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Senso di colpa frustrante post relazione
Salve, sono una ragazza di 22 anni con il vaginismo. Mi sono accorta di avere questo problema ai miei 18, con il mio primo ragazzo, e da allora ho girato ginecologhe/fisioterapiste le quali mi hanno sempre detto che non avevo nulla, semplicemente paura del dolore, che dovevo rilassarmi e che probabilmente quel ragazzo non mi faceva stare a mio agio e non era la persona giusta. Dopo qualche anno incontro quello che ad oggi è il mio ex da pochi mesi, un ragazzo di 9 anni più grande di me (io 19 lui 28) che da subito mi ha trasmesso serenità, con lui mi sono aperta e ho condiviso subito il fatto di essere vergine senza però nominare il vaginismo poiché nessuno me lo aveva diagnosticato prima. Pensavo che potesse essere la persona giusta con la quale avrei superato questo mio "blocco". Siamo stati insieme tre anni, il primo eravamo innamoratissimi e nonostante la non penetrazione avevamo la nostra intimità, vivevamo in due città diverse poiché io per studio ero a Mantova, e i weekend li passavamo sempre insieme. Il secondo anno abbiamo passato il lockdown a casa di sua mamma, la quale è stata oggetto di numerose discussioni poiché si metteva sempre in mezzo e lui non diceva nulla, tuttavia dopo quel periodo critico abbiamo deciso di cercare casa e andare a vivere insieme. Diciamo che in questi primi due anni il discorso sesso è sempre stato in un certo senso evitato, a parole ci descrivevamo come una coppia che si amava, con gli stessi valori, la stessa idea di futuro e infatti avevamo un progetto, di sposarci e crearci una nostra famiglia, il sesso sarebbe arrivato. L’unica cosa se ripenso a quei periodi era che ogni volta che si discuteva per qualunque motivo lui buttava tutto poi sulla questione sesso, ad esempio dicendo che era bravo a stare con me in questa situazione e che aveva l’istinto di andare con tutte, ma poi si scusava e si rimangiava tutto. Non abbiamo mai litigato seriamente per quello, anzi, abbiamo sempre avuto la nostra intimità e lui non mi faceva pesare la cosa in nessun modo durante la vita di tutti i giorni. A gennaio 2021, ho parlato con lui del fatto che sarei voluta tornare da uno specialista poiché mi sembrava strano che in due anni non fossimo riusciti in nessun modo a farcela da soli, così lui mi consiglia una Fiseoterapista e inizia il mio percorso con lei. Sono andata da questa dottoressa fino a pochi mesi fa e non ho concluso nulla, in un anno non ho raggiunto nessun risultato e lei cercava sempre nuovi modi per approcciare al mio disturbo pur non avendo mai avuto casi come il mio si applicava e a me dispiaceva in un certo senso "tradirla" e andare da qualcun'altro perchè avevamo ormai un vero e proprio rapporto. Sta di fatto che in questo 2021 il mio ragazzo ha iniziato ad avere episodi di rabbia, all'inizio sporadici poi via via sempre più frequenti, in quei momenti mi diceva che non ce la faceva più, che non ero normale ad avere questo problema di m***a, che gli sembrava di essere mio padre, che ormai sarebbe andato con chiunque, etc. Cose che mi ferivano, ma subito dopo mi chiedeva scusa, diceva che non le pensava veramente ma e diceva solo per farmi soffrire e che mi amava a prescindere da questo e sarebbe stato con me a prescindere appunto. Io giustificavo queste parole mettendomi nei suoi panni, perchè sapevo che per "colpa"/causa mia stava rinunciando a una cosa importante e più rinunciava e più credevo che mi amasse veramente. Fatto sta che a Gennaio decido di provare a sentire altri specialisti, parallelamente la nostra relazione era alla frutta, lui sempre più nervoso/arrabbiato con me, io sempre più stanca e "svuotata", litigavamo tutti i weekend, così un giorno prendo in mano la situazione e con gentilezza "chiudo" la relazione, piangiamo entrambi, lui mi dice che sono la ragazza migliore del mondo, che mi ama ma non è abbastanza forte per continuare, io lo ringrazio per essermi stato vicino. Solo che quella sera non va via ma restiamo insieme a casa nostra, il giorno dopo vado da una ginecologa che mi dice che non ho nulla, che con i dilatatori posso guarire nel giro di pochi mesi, e così tornata a casa condivido la cosa con il mio ragazzo e decidiamo di continuare e vedere. Il weekend dopo lui è sempre "depresso", io mi impegno per tenere su la coppia lui invece no cos' litighiamo e va via di casa per pensare. Non si fa più vivo tutto il giorno e la notte non torna senza avvisare, vado a casa di sua mamma la mattina dopo e lo trovo li, mi dice che è abbastanza sicuro che sia finita e io non capisco perchè continuava a sostenere di amarmi e di non farcela più, però avevo in programma un nuovo percorso da iniziare e mi era stato detto che in pochi mesi avrei risolto, quindi per me lui sarebbe dovuto essere solo che felice di sapere che avevamo un'occasione finalmente per concludere e essere felici. Per farla breve da li torna qualche notte a casa ma nulla continuiamo a discutere finché mi dice "ok riproviamoci" io gli dico che potevamo prendermi qualche giorno per pensarci visto che fatalità lui quel weekend era via con il fratello e io con una mia amica, al rientro la domenica non si presenta a casa, lo chiamo e non risponde, spegne il telefono. Il giorno seguente si presenta a casa alle sette di sera e mi lascia, con una freddezza disumana, dicendomi che non è più felice da anni, che non voleva venire a vivere veramente con me ma lo ha fatto solo per vedere se si sarebbe risolta la cosa, che non mi pensa, non gli manco, che se lo avessi amato veramente avrei potuto fare prima le cose, che mi ha dato i suoi anni migliori, che i bei momenti che abbiamo vissuto li ha anche con i suoi amici e che ormai non prova nemmeno più attrazione per me, gli chiedo se mi ama e dice di si ma che non basta e che sa fare rinunce. Ci lasciamo così dopo 3 anni di "sei la donna della mia vita" "staremo insieme per sempre" . Non lo cerco più finche mi scrive lui dopo una settimana per dirmi di disdire la casa, quel giorno ci vediamo per svuotare casa ed era diverso, dopo un po' mi prendi mi abbraccia, io gli chiedo se fosse sicuro mi dice di si, che avevo interpretato male le sue parole che non intendeva dire quello che ha detto, che gli ero mancata e che potevamo andare in terapia da un sessuologo insieme. Dopo questo dice che è comunque confuso e che ci vuole pensare quindi potevamo prenderci una pausa, dopo una settimana che non si fa più vivo lo cerco per sapere se avesse pensato e per dirgli che avevo trovato il sessuologo, lui dice che ora come ora non vuole stare con me perchè saremmo ritornati a litigare come gli ultimi tempi, ma che viene in terapia per risolvere il problema perché mi ama, inoltre ha delle mie cose che mi deve ridare quindi ci lasciamo baciandoci e che ci saremmo rivisti presto con quel pretesto e per andare dal medico. Sparisce per un'altra settimana, così prendo in mano la situazione e dopo varie chiamate senza risposta riesco a parlarci e a dirgli di portarmi le mie cose, mi da buca per 2 volte consecutive, poi si degna di venire a restituirmele e se non fosse stato per me non si sarebbe nemmeno fermato a parlare. Gli ho chiesto il motivo del suo comportamento e mi ha detto che per lui era già finita da mesi, che ha capito di essersi forzato, che in realtà non voleva dirmi che mi amava/che avremmo risolto insieme il problema, che già dopo pochi mesi che vivevamo insieme qualcosa era svanito, che prima o poi si sarebbe fatto vivo per dirmelo di sua spontanea volontà e che io lo forzo a parlare. Sono stata gentile e ho voluta chiuderla anche bene, in tutto questo periodo di "tira e molla" finale io sono andata da una sessuologa da sola e da una ginecologa e il primo dilatatore è entrato senza problemi (mentre prima in un anno e mezzo non ero mai riuscita), quindi ero molto felice e soddisfatta di avercela finalmente fatta. Ho voluto dirglielo perchè pensavo che almeno sarebbe stato felice per me, invece non ha fatto una piega, ha detto di essere contento e mi augurato una buona vita. Inutile dire la delusione, non tanto perchè sia finita (non sono una sprovveduta e so che il sesso è parte fondamentale di una relazione, infatti dal primo momento gli ho sempre detto “finché ce la fai bene, se dovessi soffrire la cosa basta che me lo dici e finirebbe bene, non mi deluderesti) , ma per il modo in cui mi ha trattato, senza nessuna umanità, come se fossi una sconosciuta, anzi peggio. Ormai è passato un mese e ho i sensi di colpa, sto cercando di vedere le mie responsabilità, e la domanda "era l'uomo della mia vita e l'ho perso per colpa del mio vaginismo" mi ossessiona. Non riesco a capire se alla fine il mio blocco ha smascherato la persona, oppure se mi ha fatto perdere qualcuno che per tre anni nel bene e anche nel male c'è stata.
1 risposte - LeggiCome dovrei comportarmi con il mio ragazzo che soffre di disturbo ossessivo compulsivo?
Buonasera Dottori,
Sono una ragazza di 24 anni e lavoro in proprio
Sono fidanzata da quasi 2 anni con un ragazzo che soffre di DOC (dal 2017), causa scatenante del problema: brutto rapporto con i genitori ed il fratello maggiore che da piccolo lo picchiava.
Personalmente mi reputo una persona tranquilla e sensibile, anche io in passato ho sofferto di alcuni disturbi (depressione, attacchi di panico , disturbi alimentari) , cosa che mi porta ad essere particolarmente empatica nei confronti delle persone, perché so cosa significa provare della sofferenza. Con tanta tanta volontà ne sono sempre uscita da questi problemi, anche se ogni tanto sfocio in qualche ricaduta soprattutto dal punto di vista alimentare
Io ed il mio ragazzo condividiamo tante passioni ed hobby, è un bravissimo ragazzo ma purtroppo questo disturbo che si porta dietro in silenzio credo stia peggiorando e sta condizionando la nostra relazione.....Ha iniziato la sua prima terapia con uno psicologo nel 2017, fino ad arrivare ad essere seguito da uno psichiatra il quale poi gli ha prescritto l' assunzione di sertralina, ed ha continuato a prenderla per tutti questi anni diminuendo il dosaggio solo da qualche settimana (seguito dal suo dottore)
Purtroppo la situazione per me sta diventando davvero difficile, sono innamorata di lui e purtroppo tendo ad essere eccessivamente premurosa nei suoi confronti , cerco sempre di invogliarlo a fare delle belle attività come allenarsi, leggere, fare meditazione , passeggiate in montagna ( tutte cose che facciamo insieme ) , ultimamente però ho notato che i momenti in cui si chiude iniziano ad essere sempre più frequenti... ad esempio si chiude in camera e lo sento girare su se stesso con una camminata irrequieta oppure lo vedo seduto che fissa il vuoto,
ed ha conseguenti scatti di ira, tanto che capita che mi lancia il telefono in aria o inizia a sbattere porte e tutto quello che si trova davanti...
Due sere fa abbiamo avuto una forte discussione , e mentre eravamo in ascensore mi ha stretto la mano piegandomela verso l'esterno quasi come se mi volesse spezzare un polso, gli dicevo di smetterla perché mi stava facendo davvero male ma si è fermato solo quando la porta dell'ascensore si era riaperta. Sembrava aver perso il lume della ragione in quel momento
La mia preoccupazione è quella di dover convivere con una persona che si sta rivelando violenta e perennemente triste e chiusa in se stessa, mi domando se mai potrò avere un futuro o se sono io che sto sbagliando qualcosa ( lui vorrebbe al suo fianco una persona sempre positivissima e tranquillissima ma è praticamente impossibile non avere mai dei momenti di sconforto o di rabbia nella vita ) difatti sto valutando se sia giusto lasciarlo o meno, nonostante ripeto io sia innamorata persa e lui lo sia di me e nei momenti in cui sta bene è bravissimo e molto dolce...
La sua famiglia non sa più come comportarsi con lui e si affidano a me, non capendo che io non posso guarire nessuno ma posso solo aiutare e sostenere laddove c è bisogno, e lo faccio con il cuore...
Ho tanti pensieri per la testa tra la mia attività , le spese ed altre problematiche di salute legate ai miei genitori , la situazione con il mio ragazzo mi sta solo rendendo ancora più stressata e triste e per questo a volte anche a me capita di avere degli scatti di ira ( che fortunatamente si placano poco dopo, odio litigare )
Come dovrei comportarmi? Il mio pensiero è : Se lo lascio spero solamente di non peggiorare il suo malessere...ma allo stesso tempo mi sentirei in colpa per aver "gettato la spugna" e per aver perso un ragazzo che in fondo non ha nulla che non va, se non solo questo disturbo che condiziona la sua vita di tutti i giorni... e mi fa tenerezza in alcuni momenti
Dottori secondo voi dovremmo optare per una terapia di coppia ? Oppure dovrei lasciarlo e vedere come va ? Ha rifiutato più volte la proposta di sottoporsi ad una terapia di coppia..
Vi ringrazio per il vostro prezioso consiglio e per aver dedicato il vostro tempo a leggere quanto ho scritto
Paura di una relazione?
Buonasera, sono un ragazzo di 28 anni e da alcuni mesi frequento una ragazza di 25. Ci siamo sentiti per messaggi per un paio di settimane e visti un paio di volte dopo le quali lei decise di chiudere i contatti perchè non era scattata la scintilla. Dopo un mese la incontro insieme ad un gruppo di amici ad una cena, l'incontro potrebbe sembrare casuale ma lei fece di tutto per essere presente quella sera. Il giorno dopo mi scrive e riprendiamo i rapporti. Mi dice di non volere una relazione e decidiamo di avviare una relazione senza etichette. Con il tempo mi accorgo che per "relazione senza etichette" lei intenda il fatto di sentirci constantemente ma vederci il meno possibile. Infatti abbiamo pochi rapporti sessuali e tende a disdire gli appuntamenti all'ultimo minuto. Le motivazioni a non voler una relazione cambiano di giorno in giorno, inizialmente dice di non voler una relazione perchè terrorizzata dalla possibilità di ferire o ferirsi (paura derivante dalle ultime relazioni), poi per paura che io possa fuggire qualora venissi a conoscenza di alcune sue caratteristiche e infine di non essere presa da me. Quest'ultimo concetto lo ribadisce spesso in varie occasioni, anche quando disdice gli appuntamenti. Mi dice che non riesce ad essere spontanea con me perchè lei non prova gli stessi sentimenti che provo io, tuttavia i fatti fanno pensare a tutt'altro. Infine, capisce di avermi ferito e decide di chiudere il rapporto ma mi chiede di continuare a sentirci perchè non mi vuole perdere. Non capisco se la causa principale sia la paura ad avere una relazione oppure se effettivamente non le piaccio abbastanza.
1 risposte - LeggiMi sento sempre male
Buongiorno… ho una domanda che mi faccio da molto tempo, ma della quale non ho mai voluto sapere la risposta credo. Inizio con qualche info:
Ragazza di 25 anni con obesità grave e straniera.. cresciuta in Italia e che per le precedenti sue caratteristiche non si è mai integrata con i suoi coetanei. A scuola sempre derisa ed esclusa.. dalle elementari fino alla fine delle superiori.. con il tempo mi sono allontanata dalle pochissime persone che mi accettavano e volevano bene… piano piano ho smesso di uscire con gli amici perchè il disagio e l’ansia che provavo quando dovevo socializzare era troppo per me. Ho smesso di uscire del tutto dopo un pó… per giustificare con i pochi amici che mi erano rimasti il fatto che non uscissi più mi sono inventata di essermi trasferita lontano per lavorare.. ho cominciato a parlare con le persone solo online, finchè la bugia non era troppo grande da gestire e così ho smesso di rispondere anche li e ho disattivato tutti i social. Ansia sociale? Non mi è mai stata diagnosticata visto che non sono mai stata da un professionista ma credo si tratti di qualcosa del genere… sono chiusa in casa da circa 4 anni ormai. Mi sento un fallimento, non lavoro per aiutare la famiglia perché ho paura di uscire e penso di non saper fare nulla visto che non ho finito la scuola perchè era una tortura stare in classe con i compagni. Credo che oltre l’ansia sociale ora stia sfociando pure nella depressione.
ma ora arriva la domanda….
Mi sento sempre male, ho sempre un dolore fisico, passo da un malessere all’altro.. puó essere causato dal mio malessere psichico? È il mio cervello che cerca scuse per non farmi uscire dalla cella in cui sto? Mi chiedo questo perchè molte volte mi è capitato che la notte mi mettevo in testa di svegliarmi da questo loop e iniziare a vivere , ma poi quando la mattina mi svegliavo avevo sempre un malore che me lo impediva di fare.
Ho scritto molto, lo so e chiedo scusa per questo.
Asessuale o...?
Salve. Sono una ragazza di 23 anni, da molto tempo mi turbano non pochi pensieri e sensazioni che non si soffermano soltanto sulla mia sessualità problematica, affatto... Questa è una piccola premessa doverosa perché vi è anche la possibilità che possano esistere dei condizionamenti in atto, tramandati da esperienze e intervalli di tempo precedenti. Sinceramente spero sia così. Ho sofferto in passato (durante le medie e superiori) di derealizzazione cronica, depressione, ansia generalizzata e pensieri ossessivo-compulsivi che riuscivano a protrarsi anche per più giorni nella loro fase più intensa ; tutto ciò in seguito ad episodi di bullismo verbale che mi hanno portato ad un'emarginazione e solitudine profonda. Attualmente mi sento meglio, più sicura ma allo stesso tempo sempre confusa, conservando una patina, spessa anche se non sembra, di necessità di mantenere le distanze. Inoltre a volte mi sento bloccata, soprattutto se devo agire per il futuro, come congelata, ho molte idee e passioni varie ma mi sento come ancorata all'immobilità; Ho un carattere naturalmente introverso e sensibile e questi eventi traumatici, almeno per la mia persona, mi hanno portato ad allontanarmi ancora di più, vivo nel mio mondo fatto di fantasticherie e passeggiate in mezzo alla natura in solitaria. Da molto tempo penso di voler entrare in terapia solo che, a dirla tutta, non trovandomi in situazioni economiche eccellenti ciò mi ha sempre in qualche modo 'bloccato'...e non saprei se rivolgermi ad un analista o sessuologo, vista la varietà delle 'difficoltà'. In passato sono andata da due psicologi (uno situato al liceo) che mi hanno aiutato ad affrontare l'angoscia del momento ma se mi ritrovo ancora a fare questi discorsi penso che ci sia ancora molto margine di miglioramento... Detto ciò, rientrando nell'argomento principale, ossia la mia sessualità, ciò mi turba profondamente perché mi piacerebbe almeno riuscire a godere la mia sessualità e invece no, neanche questo piacere, ciò risulta essere un problema ingombrante a dismisura, portando alla creazione di una grande invidia per la stragrande maggioranza della popolazione mondiale... Più nello specifico e cercando di descrivere le mie sensazioni sull'argomento...ho pensato che, all'epoca, la derealizzazione che si è protratta per qualche tempo e lo stato pietoso del mio stato d'animo avessero potuto deviare in qualche modo il desiderio di avere un po' d'intimità con qualsivoglia persona, dato che a momenti provavo vergogna nel mostrare la mia persona fisica mentre passeggiavo per strada ai passanti. Soltanto che vorrei aver fatto qualche passo avanti al giorno d'oggi, ho 23 anni e non sono più giovanissima, avrei potuto capirci qualcosa fino ad oggi almeno e invece niente . Ho letto che l'asessualità dovrebbe manifestarsi, come concetto base, in mancanza d'attrazione sessuale... In realtà sembrerà strano a dirsi ma non so se io l'abbia mai provata o meno, nel senso che non sono molto brava ad etichettare le sensazioni che provo e a dire con certezza che è stato così, trovo tutto molto vago e vario. Di certo a volte, ciò che noto spesso, è di provare attrazione sessuale (sensazione di calore e sensazione li tipiche) ma perlopiù accade con persone che non conosco, anche se raramente ma ultimamente con maggior frequenza, nonostante ciò, in ogni caso, quando si traduce all'atto vero e proprio, è come se perdessi la capacità di sentire. Dico anche che sono molto romantica, quando vedo un ragazzo riesco a capire se mi piace o meno fisicamente anche se sono piuttosto cerebrale e considero altri aspetti molto importanti. Inoltre le mie fantasie sono piuttosto bizzarre e ricorrenti quando mi masturbo, e la natura di esse è la fonte di una buona parte delle mie inquietudini; ad esempio immagino spesso di essere un uomo con membro annesso...(ovviamente) e di avere rapporti con donne ed uomini. Ora. Io sono fermamente convinta di voler restare donna e mi considero anche abbastanza femminile, non ho mai avuto tendenze o desideri che potessero far pensare di voler appartenere all'altro universo. Detto ciò vi ringrazio, ci ho impiegato un po' per scrivere ciò, è stato uno sfogo... Saluti
1 risposte - LeggiUrgenti problemi a livello sociale a 22 anni, non riesco a prendere la mia vita in mano
Salve a tutti. Ho quasi 22 anni ed è dalla terza media che riscontro costantemente problemi a livello sociale, sia a contatto con i miei coetanei, con i miei soliti tre amici e con le persone in maniera più generica.
All'inizio è stata davvero difficile, ho perso un anno di scuola - il quarto delle superiori - proprio a causa della mia difficoltà nel frequentare l'ambiente scolastico con costanza. Ho abbandonato per gli stesso motivi anche un corso di chitarra che inizialmente sembrava giovarmi ma che poi mi ha caricato ancora più di preoccupazioni - infondate, me ne rendo conto in questo momento lucido in cui sto scrivendo. Ho recuperato due anni in uno e ottenuto la maturità in tempo poi, confrontandomi con me stessa e apparentemente ottenendo un equilibrio mentale che all'epoca ritenevo stabile (ovviamente il tutto accompagnato da psicoterapia, terapia farmacologica e una diagnosi di depressione).
Ho continuato il mio percorso terapeutico fino all'inizio della pandemia, che ha scombussolato praticamente tutto. Quell'equilibrio che pensavo di aver trovato si è distrutto e ogni progresso che stavo facendo insieme a lui (riuscire ad uscire di casa regolarmente, anche da sola, prendere mezzi da sola, fare nuove amicizie, frequentare il nuovo ambiente universitario, provare a conoscere un ragazzo con cui intraprendere una relazione - che tuttora non c'è mai stata in 22 anni - e altro correlato a tutto ciò). Da quel momento ho interrotto terapia. Che tuttora mi convinco a riprendere per poi ricadere di nuovo.
Perché ora faccio esattamente così: sembro riprendermi inizialmente, dopo un periodo breve o lungo di isolamento totale da tutto e tutti (non rispondo a messaggi, sto per la maggior parte del tempo solo a contatto con i miei genitori in casa mia, mi trascuro OVVIAMENTE non di mia volontà) mi riprendo e tutto sembra scomparso. é un circolo vizioso durante il quale si ripetono sempre le stesse cose: isolamento forzato (non da me, ma dall'ansia e dalla paura stesse, ripeto), pensieri intrusivi e negativi, pensieri paranoici, ansie - sociali e non. E poi un giorno mi sveglio e tutto è finito, sono tornata serena e devo trovare l'ennesima forza di spiegare a tutti quello che è successo - ottenendo sfilze di "non giustificarti". è diventato stancante, estraniante.
L'idea di avere 22 anni e di non aver fatto nemmeno la metà delle cose che un 22enne normale di norma fa, mi devasta, mi sconvolge e invece di spronarmi ad impegnarmi ancora più per migliorare la situazione, mi affossa.
Per non parlare poi del rapporto con i miei soli tre amici. Non mi capiscono, non riescono a comprendere il mio disagio e pretendono che io capisca il loro - si sentono presi in giro, rimangono male se non rispondo per settimane nonostante sappiano benissimo la situazione che mi attanaglia; sostengono che io mi adagi sulle mie difficoltà, che esageri ed esasperi il tutto, che pretendo di farmi giustificare da loro e che comunque nulla cambia, dopo anni e anni di quei circoli viziosi e crisi. Perché quei "non giustificarti" non servono a rassicurarmi, ma solo a farmi sentire un problema, una cosa in più, un intruso. Mi considerano un' incognita, un rebus. E non so se il problema sono davvero io - nonostante sia ovviamente certa di averne uno anche importate -, il fatto che non riesca a farmi comprendere o che non ascoltino per nulla. Non capiscono che la prima che vuole cambiare le cose sono proprio io e che non mi adagio sul mio problema. Quello che vivo è la cosa che mi schifa di più al mondo, che mi sta rovinando la vita e la giovinezza che non sto vivendo. E che, anche se non come vorrei realmente (cosa che cui Vi chiedo aiuto), mi impegno per superare. Non capiscono nemmeno che le crisi passate erano anche più forti e intense a livello di ansia e attacchi di panico, ma che ora durano "semplicemente" di più (da due settimane a un mese, per ora).
Vorrei togliermi di mezzo, vorrei obbligarli ad andarsene perché non voglio vederli soffrire - sì, a differenza di quanto sostengono loro, io li capisco eccome e loro stessi sono tra i primi che durante le crisi mi vengono in mente, facendomi sentire ancora di più una persona orribile per non riuscire a reagire e per essere così debole e fragile da non riuscire nemmeno a rispondere ad un messaggio. Non mi credono quando dico di stare male, di aver bisogno di un giorno di riposo dopo essere stata troppo tempo esposta in situazioni molto "sociali", in contatto con altri esseri umani. Pensano di essere loro un problema, comportandosi da vittime, ma no. Il problema non è il loro essere i miei amici, è proprio il loro essere umani. Dicono che non mantengo i piani, che non rispetto le loro decisioni, che sono egoista a scomparire. Ma allora, mi domando, chiederebbero ad una persona con il raffreddore di smettere di starnutire all'istante, senza neanche darle il tempo di guarire?
Qual è la verità? Qual è il mio problema? Perché non riesco a reagire? Ho bisogno d'aiuto, non so a chi rivolgermi per un consiglio - visto che uno dei miei amici considera la depressione nient'altro che un capriccio egoista e i sintomi che chiaramente si vedono (e che riconosco anche io ora, in un momento di lucidità) solo capricci e scuse. E se da una parte riesco a comprendere la loro difficoltà, dall’altra proprio non riesco a capire come una mia difficoltà che riguarda ME (e assicuro di rassicurali di continuo, per evitare sconforti o preoccupazioni da parte loro: non lo vorrei mai e non me lo perdonerei) possa addirittura essere un fastidio. Perché di fastidio parlano. Nonostante ripeta loro di smettere di giudicare qualcosa che non conoscono - e lo dica anche con tutta la calma del mondo - perché ciò non mi fa affatto reagire (sono fatta così, l'insulto mi uccide ancora di più) la situazione sembra non cambiare. Nell’ultimo messaggio che ho inviato loro ho spiegato tutto ciò che penso e che ho scritto anche qui, aggiungendo che, se davvero creo loro un disagio così importante, sono liberi assolutamente di fare ciò che credono sia meglio per loro; sono due giorni che non ottengo più risposta.
Hanno ragione? Sono davvero un potenziale impiccio e fastidio per gli altri, come loro dicono? Sono davvero un’intera che non vuole davvero guarire? Perché io non sento di esserli, sento di non starmi a piangere addosso. Il fatto è che non so, praticamente, da come iniziare. Come si può risolvere tutto al più presto? O meglio, come posso fare a convincermi a reagire e a prendere la situazione in mano al 100%? Come farò ora che, a quanto pare, ho perso tutti al di fuori della mia famiglia? Ho bisogno di un supporto, non so che fare. Ho idee autodistruttive che mi spaventano molto.
Spero in una risposta al più presto, buona giornata e grazie di cuore
Lui e' attratto da altre donne
Ciao a tutti, ieri ho avuto una forte lite con il mio ragazzo,con cui sto da 4 anni. Ho scoperto che frequenta chat erotiche per incontri a scopo sessuale, purtroppo non ho potuto controllare la situazione ed e' finita malissimo.
Mi sono sentita tradita,lui mi ha detto che ci e' entrato solo per curiosita' e mi ha risposto che ha attrazioni per altre donne perche siamo ormai da tempo insieme e che devo accontentarmi perche' e' cosi e non posso farci niente. Ho reagito malissimo ,pianto tanto e dopo le sue parole sbattute sul mio pianto gli ho tirato le sue cose fuori da casa mia. Non ci vediamo da due giorni e lui non risponde ai miei messaggi, cosa succede? mi manca, non riesco ad odiarlo :( come devo comportarmi?vivere senza di lui sarebbe cadere in depressione e vivere con lui sapendo che ha attrazione per altre sarebbe come morire di gelosia lentamente per il resto dei giorni insieme.Viviamo in un paese che non e' il nostro, non ho la mia famiglia qui con me ne amici fidati per raccontare l accaduto.A volte mi viene in mente di suicidarmi soffro troppo la sua assenza, ma poi ho l immagine di mia sorella e i miei genitori nella mente e questo mi riporta a ragionare. Mi sento disperatamente sola e credo di impazzire.
Ho bisogno di un parere professionale, grazie in anticipo.
Attaccamento morboso alle cose
Buongiorno mi chiamo Rosa e ho 35 anni , sono una moglie e mamma felice di un bimbo di 4 anni. Nella vita faccio la segretaria presso uno studio notarile, questo lavoro non mi gratifica moltissimo, soprattutto economicamente ma anche perché avrei voluto esercitare la professione per la quale ho studiato,ovvero l'assistente sociale . Sono nata e cresciuta in una famiglia di sani principi, sono la media di tre figli,i miei genitori mi dicono sempre che da piccola ero gelosissima dei mieo giocattoli e che sono stata la più complicata da crescere, i miei fratelli erano studiosissimi ed oggi sono 2 medici e nonostante anche io mi fossi laureata in tempo e con il massimo dei voti, loro erano pur sempre due medici ed ogni consiglio passava prima da loro.Tutto sommato mi sento fortunata e soddisfatta della mia vita, ma purtroppo la cosa che non mi rende pienamente felice e serena è il fatto di essere attaccata in modo morboso alle mie cose, questa condizione mi fa stare male perché devo avere il pieno controllo della casa , dei mobili, della mia auto e quando qualcosa mi scappa fuori dal controllo sto malissimo.Pensare di invitare qualcuno mi crea ansia per la paura che non abbiamo la stessa cura che ho io delle mie cose.La stessa cosa vale per la mia auto ( errore averla comprata nuova di concessionaria) ogni graffio è un dolore e capisco che non è normale essere attaccata così ad un pezzo di lamiera e starci pure male .Farei di tutto per modificare questa parte del mio carattere ma mi rendo conto che è più forte di me e per questo chiedo un vostro consulto.Grazie anticipatamente, per la vostra attenzione.
3 risposte - LeggiGelosia sorella del mio fidanzato
Buongiorno, sono una ragazza di 18 anni. Sono fidanzata da un anno con un ragazzo. È per entrambi la prima esperienza, anche se lui è un po' più grande. Sono stata al mare con lui quest'anno, insieme alla sua famiglia. Ha una sorella più piccola che frequenta le scuole medie e con cui vado d'accordo. L'unico problema è che lei è gelosa di lui. Non riesce a tollerare che suo fratello ora sia mio, nel senso di fidanzato. Allora al mare non ci lasciava mai soli, voleva sempre stare con noi. Se lui mi abbracciava, lei si lamentava che lui non la abbracciava mai. Dormivamo tutti e tre nella stessa stanza. Io e la sorella nel letto matrimoniale. Lui in un letto singolo. Quando uscivo dalla stanza e poi tornavo trovavo lei sul letto di lui che lo abbracciava e lo riempiva di baci. Una volta non appena sono entrata ha preso a dargli baci, uno sulla guancia, poi gli ha alzato la maglia e gliene ha dato uno sulla pancia, poi uno sulla gamba... Mi ha dato talmente fastidio. Poi mi ha vista farmi fare un massaggio da lui e così almeno due volte, dopo quell'episodio ha chiesto al fratello di farle un massaggio. A mio parere solo per avere un po' di contatto con lui, per sentirsi mia pari. Poi una sera se ne uscì con questa frase "Io sono fortunata perché è mio fratello. Lui a me non può lasciarmi". Inoltre la sua gelosia era visibile dal fatto che vedendoci per mano diceva "eh state sempre per manina". I primi giorni di quella vacanza sono stata malissimo. Poi ne abbiamo parlato con i genitori e si è "calmata" abbastanza. Ma io non riesco a superare questa cosa. È stata traumatica per me. Poi lei sta sempre con i pantaloncini, le maglie strette senza il reggiseno. La trovo "provocante". Lui mi spiega che non può esserci nulla, che è la sorella e che non dovrei essere gelosa, non serve a niente. Lei è normale secondo lui. Io gli dico che non è normale che lei si comporti così, lei nutre un affetto morboso nei suoi confronti. Quando lui si cambia maglia o pantalone, lei mi mette la mano avanti agli occhi. Dice che non posso guardare, ma lei si perché è la sorella.... Mi fa imbestialire. Non sa che io l'ho visto senza nulla addosso. Vorrei proprio che la smettesse di reclamare "la sua proprietà". Ma il mio ragazzo non mi capisce. Per lui è insensata questa mia gelosia. Dice che sono gelosa delle persone sbagliate e che è solo una bambina! Ma io non la trovo tanto bambina, sinceramente. Cosa posso fare? Lui trova che sia normale e che al mare lei però abbia un pochino esagerato. Ci amiamo tantissimo, è veramente la mia vita. Ma quando succedono queste cose sembra non capirmi. Inoltre non abitiamo vicinissimo, per questo possiamo vederci in media una volta a settimana. Per questa ragione stiamo insieme tutto il giorno, con skype, al telefono o con whatsapp. C'è un cugino che è molto legato a lui che vuole continuamente stare con lui. Andare a dormire da lui. Ultimamente quasi tutti i giorni. Per cui quando lui è a casa io e il mio fidanzato possiamo sentirci pochissimo e io non lo sopporto. Ha delle persone legatissime a lui. Io ho mia madre che sta sempre via per lavoro, mio padre è morto, mio fratello è come se non ce l'avessi. Non esco con nessuno. Ho delle amiche, ma non sono così legate tanto legate a me. Se non le sento per un mese non sento la loro mancanza. Mentre il suo migliore amico e suo cugino si. Sento come se dovessi condividerlo con tante persone. Io invece a parte lui sono sola. Sola come un cane. E quindi non riesco a tollerare tutto questo contatto fisico con la sorella. La continua presenza di persone che vogliono passare tanto tempo con lui. Cosa posso fare? Il mio comportamento è sbagliato?
1 risposte - LeggiSono sempre arrabbiata con mio marito
Gentili Dottori,
sono sposata da pochi mesi con un ragazzo coetaneo, dopo un breve fidanzamento e non essendo lui italiano mi sono trasferita all estero.
Il mio problema e' che sono sempre arrabbiata e polemica con mio marito, col quale nascono accese discussioni anche per poce diciamo piccole. Sono sempre in allerta e alla ricerca di qualcosa che non vada nel suo comportamento e quando lo trovo esplodo, e divento come un altra persona, urlo e piango, e di recente gli ho dato anche uno schiaffo.Non riesco a controllare la mia rabbia e la mia gelosia in alcun modo. Non sempre sono cose piccole, ma forse la mia reazione e' esagerata. Stasera ad esempio e' rientrato con tre ore di ritardo senza avvertirmi, ed io lo aspettavo per cena( cosa che lui comunque sa) e quando mi ha avvisato cosi tardi sono esplosa gridando al telefono dicendogli che non mi ama e una volta tornato non gli ho minimamente rivolto la parola. e' come se mi aspettassi sempre cose negative e anche la piu piccola cosa mi fa male e mi fa piangere. Non riesco a credere al suo amore, anche se lui me lo dimostra, sento come se non lo meritassi e gli chiedo continue rassicurazioni. Lui dice che devo cambiare, perche si sente sempre sotto pressione e non sopporta il mio carattere irascibile. Vorrei lui fosse sempre perfetto ed amorevole, perche sento che gli sto dando tutto, mi sono trasferita in un altro paese dove non conosco la lingua , ne ho amici, ne lavoro, per ora, quindi la mia unica attenzione e' lui. Vorrei questo matrimonio funzionasse e mi sento terribilmente in colpa per i miei accessi d ira, vorrei essere capace di passare su alle piccole cose o per lo meno dirle con calma, ma sento che se lo facessi non sarei presa sul serio. Vorrei aggiungere che soffro di ansia e per quest sono in cura con eutimil e xanax vari anni.
Vorrei un consiglio ( tipo letture, esercizi, etc) per poter controllare la rabbia e essere piu sicura di me stessa.
Grazie mille
matrimonio: lui non vuole sposarsi
Salve, siamo insieme da 17 anni, ho avuto problemi di salute ma ora che sono risolti, avevo pensato che per lui fosse naturale sposarsi! E invece, soliti bla bla, le firme non contano, ti amo comunque ecc. Però per me adesso è diventato importante! però non volgio neanche chiederlo io, non esiste, ma voglio che mi passi questa smania, finora è sempre andato tutto bene ma questo suo rifiuto ha scatenato gelosie, senso di inferiorità, ho avuto cioè la sensazione di essere una di passaggio, la seconda scelta, non l'amore della sua vita ma quella di cui si è accontetato e quindi non vuole fare il passo in più!!!
A volte penso che la cosa migliore sia lasciarlo ma non ne ho il coraggio
Vorrei solo farmi passare questa fissazione e essere distaccata. Grazie
Paura che accada qualcosa di brutto ai miei figli
Buongiorno,da quando ho avuto il mio primo figlio (che ora ha 3 anni)ho questi pensieri continui che possa accadere loro qualcosa di tragico.Di solito il pensiero comincia quando sento al telegiornale,che è accaduto qualche episodio del genere..da li prende il via la paura che la stessa cosa possa succedere a loro..un'ansia tremenda..anche perchè ho il timore che pensandoci possano reralmente accadere.
Mi rendo conto che non posso continuare ad avere questi pensieri,si vive davvero male e non si gode a pieno delle gioie della vita...ma sono davvero incontrollabili.
Ho anche deciso di non sentire più il telegiornale proprio per questo motivo..mi faceva stare troppo male..
Può essere solo ansia di "mamma"?
Grazie
Senso di colpa frustrante post relazione
Salve, sono una ragazza di 22 anni con il vaginismo. Mi sono accorta di avere questo problema ai miei 18, con il mio primo ragazzo, e da allora ho girato ginecologhe/fisioterapiste le quali mi hanno sempre detto che non avevo nulla, semplicemente paura del dolore, che dovevo rilassarmi e che probabilmente quel ragazzo non mi faceva stare a mio agio e non era la persona giusta. Dopo qualche anno incontro quello che ad oggi è il mio ex da pochi mesi, un ragazzo di 9 anni più grande di me (io 19 lui 28) che da subito mi ha trasmesso serenità, con lui mi sono aperta e ho condiviso subito il fatto di essere vergine senza però nominare il vaginismo poiché nessuno me lo aveva diagnosticato prima. Pensavo che potesse essere la persona giusta con la quale avrei superato questo mio "blocco". Siamo stati insieme tre anni, il primo eravamo innamoratissimi e nonostante la non penetrazione avevamo la nostra intimità, vivevamo in due città diverse poiché io per studio ero a Mantova, e i weekend li passavamo sempre insieme. Il secondo anno abbiamo passato il lockdown a casa di sua mamma, la quale è stata oggetto di numerose discussioni poiché si metteva sempre in mezzo e lui non diceva nulla, tuttavia dopo quel periodo critico abbiamo deciso di cercare casa e andare a vivere insieme. Diciamo che in questi primi due anni il discorso sesso è sempre stato in un certo senso evitato, a parole ci descrivevamo come una coppia che si amava, con gli stessi valori, la stessa idea di futuro e infatti avevamo un progetto, di sposarci e crearci una nostra famiglia, il sesso sarebbe arrivato. L’unica cosa se ripenso a quei periodi era che ogni volta che si discuteva per qualunque motivo lui buttava tutto poi sulla questione sesso, ad esempio dicendo che era bravo a stare con me in questa situazione e che aveva l’istinto di andare con tutte, ma poi si scusava e si rimangiava tutto. Non abbiamo mai litigato seriamente per quello, anzi, abbiamo sempre avuto la nostra intimità e lui non mi faceva pesare la cosa in nessun modo durante la vita di tutti i giorni. A gennaio 2021, ho parlato con lui del fatto che sarei voluta tornare da uno specialista poiché mi sembrava strano che in due anni non fossimo riusciti in nessun modo a farcela da soli, così lui mi consiglia una Fiseoterapista e inizia il mio percorso con lei. Sono andata da questa dottoressa fino a pochi mesi fa e non ho concluso nulla, in un anno non ho raggiunto nessun risultato e lei cercava sempre nuovi modi per approcciare al mio disturbo pur non avendo mai avuto casi come il mio si applicava e a me dispiaceva in un certo senso "tradirla" e andare da qualcun'altro perchè avevamo ormai un vero e proprio rapporto. Sta di fatto che in questo 2021 il mio ragazzo ha iniziato ad avere episodi di rabbia, all'inizio sporadici poi via via sempre più frequenti, in quei momenti mi diceva che non ce la faceva più, che non ero normale ad avere questo problema di m***a, che gli sembrava di essere mio padre, che ormai sarebbe andato con chiunque, etc. Cose che mi ferivano, ma subito dopo mi chiedeva scusa, diceva che non le pensava veramente ma e diceva solo per farmi soffrire e che mi amava a prescindere da questo e sarebbe stato con me a prescindere appunto. Io giustificavo queste parole mettendomi nei suoi panni, perchè sapevo che per "colpa"/causa mia stava rinunciando a una cosa importante e più rinunciava e più credevo che mi amasse veramente. Fatto sta che a Gennaio decido di provare a sentire altri specialisti, parallelamente la nostra relazione era alla frutta, lui sempre più nervoso/arrabbiato con me, io sempre più stanca e "svuotata", litigavamo tutti i weekend, così un giorno prendo in mano la situazione e con gentilezza "chiudo" la relazione, piangiamo entrambi, lui mi dice che sono la ragazza migliore del mondo, che mi ama ma non è abbastanza forte per continuare, io lo ringrazio per essermi stato vicino. Solo che quella sera non va via ma restiamo insieme a casa nostra, il giorno dopo vado da una ginecologa che mi dice che non ho nulla, che con i dilatatori posso guarire nel giro di pochi mesi, e così tornata a casa condivido la cosa con il mio ragazzo e decidiamo di continuare e vedere. Il weekend dopo lui è sempre "depresso", io mi impegno per tenere su la coppia lui invece no cos' litighiamo e va via di casa per pensare. Non si fa più vivo tutto il giorno e la notte non torna senza avvisare, vado a casa di sua mamma la mattina dopo e lo trovo li, mi dice che è abbastanza sicuro che sia finita e io non capisco perchè continuava a sostenere di amarmi e di non farcela più, però avevo in programma un nuovo percorso da iniziare e mi era stato detto che in pochi mesi avrei risolto, quindi per me lui sarebbe dovuto essere solo che felice di sapere che avevamo un'occasione finalmente per concludere e essere felici. Per farla breve da li torna qualche notte a casa ma nulla continuiamo a discutere finché mi dice "ok riproviamoci" io gli dico che potevamo prendermi qualche giorno per pensarci visto che fatalità lui quel weekend era via con il fratello e io con una mia amica, al rientro la domenica non si presenta a casa, lo chiamo e non risponde, spegne il telefono. Il giorno seguente si presenta a casa alle sette di sera e mi lascia, con una freddezza disumana, dicendomi che non è più felice da anni, che non voleva venire a vivere veramente con me ma lo ha fatto solo per vedere se si sarebbe risolta la cosa, che non mi pensa, non gli manco, che se lo avessi amato veramente avrei potuto fare prima le cose, che mi ha dato i suoi anni migliori, che i bei momenti che abbiamo vissuto li ha anche con i suoi amici e che ormai non prova nemmeno più attrazione per me, gli chiedo se mi ama e dice di si ma che non basta e che sa fare rinunce. Ci lasciamo così dopo 3 anni di "sei la donna della mia vita" "staremo insieme per sempre" . Non lo cerco più finche mi scrive lui dopo una settimana per dirmi di disdire la casa, quel giorno ci vediamo per svuotare casa ed era diverso, dopo un po' mi prendi mi abbraccia, io gli chiedo se fosse sicuro mi dice di si, che avevo interpretato male le sue parole che non intendeva dire quello che ha detto, che gli ero mancata e che potevamo andare in terapia da un sessuologo insieme. Dopo questo dice che è comunque confuso e che ci vuole pensare quindi potevamo prenderci una pausa, dopo una settimana che non si fa più vivo lo cerco per sapere se avesse pensato e per dirgli che avevo trovato il sessuologo, lui dice che ora come ora non vuole stare con me perchè saremmo ritornati a litigare come gli ultimi tempi, ma che viene in terapia per risolvere il problema perché mi ama, inoltre ha delle mie cose che mi deve ridare quindi ci lasciamo baciandoci e che ci saremmo rivisti presto con quel pretesto e per andare dal medico. Sparisce per un'altra settimana, così prendo in mano la situazione e dopo varie chiamate senza risposta riesco a parlarci e a dirgli di portarmi le mie cose, mi da buca per 2 volte consecutive, poi si degna di venire a restituirmele e se non fosse stato per me non si sarebbe nemmeno fermato a parlare. Gli ho chiesto il motivo del suo comportamento e mi ha detto che per lui era già finita da mesi, che ha capito di essersi forzato, che in realtà non voleva dirmi che mi amava/che avremmo risolto insieme il problema, che già dopo pochi mesi che vivevamo insieme qualcosa era svanito, che prima o poi si sarebbe fatto vivo per dirmelo di sua spontanea volontà e che io lo forzo a parlare. Sono stata gentile e ho voluta chiuderla anche bene, in tutto questo periodo di "tira e molla" finale io sono andata da una sessuologa da sola e da una ginecologa e il primo dilatatore è entrato senza problemi (mentre prima in un anno e mezzo non ero mai riuscita), quindi ero molto felice e soddisfatta di avercela finalmente fatta. Ho voluto dirglielo perchè pensavo che almeno sarebbe stato felice per me, invece non ha fatto una piega, ha detto di essere contento e mi augurato una buona vita. Inutile dire la delusione, non tanto perchè sia finita (non sono una sprovveduta e so che il sesso è parte fondamentale di una relazione, infatti dal primo momento gli ho sempre detto “finché ce la fai bene, se dovessi soffrire la cosa basta che me lo dici e finirebbe bene, non mi deluderesti) , ma per il modo in cui mi ha trattato, senza nessuna umanità, come se fossi una sconosciuta, anzi peggio. Ormai è passato un mese e ho i sensi di colpa, sto cercando di vedere le mie responsabilità, e la domanda "era l'uomo della mia vita e l'ho perso per colpa del mio vaginismo" mi ossessiona. Non riesco a capire se alla fine il mio blocco ha smascherato la persona, oppure se mi ha fatto perdere qualcuno che per tre anni nel bene e anche nel male c'è stata.
1 risposte - LeggiCome dovrei comportarmi con il mio ragazzo che soffre di disturbo ossessivo compulsivo?
Buonasera Dottori,
Sono una ragazza di 24 anni e lavoro in proprio
Sono fidanzata da quasi 2 anni con un ragazzo che soffre di DOC (dal 2017), causa scatenante del problema: brutto rapporto con i genitori ed il fratello maggiore che da piccolo lo picchiava.
Personalmente mi reputo una persona tranquilla e sensibile, anche io in passato ho sofferto di alcuni disturbi (depressione, attacchi di panico , disturbi alimentari) , cosa che mi porta ad essere particolarmente empatica nei confronti delle persone, perché so cosa significa provare della sofferenza. Con tanta tanta volontà ne sono sempre uscita da questi problemi, anche se ogni tanto sfocio in qualche ricaduta soprattutto dal punto di vista alimentare
Io ed il mio ragazzo condividiamo tante passioni ed hobby, è un bravissimo ragazzo ma purtroppo questo disturbo che si porta dietro in silenzio credo stia peggiorando e sta condizionando la nostra relazione.....Ha iniziato la sua prima terapia con uno psicologo nel 2017, fino ad arrivare ad essere seguito da uno psichiatra il quale poi gli ha prescritto l' assunzione di sertralina, ed ha continuato a prenderla per tutti questi anni diminuendo il dosaggio solo da qualche settimana (seguito dal suo dottore)
Purtroppo la situazione per me sta diventando davvero difficile, sono innamorata di lui e purtroppo tendo ad essere eccessivamente premurosa nei suoi confronti , cerco sempre di invogliarlo a fare delle belle attività come allenarsi, leggere, fare meditazione , passeggiate in montagna ( tutte cose che facciamo insieme ) , ultimamente però ho notato che i momenti in cui si chiude iniziano ad essere sempre più frequenti... ad esempio si chiude in camera e lo sento girare su se stesso con una camminata irrequieta oppure lo vedo seduto che fissa il vuoto,
ed ha conseguenti scatti di ira, tanto che capita che mi lancia il telefono in aria o inizia a sbattere porte e tutto quello che si trova davanti...
Due sere fa abbiamo avuto una forte discussione , e mentre eravamo in ascensore mi ha stretto la mano piegandomela verso l'esterno quasi come se mi volesse spezzare un polso, gli dicevo di smetterla perché mi stava facendo davvero male ma si è fermato solo quando la porta dell'ascensore si era riaperta. Sembrava aver perso il lume della ragione in quel momento
La mia preoccupazione è quella di dover convivere con una persona che si sta rivelando violenta e perennemente triste e chiusa in se stessa, mi domando se mai potrò avere un futuro o se sono io che sto sbagliando qualcosa ( lui vorrebbe al suo fianco una persona sempre positivissima e tranquillissima ma è praticamente impossibile non avere mai dei momenti di sconforto o di rabbia nella vita ) difatti sto valutando se sia giusto lasciarlo o meno, nonostante ripeto io sia innamorata persa e lui lo sia di me e nei momenti in cui sta bene è bravissimo e molto dolce...
La sua famiglia non sa più come comportarsi con lui e si affidano a me, non capendo che io non posso guarire nessuno ma posso solo aiutare e sostenere laddove c è bisogno, e lo faccio con il cuore...
Ho tanti pensieri per la testa tra la mia attività , le spese ed altre problematiche di salute legate ai miei genitori , la situazione con il mio ragazzo mi sta solo rendendo ancora più stressata e triste e per questo a volte anche a me capita di avere degli scatti di ira ( che fortunatamente si placano poco dopo, odio litigare )
Come dovrei comportarmi? Il mio pensiero è : Se lo lascio spero solamente di non peggiorare il suo malessere...ma allo stesso tempo mi sentirei in colpa per aver "gettato la spugna" e per aver perso un ragazzo che in fondo non ha nulla che non va, se non solo questo disturbo che condiziona la sua vita di tutti i giorni... e mi fa tenerezza in alcuni momenti
Dottori secondo voi dovremmo optare per una terapia di coppia ? Oppure dovrei lasciarlo e vedere come va ? Ha rifiutato più volte la proposta di sottoporsi ad una terapia di coppia..
Vi ringrazio per il vostro prezioso consiglio e per aver dedicato il vostro tempo a leggere quanto ho scritto
Mi sento sempre male
Buongiorno… ho una domanda che mi faccio da molto tempo, ma della quale non ho mai voluto sapere la risposta credo. Inizio con qualche info:
Ragazza di 25 anni con obesità grave e straniera.. cresciuta in Italia e che per le precedenti sue caratteristiche non si è mai integrata con i suoi coetanei. A scuola sempre derisa ed esclusa.. dalle elementari fino alla fine delle superiori.. con il tempo mi sono allontanata dalle pochissime persone che mi accettavano e volevano bene… piano piano ho smesso di uscire con gli amici perchè il disagio e l’ansia che provavo quando dovevo socializzare era troppo per me. Ho smesso di uscire del tutto dopo un pó… per giustificare con i pochi amici che mi erano rimasti il fatto che non uscissi più mi sono inventata di essermi trasferita lontano per lavorare.. ho cominciato a parlare con le persone solo online, finchè la bugia non era troppo grande da gestire e così ho smesso di rispondere anche li e ho disattivato tutti i social. Ansia sociale? Non mi è mai stata diagnosticata visto che non sono mai stata da un professionista ma credo si tratti di qualcosa del genere… sono chiusa in casa da circa 4 anni ormai. Mi sento un fallimento, non lavoro per aiutare la famiglia perché ho paura di uscire e penso di non saper fare nulla visto che non ho finito la scuola perchè era una tortura stare in classe con i compagni. Credo che oltre l’ansia sociale ora stia sfociando pure nella depressione.
ma ora arriva la domanda….
Mi sento sempre male, ho sempre un dolore fisico, passo da un malessere all’altro.. puó essere causato dal mio malessere psichico? È il mio cervello che cerca scuse per non farmi uscire dalla cella in cui sto? Mi chiedo questo perchè molte volte mi è capitato che la notte mi mettevo in testa di svegliarmi da questo loop e iniziare a vivere , ma poi quando la mattina mi svegliavo avevo sempre un malore che me lo impediva di fare.
Ho scritto molto, lo so e chiedo scusa per questo.
Paura di una relazione?
Buonasera, sono un ragazzo di 28 anni e da alcuni mesi frequento una ragazza di 25. Ci siamo sentiti per messaggi per un paio di settimane e visti un paio di volte dopo le quali lei decise di chiudere i contatti perchè non era scattata la scintilla. Dopo un mese la incontro insieme ad un gruppo di amici ad una cena, l'incontro potrebbe sembrare casuale ma lei fece di tutto per essere presente quella sera. Il giorno dopo mi scrive e riprendiamo i rapporti. Mi dice di non volere una relazione e decidiamo di avviare una relazione senza etichette. Con il tempo mi accorgo che per "relazione senza etichette" lei intenda il fatto di sentirci constantemente ma vederci il meno possibile. Infatti abbiamo pochi rapporti sessuali e tende a disdire gli appuntamenti all'ultimo minuto. Le motivazioni a non voler una relazione cambiano di giorno in giorno, inizialmente dice di non voler una relazione perchè terrorizzata dalla possibilità di ferire o ferirsi (paura derivante dalle ultime relazioni), poi per paura che io possa fuggire qualora venissi a conoscenza di alcune sue caratteristiche e infine di non essere presa da me. Quest'ultimo concetto lo ribadisce spesso in varie occasioni, anche quando disdice gli appuntamenti. Mi dice che non riesce ad essere spontanea con me perchè lei non prova gli stessi sentimenti che provo io, tuttavia i fatti fanno pensare a tutt'altro. Infine, capisce di avermi ferito e decide di chiudere il rapporto ma mi chiede di continuare a sentirci perchè non mi vuole perdere. Non capisco se la causa principale sia la paura ad avere una relazione oppure se effettivamente non le piaccio abbastanza.
1 risposte - LeggiUrgenti problemi a livello sociale a 22 anni, non riesco a prendere la mia vita in mano
Salve a tutti. Ho quasi 22 anni ed è dalla terza media che riscontro costantemente problemi a livello sociale, sia a contatto con i miei coetanei, con i miei soliti tre amici e con le persone in maniera più generica.
All'inizio è stata davvero difficile, ho perso un anno di scuola - il quarto delle superiori - proprio a causa della mia difficoltà nel frequentare l'ambiente scolastico con costanza. Ho abbandonato per gli stesso motivi anche un corso di chitarra che inizialmente sembrava giovarmi ma che poi mi ha caricato ancora più di preoccupazioni - infondate, me ne rendo conto in questo momento lucido in cui sto scrivendo. Ho recuperato due anni in uno e ottenuto la maturità in tempo poi, confrontandomi con me stessa e apparentemente ottenendo un equilibrio mentale che all'epoca ritenevo stabile (ovviamente il tutto accompagnato da psicoterapia, terapia farmacologica e una diagnosi di depressione).
Ho continuato il mio percorso terapeutico fino all'inizio della pandemia, che ha scombussolato praticamente tutto. Quell'equilibrio che pensavo di aver trovato si è distrutto e ogni progresso che stavo facendo insieme a lui (riuscire ad uscire di casa regolarmente, anche da sola, prendere mezzi da sola, fare nuove amicizie, frequentare il nuovo ambiente universitario, provare a conoscere un ragazzo con cui intraprendere una relazione - che tuttora non c'è mai stata in 22 anni - e altro correlato a tutto ciò). Da quel momento ho interrotto terapia. Che tuttora mi convinco a riprendere per poi ricadere di nuovo.
Perché ora faccio esattamente così: sembro riprendermi inizialmente, dopo un periodo breve o lungo di isolamento totale da tutto e tutti (non rispondo a messaggi, sto per la maggior parte del tempo solo a contatto con i miei genitori in casa mia, mi trascuro OVVIAMENTE non di mia volontà) mi riprendo e tutto sembra scomparso. é un circolo vizioso durante il quale si ripetono sempre le stesse cose: isolamento forzato (non da me, ma dall'ansia e dalla paura stesse, ripeto), pensieri intrusivi e negativi, pensieri paranoici, ansie - sociali e non. E poi un giorno mi sveglio e tutto è finito, sono tornata serena e devo trovare l'ennesima forza di spiegare a tutti quello che è successo - ottenendo sfilze di "non giustificarti". è diventato stancante, estraniante.
L'idea di avere 22 anni e di non aver fatto nemmeno la metà delle cose che un 22enne normale di norma fa, mi devasta, mi sconvolge e invece di spronarmi ad impegnarmi ancora più per migliorare la situazione, mi affossa.
Per non parlare poi del rapporto con i miei soli tre amici. Non mi capiscono, non riescono a comprendere il mio disagio e pretendono che io capisca il loro - si sentono presi in giro, rimangono male se non rispondo per settimane nonostante sappiano benissimo la situazione che mi attanaglia; sostengono che io mi adagi sulle mie difficoltà, che esageri ed esasperi il tutto, che pretendo di farmi giustificare da loro e che comunque nulla cambia, dopo anni e anni di quei circoli viziosi e crisi. Perché quei "non giustificarti" non servono a rassicurarmi, ma solo a farmi sentire un problema, una cosa in più, un intruso. Mi considerano un' incognita, un rebus. E non so se il problema sono davvero io - nonostante sia ovviamente certa di averne uno anche importate -, il fatto che non riesca a farmi comprendere o che non ascoltino per nulla. Non capiscono che la prima che vuole cambiare le cose sono proprio io e che non mi adagio sul mio problema. Quello che vivo è la cosa che mi schifa di più al mondo, che mi sta rovinando la vita e la giovinezza che non sto vivendo. E che, anche se non come vorrei realmente (cosa che cui Vi chiedo aiuto), mi impegno per superare. Non capiscono nemmeno che le crisi passate erano anche più forti e intense a livello di ansia e attacchi di panico, ma che ora durano "semplicemente" di più (da due settimane a un mese, per ora).
Vorrei togliermi di mezzo, vorrei obbligarli ad andarsene perché non voglio vederli soffrire - sì, a differenza di quanto sostengono loro, io li capisco eccome e loro stessi sono tra i primi che durante le crisi mi vengono in mente, facendomi sentire ancora di più una persona orribile per non riuscire a reagire e per essere così debole e fragile da non riuscire nemmeno a rispondere ad un messaggio. Non mi credono quando dico di stare male, di aver bisogno di un giorno di riposo dopo essere stata troppo tempo esposta in situazioni molto "sociali", in contatto con altri esseri umani. Pensano di essere loro un problema, comportandosi da vittime, ma no. Il problema non è il loro essere i miei amici, è proprio il loro essere umani. Dicono che non mantengo i piani, che non rispetto le loro decisioni, che sono egoista a scomparire. Ma allora, mi domando, chiederebbero ad una persona con il raffreddore di smettere di starnutire all'istante, senza neanche darle il tempo di guarire?
Qual è la verità? Qual è il mio problema? Perché non riesco a reagire? Ho bisogno d'aiuto, non so a chi rivolgermi per un consiglio - visto che uno dei miei amici considera la depressione nient'altro che un capriccio egoista e i sintomi che chiaramente si vedono (e che riconosco anche io ora, in un momento di lucidità) solo capricci e scuse. E se da una parte riesco a comprendere la loro difficoltà, dall’altra proprio non riesco a capire come una mia difficoltà che riguarda ME (e assicuro di rassicurali di continuo, per evitare sconforti o preoccupazioni da parte loro: non lo vorrei mai e non me lo perdonerei) possa addirittura essere un fastidio. Perché di fastidio parlano. Nonostante ripeta loro di smettere di giudicare qualcosa che non conoscono - e lo dica anche con tutta la calma del mondo - perché ciò non mi fa affatto reagire (sono fatta così, l'insulto mi uccide ancora di più) la situazione sembra non cambiare. Nell’ultimo messaggio che ho inviato loro ho spiegato tutto ciò che penso e che ho scritto anche qui, aggiungendo che, se davvero creo loro un disagio così importante, sono liberi assolutamente di fare ciò che credono sia meglio per loro; sono due giorni che non ottengo più risposta.
Hanno ragione? Sono davvero un potenziale impiccio e fastidio per gli altri, come loro dicono? Sono davvero un’intera che non vuole davvero guarire? Perché io non sento di esserli, sento di non starmi a piangere addosso. Il fatto è che non so, praticamente, da come iniziare. Come si può risolvere tutto al più presto? O meglio, come posso fare a convincermi a reagire e a prendere la situazione in mano al 100%? Come farò ora che, a quanto pare, ho perso tutti al di fuori della mia famiglia? Ho bisogno di un supporto, non so che fare. Ho idee autodistruttive che mi spaventano molto.
Spero in una risposta al più presto, buona giornata e grazie di cuore
Asessuale o...?
Salve. Sono una ragazza di 23 anni, da molto tempo mi turbano non pochi pensieri e sensazioni che non si soffermano soltanto sulla mia sessualità problematica, affatto... Questa è una piccola premessa doverosa perché vi è anche la possibilità che possano esistere dei condizionamenti in atto, tramandati da esperienze e intervalli di tempo precedenti. Sinceramente spero sia così. Ho sofferto in passato (durante le medie e superiori) di derealizzazione cronica, depressione, ansia generalizzata e pensieri ossessivo-compulsivi che riuscivano a protrarsi anche per più giorni nella loro fase più intensa ; tutto ciò in seguito ad episodi di bullismo verbale che mi hanno portato ad un'emarginazione e solitudine profonda. Attualmente mi sento meglio, più sicura ma allo stesso tempo sempre confusa, conservando una patina, spessa anche se non sembra, di necessità di mantenere le distanze. Inoltre a volte mi sento bloccata, soprattutto se devo agire per il futuro, come congelata, ho molte idee e passioni varie ma mi sento come ancorata all'immobilità; Ho un carattere naturalmente introverso e sensibile e questi eventi traumatici, almeno per la mia persona, mi hanno portato ad allontanarmi ancora di più, vivo nel mio mondo fatto di fantasticherie e passeggiate in mezzo alla natura in solitaria. Da molto tempo penso di voler entrare in terapia solo che, a dirla tutta, non trovandomi in situazioni economiche eccellenti ciò mi ha sempre in qualche modo 'bloccato'...e non saprei se rivolgermi ad un analista o sessuologo, vista la varietà delle 'difficoltà'. In passato sono andata da due psicologi (uno situato al liceo) che mi hanno aiutato ad affrontare l'angoscia del momento ma se mi ritrovo ancora a fare questi discorsi penso che ci sia ancora molto margine di miglioramento... Detto ciò, rientrando nell'argomento principale, ossia la mia sessualità, ciò mi turba profondamente perché mi piacerebbe almeno riuscire a godere la mia sessualità e invece no, neanche questo piacere, ciò risulta essere un problema ingombrante a dismisura, portando alla creazione di una grande invidia per la stragrande maggioranza della popolazione mondiale... Più nello specifico e cercando di descrivere le mie sensazioni sull'argomento...ho pensato che, all'epoca, la derealizzazione che si è protratta per qualche tempo e lo stato pietoso del mio stato d'animo avessero potuto deviare in qualche modo il desiderio di avere un po' d'intimità con qualsivoglia persona, dato che a momenti provavo vergogna nel mostrare la mia persona fisica mentre passeggiavo per strada ai passanti. Soltanto che vorrei aver fatto qualche passo avanti al giorno d'oggi, ho 23 anni e non sono più giovanissima, avrei potuto capirci qualcosa fino ad oggi almeno e invece niente . Ho letto che l'asessualità dovrebbe manifestarsi, come concetto base, in mancanza d'attrazione sessuale... In realtà sembrerà strano a dirsi ma non so se io l'abbia mai provata o meno, nel senso che non sono molto brava ad etichettare le sensazioni che provo e a dire con certezza che è stato così, trovo tutto molto vago e vario. Di certo a volte, ciò che noto spesso, è di provare attrazione sessuale (sensazione di calore e sensazione li tipiche) ma perlopiù accade con persone che non conosco, anche se raramente ma ultimamente con maggior frequenza, nonostante ciò, in ogni caso, quando si traduce all'atto vero e proprio, è come se perdessi la capacità di sentire. Dico anche che sono molto romantica, quando vedo un ragazzo riesco a capire se mi piace o meno fisicamente anche se sono piuttosto cerebrale e considero altri aspetti molto importanti. Inoltre le mie fantasie sono piuttosto bizzarre e ricorrenti quando mi masturbo, e la natura di esse è la fonte di una buona parte delle mie inquietudini; ad esempio immagino spesso di essere un uomo con membro annesso...(ovviamente) e di avere rapporti con donne ed uomini. Ora. Io sono fermamente convinta di voler restare donna e mi considero anche abbastanza femminile, non ho mai avuto tendenze o desideri che potessero far pensare di voler appartenere all'altro universo. Detto ciò vi ringrazio, ci ho impiegato un po' per scrivere ciò, è stato uno sfogo... Saluti
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