IO domande di Ansia e depressione  |  Inserita il

Un terremoto

Sposato con tre figli minori, una vita tranquilla da dipendente pubblico, un muto e la solita quotidianità. Un terremoto giudiziario mi travolge vengo prelevato una mattina dai carabinieri e rinchiuso in carcere per 22 giorni. Accusato di corruzione, associazione ed un sacco altre assurdità, mi trovo a dover difendere la mia innocenza. Un caso mediatico montato intorno alla faccenda, colloquio con l'avvocato che mi chiede se preferisco andare a processo rischiando dai sei ai 12 anni oppure provare un patteggiamento con una pena inferore a tre anni per salvare il posto di lavoro. Non voglio professarmi innocente solo per rituale ma lo sono veramente, leggo e rileggo i capi di imputazione e tutto mi pare irreale, assurdo pur non trovando nella lettura una sola intercettazione, un solo riferimento al sottoscritto vengo posto davanti ad un incredibile bivio. Salvo la mia famiglia, il mio lavoro, i miei figli o salvo la mia dignità la mia reputazione. Ho cercato disperatamente una risposta ma l'unica che ho trovato nulla ha che vedere, insonnia, depressione mi è crollato tutto il mondo che per 50 anni avevo creato intorno a me. In carcere piangevo e mentre mi chiedevo cosa ci facessi li gurdavo le grate della finestra e mi immaginavo li appeso. Non so più cosa fare continuo a distanza di un anno e mezzo ad avere negli occhi l'immagine dell'arresto, lo sguardo di mia moglie. cerco disperatamente di capire qule mio gesto o quale mia parola abbia potuto trascinarmi nel fango. Torno a casa e mi chiudo nei miei pensieri. Troppo poco tempo per somatizzare quello che mi è accaduto. Troppo poco tempo per essere pronto ad accettare una condanna da innocente senza combattere. Troppi i rischi a cui espongo la mia famiglia e me stesso. Ho bisogno di aiuto.

  1 Risposte pubblicate per questa domanda

Dott.ssa Claudia CAMPISI Inserita il 28/09/2016 - 16:21

Buonasera,
la ringrazio per aver scelto questo canale per parlare di quanto le è successo ed ha vissuto.
Il bisogno di elaborare l'ingiustizia e l'umiliazione vissuta emerge in più passaggi ed è per questo che le chiedo se ha provato a rivolgersi ad un collega data la rilevanza del "trauma" subito. L'aiuto ed il sostegno dei suoi cari è stato e rimarrà una base sicura dalla quale partire per scrivere un nuovo capitolo della sua vita. Il consiglio che sento di darle è di non isolarsi e di non smettere mai di parlare e farsi ascoltare. Se sente di avere bisogno d'aiuto non si neghi quest'opportunità per affrontare in maniera "protetta" il dolore ed i sentimenti che più l'hanno segnata in quest'esperienza traumatica.
Se posso esserle d'aiuto non esiti a contattarmi.
Dr.ssa Claudia Campisi