Sara domande di Sesso, Coppia, Amore e Relazioni  |  Inserita il

Milano

Non riesco a superare un aborto. Aiutatemi

Buonasera Dottore
Sono una ragazza di 20 anni e frequento il primo anno di università e sono fidanzata da un anno e mezzo con un ragazzo più grande di me.
Il 14 marzo scoprii di essere rimasta incinta, inizialmente ero molto spaventata, non volevo tenere questo bambino, studiavo, non sapevo come fare, il mio ragazzo era d'accordo con la mia decisione e preferii non parlarne inizialmente con i miei genitori.
Dopo qualche settimana ne parlai con mia mamma e mio papà. Mia madre inizialmente fu un po' spaventata ma presto si rilassò e mi disse che lei ci sarebbe sempre stata per me, che mi avrebbe aiutata molto e che le avrebbe fatto molto piacere che io tenessi il bambino. Così dopo poco tempo iniziai a fantasticare, iniziai a cambiare idea, l'idea di un bambino tutto mio non mi sembrava poi un'idea così malvagia anzi! Iniziava a farmi molto piacere. Così piano piano cercai di far cambiare idea al mio ragazzo, solamente che più ne parlavo più si distaccava, addirittura mi disse che lui non riusciva ad andare avanti così e che mi avrebbe lasciata se continuavo con questa storia, mi innervosii molto e mi disse esplicitamente che lui non si sentiva pronto a prendersi una responsabilità così grande e che se l'avessi tenuto lui mi avrebbe abbandonata e non avrebbe riconosciuto il bambino. Mi disse che però dovevo abortire per forza perché l'idea di avere un bambino che cresceva senza di lui non lo faceva stare tranquillo e che se non avessi interrotto la gravidanza gli avrei rovinato la vita per sempre.
Io non me la sentivo di proseguire una gravidanza senza un padre per mio figlio, avevo paura...
Iniziai le procedure per interrompere la gravidanza, quando vidi il mio piccolino di 10 settimane che si muoveva mi fece tanta tenerezza, ero felice ma allo stesso tempo triste perché il padre non l'avrebbe mai accettato. Il ginecologo mi diede 10 giorni di tempo per pensarci, in quei giorni cercai con tutte le forze di far cambiare idea al mio compagno ma lui non cedeva, anzi, si distaccava sempre di più, non mi parlò per giorni e scoprii che ci provava con altre ragazze. Ero arrabbiata, triste e molto confusa... Non sapevo davvero cosa fare... I giorni passavano mi feci trattare come uno zerbino, gli scrissi e gli chiesi con tutto il cuore di pensarci, che io volevo tenerlo ma lui non cedeva. Il giorno 22 aprile andai in ospedale accompagnata da lui, non gli parlai per tutto il viaggio ma quando arrivammo nel reparto di ginecologia e ostetricia realizzai davvero cosa stavo per fare, vidi tutte quelle foto di bambini, sentivo piangere i neonati e vedevo tutti quei fiocchetti rosa e azzurri. Mi misi a piangere perché avrei voluto essere lì per partorire il mio bambino, non ucciderlo. Chiesi disperata al mio ragazzo di portarmi via, che non volevo farlo, che non me lo sarei mai perdonata per tutta la vita ma lui mi disse che dovevo farlo per forza e che sarei stata meglio più avanti perché era la scelta giusta. Entrai nella camera con altre due donne... Loro erano spensierate, ridevano e chiacchieravano tra di loro, volevano fare in fretta l'intervento per andarsene il prima possibile. Io invece ero sempre più giù di morale, piangevo tanto e speravo dentro di me di trovare la forza per andarmene. Il mio ragazzo mi vide disperata e iniziò a piangere, gli chiesi per l'ennesima volta di portarmi via disperata ma mi disse ancora che non potevo andarmene. Alle 12:30 mi portarono in sala operatoria, mi fecero alzare dalla barella per sdraiarmi sul lettino ginecologico e quando mi alzai vidi un barattolo trasparente pieno di residui abortivi della donna anche aveva effettuato l'interruzione di gravidanza prima di me. Mi sentii male, volevo andare via, volevo scappare ma non so perché non riuscii a dire al medico che non volevo fare quell'intervento. Mi fecero l'anestesia totale e mi addormentai. Mi svegliai in sala operatoria ancora intontita e iniziai a piangere disperatamente, i medici e gli infermieri mi chiesero il motivo per cui piangevo e completamente intontita dall'anestesia raccontai più o meno tutta la storia. Quando mi ripresi un po' mi riportarono in camera e vidi il mio fidanzato, iniziai a piangere disperatamente ancora, gli dissi che non l'avrei mai perdonato e che non me lo sarei mai perdonata. Lui si mise vicino a me, mi abbracciò, mi chiese perdono e scoppiò a piangere... Mi promise che mi avrebbe sposata e che avremmo avuto in futuro i nostri due bambini che desideravo tanto... Io ero triste, volevo il bambino che non c'era più, mi sentivo vuota e tanto triste... Ero disperata.
Ora mi sono pentita e con il senno di poi questo bambino l'avrei tenuto con o senza di lui, mi sento sola, l'avrei voluto ancora dentro di me, mi sento vuota. Continuo a guardare video su YouTube riguardanti l'aborto e neonati, mi documento su internet e leggo diverse testimonianze di donne che hanno avuto la mia stessa esperienza. Non ce la faccio più... Talvolta spero (anche se è impossibile) che abbiano sbagliato i medici e che in realtà non siano riusciti a compiere l'interruzione di gravidanza... Ma questo so già che è impossibile. Mi manca solo il mio bambino, non riesco a fare nulla, penso solamente a lui e a come mi sarebbe piaciuto tenerlo tra le braccia tra qualche mese. Non mi perdonerò mai il fatto di non aver avuto la forza di oppormi a quello che stavo per fare.
Talvolta penso che mi merito tutto ciò, perché ho fatto una cosa terribile. Ho ucciso il mio bambino.
La ringrazio dottore per aver ascoltato il mio sfogo e mi perdoni se non sono stata molto concisa.

  1 Risposte pubblicate per questa domanda

Dott.ssa Roberta de Sio Cesari Inserita il 10/05/2016 - 10:35

Cara Sara
Le sue parole sono cariche di sofferenza. Quando viviamo un evento così importante ed intenso da un punto di vista emotivo, è frequente guardarsi indietro di continuo, domandandoci che cosa avremmo potuto fare di diverso. Ciò che ci può far stare meglio è invece provare a non giudicarci per le scelte fatte ieri che oggi ci sembrano sbagliate, ma provare a capire noi stessi e le nostre motivazioni di quel momento. Questi sono solo spunti di una riflessione, ma penso che uno spazio di Psicoterapia possa essere l'ideale per un lavoro di questo tipo su se stessa e anche per il rapporto con il suo fidanzato.
Le auguro di trovare la sua strada per vivere il presente e guardare al futuro, portando con se il passato, ma senza che esso le provochi tanta sofferenza.
Dott.ssa Roberta de Sio Cesari
Psicologa-Psicoterapeuta
Napoli