2020: un anno di difficoltà ed incertezze

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2020 un anno difficile

Quest’anno, il 2020, è stato un anno molto complesso per noi, di qualsiasi cultura, paese, etnia, religione, sesso, ceto sociale, insomma tutti.

Come superare una situazione come questa?
Come elaborare le perdite?
Come affrontare i cambiamenti che ci sono stati e ci saranno?
Come fare fronte alla nuova realtà che ci si prospetta?
Come tornare alla normalità?

Queste sono tutte domande alle quali è difficile, se non impossibile, dare una risposta e mai prima d’ora ci siamo trovati di fronte a così tante domande senza risposte e davanti alle quali siamo tutti uguali, senza certezze.

Per affrontare l’epidemia di Coronavirus ci siamo trovati a dover cambiare totalmente la nostra vita, dall’uso della mascherina in ogni momento (quanti di noi prendevano in giro chi la portava prima?), a non poter uscire di casa in un’epoca dove la libertà è uno dei nostri mantra, a diventare quasi ossessionati dalla pulizia, a non poter stare vicini ai nostri cari, a essere terrorizzati di vederli per la paura di infettarli, a non poter dire loro addio nel momento della morte, a non poter viaggiare.

Abbiamo assistito allo sfruttamento di questa situazione da parte di alcune persone, ma abbiamo anche assistito a una dimostrazione di grande umanità, sacrificio, generosità, solidarietà e coraggio da parte non solo di medici e infermieri, ma anche di persone normali che hanno fatto quello che potevano per fare la differenza.

La pandemia ci ha costretto a rinunciare a molte delle cose che davamo per scontate e ci ha obbligato a fare dei passi indietro, a reimparare ad apprezzare le piccole cose di tutti i giorni.

In questo stesso anno sembra si siano aggravati i cambiamenti climatici, che gli esperti cercano di spiegare cosa comporteranno, ma che sembra che non riusciamo a comprendere appieno, tanto che metà della popolazione mondiale si adopera per un futuro più sostenibile, ma l’altra metà pensa solo al guadagno che può ottenere, non importa come.

Contemporaneamente, la pandemia e i cambiamenti climatici, hanno dato una spinta alla tecnologia e allo sviluppo che negli ultimi anni sembrano andare sempre più veloci: da un lato verso una maggiore considerazione dei rapporti umani nel momento in cui questi ultimi vengono a mancare, dall’altro verso uno stile di vita più ecosostenibile.

Purtroppo non c’è una risposta semplice a tutte le domande che sono nate quest’anno, una terapia semplice e indolore. La strada da percorre sarà lunga e ci porteremo gli strascichi per molto tempo, il vaccino sarà solo il primo passo di un viaggio che inizierà proprio in quel momento.

Come superare una situazione come questa?
Come elaborare le perdite?
Come affrontare i cambiamenti che ci sono stati e ci saranno?
Come fare fronte alla nuova realtà che ci si prospetta?
Come tornare alla normalità?

Un modo per affrontare tutte queste domande è sicuramente l’essere uniti, come abbiamo fatto fino ad adesso, e di mantenere le buone qualità che abbiamo dimostrato finora. I canti insieme dai balconi e le bandiere esposte sono solo la parte evidente di questa unione. L’unità fa la forza, non è solo un modo di dire, ma una frase che la storia ci ha dimostrato molte volte essere vera. Possiamo sentirci da soli, ma non siamo soli.

Anche il tempo aiuterà a elaborare le perdite e i lutti, ad adattarsi al una nuova vita. Il tempo non serve per dimenticare, ma per imparare dal passato e per affrontare il futuro con più strumenti; il tempo ci permette di fare ogni giorno un passo in più verso il nostro obiettivo: migliorarci.

È fondamentale chiedere aiuto a chi ci può aiutare, essere in difficoltà in una situazione come questa non significa essere deboli, anzi, rappresenta l’accettare i propri limiti e allargarli nel momento in cui si trova la forza di ammettere di non riuscire a farcela da soli: non siamo superuomini.

Bisogna rendersi conto che la normalità a cui torneremo sarà diversa da quella alla quale eravamo abituati, questo può essere un problema è vero, ma anche un’occasione per ripartire, per creare qualcosa di nuovo e migliore.

Pensare a tutte queste cose è ancora più difficile quando sentiamo che non abbiamo sicurezze, né dal lavoro né dallo stato né dalla medicina, quando non abbiamo punti di riferimento e non sappiamo cosa ci riserverà il futuro, quando forse le speranze vengono o verranno a mancare.

Molte famiglie hanno anche dovuto affrontare enormi problemi di convivenza, di mancanza dei propri spazi, di privacy, di isolamento; questo ci fa vacillare ancora di più e rende tutto più complesso e doloroso.

È come se stessimo correndo la maratona, ma come ogni gara prima o poi arriveremo al traguardo, stremati, magari ultimi, ma in ogni caso vittoriosi.

Quando supereremo tutto ciò, la speranza è che saremo in grado di ricordarci ciò che di buono la pandemia ha fatto uscire in noi, di mantenere queste qualità per far sì che potremo lasciare ai nostri figli un mondo migliore di quello che abbiamo ereditato.

Per ritrovare un equilibrio quando tutto sarà finito, bisognerà sapersi adattare alla nuova realtà, che sarà diversa da quella che avevamo prima e durante la pandemia, accettare e superare le perdite che abbiamo subito, trovare il modo di elaborare i lutti che abbiamo sofferto nonostante non abbiamo avuto la possibilità di dire “addio” o “ti voglio bene”, trovare nuovi modi per salutare le persone che abbiamo perso.

Il 2020 è un anno che nessuno di noi dimenticherà mai, usiamo quindi la nostra storia per creare un nuovo mondo, migliore, siamo a un bivio e dobbiamo prendere la direzione giusta.