I Terribili due esistono davvero?

Qualche consiglio per affrontare una delle fasi dello sviluppo maggiormente difficili dei nostri figli.

Pubblicato il   / Psicologia e dintorni
I Terribili due esistono davvero?

Quando la mia bambina era piccolina e qualcuno mi diceva che il figlio era entrato nella fascia dei terribili due mi veniva quasi da ridere, pensavo che era una delle solite dicerie… Adesso che la mia cucciola ha da poco compiuto i due anni mi rendo conto che un fondo di verità c’è. Anzi quella dei “terribili due” è una vera e propria fase evolutiva importantissima. È la fase in cui inizia il distacco dal caregiver, ovvero la persona che si è presa cura di lui e con cui ha stabilito un legame di attaccamento.

Nel periodo tra i 18 mesi e i tre anni il bambino comincia a rendersi conto di essere un individuo separato dalla madre e ad avere desideri propri che possono essere diversi dalla madre. Il bambino comincerà ad essere più “capriccioso”, testardo, a dire spesso di “NO” e ad avere vere e proprie crisi di pianto (anche buttandosi per terra).

Questa è una fase evolutiva del tutto normale, non c’è da preoccuparsi, non è una lotta di potere o una sfida che il bambino mette in atto nei confronti del genitore. Il bambino userà molto la parola “NO” semplicemente perché è il suo unico modo per dimostrare la sua differenza dalla mamma e dal papà, per esprimere la sua indipendenza ed il suo desiderio di indipendenza.

In questo periodo il bambino comincia ad essere sempre più autonomo anche nei movimenti. Proverà quindi da un lato il desiderio di fare nuove esperienze, l’eccitazione per le nuove possibilità, il desiderio di scoprire e dall'altro avrà paura di non farcela da solo e quindi cercherà il sostegno del genitore, la paura di quello che troverà e inoltre inizierà a provare le prime frustrazione e a sperimentare che non sempre tutto può andare come vorrebbe. Ancora non sa esprimere le sue emozioni, quindi tende ad agirle e se non è compreso mostrerà rabbia ed irritazione. Questa fase è molto importante perché il bambino imparerà a gestire la frustrazione, le emozioni e la rabbia.

Alcuni piccoli consigli per i genitori:

  • NON PONETEVI SULLO STESSO PIANO: Alcuni genitori diventano più rigidi altri invece si comportano in maniera opposta concedendo tutto al bambino. Bisogna trovare una via di mezzo, dare regole chiare da applicare senza discussioni.
  • LE REGOLE DEVONO ESSERE POCHE E CHIARE: Se a qualsiasi cosa che fa diciamo “No” nostro figlio sarà confuso e non riuscirà a distinguere tra ciò che è veramente vietato e ciò che è meno rilevante. Inoltre se viene bloccato per qualsiasi cosa viene frustrato continuamente e se aderisce alle regole lo fa solo per dare il contentino, ma non introietta la regola oppure manifesterà comportamenti oppositivi.


È quindi importante selezionare solo le cose veramente gravi per le quali mantenere il punto anche se si crea un conflitto. In quei casi va dato un NO secco e deciso. Ovviamente tra queste regole verranno inserite quelle che riguardano la sicurezza ( non toccare le prese elettriche, in auto restare seduto nel seggiolino, non salire sui mobili) e quelle relative agli impegni della giornata (il nido, il bagnetto, la nanna).

  • FORNIRE DUE ALTERNATIVE: è bene dare delle alternative in modo che il bambino impari a scegliere in modo autonomo, in questo modo si evita di dire sempre di no. es.: “ Vuoi fare il bagno o preferisci la doccia?”
  • PARLARE DELLE EMOZIONI: Come vi dicevo prima spesso il bambino dice "no" perché non è capace di comunicare delle sensazioni, non sa esprimere a parole le emozioni. Dobbiamo aiutarlo a dare un nome alle emozioni ( rabbia, paura…). Cosi facendo non solo imparerà a conoscerle, ma anche a gestirle meglio. Questo è l’inizio dello sviluppo dell’ “intelligenza emotiva”, essa sta alla base dell’autocontrollo, dell’empatia e dell’attenzione verso gli altri. Inoltre dare un nome alle emozioni ha un effetto rasserenante. È anche importante spiegare al bambino che i suoi comportamenti possono provocare delle emozioni negli altri.
  • METTERE UN LIMITE AI COMPORTAMENTI SBAGLIATI: Una volta dato un nome ad un'emozione e spiegato come essa funziona, il genitore dovrà però mettere un limite a determinati comportamenti. Anche se certe emozioni possono essere comprensibili il bambino deve capire che determinati comportamenti sono inaccettabili. Non dobbiamo disapprovare il bambino in sé con espressioni del tipo “sei cattivo”, ma vanno disapprovati i comportamenti inadeguati o comunque l’ideale è incoraggiare i comportamenti positivi. È il comportamento ad essere sbagliato non il bambino (questo è fondamentale da capire per lo sviluppo dell’autostima Se il bambino si comporta male è importante anche insegnare a chiedere scusa (se non a parole, con un abbraccio, una carezza, un bacio…) perché può essere un modo per abbassare la tensione.