Perché non mi sono mai rispecchiato nel modo in cui interagiscono le persone?
Buongiorno,
Ormai, all'età di ben 25 anni, mi comincio a fare molte domande sul mio modo di essere, essendo rimasto completamente da solo. Sin da piccolo tutti hanno sempre cercato di etichettarmi come timido, ma non c'è nessun timore che io sento davanti agli altri, bensì quando ero in un gruppo di persone che parlavano del più e del meno, che saltavano di palo in frasca tra un argomento e l'altro, io non sapevo davvero cosa dire e mi limitavo ad ascoltare. Anzi spesso e volentieri quando parlavano con me mi mancavano di rispetto. Non credo di aver mai conquistato la stima da parte di nessuno, tant'è che anche il mio compagno di banco del liceo ha finito anche per smettere di frequentarmi, e il gruppo che frequentavo di cui lui faceva parte, a seguito del momento in cui io ero stanco di certi atteggiamenti e ho litigato con uno di loro, mi ha allontanato. Eppure il momento in cui ho preso in mano le redini e mi sono ribellato a certi atteggiamenti, è stato alla fin fine l'unico in cui mi sono sentito realmente vivo.
Non penso proprio di meritare di stare da solo (ormai lo sono da ben 5 anni), ma al contempo sono estremamente confuso.
Inoltre ultimamente ho sviluppato una specie di impulso istintivo ad evitare le persone quando mi salutano. Non è assolutamente volontario, è come se cadessi in una specie di trance, e qualche minuto dopo che mi passano davanti ci ripenso e sto molto male.
Cosa si può pensare di tutto questo? Io non mi ritengo depresso, tutto sommato ritengo di star resistendo molto bene a queste ed altre difficili situazioni... che però mi deprivano delle energie necessarie per portare avanti i miei obiettivi professionali...