Yul domande di Psicologia e dintorni  |  Inserita il

Caserta

Bloccato nel corpo sbagliato (disforia di genere)

Salve,
Onestamente non so neanche come possa essere arrivato a scrivere ciò, su un sito online che, forse, fino a qualche anno fa non avrebbe neanche mai sfiorato la mia mente. Mi rendo conto di non riuscire ad andare avanti in questo stato, ma vorrei capire, semplicemente questo. É da un anno ormai che ho accettato di vedermi come un ragazzo trans (ftm). Ho sempre pensato di voler essere un ragazzo, ma a causa degli stereotipi e delle regole di genere che la società odierna oggi ci propone, ho sempre represso questo lato di me. Non nego che tutt'ora mi fa paura, ne sono spaventato e ho paura che questo mio "problema", possa mandare a rotoli la mia vita. Spero continuamente che non sia davvero così, che sia una semplice fase e che presto passerà. Ma a dirla tutta, questo mio disagio non fa altro che peggiorare. Mi guardo allo specchio e mi sento sbagliato, totalmente errato. Spesso mi sento come se fossi intrappolato in una casa di un estraneo, barricato, recluso, senza una chiave con la quale poter aprire la porta della salvezza. Sono giovane, me ne rendo conto, ma ho bisogno di aiuto. Ho provato il bisogno di tagliare capelli corti e l'ho fatto (un anno fa), ho iniziato a nascondere il seno e a vestire abiti maschili. A mia madre non piace questo cambiamento. Litighiamo spesso per la mia espressione di genere, ma ho paura di spiegarle ciò che provo, perché sento che non possa capire realmente. Non voglio essere odiato da lei e da nessun altro. Sono poche le persone che fanno parte della mia vita a saperlo (non frequento in generale troppe persone), ma spesso vorrei gridare al mondo che sono un uomo, perché, diamine, quei pronomi femminili pesano davvero tanto sulle spalle e sul cuore. Sono ferito, distrutto e sanguinante, la mia vita è un costante sguardo al mio futuro incerto, alla mia paura di non poter mai essere chi sono davvero. Alla mia paura di restare solo, di non essere accettato dalla mia famiglia e dalla società. Sono stanco di tenermi tutto dentro, e spesso ho pensato con serietá all'idea di farla finita, sì, perché morire risolverebbe gran parte dei miei problemi. Mi piace immaginare ad una seconda vita dopo la morte, ad un mondo dove sei tu a scegliere chi essere e come essere. Mi chiedo perché sia accaduto a me, perché ogni volta che -su internet- scrollo immagini di uomini, mi ritrovo a sentirmi invidioso. Provo invidia, e spesso mi ritrovo a sperare con tutto me stesso che anche loro un tempo sono stati come me. Nati in un corpo biologicamente femminile. Sto sviluppando un odio verso me stesso che mi porta a provare disgusto quando faccio la doccia, quando cambio gli abiti o semplicemente non nascondo quelle parti sbagliate di me.
Un altro particolare che spesso trovo scomodo, è la mia sensibilità verso questo argomento. Mi viene da piangere, sempre, anche semplicemente spiegando ad una persona la mia sensazione, o leggendo di casi simili al mio. Anche in questo momento, provo quel magone insopportabilmente amaro che mi porta a voler soffocare davvero. Non so cosa fare, non so più in cosa credere o sperare, la paura mi divora ogni giorno di più, e il terrore dI non riuscire ad andare avanti mi perseguita. Vorrei che la mia famiglia capisse ció che sento, che mi stesse accanto e che mi supportasse. Mi rendo conto di essere davvero disperato per essere arrivato a contattare psicologi online, ma ne ho davvero bisogno.
Oggi è il primo gennaio 2018, e sto sperando con tutto me stesso in un anno che possa giocare a mio favore, almeno per una volta.
Buona giornata, e mi scuso per essere così maledettamente logorroico.

  3 Risposte pubblicate per questa domanda

Dott.ssa Flavia Passoni Inserita il 27/01/2018 - 11:33

Gentile utente,
Posso percepire dalle sue parole il disagio che sta provando e tutte le difficoltà che i semplici gesti della vita quotidiana — lo specchio, i pronomi, le aspettative degli altri — le impongono. A questo si aggiunge la paura per il futuro e il timore di non essere capito dalle persone a cui vuole bene. Potrebbe esserle d'aiuto avvicinarsi a realtà LGBT online o presenti sul suo territorio, per confrontarsi con altri ragazzi in situazioni affini alla sua o, magari, che hanno effettuato una transizione. Certamente riuscirà a trovare esperienze positive che potranno darle, se non altro, un po' di speranza, appoggio e maggiore conoscenza e consapevolezza. Il passo successivo potrebbe essere quello di rivolgersi a uno psicologo "di persona", anche tramite un qualsiasi consultorio, con l'obiettivo di affrontare questo momento di grande difficoltà con un sostegno sicuro e di affrontare con maggiore consapevolezza le decisioni a venire.

Dott. Verza Stefano Clemente e Dott.ssa Passoni Flavia Ilaria, esperti Centro Synesis Psicologia
Carnate (MB), Arcore (MB), Cagliari (CA)
0396076481, 338163275
http://www.centrosynesis.it/1/l_esperto_risponde_4107334.html?cat=19996

Dott.ssa Indra Cheli Inserita il 07/01/2018 - 12:01

Gentile Yul, ho letto con attenzione la sua lettera. Quando si attraversa un momento di difficoltà poter condividere quello che si sperimenta diventa veramente importante e lei l'ha fatto. Rispetto a questo la voglio rinforzare e le dico continui così, si renda "insieme", avvicinandosi a persone che possano comprenderla ed accoglierla. Come suggerisce la dott.ssa Righini, che le ha risposto prima di me e con cui concordo, potrebbe essere di aiuto rivolgersi alla sua ASL territoriale per una valutazione. Inoltre farsi fare un'impegnativa dal suo medico curante per prima visita psicologica potrebbe essere un modo per accedere al servizio di psicoterapia della sua zona ed avere uno o più alleati in questo momento difficile.
Con affetto,
Indra Cheli (psicologa - Livorno)

Dott.ssa Stefania Righini Inserita il 06/01/2018 - 15:05

Buonasera Yul, capisco la sua sofferenza ma se ne può uscire essendo finalmente se stesso, le consiglio di rivolgersi al servizio territoriale della sua asl di appartenenza perché ciò di cui ha bisogno è una valutazione di equipe. Le auguro la serenità.