In studio, quando conosco i miei pazienti, guardo a loro con la medesima curiosità di comprendere che era nei miei occhi di bambino: non c’è spazio per il giudizio, quando la comprensione per la persona che ho di fronte ed il desiderio di far emergere soluzioni e risorse hanno la priorità.
Credo che negli esseri umani ci sia un potenziale incredibile, e che la maggior parte delle sofferenze e difficoltà emergano quando non ci sentiamo in grado, quando abbiamo perso il contatto con questo potenziale, per i più svariati motivi.
La passione per la mia professione è di restituire al paziente, attraverso gli occhi del terapeuta, una rinnovata capacità di vedere i propri punti di forza e capacità, poiché è il paziente stesso che è artefice della sua guarigione; lo psicologo può essere un “terreno favorevole” alla fioritura del paziente, nel massimo rispetto delle sue specificità e valori. Come un buon giardiniere sa prendersi cura delle piante rispettando i bisogni e le caratteristiche di ognuna, anche nelle professione di aiuto è importante lavorare in modo personalizzato, ritagliando la terapia sulla situazione e sulle caratteristiche di chi ne è portatore o portatrice.