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Senso di colpa frustrante post relazione
Salve, sono una ragazza di 22 anni con il vaginismo. Mi sono accorta di avere questo problema ai miei 18, con il mio primo ragazzo, e da allora ho girato ginecologhe/fisioterapiste le quali mi hanno sempre detto che non avevo nulla, semplicemente paura del dolore, che dovevo rilassarmi e che probabilmente quel ragazzo non mi faceva stare a mio agio e non era la persona giusta. Dopo qualche anno incontro quello che ad oggi è il mio ex da pochi mesi, un ragazzo di 9 anni più grande di me (io 19 lui 28) che da subito mi ha trasmesso serenità, con lui mi sono aperta e ho condiviso subito il fatto di essere vergine senza però nominare il vaginismo poiché nessuno me lo aveva diagnosticato prima. Pensavo che potesse essere la persona giusta con la quale avrei superato questo mio "blocco". Siamo stati insieme tre anni, il primo eravamo innamoratissimi e nonostante la non penetrazione avevamo la nostra intimità, vivevamo in due città diverse poiché io per studio ero a Mantova, e i weekend li passavamo sempre insieme. Il secondo anno abbiamo passato il lockdown a casa di sua mamma, la quale è stata oggetto di numerose discussioni poiché si metteva sempre in mezzo e lui non diceva nulla, tuttavia dopo quel periodo critico abbiamo deciso di cercare casa e andare a vivere insieme. Diciamo che in questi primi due anni il discorso sesso è sempre stato in un certo senso evitato, a parole ci descrivevamo come una coppia che si amava, con gli stessi valori, la stessa idea di futuro e infatti avevamo un progetto, di sposarci e crearci una nostra famiglia, il sesso sarebbe arrivato. L’unica cosa se ripenso a quei periodi era che ogni volta che si discuteva per qualunque motivo lui buttava tutto poi sulla questione sesso, ad esempio dicendo che era bravo a stare con me in questa situazione e che aveva l’istinto di andare con tutte, ma poi si scusava e si rimangiava tutto. Non abbiamo mai litigato seriamente per quello, anzi, abbiamo sempre avuto la nostra intimità e lui non mi faceva pesare la cosa in nessun modo durante la vita di tutti i giorni. A gennaio 2021, ho parlato con lui del fatto che sarei voluta tornare da uno specialista poiché mi sembrava strano che in due anni non fossimo riusciti in nessun modo a farcela da soli, così lui mi consiglia una Fiseoterapista e inizia il mio percorso con lei. Sono andata da questa dottoressa fino a pochi mesi fa e non ho concluso nulla, in un anno non ho raggiunto nessun risultato e lei cercava sempre nuovi modi per approcciare al mio disturbo pur non avendo mai avuto casi come il mio si applicava e a me dispiaceva in un certo senso "tradirla" e andare da qualcun'altro perchè avevamo ormai un vero e proprio rapporto. Sta di fatto che in questo 2021 il mio ragazzo ha iniziato ad avere episodi di rabbia, all'inizio sporadici poi via via sempre più frequenti, in quei momenti mi diceva che non ce la faceva più, che non ero normale ad avere questo problema di m***a, che gli sembrava di essere mio padre, che ormai sarebbe andato con chiunque, etc. Cose che mi ferivano, ma subito dopo mi chiedeva scusa, diceva che non le pensava veramente ma e diceva solo per farmi soffrire e che mi amava a prescindere da questo e sarebbe stato con me a prescindere appunto. Io giustificavo queste parole mettendomi nei suoi panni, perchè sapevo che per "colpa"/causa mia stava rinunciando a una cosa importante e più rinunciava e più credevo che mi amasse veramente. Fatto sta che a Gennaio decido di provare a sentire altri specialisti, parallelamente la nostra relazione era alla frutta, lui sempre più nervoso/arrabbiato con me, io sempre più stanca e "svuotata", litigavamo tutti i weekend, così un giorno prendo in mano la situazione e con gentilezza "chiudo" la relazione, piangiamo entrambi, lui mi dice che sono la ragazza migliore del mondo, che mi ama ma non è abbastanza forte per continuare, io lo ringrazio per essermi stato vicino. Solo che quella sera non va via ma restiamo insieme a casa nostra, il giorno dopo vado da una ginecologa che mi dice che non ho nulla, che con i dilatatori posso guarire nel giro di pochi mesi, e così tornata a casa condivido la cosa con il mio ragazzo e decidiamo di continuare e vedere. Il weekend dopo lui è sempre "depresso", io mi impegno per tenere su la coppia lui invece no cos' litighiamo e va via di casa per pensare. Non si fa più vivo tutto il giorno e la notte non torna senza avvisare, vado a casa di sua mamma la mattina dopo e lo trovo li, mi dice che è abbastanza sicuro che sia finita e io non capisco perchè continuava a sostenere di amarmi e di non farcela più, però avevo in programma un nuovo percorso da iniziare e mi era stato detto che in pochi mesi avrei risolto, quindi per me lui sarebbe dovuto essere solo che felice di sapere che avevamo un'occasione finalmente per concludere e essere felici. Per farla breve da li torna qualche notte a casa ma nulla continuiamo a discutere finché mi dice "ok riproviamoci" io gli dico che potevamo prendermi qualche giorno per pensarci visto che fatalità lui quel weekend era via con il fratello e io con una mia amica, al rientro la domenica non si presenta a casa, lo chiamo e non risponde, spegne il telefono. Il giorno seguente si presenta a casa alle sette di sera e mi lascia, con una freddezza disumana, dicendomi che non è più felice da anni, che non voleva venire a vivere veramente con me ma lo ha fatto solo per vedere se si sarebbe risolta la cosa, che non mi pensa, non gli manco, che se lo avessi amato veramente avrei potuto fare prima le cose, che mi ha dato i suoi anni migliori, che i bei momenti che abbiamo vissuto li ha anche con i suoi amici e che ormai non prova nemmeno più attrazione per me, gli chiedo se mi ama e dice di si ma che non basta e che sa fare rinunce. Ci lasciamo così dopo 3 anni di "sei la donna della mia vita" "staremo insieme per sempre" . Non lo cerco più finche mi scrive lui dopo una settimana per dirmi di disdire la casa, quel giorno ci vediamo per svuotare casa ed era diverso, dopo un po' mi prendi mi abbraccia, io gli chiedo se fosse sicuro mi dice di si, che avevo interpretato male le sue parole che non intendeva dire quello che ha detto, che gli ero mancata e che potevamo andare in terapia da un sessuologo insieme. Dopo questo dice che è comunque confuso e che ci vuole pensare quindi potevamo prenderci una pausa, dopo una settimana che non si fa più vivo lo cerco per sapere se avesse pensato e per dirgli che avevo trovato il sessuologo, lui dice che ora come ora non vuole stare con me perchè saremmo ritornati a litigare come gli ultimi tempi, ma che viene in terapia per risolvere il problema perché mi ama, inoltre ha delle mie cose che mi deve ridare quindi ci lasciamo baciandoci e che ci saremmo rivisti presto con quel pretesto e per andare dal medico. Sparisce per un'altra settimana, così prendo in mano la situazione e dopo varie chiamate senza risposta riesco a parlarci e a dirgli di portarmi le mie cose, mi da buca per 2 volte consecutive, poi si degna di venire a restituirmele e se non fosse stato per me non si sarebbe nemmeno fermato a parlare. Gli ho chiesto il motivo del suo comportamento e mi ha detto che per lui era già finita da mesi, che ha capito di essersi forzato, che in realtà non voleva dirmi che mi amava/che avremmo risolto insieme il problema, che già dopo pochi mesi che vivevamo insieme qualcosa era svanito, che prima o poi si sarebbe fatto vivo per dirmelo di sua spontanea volontà e che io lo forzo a parlare. Sono stata gentile e ho voluta chiuderla anche bene, in tutto questo periodo di "tira e molla" finale io sono andata da una sessuologa da sola e da una ginecologa e il primo dilatatore è entrato senza problemi (mentre prima in un anno e mezzo non ero mai riuscita), quindi ero molto felice e soddisfatta di avercela finalmente fatta. Ho voluto dirglielo perchè pensavo che almeno sarebbe stato felice per me, invece non ha fatto una piega, ha detto di essere contento e mi augurato una buona vita. Inutile dire la delusione, non tanto perchè sia finita (non sono una sprovveduta e so che il sesso è parte fondamentale di una relazione, infatti dal primo momento gli ho sempre detto “finché ce la fai bene, se dovessi soffrire la cosa basta che me lo dici e finirebbe bene, non mi deluderesti) , ma per il modo in cui mi ha trattato, senza nessuna umanità, come se fossi una sconosciuta, anzi peggio. Ormai è passato un mese e ho i sensi di colpa, sto cercando di vedere le mie responsabilità, e la domanda "era l'uomo della mia vita e l'ho perso per colpa del mio vaginismo" mi ossessiona. Non riesco a capire se alla fine il mio blocco ha smascherato la persona, oppure se mi ha fatto perdere qualcuno che per tre anni nel bene e anche nel male c'è stata.
0 risposte - LeggiCome dovrei comportarmi con il mio ragazzo che soffre di disturbo ossessivo compulsivo?
Buonasera Dottori,
Sono una ragazza di 24 anni e lavoro in proprio
Sono fidanzata da quasi 2 anni con un ragazzo che soffre di DOC (dal 2017), causa scatenante del problema: brutto rapporto con i genitori ed il fratello maggiore che da piccolo lo picchiava.
Personalmente mi reputo una persona tranquilla e sensibile, anche io in passato ho sofferto di alcuni disturbi (depressione, attacchi di panico , disturbi alimentari) , cosa che mi porta ad essere particolarmente empatica nei confronti delle persone, perché so cosa significa provare della sofferenza. Con tanta tanta volontà ne sono sempre uscita da questi problemi, anche se ogni tanto sfocio in qualche ricaduta soprattutto dal punto di vista alimentare
Io ed il mio ragazzo condividiamo tante passioni ed hobby, è un bravissimo ragazzo ma purtroppo questo disturbo che si porta dietro in silenzio credo stia peggiorando e sta condizionando la nostra relazione.....Ha iniziato la sua prima terapia con uno psicologo nel 2017, fino ad arrivare ad essere seguito da uno psichiatra il quale poi gli ha prescritto l' assunzione di sertralina, ed ha continuato a prenderla per tutti questi anni diminuendo il dosaggio solo da qualche settimana (seguito dal suo dottore)
Purtroppo la situazione per me sta diventando davvero difficile, sono innamorata di lui e purtroppo tendo ad essere eccessivamente premurosa nei suoi confronti , cerco sempre di invogliarlo a fare delle belle attività come allenarsi, leggere, fare meditazione , passeggiate in montagna ( tutte cose che facciamo insieme ) , ultimamente però ho notato che i momenti in cui si chiude iniziano ad essere sempre più frequenti... ad esempio si chiude in camera e lo sento girare su se stesso con una camminata irrequieta oppure lo vedo seduto che fissa il vuoto,
ed ha conseguenti scatti di ira, tanto che capita che mi lancia il telefono in aria o inizia a sbattere porte e tutto quello che si trova davanti...
Due sere fa abbiamo avuto una forte discussione , e mentre eravamo in ascensore mi ha stretto la mano piegandomela verso l'esterno quasi come se mi volesse spezzare un polso, gli dicevo di smetterla perché mi stava facendo davvero male ma si è fermato solo quando la porta dell'ascensore si era riaperta. Sembrava aver perso il lume della ragione in quel momento
La mia preoccupazione è quella di dover convivere con una persona che si sta rivelando violenta e perennemente triste e chiusa in se stessa, mi domando se mai potrò avere un futuro o se sono io che sto sbagliando qualcosa ( lui vorrebbe al suo fianco una persona sempre positivissima e tranquillissima ma è praticamente impossibile non avere mai dei momenti di sconforto o di rabbia nella vita ) difatti sto valutando se sia giusto lasciarlo o meno, nonostante ripeto io sia innamorata persa e lui lo sia di me e nei momenti in cui sta bene è bravissimo e molto dolce...
La sua famiglia non sa più come comportarsi con lui e si affidano a me, non capendo che io non posso guarire nessuno ma posso solo aiutare e sostenere laddove c è bisogno, e lo faccio con il cuore...
Ho tanti pensieri per la testa tra la mia attività , le spese ed altre problematiche di salute legate ai miei genitori , la situazione con il mio ragazzo mi sta solo rendendo ancora più stressata e triste e per questo a volte anche a me capita di avere degli scatti di ira ( che fortunatamente si placano poco dopo, odio litigare )
Come dovrei comportarmi? Il mio pensiero è : Se lo lascio spero solamente di non peggiorare il suo malessere...ma allo stesso tempo mi sentirei in colpa per aver "gettato la spugna" e per aver perso un ragazzo che in fondo non ha nulla che non va, se non solo questo disturbo che condiziona la sua vita di tutti i giorni... e mi fa tenerezza in alcuni momenti
Dottori secondo voi dovremmo optare per una terapia di coppia ? Oppure dovrei lasciarlo e vedere come va ? Ha rifiutato più volte la proposta di sottoporsi ad una terapia di coppia..
Vi ringrazio per il vostro prezioso consiglio e per aver dedicato il vostro tempo a leggere quanto ho scritto
Paura di una relazione?
Buonasera, sono un ragazzo di 28 anni e da alcuni mesi frequento una ragazza di 25. Ci siamo sentiti per messaggi per un paio di settimane e visti un paio di volte dopo le quali lei decise di chiudere i contatti perchè non era scattata la scintilla. Dopo un mese la incontro insieme ad un gruppo di amici ad una cena, l'incontro potrebbe sembrare casuale ma lei fece di tutto per essere presente quella sera. Il giorno dopo mi scrive e riprendiamo i rapporti. Mi dice di non volere una relazione e decidiamo di avviare una relazione senza etichette. Con il tempo mi accorgo che per "relazione senza etichette" lei intenda il fatto di sentirci constantemente ma vederci il meno possibile. Infatti abbiamo pochi rapporti sessuali e tende a disdire gli appuntamenti all'ultimo minuto. Le motivazioni a non voler una relazione cambiano di giorno in giorno, inizialmente dice di non voler una relazione perchè terrorizzata dalla possibilità di ferire o ferirsi (paura derivante dalle ultime relazioni), poi per paura che io possa fuggire qualora venissi a conoscenza di alcune sue caratteristiche e infine di non essere presa da me. Quest'ultimo concetto lo ribadisce spesso in varie occasioni, anche quando disdice gli appuntamenti. Mi dice che non riesce ad essere spontanea con me perchè lei non prova gli stessi sentimenti che provo io, tuttavia i fatti fanno pensare a tutt'altro. Infine, capisce di avermi ferito e decide di chiudere il rapporto ma mi chiede di continuare a sentirci perchè non mi vuole perdere. Non capisco se la causa principale sia la paura ad avere una relazione oppure se effettivamente non le piaccio abbastanza.
1 risposte - LeggiMi sento sempre male
Buongiorno… ho una domanda che mi faccio da molto tempo, ma della quale non ho mai voluto sapere la risposta credo. Inizio con qualche info:
Ragazza di 25 anni con obesità grave e straniera.. cresciuta in Italia e che per le precedenti sue caratteristiche non si è mai integrata con i suoi coetanei. A scuola sempre derisa ed esclusa.. dalle elementari fino alla fine delle superiori.. con il tempo mi sono allontanata dalle pochissime persone che mi accettavano e volevano bene… piano piano ho smesso di uscire con gli amici perchè il disagio e l’ansia che provavo quando dovevo socializzare era troppo per me. Ho smesso di uscire del tutto dopo un pó… per giustificare con i pochi amici che mi erano rimasti il fatto che non uscissi più mi sono inventata di essermi trasferita lontano per lavorare.. ho cominciato a parlare con le persone solo online, finchè la bugia non era troppo grande da gestire e così ho smesso di rispondere anche li e ho disattivato tutti i social. Ansia sociale? Non mi è mai stata diagnosticata visto che non sono mai stata da un professionista ma credo si tratti di qualcosa del genere… sono chiusa in casa da circa 4 anni ormai. Mi sento un fallimento, non lavoro per aiutare la famiglia perché ho paura di uscire e penso di non saper fare nulla visto che non ho finito la scuola perchè era una tortura stare in classe con i compagni. Credo che oltre l’ansia sociale ora stia sfociando pure nella depressione.
ma ora arriva la domanda….
Mi sento sempre male, ho sempre un dolore fisico, passo da un malessere all’altro.. puó essere causato dal mio malessere psichico? È il mio cervello che cerca scuse per non farmi uscire dalla cella in cui sto? Mi chiedo questo perchè molte volte mi è capitato che la notte mi mettevo in testa di svegliarmi da questo loop e iniziare a vivere , ma poi quando la mattina mi svegliavo avevo sempre un malore che me lo impediva di fare.
Ho scritto molto, lo so e chiedo scusa per questo.
Asessuale o...?
Salve. Sono una ragazza di 23 anni, da molto tempo mi turbano non pochi pensieri e sensazioni che non si soffermano soltanto sulla mia sessualità problematica, affatto... Questa è una piccola premessa doverosa perché vi è anche la possibilità che possano esistere dei condizionamenti in atto, tramandati da esperienze e intervalli di tempo precedenti. Sinceramente spero sia così. Ho sofferto in passato (durante le medie e superiori) di derealizzazione cronica, depressione, ansia generalizzata e pensieri ossessivo-compulsivi che riuscivano a protrarsi anche per più giorni nella loro fase più intensa ; tutto ciò in seguito ad episodi di bullismo verbale che mi hanno portato ad un'emarginazione e solitudine profonda. Attualmente mi sento meglio, più sicura ma allo stesso tempo sempre confusa, conservando una patina, spessa anche se non sembra, di necessità di mantenere le distanze. Inoltre a volte mi sento bloccata, soprattutto se devo agire per il futuro, come congelata, ho molte idee e passioni varie ma mi sento come ancorata all'immobilità; Ho un carattere naturalmente introverso e sensibile e questi eventi traumatici, almeno per la mia persona, mi hanno portato ad allontanarmi ancora di più, vivo nel mio mondo fatto di fantasticherie e passeggiate in mezzo alla natura in solitaria. Da molto tempo penso di voler entrare in terapia solo che, a dirla tutta, non trovandomi in situazioni economiche eccellenti ciò mi ha sempre in qualche modo 'bloccato'...e non saprei se rivolgermi ad un analista o sessuologo, vista la varietà delle 'difficoltà'. In passato sono andata da due psicologi (uno situato al liceo) che mi hanno aiutato ad affrontare l'angoscia del momento ma se mi ritrovo ancora a fare questi discorsi penso che ci sia ancora molto margine di miglioramento... Detto ciò, rientrando nell'argomento principale, ossia la mia sessualità, ciò mi turba profondamente perché mi piacerebbe almeno riuscire a godere la mia sessualità e invece no, neanche questo piacere, ciò risulta essere un problema ingombrante a dismisura, portando alla creazione di una grande invidia per la stragrande maggioranza della popolazione mondiale... Più nello specifico e cercando di descrivere le mie sensazioni sull'argomento...ho pensato che, all'epoca, la derealizzazione che si è protratta per qualche tempo e lo stato pietoso del mio stato d'animo avessero potuto deviare in qualche modo il desiderio di avere un po' d'intimità con qualsivoglia persona, dato che a momenti provavo vergogna nel mostrare la mia persona fisica mentre passeggiavo per strada ai passanti. Soltanto che vorrei aver fatto qualche passo avanti al giorno d'oggi, ho 23 anni e non sono più giovanissima, avrei potuto capirci qualcosa fino ad oggi almeno e invece niente . Ho letto che l'asessualità dovrebbe manifestarsi, come concetto base, in mancanza d'attrazione sessuale... In realtà sembrerà strano a dirsi ma non so se io l'abbia mai provata o meno, nel senso che non sono molto brava ad etichettare le sensazioni che provo e a dire con certezza che è stato così, trovo tutto molto vago e vario. Di certo a volte, ciò che noto spesso, è di provare attrazione sessuale (sensazione di calore e sensazione li tipiche) ma perlopiù accade con persone che non conosco, anche se raramente ma ultimamente con maggior frequenza, nonostante ciò, in ogni caso, quando si traduce all'atto vero e proprio, è come se perdessi la capacità di sentire. Dico anche che sono molto romantica, quando vedo un ragazzo riesco a capire se mi piace o meno fisicamente anche se sono piuttosto cerebrale e considero altri aspetti molto importanti. Inoltre le mie fantasie sono piuttosto bizzarre e ricorrenti quando mi masturbo, e la natura di esse è la fonte di una buona parte delle mie inquietudini; ad esempio immagino spesso di essere un uomo con membro annesso...(ovviamente) e di avere rapporti con donne ed uomini. Ora. Io sono fermamente convinta di voler restare donna e mi considero anche abbastanza femminile, non ho mai avuto tendenze o desideri che potessero far pensare di voler appartenere all'altro universo. Detto ciò vi ringrazio, ci ho impiegato un po' per scrivere ciò, è stato uno sfogo... Saluti
1 risposte - LeggiUrgenti problemi a livello sociale a 22 anni, non riesco a prendere la mia vita in mano
Salve a tutti. Ho quasi 22 anni ed è dalla terza media che riscontro costantemente problemi a livello sociale, sia a contatto con i miei coetanei, con i miei soliti tre amici e con le persone in maniera più generica.
All'inizio è stata davvero difficile, ho perso un anno di scuola - il quarto delle superiori - proprio a causa della mia difficoltà nel frequentare l'ambiente scolastico con costanza. Ho abbandonato per gli stesso motivi anche un corso di chitarra che inizialmente sembrava giovarmi ma che poi mi ha caricato ancora più di preoccupazioni - infondate, me ne rendo conto in questo momento lucido in cui sto scrivendo. Ho recuperato due anni in uno e ottenuto la maturità in tempo poi, confrontandomi con me stessa e apparentemente ottenendo un equilibrio mentale che all'epoca ritenevo stabile (ovviamente il tutto accompagnato da psicoterapia, terapia farmacologica e una diagnosi di depressione).
Ho continuato il mio percorso terapeutico fino all'inizio della pandemia, che ha scombussolato praticamente tutto. Quell'equilibrio che pensavo di aver trovato si è distrutto e ogni progresso che stavo facendo insieme a lui (riuscire ad uscire di casa regolarmente, anche da sola, prendere mezzi da sola, fare nuove amicizie, frequentare il nuovo ambiente universitario, provare a conoscere un ragazzo con cui intraprendere una relazione - che tuttora non c'è mai stata in 22 anni - e altro correlato a tutto ciò). Da quel momento ho interrotto terapia. Che tuttora mi convinco a riprendere per poi ricadere di nuovo.
Perché ora faccio esattamente così: sembro riprendermi inizialmente, dopo un periodo breve o lungo di isolamento totale da tutto e tutti (non rispondo a messaggi, sto per la maggior parte del tempo solo a contatto con i miei genitori in casa mia, mi trascuro OVVIAMENTE non di mia volontà) mi riprendo e tutto sembra scomparso. é un circolo vizioso durante il quale si ripetono sempre le stesse cose: isolamento forzato (non da me, ma dall'ansia e dalla paura stesse, ripeto), pensieri intrusivi e negativi, pensieri paranoici, ansie - sociali e non. E poi un giorno mi sveglio e tutto è finito, sono tornata serena e devo trovare l'ennesima forza di spiegare a tutti quello che è successo - ottenendo sfilze di "non giustificarti". è diventato stancante, estraniante.
L'idea di avere 22 anni e di non aver fatto nemmeno la metà delle cose che un 22enne normale di norma fa, mi devasta, mi sconvolge e invece di spronarmi ad impegnarmi ancora più per migliorare la situazione, mi affossa.
Per non parlare poi del rapporto con i miei soli tre amici. Non mi capiscono, non riescono a comprendere il mio disagio e pretendono che io capisca il loro - si sentono presi in giro, rimangono male se non rispondo per settimane nonostante sappiano benissimo la situazione che mi attanaglia; sostengono che io mi adagi sulle mie difficoltà, che esageri ed esasperi il tutto, che pretendo di farmi giustificare da loro e che comunque nulla cambia, dopo anni e anni di quei circoli viziosi e crisi. Perché quei "non giustificarti" non servono a rassicurarmi, ma solo a farmi sentire un problema, una cosa in più, un intruso. Mi considerano un' incognita, un rebus. E non so se il problema sono davvero io - nonostante sia ovviamente certa di averne uno anche importate -, il fatto che non riesca a farmi comprendere o che non ascoltino per nulla. Non capiscono che la prima che vuole cambiare le cose sono proprio io e che non mi adagio sul mio problema. Quello che vivo è la cosa che mi schifa di più al mondo, che mi sta rovinando la vita e la giovinezza che non sto vivendo. E che, anche se non come vorrei realmente (cosa che cui Vi chiedo aiuto), mi impegno per superare. Non capiscono nemmeno che le crisi passate erano anche più forti e intense a livello di ansia e attacchi di panico, ma che ora durano "semplicemente" di più (da due settimane a un mese, per ora).
Vorrei togliermi di mezzo, vorrei obbligarli ad andarsene perché non voglio vederli soffrire - sì, a differenza di quanto sostengono loro, io li capisco eccome e loro stessi sono tra i primi che durante le crisi mi vengono in mente, facendomi sentire ancora di più una persona orribile per non riuscire a reagire e per essere così debole e fragile da non riuscire nemmeno a rispondere ad un messaggio. Non mi credono quando dico di stare male, di aver bisogno di un giorno di riposo dopo essere stata troppo tempo esposta in situazioni molto "sociali", in contatto con altri esseri umani. Pensano di essere loro un problema, comportandosi da vittime, ma no. Il problema non è il loro essere i miei amici, è proprio il loro essere umani. Dicono che non mantengo i piani, che non rispetto le loro decisioni, che sono egoista a scomparire. Ma allora, mi domando, chiederebbero ad una persona con il raffreddore di smettere di starnutire all'istante, senza neanche darle il tempo di guarire?
Qual è la verità? Qual è il mio problema? Perché non riesco a reagire? Ho bisogno d'aiuto, non so a chi rivolgermi per un consiglio - visto che uno dei miei amici considera la depressione nient'altro che un capriccio egoista e i sintomi che chiaramente si vedono (e che riconosco anche io ora, in un momento di lucidità) solo capricci e scuse. E se da una parte riesco a comprendere la loro difficoltà, dall’altra proprio non riesco a capire come una mia difficoltà che riguarda ME (e assicuro di rassicurali di continuo, per evitare sconforti o preoccupazioni da parte loro: non lo vorrei mai e non me lo perdonerei) possa addirittura essere un fastidio. Perché di fastidio parlano. Nonostante ripeta loro di smettere di giudicare qualcosa che non conoscono - e lo dica anche con tutta la calma del mondo - perché ciò non mi fa affatto reagire (sono fatta così, l'insulto mi uccide ancora di più) la situazione sembra non cambiare. Nell’ultimo messaggio che ho inviato loro ho spiegato tutto ciò che penso e che ho scritto anche qui, aggiungendo che, se davvero creo loro un disagio così importante, sono liberi assolutamente di fare ciò che credono sia meglio per loro; sono due giorni che non ottengo più risposta.
Hanno ragione? Sono davvero un potenziale impiccio e fastidio per gli altri, come loro dicono? Sono davvero un’intera che non vuole davvero guarire? Perché io non sento di esserli, sento di non starmi a piangere addosso. Il fatto è che non so, praticamente, da come iniziare. Come si può risolvere tutto al più presto? O meglio, come posso fare a convincermi a reagire e a prendere la situazione in mano al 100%? Come farò ora che, a quanto pare, ho perso tutti al di fuori della mia famiglia? Ho bisogno di un supporto, non so che fare. Ho idee autodistruttive che mi spaventano molto.
Spero in una risposta al più presto, buona giornata e grazie di cuore
si può amare senza essere innamorati?
Gentili Dottori
ho 23 anni, frequento un ragazzo da 6 mesi, forse i più belli di sempre. Entrambi all'inizio avevamo difficoltà a fidarci, a lasciarci andare e soprattutto nessuno dei due si era mai innamorato prima. Io ho avuto molti dubbi(non ero sicura di potermi innamorare ecc) ed ho provato diverse volte a mettere fine alla storia, ma lui, ogni volta, parlandomi per delle ore, è sempre riuscito a farmi superare questi blocchi. Ora mi fido di lui, sento di potergli parlare di qualsiasi cosa. Il problema è che lui si è innamorato e io no. Non provo le sensazioni che lui dice di provare. Non sappiamo cosa fare. Se penso di doverlo lasciare soffro molto, ho pianto per 2 giorni interi. Lui dice che se continua a stare con una persona che non prova niente col tempo gli passa e non vuole che la nostra storia diventi come le altre che ha avuto, quindi preferisce finirla qui. Poi ha detto che stare insieme pur non essendo innamorati vuol dire accontentarsi, e questo si può fare a 60 anni non a 20. A me lui piace molto, in ogni suo aspetto, penso sempre a lui e mi manca; non riesco a capire perchè non mi sia innamorata. A volte credo di amarlo, altre penso che ci lasceremo. Ho letto che se all'inizio non scatta la scintilla non ci si innamora più. È vero? Io mi vorrei innamorare almeno una volta nella vita, e vorrei farlo di lui. Vorrei fare la cosa giusta, ma non ho idea di quale sia.
Vi ringrazio in anticipo. Cordiali saluti.
Ansia in auto se guidano gli altri
buongiorno,
molti di voi rideranno della mia paura..
Soffro di attacchi di panico in auto ma non se guido io, solo se guidano gli altri. Non trovo aiuto da nessuna parte, diciamo che chi ne soffre appunto è perchè guida direttamente e non perchè è in auto con altri.
Questa paura deriva dal fatto che da ragazzo circa 15 anni fa, andando con i miei amici in auto loro andavano forte ed il avevo paura. Il problema è che adesso andando con chiunque anche a 50 allora ho paura.(ripeto se guido io posso andare anche veloce non ho nessuna paura)
Come posso risolvere questo trauma?
grazie della risposta.
saluti
Come si deve reagire alle provocazioni?
Ciao a tutti, sono nuova del sito e l'ho trovato molto interessante.
La domanda che volevo porre riguarda un comportamento molto particolare che mi è capitato di riscontrare, nel mio caso, solo in soggetti maschi. In pratica quando parlo con queste persone, una delle quali è mio padre, non si riesce a fare una conversazione diciamo così "seria" in quanto hanno la tendenza a prendere solo in giro. Un esempio: tempo fa ero in sovrappeso e mi sentivo solo dire "allora non dimagrisci", "vedo che sei dimagrita". Poi io ci tengo molto all'abbigliamento, agli accessori e sono molto orgogliosa delle cose che riesco a comprarmi e ad esempio un collega mi prende sempre in giro per questo:"hai la borsa di Amadori" e via dicendo.
Sembrano esempi banali ma con queste persone non riesco proprio a stabilire un dialogo perchè in pratica basano la loro conversazione solo su "sfottò" sulle cose che sanno darmi molto fastidio. Il problema poi è che, se glielo faccio notare, si offendono pure. Mi potete spiegare che cosa sta alla base di comportamenti simili? Devo dire poi che non lo fanno solo con me ma anche con altre persone anche se magari in maniera più blanda. Come si deve reagire a provocazioni del genere? Indifferenza?
Grazie per l'aiuto.
Paura dei botti
Ho un problema che porto con me da sempre:la paura dei botti/rumori forti.
Ho paura dei palloncini,dello spumante che viene stappato ma la mia fobia più grande sono i botti,i fuochi d'artificio,i botti che sparano prima dei fuochi e i botti di capodanno. Da piccola venivo derisa per questa mia fobia e tutt'ora chi ricorda il mio passato,durante le feste di paese,continua a prendermi in giro. Negli anni ho imparato a nascondere questa paura,evitando con qualunque scusa di andare alle feste di paese o mettendo del cotone nelle orecchie(anche se serve a poco),adesso che sono fidanzata e lui sa di questa fobia,cerca di starmi accanto,ma a lui piacciono le feste di paese e vorrebbe andarci sempre,io non lo posso obbligare a stare a casa,quindi lui quando iniziano i fuochi d'artificio mi abbraccia perché altro non può fare,senza parlare che i suoi parenti hanno "scoperto" di questa fobia e li vedo ridere sotto i baffi. Non so cosa fare,so che non passerà mai. Va meglio rispetto a quando ero bambina perché ho cercato di reagire ma in realtà ho ancora questa fobia.
Lei non sa scegliere tra me e il fidanzato, ma non voglio essere l'amante cosa fare?
Ho 27 anni.Tramite un corso di tedesco (viviamo all'estero), ho incontrato lei, 29 anni, bella e dolce, ma fidanzata da un anno con un ragazzo di 23 anni, che vive in Italia. La situazione con il suo lui é sempre stata burrascosa: litigi vari, un suo tradimento nel primo mese di relazione, etá differente...
Nel tempo mi sono innamorato, forse per la prima volta in vita mia, ma ho preferito nascondere per mesi i sentimenti ed esserle amico.Nonostante ciò, a Natale, scambiandoci i regali ( un album degli 883 ), le ho scritto una lettera dolce e romantica con i titoli delle loro canzoni e mi sono dichiarato a lei, con l'idea di essere rifiutato. Da lí il suo modo di fare é cambiato: prima rideva e scherzava come un'amica, ora ha iniziato ad abbracciarmi, coccolarmi, dicendo che mai nessuno l'aveva fatta sentire così.
Ci dividiamo per le vacanze, lei va a trovare il fidanzato: continui e giornalieri litigi, eppure lei non lo molla... eppure appena puó mi scrive che sono sempre il suo primo pensiero.
Ai ritorno in Germania, la situazione cambia del tutto: dopo pochi giorni, dopo una serata tra amici, rimasti soli a casa mia, lei mi bacia e passa la notte a casa mia ( complice una bufera di neve) e dorme con me... e passiamo tutta la notte a scambiarci baci e carezze, come due dolci fidanzati. Ma il giorno dopo inizia a provare rimorsi per il fidanzato, che ció che sta facendo é sbagliato e che non vuole illudermi su una possibile relazione... ma al tempo stesso dice tuttavia di pensarmi sempre e che le piaccio tanto.
Nonostante ció, due giorni dopo, si presenta l'occasione di recuperare dei libri a casa sua... mi chiede di rimanere a mangiare.... poi a dormire... ci baciamo e dop 4 ore di carezze e coccole, facciamo l'amore per tutta la notte. Da quel giorno é passata una settimana, ma continuiamo a vederci, sentirci, a fare l'amore ( ad esempio stasera viene di sua volontá a dormire a casa )... ma non prende la strada di mollare il fidanzato per me. Mi ha detto che ci sta pensando e sta prendendo tempo, perché dice che tiene ad entrambi.
La situazione é questa: dice di pensarmi sempre, di stare bene con me, che la rassicuro e la tranquillizzo, che sono quello con il quale vede un futuro vero, rispetto al fidanzato e ai suoi ex, mi dice che vuol fare l'amore con me ogni volta che può, e che mi vuole conoscere meglio per capire se puó passare del tempo con me, perché le piaccio e anche tanto ( e non sono cieco... lo vedo da come mi bacia e/o fa l'amore che i suoi sono sentimenti veri e non per divertirsi.).
Ma, d'altro canto, non vuol mollare il fidanzato, del quale afferma di non esserne innamorata, ma per il quale prova un semplice affetto, essendo lui stato un importante crocevia nella storia con il suo ex, per il quale lei é stata molto male... e mi dice che " forse, se non lo molla, é perché prova dei sentimenti per lui".
Lei non sa che fare, non sa chi scegliere, seppur dice che lei non è mai stata con due piedi in una scarpa e che odia tale siutazione... non vuole perdermi, nel bene o nel male, e non vuole ferirmi qualora scegliesse il suo fidanzato, e dice che non vuole illudermi.
Io capisco la confusione e tutto, perché dice sempre che come la tratto io, non la tratta nessuno, ma onestamente non voglio essere un amante... non mi voglio accontentare delle briciole altrui e per quello che provo sento di non meritarmi ció. Le ho dato tempo per schiarirsi le idee ( 3-4 settimane... ha un esame per un master e non voglio disturbarla in alcun modo e/o pressarla), ma al tempo stesso ieri sera ha detto " se io poi, quando ritorno qui da te non ho trovato una rispsota, io non ci posso fare niente: anzi chi mi vuole davvero mi aspetta".
Cosa fare? Io la desidero piú di ogni altra cosa al mondo, ma non voglio dividerla con nessun altro.Non me lo merito io, non lo merita lei, non lo merita il suo fidanzato.
Giochi "sessuali " tra bimbi
Salve, mia figlia ( 5) è stata coinvolta per due volte dal cuginetto di 6 anni in giochi "sessuali", lei racconta che lui le ha chiesto di togliere il costume e di fare L amore, quindi le dava dei baci in bocca e anche quando lei non voleva più lui insisteva di dargliene ancora e le diceva che doveva amarlo per forza, poi mi dice che si sono annusati le parti intime. La prima volta che me lo ha raccontato mi sembrava imbarazzata ma non sono riuscita a capire se lei era d accordo che tutto ciò accadesse oppure no. Mi dice che non voleva fare quel gioco ma che si è presa coraggio e L ha fatto ( testuali parole) la seconda volta che è accaduto mentre lo raccontava mi sembrava più tranquilla ma ripeteva che lei non avrebbe voluto, non so però se lo diceva come per tranquillizzarmi o perché davvero si è sentita obbligata... in ogni caso come devo comportarmi ? Premetto che ( anche se con fatica ) ho sempre cercato di tenere un atteggiamento tranquillo e distaccato quando le chiedevo a cosa stavano giocando sotto le coperte... mio marito dice che dovrei evitare che restino da soli, come posso gestire la situazione? Grazie per la vostra risposta
2 risposte - LeggiCome dovrei comportarmi con il mio ragazzo che soffre di disturbo ossessivo compulsivo?
Buonasera Dottori,
Sono una ragazza di 24 anni e lavoro in proprio
Sono fidanzata da quasi 2 anni con un ragazzo che soffre di DOC (dal 2017), causa scatenante del problema: brutto rapporto con i genitori ed il fratello maggiore che da piccolo lo picchiava.
Personalmente mi reputo una persona tranquilla e sensibile, anche io in passato ho sofferto di alcuni disturbi (depressione, attacchi di panico , disturbi alimentari) , cosa che mi porta ad essere particolarmente empatica nei confronti delle persone, perché so cosa significa provare della sofferenza. Con tanta tanta volontà ne sono sempre uscita da questi problemi, anche se ogni tanto sfocio in qualche ricaduta soprattutto dal punto di vista alimentare
Io ed il mio ragazzo condividiamo tante passioni ed hobby, è un bravissimo ragazzo ma purtroppo questo disturbo che si porta dietro in silenzio credo stia peggiorando e sta condizionando la nostra relazione.....Ha iniziato la sua prima terapia con uno psicologo nel 2017, fino ad arrivare ad essere seguito da uno psichiatra il quale poi gli ha prescritto l' assunzione di sertralina, ed ha continuato a prenderla per tutti questi anni diminuendo il dosaggio solo da qualche settimana (seguito dal suo dottore)
Purtroppo la situazione per me sta diventando davvero difficile, sono innamorata di lui e purtroppo tendo ad essere eccessivamente premurosa nei suoi confronti , cerco sempre di invogliarlo a fare delle belle attività come allenarsi, leggere, fare meditazione , passeggiate in montagna ( tutte cose che facciamo insieme ) , ultimamente però ho notato che i momenti in cui si chiude iniziano ad essere sempre più frequenti... ad esempio si chiude in camera e lo sento girare su se stesso con una camminata irrequieta oppure lo vedo seduto che fissa il vuoto,
ed ha conseguenti scatti di ira, tanto che capita che mi lancia il telefono in aria o inizia a sbattere porte e tutto quello che si trova davanti...
Due sere fa abbiamo avuto una forte discussione , e mentre eravamo in ascensore mi ha stretto la mano piegandomela verso l'esterno quasi come se mi volesse spezzare un polso, gli dicevo di smetterla perché mi stava facendo davvero male ma si è fermato solo quando la porta dell'ascensore si era riaperta. Sembrava aver perso il lume della ragione in quel momento
La mia preoccupazione è quella di dover convivere con una persona che si sta rivelando violenta e perennemente triste e chiusa in se stessa, mi domando se mai potrò avere un futuro o se sono io che sto sbagliando qualcosa ( lui vorrebbe al suo fianco una persona sempre positivissima e tranquillissima ma è praticamente impossibile non avere mai dei momenti di sconforto o di rabbia nella vita ) difatti sto valutando se sia giusto lasciarlo o meno, nonostante ripeto io sia innamorata persa e lui lo sia di me e nei momenti in cui sta bene è bravissimo e molto dolce...
La sua famiglia non sa più come comportarsi con lui e si affidano a me, non capendo che io non posso guarire nessuno ma posso solo aiutare e sostenere laddove c è bisogno, e lo faccio con il cuore...
Ho tanti pensieri per la testa tra la mia attività , le spese ed altre problematiche di salute legate ai miei genitori , la situazione con il mio ragazzo mi sta solo rendendo ancora più stressata e triste e per questo a volte anche a me capita di avere degli scatti di ira ( che fortunatamente si placano poco dopo, odio litigare )
Come dovrei comportarmi? Il mio pensiero è : Se lo lascio spero solamente di non peggiorare il suo malessere...ma allo stesso tempo mi sentirei in colpa per aver "gettato la spugna" e per aver perso un ragazzo che in fondo non ha nulla che non va, se non solo questo disturbo che condiziona la sua vita di tutti i giorni... e mi fa tenerezza in alcuni momenti
Dottori secondo voi dovremmo optare per una terapia di coppia ? Oppure dovrei lasciarlo e vedere come va ? Ha rifiutato più volte la proposta di sottoporsi ad una terapia di coppia..
Vi ringrazio per il vostro prezioso consiglio e per aver dedicato il vostro tempo a leggere quanto ho scritto
Mi sento sempre male
Buongiorno… ho una domanda che mi faccio da molto tempo, ma della quale non ho mai voluto sapere la risposta credo. Inizio con qualche info:
Ragazza di 25 anni con obesità grave e straniera.. cresciuta in Italia e che per le precedenti sue caratteristiche non si è mai integrata con i suoi coetanei. A scuola sempre derisa ed esclusa.. dalle elementari fino alla fine delle superiori.. con il tempo mi sono allontanata dalle pochissime persone che mi accettavano e volevano bene… piano piano ho smesso di uscire con gli amici perchè il disagio e l’ansia che provavo quando dovevo socializzare era troppo per me. Ho smesso di uscire del tutto dopo un pó… per giustificare con i pochi amici che mi erano rimasti il fatto che non uscissi più mi sono inventata di essermi trasferita lontano per lavorare.. ho cominciato a parlare con le persone solo online, finchè la bugia non era troppo grande da gestire e così ho smesso di rispondere anche li e ho disattivato tutti i social. Ansia sociale? Non mi è mai stata diagnosticata visto che non sono mai stata da un professionista ma credo si tratti di qualcosa del genere… sono chiusa in casa da circa 4 anni ormai. Mi sento un fallimento, non lavoro per aiutare la famiglia perché ho paura di uscire e penso di non saper fare nulla visto che non ho finito la scuola perchè era una tortura stare in classe con i compagni. Credo che oltre l’ansia sociale ora stia sfociando pure nella depressione.
ma ora arriva la domanda….
Mi sento sempre male, ho sempre un dolore fisico, passo da un malessere all’altro.. puó essere causato dal mio malessere psichico? È il mio cervello che cerca scuse per non farmi uscire dalla cella in cui sto? Mi chiedo questo perchè molte volte mi è capitato che la notte mi mettevo in testa di svegliarmi da questo loop e iniziare a vivere , ma poi quando la mattina mi svegliavo avevo sempre un malore che me lo impediva di fare.
Ho scritto molto, lo so e chiedo scusa per questo.
Paura di una relazione?
Buonasera, sono un ragazzo di 28 anni e da alcuni mesi frequento una ragazza di 25. Ci siamo sentiti per messaggi per un paio di settimane e visti un paio di volte dopo le quali lei decise di chiudere i contatti perchè non era scattata la scintilla. Dopo un mese la incontro insieme ad un gruppo di amici ad una cena, l'incontro potrebbe sembrare casuale ma lei fece di tutto per essere presente quella sera. Il giorno dopo mi scrive e riprendiamo i rapporti. Mi dice di non volere una relazione e decidiamo di avviare una relazione senza etichette. Con il tempo mi accorgo che per "relazione senza etichette" lei intenda il fatto di sentirci constantemente ma vederci il meno possibile. Infatti abbiamo pochi rapporti sessuali e tende a disdire gli appuntamenti all'ultimo minuto. Le motivazioni a non voler una relazione cambiano di giorno in giorno, inizialmente dice di non voler una relazione perchè terrorizzata dalla possibilità di ferire o ferirsi (paura derivante dalle ultime relazioni), poi per paura che io possa fuggire qualora venissi a conoscenza di alcune sue caratteristiche e infine di non essere presa da me. Quest'ultimo concetto lo ribadisce spesso in varie occasioni, anche quando disdice gli appuntamenti. Mi dice che non riesce ad essere spontanea con me perchè lei non prova gli stessi sentimenti che provo io, tuttavia i fatti fanno pensare a tutt'altro. Infine, capisce di avermi ferito e decide di chiudere il rapporto ma mi chiede di continuare a sentirci perchè non mi vuole perdere. Non capisco se la causa principale sia la paura ad avere una relazione oppure se effettivamente non le piaccio abbastanza.
1 risposte - LeggiUrgenti problemi a livello sociale a 22 anni, non riesco a prendere la mia vita in mano
Salve a tutti. Ho quasi 22 anni ed è dalla terza media che riscontro costantemente problemi a livello sociale, sia a contatto con i miei coetanei, con i miei soliti tre amici e con le persone in maniera più generica.
All'inizio è stata davvero difficile, ho perso un anno di scuola - il quarto delle superiori - proprio a causa della mia difficoltà nel frequentare l'ambiente scolastico con costanza. Ho abbandonato per gli stesso motivi anche un corso di chitarra che inizialmente sembrava giovarmi ma che poi mi ha caricato ancora più di preoccupazioni - infondate, me ne rendo conto in questo momento lucido in cui sto scrivendo. Ho recuperato due anni in uno e ottenuto la maturità in tempo poi, confrontandomi con me stessa e apparentemente ottenendo un equilibrio mentale che all'epoca ritenevo stabile (ovviamente il tutto accompagnato da psicoterapia, terapia farmacologica e una diagnosi di depressione).
Ho continuato il mio percorso terapeutico fino all'inizio della pandemia, che ha scombussolato praticamente tutto. Quell'equilibrio che pensavo di aver trovato si è distrutto e ogni progresso che stavo facendo insieme a lui (riuscire ad uscire di casa regolarmente, anche da sola, prendere mezzi da sola, fare nuove amicizie, frequentare il nuovo ambiente universitario, provare a conoscere un ragazzo con cui intraprendere una relazione - che tuttora non c'è mai stata in 22 anni - e altro correlato a tutto ciò). Da quel momento ho interrotto terapia. Che tuttora mi convinco a riprendere per poi ricadere di nuovo.
Perché ora faccio esattamente così: sembro riprendermi inizialmente, dopo un periodo breve o lungo di isolamento totale da tutto e tutti (non rispondo a messaggi, sto per la maggior parte del tempo solo a contatto con i miei genitori in casa mia, mi trascuro OVVIAMENTE non di mia volontà) mi riprendo e tutto sembra scomparso. é un circolo vizioso durante il quale si ripetono sempre le stesse cose: isolamento forzato (non da me, ma dall'ansia e dalla paura stesse, ripeto), pensieri intrusivi e negativi, pensieri paranoici, ansie - sociali e non. E poi un giorno mi sveglio e tutto è finito, sono tornata serena e devo trovare l'ennesima forza di spiegare a tutti quello che è successo - ottenendo sfilze di "non giustificarti". è diventato stancante, estraniante.
L'idea di avere 22 anni e di non aver fatto nemmeno la metà delle cose che un 22enne normale di norma fa, mi devasta, mi sconvolge e invece di spronarmi ad impegnarmi ancora più per migliorare la situazione, mi affossa.
Per non parlare poi del rapporto con i miei soli tre amici. Non mi capiscono, non riescono a comprendere il mio disagio e pretendono che io capisca il loro - si sentono presi in giro, rimangono male se non rispondo per settimane nonostante sappiano benissimo la situazione che mi attanaglia; sostengono che io mi adagi sulle mie difficoltà, che esageri ed esasperi il tutto, che pretendo di farmi giustificare da loro e che comunque nulla cambia, dopo anni e anni di quei circoli viziosi e crisi. Perché quei "non giustificarti" non servono a rassicurarmi, ma solo a farmi sentire un problema, una cosa in più, un intruso. Mi considerano un' incognita, un rebus. E non so se il problema sono davvero io - nonostante sia ovviamente certa di averne uno anche importate -, il fatto che non riesca a farmi comprendere o che non ascoltino per nulla. Non capiscono che la prima che vuole cambiare le cose sono proprio io e che non mi adagio sul mio problema. Quello che vivo è la cosa che mi schifa di più al mondo, che mi sta rovinando la vita e la giovinezza che non sto vivendo. E che, anche se non come vorrei realmente (cosa che cui Vi chiedo aiuto), mi impegno per superare. Non capiscono nemmeno che le crisi passate erano anche più forti e intense a livello di ansia e attacchi di panico, ma che ora durano "semplicemente" di più (da due settimane a un mese, per ora).
Vorrei togliermi di mezzo, vorrei obbligarli ad andarsene perché non voglio vederli soffrire - sì, a differenza di quanto sostengono loro, io li capisco eccome e loro stessi sono tra i primi che durante le crisi mi vengono in mente, facendomi sentire ancora di più una persona orribile per non riuscire a reagire e per essere così debole e fragile da non riuscire nemmeno a rispondere ad un messaggio. Non mi credono quando dico di stare male, di aver bisogno di un giorno di riposo dopo essere stata troppo tempo esposta in situazioni molto "sociali", in contatto con altri esseri umani. Pensano di essere loro un problema, comportandosi da vittime, ma no. Il problema non è il loro essere i miei amici, è proprio il loro essere umani. Dicono che non mantengo i piani, che non rispetto le loro decisioni, che sono egoista a scomparire. Ma allora, mi domando, chiederebbero ad una persona con il raffreddore di smettere di starnutire all'istante, senza neanche darle il tempo di guarire?
Qual è la verità? Qual è il mio problema? Perché non riesco a reagire? Ho bisogno d'aiuto, non so a chi rivolgermi per un consiglio - visto che uno dei miei amici considera la depressione nient'altro che un capriccio egoista e i sintomi che chiaramente si vedono (e che riconosco anche io ora, in un momento di lucidità) solo capricci e scuse. E se da una parte riesco a comprendere la loro difficoltà, dall’altra proprio non riesco a capire come una mia difficoltà che riguarda ME (e assicuro di rassicurali di continuo, per evitare sconforti o preoccupazioni da parte loro: non lo vorrei mai e non me lo perdonerei) possa addirittura essere un fastidio. Perché di fastidio parlano. Nonostante ripeta loro di smettere di giudicare qualcosa che non conoscono - e lo dica anche con tutta la calma del mondo - perché ciò non mi fa affatto reagire (sono fatta così, l'insulto mi uccide ancora di più) la situazione sembra non cambiare. Nell’ultimo messaggio che ho inviato loro ho spiegato tutto ciò che penso e che ho scritto anche qui, aggiungendo che, se davvero creo loro un disagio così importante, sono liberi assolutamente di fare ciò che credono sia meglio per loro; sono due giorni che non ottengo più risposta.
Hanno ragione? Sono davvero un potenziale impiccio e fastidio per gli altri, come loro dicono? Sono davvero un’intera che non vuole davvero guarire? Perché io non sento di esserli, sento di non starmi a piangere addosso. Il fatto è che non so, praticamente, da come iniziare. Come si può risolvere tutto al più presto? O meglio, come posso fare a convincermi a reagire e a prendere la situazione in mano al 100%? Come farò ora che, a quanto pare, ho perso tutti al di fuori della mia famiglia? Ho bisogno di un supporto, non so che fare. Ho idee autodistruttive che mi spaventano molto.
Spero in una risposta al più presto, buona giornata e grazie di cuore
Asessuale o...?
Salve. Sono una ragazza di 23 anni, da molto tempo mi turbano non pochi pensieri e sensazioni che non si soffermano soltanto sulla mia sessualità problematica, affatto... Questa è una piccola premessa doverosa perché vi è anche la possibilità che possano esistere dei condizionamenti in atto, tramandati da esperienze e intervalli di tempo precedenti. Sinceramente spero sia così. Ho sofferto in passato (durante le medie e superiori) di derealizzazione cronica, depressione, ansia generalizzata e pensieri ossessivo-compulsivi che riuscivano a protrarsi anche per più giorni nella loro fase più intensa ; tutto ciò in seguito ad episodi di bullismo verbale che mi hanno portato ad un'emarginazione e solitudine profonda. Attualmente mi sento meglio, più sicura ma allo stesso tempo sempre confusa, conservando una patina, spessa anche se non sembra, di necessità di mantenere le distanze. Inoltre a volte mi sento bloccata, soprattutto se devo agire per il futuro, come congelata, ho molte idee e passioni varie ma mi sento come ancorata all'immobilità; Ho un carattere naturalmente introverso e sensibile e questi eventi traumatici, almeno per la mia persona, mi hanno portato ad allontanarmi ancora di più, vivo nel mio mondo fatto di fantasticherie e passeggiate in mezzo alla natura in solitaria. Da molto tempo penso di voler entrare in terapia solo che, a dirla tutta, non trovandomi in situazioni economiche eccellenti ciò mi ha sempre in qualche modo 'bloccato'...e non saprei se rivolgermi ad un analista o sessuologo, vista la varietà delle 'difficoltà'. In passato sono andata da due psicologi (uno situato al liceo) che mi hanno aiutato ad affrontare l'angoscia del momento ma se mi ritrovo ancora a fare questi discorsi penso che ci sia ancora molto margine di miglioramento... Detto ciò, rientrando nell'argomento principale, ossia la mia sessualità, ciò mi turba profondamente perché mi piacerebbe almeno riuscire a godere la mia sessualità e invece no, neanche questo piacere, ciò risulta essere un problema ingombrante a dismisura, portando alla creazione di una grande invidia per la stragrande maggioranza della popolazione mondiale... Più nello specifico e cercando di descrivere le mie sensazioni sull'argomento...ho pensato che, all'epoca, la derealizzazione che si è protratta per qualche tempo e lo stato pietoso del mio stato d'animo avessero potuto deviare in qualche modo il desiderio di avere un po' d'intimità con qualsivoglia persona, dato che a momenti provavo vergogna nel mostrare la mia persona fisica mentre passeggiavo per strada ai passanti. Soltanto che vorrei aver fatto qualche passo avanti al giorno d'oggi, ho 23 anni e non sono più giovanissima, avrei potuto capirci qualcosa fino ad oggi almeno e invece niente . Ho letto che l'asessualità dovrebbe manifestarsi, come concetto base, in mancanza d'attrazione sessuale... In realtà sembrerà strano a dirsi ma non so se io l'abbia mai provata o meno, nel senso che non sono molto brava ad etichettare le sensazioni che provo e a dire con certezza che è stato così, trovo tutto molto vago e vario. Di certo a volte, ciò che noto spesso, è di provare attrazione sessuale (sensazione di calore e sensazione li tipiche) ma perlopiù accade con persone che non conosco, anche se raramente ma ultimamente con maggior frequenza, nonostante ciò, in ogni caso, quando si traduce all'atto vero e proprio, è come se perdessi la capacità di sentire. Dico anche che sono molto romantica, quando vedo un ragazzo riesco a capire se mi piace o meno fisicamente anche se sono piuttosto cerebrale e considero altri aspetti molto importanti. Inoltre le mie fantasie sono piuttosto bizzarre e ricorrenti quando mi masturbo, e la natura di esse è la fonte di una buona parte delle mie inquietudini; ad esempio immagino spesso di essere un uomo con membro annesso...(ovviamente) e di avere rapporti con donne ed uomini. Ora. Io sono fermamente convinta di voler restare donna e mi considero anche abbastanza femminile, non ho mai avuto tendenze o desideri che potessero far pensare di voler appartenere all'altro universo. Detto ciò vi ringrazio, ci ho impiegato un po' per scrivere ciò, è stato uno sfogo... Saluti
1 risposte - LeggiInsicurezza che sta diventando ingestibile
Buonasera, sono una studentessa universitaria al sesto anno di una laurea a ciclo unico. Nel corso degli anni ho avuto i miei momenti di sconforto riguardanti gli esami ma sono sempre avanti perchè forza e ambizione erano superiori a tutto. Lo scorso anno ho affrontato un tirocinio di 6 mesi in cui sono riuscita ad instaurare con i colleghi e con i tutor un bellissimo rapporto e a dare esami con il massimo dei voti nonostante contemporaneamente io e la mia famiglia stavamo attraversando un brutto periodo, un fulmine a cielo sereno direi... ma io con dedizione continuavo a dedicarmi all'università e a dare il mio massimo, anche spinta dalla situazione del momento. Dal quarto anno avevo il desiderio di fare la tesi in un particolare ambito e da tre mesi a questa parte ho iniziato la tesi sperimentale. Premetto che è un tipo di laboratorio che non avevo mai fatto e che purtroppo non sono affiancata da né da colleghi né da altri tutor ma ho solo la docente come punto di riferimento (contrariamente ad altri colleghi che sono molto più affiancati). Lei è molto tranquilla, ma io ad oggi mi sento bloccata come se non riuscissi ad ingranare in laboratorio (nonostante alcuni piccoli progressi li faccio), perchè continuo a fare errori dettati dall'ansia e dall'insicurezza e soprattutto quando sono da sola nel fare i procedimenti entro facilmente in panico perchè mi sento incapace ed insicura e soprattutto continuo a rimuginare anche quando sono a casa, per cui non riesco a studiare e a staccare dal laboratorio. Io ho parlato con lei, anche con le lacrime agli occhi, e lei semplicemente dice di vivermela serenamente e che gli sbagli li fanno tutti, che devo semplicemente essere più sicura, senza essere così apprensiva.. ma in questo momento di fragilità a me sembra impossibile. Anche perchè la tesi dovrebbe durare un anno.. e se dopo tre mesi sono così, non so se riuscirò a reggere. Non riesco a capire se non mi trovo nell'ambiente, se sono all'altezza, se lei inconsciamente mi mette in soggezione nella mia testa e quindi non riesco ad instaurare un rapporto che mi permette di imparare da lei o se semplicemente non è la mia strada e magari avrei necessità di qualcuno che mi possa seguire di più data la mia insicurezza. È la prima volta che mi capita e non so davvero cosa fare, anzi mi stupisce parecchio questo mio essere costantemente infelice e non riuscire a vedere la gioia nelle piccole cose. Vi ringrazio di cuore per aver letto.
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