle responsabilità e dei compiti genitoriali, dopo la nascita invece di fatto il padre risulta coinvolto meno di quanto preventivato da entrambi, mentre la donna, chiamata a gestire il doppio ruolo di madre e lavoratrice, si ritrova ad affrontare un carico maggiore del previsto, con conseguente aumento della fatica, della frustrazione e dello stress.
Diventare genitori, oltre che portare felicità e gratificazione, comporta quindi dei costi e dei rischi: l’introduzione del bambino nella diade coniugale incide profondamente sullo spazio di vita della coppia, richiedendo un radicale cambiamento organizzativo della vita quotidiana e una certa capacità di adattamento sia del singolo partner al ruolo genitoriale sia della coppia che deve rinegoziare il contratto coniugale, la divisione dei ruoli e la rielaborazione delle proprie modalità d’interazione.

- Compiti di sviluppo come genitori: apprendere il senso di “essere genitore” e assumerne la responsabilità, negoziando i compiti reciproci, prendersi cura del bambino, fornire un valido ed equilibrato modello di attaccamento affettivo ed educativo al figlio.

Quando nasce il primo figlio, si crea il sottosistema genitoriale che si deve differenziare dal sottosistema coniugale, per attuare il compito di crescere il bambino senza far a meno dell'appoggio reciproco; si deve tracciare un confine che permetta al figlio di interagire con entrambi i genitori, escludendolo però dal funzionamento della coppia.

Assumere il ruolo genitoriale significa prendersi cura della generazione più giovane offrendo affetto e protezione per consentire al figlio di introiettare fiducia stima e calore, introdurre progressivamente le regole per evocare in lui la capacità di capire ciò che è bene e ciò che è male, fornire un modello di attaccamento sicuro sul piano affettivo ed educativo al figlio (molti studi hanno dimostrato che bambini che nei primi dodici mesi di vita trovano una madre amorevolmente disponibile a soddisfare le loro richieste e con la quale si sentono sicuri, mostreranno in futuro un buon adattamento sociale e sapranno costruire relazioni caratterizzate da fiducia ed empatia).

Un altro compito del sottosistema genitoriale è aiutare i figli a confrontarsi con la realtà sociale ed extra familiare, in particolare il sistema scolastico: quando emergono difficoltà in questa fase, il sintomo classico è la fobia della scuola, i figli non vogliono abbandonare la casa, perché si sentono a rischio di abbandono, soprattutto in molte situazioni di bambini di genitori separati o in fase di separazione.

Durante tutto il percorso di crescita del bambino, cambiano le sue esigenze di sviluppo relative sia all'autonomia dai genitori sia alla loro guida, e il sottosistema genitoriale deve modificarsi per soddisfarle: infatti quando il bambino è molto piccolo predominano funzioni di nutrizione e allevamento; in un secondo momento assumono importanza le funzioni di guida e controllo, fino ad arrivare all'epoca dell'adolescenza dove le esigenze dei genitori iniziano a contrapporsi ai desideri di autonomia propri dell'età dei figli.

In alcune coppie può accadere che i conflitti di tipo coniugale invadano l’ambito della relazione genitoriale, ove spesso il figlio si coalizza con uno dei genitori o può diventare il soggetto sul quale si proietta e devia il conflitto coniugale.

Oppure può accadere che il nuovo ruolo di genitori non venga integrato nel precedente ruolo di coniugi: la mamma è assorbita totalmente dal bambino e, involontariamente, è portata a trascurare i bisogni di coppia, mentre il papà, al contrario, si sente estraneo dalla diade mamma-bambino e può sviluppare un naturale sentimento di gelosia.

- Compiti di sviluppo come figli: ristrutturare le relazioni con le proprie famiglie d'origine a partire dal comune ruolo genitoriale, calibrare le aspettative nei confronti dei propri genitori individuando le diverse regole del ruolo e delle funzioni di nonni e di genitori.

La risoluzione dei legami di dipendenza dalle famiglie di origine svolge un ruolo fondamentale nel costituirsi di una nuova famiglia: la coppia che con il matrimonio o la convivenza ha già affrontato la separazione fisica ed emotiva dai propri genitori, dovrebbe sentirsi ulteriormente svincolata con l'arrivo di un bambino, evitando sensi di colpa o desideri di recupero di un legame ormai non più idoneo all'attuale fase del ciclo di vita (può invece capitare che per problemi pratici ed organizzativi, la coppia si trovi ancora più coinvolta di prima con le famiglie d'origine!).

Con l'arrivo del primo figlio si può iniziare a perdonare i propri genitori, comprendendo che non sono onnipotenti; si deve riuscire a riconoscere l’uomo e la donna che stanno dietro ai ruoli del proprio padre e della propria madre.

La generazione più giovane deve ridefinire i rapporti con le famiglie d’origine cercando le giuste distanze emotive per avere uno spazio in cui sperimentare la propria autonomia di persone adulte con un bambino; ci si deve avviare verso una ristrutturazione delle relazioni tra le due generazioni, nella direzione di una parificazione e di un avvicinamento psicologico, per il ruolo genitoriale che accomuna.

E' inoltre importante definire le aspettative nei confronti dei propri genitori, individuando le diverse regole sia del ruolo, che della funzione di nonni: ad esempio nella situazione delle ragazze madri, la distinzione di ruoli e funzioni può non esserci quando la figlia delega la crescita del proprio figlio alla propria madre, mantenendo così un comportamento da adolescente. Il risultato per il bambino sarà quello di una nonna assente e una madre adolescenziale.

Invece la famiglia di origine viene automaticamente a trovarsi nelle nuova posizione di “generazione precedente” e questo comporta una ridefinizione di ruoli, spazi psicologici e obiettivi per affrontare un doppio passaggio, di ruolo e di generazione.

Il compito della generazione più anziana è quello di sostenere i figli “a distanza” nel loro nuovo ruolo e partecipare alla vita dei nipoti assumendosi la nuova identità di nonni: questo consente ai nonni di fornire un prezioso supporto evitando i due estremi dell’invadenza e del disinteresse.