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Psicologo sí/no?
Ho sofferto di depressione dai 14 ai 15 anni a causa anche di una forte anemia. Ora, 6 anni dopo avverto nuovamente quella sensazione di solitudine, vuoto e noncuranza per me stessa. Una mancanza di stima che mi limita perché per avverare i miei sogni e la cosa principale credere in se stessi (attrice) e io non riesco a trovare in me le forze per investire in me stessa. Dovrei contattare uno psicologo?
1 risposte - LeggiInfatuazioni e amore
Buongiorno, sono una donna di 44 anni, sposata da 18, ho il doc da 20 anni, purtroppo non ho potuto vivere in pieno la mia adolescenza e mi accorgo per poco autostima mi infatuo subito di uomini da uno sguardo da un complimento e fantastico, ho avuto due storie extra coniugali e l'ultimo uomo mi ama tanto, vuole avere un futoro, ma io a volte lo amo a volte voglio chiudere, insomma un giorno sul melo, un giorno sul pero, e poi sensi di colpa verso mio marito che mi ama a modo suo, ma molto egoista e per il quiete vivere non si accorge. Per quando riguarda la famiglia io la amo e sono serena, ma come coppia non c'è dialogo e condivisione. Cosa fare? Grazie
2 risposte - LeggiMancanza di passione. Quanto conta l'aspetto?
Gentili esperti,
Sono una ragazza di 25 anni e da un paio di anni mi frequento con un ragazzo di 29 con cui ho grande feeling mentale ma esigua attrazione estetica. Il mio fidanzato, sessualmente parlando, è molto passionale e vivace ma, sebbene non trovi che sia un brutto ragazzo, non ho particolare trasporto. Tengo a precisare che prima di conoscere il mio attuale compagno ho sofferto per aver provato dei sentimenti verso un altro ragazzo di 4 anni più grande di me, verso cui ero particolarmente coinvolta fisicamente, il quale, contrariamente, non mi corrispondeva emotivamente ma soltanto a livello passionale contattandomi, tra l'altro, in maniera saltuaria. Da quel momento in poi ho iniziato ad assegnare maggior rilievo all'aspetto emozionale, reputando la condivisione di esperienze e la frequentazione componenti maggiormente premianti in una coppia, tuttavia, ad oggi, ciò che viene meno è proprio questo lato estetico che non so se sia davvero importante in una relazione.. Ringrazio in anticipo a chi mi fornirà qualche spunto di riflessione.
Troppo diversi?
buongiorno
sono un uomo di 46 anni e ho intrapreso da pochi mesi una relazione con una donna di 38 anni con cui mi trovo molto bene.
sentiamo entrambi di essere molto innamorati e quando siamo insieme è tutto molto gratificante.
tra le tante chiacchierate che facciamo spesso però mi ha confidato una cosa che mi ha davvero sconvolto. ovvero che se per una ipotesi si trovasse in condizioni economiche indigenti e fosse single, pensa che sarebbe anche disposta a vendere il proprio corpo.
premetto che è sempre stata molto libera sessualmente, priva di pregiudizi e non ritiene che il sesso debba essere legato all amore.
questa affermazione però mi ha davvero sconvolto e destabilizzato.
continuo ad avere questa voce che mi ripete che la mia compagna sarebbe disposta anche a prostituirsi, se pur "selezionando"...
non so più davvero cosa pensare
chiedo aiuto
Quando il rapporto con la suocera altera il tuo equilibrio.....
Salve,
Ho 28 anni e ho un bambino di quasi un anno. Prima della nascita di mio figlio tutto era perfetto, mi sentivo felice e serena psicologicamente, stavo per realizzare il sogno di creare una mia famiglia e mai avrei immaginato di trovarmi nell'ansia che mi accompagna da un anno a questa parte. Il mio problema, ahimé, sono i miei suoceri, che ovviamente stanno minando anche il rapporto con il mio compagno. Dopo la nascita del mio bimbo ho cominciato a notare atteggiamenti strani e eccessivi soprattutto di mia suocera, la quale ha cominciato da subito ad atteggiarsi da seconda mamma: in più di qualche occasione ha detto a me e a terze persone che il bambino non era mio ma suo, quando piangeva correva lei a prenderlo su per consolarlo, me lo prendeva dalle braccia in ogni occasione e quando siamo da loro non fanno altro che passarselo dalle braccia senza considerarmi, mettendomi a disagio; se devo allattarlo fanno finta di non sentire per non darmelo e, per giustificare il tutto, lei continua a dire che questo è l'unico modo di godersi il nipote. Adesso che ha cominciato a mangiare, vogliono fargli assaggiare qualsiasi cosa di mano loro, nonostante io abbia detto di essere contraria (ci avevano già provato ancora quando era piccolino).
E tralasciando il fatto che inizialmente passavano il tempo a paragonare il nipote al papà e alla loro famiglia in tutto e per tutto! Ogni cosa faceva, anche il modo di sbadigliare, assomigliava al papà o a qualche loro parente. (Parlo di una famiglia che voleva un nipote maschio per portare avanti la razza...parole loro)
La mia impressione è che mia suocera continui a voler sottolineare le origini paterne del nipote e il suo ruolo in questo ( continua a rivolgersi al bimbo fin da quando era piccolo fantasticando sul fatto che lui una volta cresciuto andasse a dormire da lei o che andasse a trovarli senza genitori).
Io, vedendo l'atteggiamento e essendo già prevenuta di mio sulla categoria "suocere", ho cominciato subito a mettere paletti, a dire quello che non mi andava e a pretendere di andare a trovarli solo con il mio compagno una volta a settimana. Ero e sono fermamente convinta che se non avessi messo questi paletti, mi troverei in una situazione ancora peggiore di possessività.
Qui però entra in gioco il mio compagno, che si è rivelato essere un gran mammone! Non solo ha sempre giustificato la mamma quando ho espresso il mio disagio, ma anzi pretendeva che la coinvolgessi nella mia vita e nell'accudimento di mio figlio vedendola più volte a settimana. Quando gli ho spiegato che non me la sentivo, sono passata per cattiva e ingrata.
In più, se c'è da fare qualcosa, qualche weekend fuori porta o altro, vuole sempre coinvolgere i genitori e passare tempo con loro per fargli godere il nipote.
A tutt'oggi questo è motivo di discussione tra noi, a tal punto che i miei sentimenti per lui sono cambiati, perché non mi sento considerata e rispettata. Questa situazione mi sta portando al limite, mi sveglio la notte e non riesco più a dormire; quando andiamo a trovarli sono sempre tesa e agitata e ogni piccola cosa mi fa scattare. Avrei bisogno forse di trovare un lavoro o qualcosa che mi impegni, ma so già che sarei obbligata a lasciare mio figlio ai suoceri, senza poter scegliere i miei genitori o il nido, e non voglio nel modo più assoluto, anche perchè non mi fido di loro, hanno un modo di vedere le cose completamente diverso dal mio e più volte a casa loro ho assistito a litigate brutte, alle quali non voglio dover far assistere il mio bimbo. Tutto questo sta rovinando la nostra vita di coppia oltre al futuro del mio bambino, al quale non voglio negare dei genitori uniti. Mi sono fatta mille domande, se sono sbagliata io, o se magari vedo la cosa in modo esagerato. Inutile dire che a volte riescono a farmi sentire in colpa. Sono sempre stata una persona buona, paziente e rispettosa. E adesso non mi riconosco in come questa situazione mi sta trasformando. A volte mi sento cattiva e mi spaventa dirlo, ma non posso negarlo, credo di provare una sorta di odio nei loro confronti, sentimento mai provato prima.
Io da quando è nato mio figlio non riesco più a sopportare e a far prendere decisioni agli altri per me. E questo il mio compagno l'ha notato, dicendomi che sono cambiata e diventata scontrosa, lontana dalla persona di cui si era innamorato. Vorrei solo ritrovare la serenità e l'equilibrio con lui, ma a volte ho l'impressione che l'unico modo sarebbe accontentarlo e cedere.
Piccolo dettaglio forse irrilevante per voi, ma che per me ha inciso in parte, le frasi di mia suocera sul fatto che il nipote fosse suo e il suo comportamento di possessività non sono mai riuscita a sopportarlo anche perchè un anno e mezzo prima avevo perso un bimbo al nono mese di gravidanza....non pretendo che capisse le mie paure iniziali con la nascita del secondo bimbo, ma un minimo di sensibilità e rispetto credo dovesse averla.
Paura, Ansia, Stress, Panico, sono a pezzi.
Salve a tutti ho 30 anni, godo di ottima salute, sono saltuariamente impegnato nella mia attività on-line dove mi occupo della vendita di oggetti. Premetto che ho perso mio padre 2 anni fa, per cancro, scoperto così all'improvviso, aveva 50 anni, la malattia l'ha portato via in meno di 1 anno. Cosa che mi ha dato stimolo per allargare la mia attività e non rimanere bloccato mentalmente sulla perdita. A metà dicembre ho perso anche mia nonna, purtroppo aveva l'Alzheimer, era come una seconda mamma, e ora sono rimasto solo con mia madre, mentre mia sorella è andata via per lavoro lontano da noi. Sono fidanzato da 5 anni, ho un buon rapporto con la mia lei. Dopo la morte di mia nonna (anzi quasi alla fine della morte di essa) mi è crollato il mondo addosso, per i primi 10 giorni, diciamo fino al 2/3 gennaio sono stato così male mentalmente che iniziavo a vedere il mondo grigio, ho paura se piove, ho paura se nevica, ho paura del freddo, ho paura di rimanere bloccato, ho paura del traffico, della confusione, ho paura di affrontare discorsi, a volte ho così paura che le parole che penso e che sto per dire vengono fuori in modo strano, ho paura di viaggiare, il solo pensiero di alzarmi dal divano per fare anche una vacanza, mi terrorizza e mi condiziona. L'unica cosa che mi tranquillizza, è lo stare sul divano in pigiama vicino a una fonte calorifera. Una cosa che mi tiene sollevato e il pensiero dell'estate, del caldo. Ho paura di entrare nelle posta perché c'è gente, ci ho provato e inizio a sudare freddo, sto male e scappo perdendo anche il turno, scappò dal traffico quando mi è possibile, appena vedo che sono in una situazione dove mi sto bloccando, faccio retromarcia o inversione, annullando anche gli impegni. Ho paura di stare sulla sedia del barbiere e della mantella, non riesco a tenerla mi sento soffocare, inizio a farmi rosso, e sono dovuto anche scappare da lui, poi torno e le faccio tagliare ma mantella senza riempiendo di peli. Sono stato da una Psicologa un paio di volte a distanza di 1 settimana, ma non mi è stata d'aiuto, penso che sia solo una spesa di soldi inutile. Assumo Ansia ben relax, ho visto in TV la pubblicità, è un integratore alimentare, ne prendo 1 al giorno, ma penso che non funziona. Ho provato anche le gocce di bach. Stessa cosa. La mattina mi ritrovo senza saliva con la gola talmente secca che non riesco a ingoiare, ho con me sempre una bottiglia di acqua, nei momenfi più particolare sopratutto quando esco, porto l'acqua con me e appena ho quella sensazione bevo, anche se non passa io lo faccio. Insomma che mi sta succedendo? 2/3 mesi fa non era così, sono sempre stato solare e con voglia di uscire. Che devo fare secondo voi? Sto troppo male ☹
1 risposte - Leggifreno inibitorio: cosa significa?
Salve buonasera volevo sapere cosa significa non avere freni inibitori
3 risposte - LeggiCosa mi succede? Non provo affetto per nessuno
Buonasera, mi trovo a scrivere qui e nn so perché, non per sminuire nessuno ma mi fa sentire una senza speranze ma poi in fondo mi sembra l ultima risorsa.
sono consapevole di nn avere mai avuto una vita "normale" , genitori separati mamma giovane padre quasi del tutto assente e tutte le cazzate che potrei dire, ho paura d farlo solo x giustificarmi,solo x autocompatirmi.
ho sempre creduto d avere il controllo su tutto ma nn e mai stato cosi, ora mi ritrovo quasi sola, ho lasciato da un mese un uomo che mi amava incostantemente da 5 anni perche nn provo piu nulla, ma ne verso lui ne verso nessun altro.
nn ho affetto x nessuno, nn me ne frega d nessuno ne se stanno bene ne se stanno male.
mi sento un mostro, una piccola inutile donna.
Perchè vivere?
La domanda di questi giorni è : Perché Vivere?
Non riesco a trovare qualcosa per la quale valga la pena vivere, l’unica cosa che mi tiene qui sono i miei genitori e mia sorella, loro non meritano un dolore così grande, non meritano di perdere una persona alla quale vogliono tanto bene. Tutti gli altri se ne farebbero una ragione, starebbero male un pochino, ma poi passerebbe tutto. Io perché devo continuare a “vivere” una vita che non mi porta da nessuna parte ? Perché devo vivere? Non vedo un futuro, non mi piace studiare, non mi fiderò mai di nessun ragazzo. So per cosa devo vivere ma non so per cosa VOGLIO vivere.
Tutto ciò che faccio lo faccio per impiegare il tempo, è solo un palliativo, nell’attesa che il giorno finisca. Il problema è che quando un giorno finisce, ne inizia un altro e tutto si ripete come il giorno prima.
Non ho la forza di andare avanti, non ho la forza per fare niente, non ho la forza di studiare, di leggere, di amare la vita. Amare la vita…ma poi perché? È qualcosa che ho voluto io?
No, io non volevo nascere.
Se non fossi nata adesso non avrei nessun problema, se non fossi nata, nessuno piangerebbe per la mia morte.
E invece devo stare qua, costretta, per far giocare qualcuno che si annoiava e ha deciso di creare il mondo. Sempre se questo qualcuno esiste. Se non esistesse sarebbe ancora peggio. Sarei qui per pura casualità.
Il mondo è cattivo, le persone sono cattive, è tutto pieno di sofferenza, soffriamo tutti e non abbiamo il coraggio di porre fine a tutto ciò. Vorrei che il mondo finisse e si portasse via tutti i dolori e la cattiveria dell’umanità. Sarebbe meglio per me, per tutte le persone che vivono adesso e che vivranno in futuro. Smettiamola di fare figli, smettiamola di mettere al mondo persone che soffriranno, spezziamo questo cerchio, finiamola di essere stupidi ed egoisti. Noi soffriamo e cerchiamo di stare meglio giocando con la vita degli altri. Dovrebbe essere illegale favoreggiare il proseguimento della vita sulla terra.
Qual è il senso di tutto ciò?
Tutto ciò che facciamo è un modo per impiegare del tempo dato che abbiamo avuto la sfortuna di nascere.
Mi sento vuota, mi sento senza uno scopo, mi sento triste, depressa. Prima non ero così, prima apprezzavo qualsiasi cosa…che stupida! Adesso ho aperto gli occhi, ho capito che razza di fregatura è la vita.
Che cattiveria immensa.
Faccio bene a lasciare l'università?
Salve,
Sono le 5:00 di notte ed io non riesco a dormire ! Il pensiero che mi affligge è: devo lasciare o no l'università ?
Ho 23 anni e brevemente cerco di raccontarti la mia storia ! Ho frequentato il liceo classico senza troppi problemi,studiare mi piaceva , andavo bene , i prof mi adoravano,non era pesante passare ore ed ore sui libri e riuscivo anche fare altre attività come ad esempio frequentare una scuola di danza classica ( per ben 13 anni,ho iniziato all'età di 6 anni). Poi,verso il quarto anno di liceo ho iniziato a pensare a cosa poter fare all'università e mi sono convinta giorno dopo giorno di voler diventare un medico così dopo il liceo ho provato il test d'ingresso a medicina con esito negativo. Ho provato altri test lo stesso anno con esito positivo ed ho così deciso di iscrivermi a farmacia perché a livello di esami era la facoltà più affine alle materie del test d'ingresso e quindi dando gli esami di farmacia avrei potuto prepararmi meglio per il test visto che uscendo da un liceo classico la mia preparazione nelle materie scientifiche era molto scarsa. Però forte della convinzione di voler fare il medico,mentre frequentavo il primo anni di università alla Sapienza di Roma,mi sono iscritta anche ad un corso privato di preparazione al test di medicina della durata di un anno intero che ho frequentato con piacere e successo ( in chimica ero la prima della classe). Il primo anno a farmacia é andato bene,ho dato 7 esami e mi piaceva quello che studiavo però ero sempre più convinta di voler fare medicina così l'anno dopo ho riprovato il test con esito ancora negativo ed ho continuato a fare farmacia dando altri 5 esami. Al terzo tentativo finalmente sono riuscita a superare il test di medicina e così ho lasciato farmacia ma non ne ero del tutto convinta perché in quei due anni mi ero appassionata molto ad una nuova materia cioè la chimica che fino ad allora non avevo mai avuto modo di studiare bene,però pensando al futuro e al lavoro che sarei andata a fare mi sono trasferita a medicina ( cambiando anche città ,perché il test è Nazionale e sono finita in Molise,quindi ho dovuto lasciare Roma che adoravo. ) Il primo anno a medicina è stato traumatico,non sono riuscita a fare nemmeno un esame. Ero molto scoraggiata,depressa,triste e demotivata ma grazie ai miei genitori ho deciso di darmi un altra possibilità iniziando il secondo anno a medicina ma come ripetente perché non avendo dato neanche un esame ho dovuto rifare il primo anno. Prima di iniziare di nuovo il primo anno avevo la possibilità di fare esami sia a settembre che a dicembre ma ho saltato entrambee le sessioni così ora sono arrivata alla sessione di febbraio ma non è cambiato nulla. Emotivamente mi sento uno schifo,mi sento una fallita perché ho ripetuto il primo anno,una perdente inconcludente,inoltre non mi piace la città in cui mi sono dovuta trasferire per studiate medicina,qui non ho amici mentre a Roma avevo delle amiche fantastiche e anche una vite sociale al di fuori dell'università,andare a lezione mi pesa sempre di più , i professori non mi piacciono ( mentre alla Sapienza li adoravo e li ascoltavo estasiata) mettermi sui libri è diventato un trauma, passo le giornate con il libro davanti ma senza studiare nemmeno una pagina , mi sento molto male se penso a tutti i sacrifici che i miei genitori hanno fatto per farmi studiare,a tutti i soldi investiti e a tutta la fiducia che mi hanno dato quindi sono molto depressa anche fisicamente non mi riconosco più ( ho messo su qualche chilo perché per l università sono sempre nervosa e a volte mi sfogo sul il cibo ). Ogni giorno mi alzo con il terrore di affrontare un altro giorno deludente e vado a dormire sempre insoddisfatta perchè non studio niente e dispiaciuta e con un enorme senso di colpa perché sto ingannando i miei. Mi sento tremendamente stupida e incapace perché tra 3 giorno ho l'esame e non ho studiato niente ancora una volta dopo aver fatto così per un intero anno. Così penso che lasciare tutto questo sia la cosa migliore così potrei anche aiutare i miei nell'azienda di famiglia e fare o la commessa nel negozio di mio padre o la cameriera all'agriturismo dei miei. Però ho paura che lasciando l università commetterò l'errore più grande di tutta la mia vita e che un giorno me ne pentiró. Le ragioni che mi hanno spinto a fare medicina sono : aiutare il prossimo a guarire dalla sofferenza o a sentire meno dolore , lavorare in ospedale( che é un ambiente che adoro ) , capire come funziona il corpo umano nei minimi dettagli,prendermi cura degli altri. Ho sempre avuto questo sogno bellissimo da realizzare ,su questo non ho mai avuto dubbi e sono stata sempre convinta e determinata ma ora non è più così e sono sempre più disperata. E non so cosa fare....i miei sarebbero contenti di qualsiasi decisione io prenderó ma la paura di deluderli e deludermi ancora una volta è tanta...
Tu cosa ne pensi ?
Grazie infinite se mi risponderai
5 anni di relazione felice, poi ho baciato un altro.
Buongiorno, sono una ragazza di 23 anni e sono fidanzata da 5. Io ed il mio ragazzo non abbiamo mai avuto problemi in questi anni, pochi litigi e tanti bei momenti trascorsi insieme. Questa estate però, con gli esami universitari finiti e la prospettiva di un imminente cambio di vita con la laurea e l'inizio di un lavoro, mi sono sentita più libera da una serie di paletti imposti nella mia vita scolastica. Sono uscita di più con le mie amiche e mi sono rifugiata nell'alcol che mi ha regalato quella spensieratezza mai provata prima. In una di queste sere però ho conosciuto un altro ragazzo del mio paese, che ho continuato ad incontrare in diversi locali. Mi sono resa conto che provavo attrazione per questo ragazzo e non più per il mio fidanzato. Ne ho subito parlato con lui perchè riflettendo ho capito che forse ciò che ci teneva uniti era un profondo affetto e l'abitudine. Lui ci è rimasto male e non si sentiva come me. Ho continuato ad incontrare l’altro ragazzo per i locali e una sera mentre parlavamo mi ha dato un bacio a stampo. Ovviamente non ho detto nulla al mio ragazzo e siamo partiti una settimana per le vacanze, piena di litigi sempre per i miei dubbi e dove ho fatto molta fatica a trovare quell'intimità che un tempo era normale. Ho riflettuto tanto sul nostro rapporto e sono arrivata a pensare che forse mi sono accontentata, che tanti lati del suo carattere mi innervosiscono e lui pur di stare con me spesso si trattiene e si adegua alle mie volontà. Tornati dalla vacanza avevo deciso di prendere un periodo di pausa, ma sono arrivati i risultati della TC di suo padre con diagnosi di etp pancreatico al quarto stadio. Lo sconforto della prima settimana è stato enorme, poi dopo aver trascorso due giorni a casa del mio ragazzo, il sabato sera sono uscita con le mie amiche. Distrutta dalla notizia e rendendomi conto di essere bloccata in una situazione più grande di me mi sono lasciata andare un pò con i drink. Alla festa c'era anche l'altro ragazzo al quale avevo detto che ci saremo rivisti a settembre perchè sapevo che mi sarei lasciata. Ci siamo appartati per parlare, ma invece ci siamo baciati. Sul momento mi sembrava una cosa giusta per me, non mi sono sentita in colpa, io che ho sempre sostenuto che il tradimento non è una cosa ammissibile perchè significa non portare rispetto alla persona con cui si sta. Da quella sera questo ragazzo l'ho rivisto una sola volta, sempre in un locale, ed abbiamo parlato. Ho rifiutato un suo invito ad uscire perchè sarebbe troppo. La notte stessa mi ha mandato un messaggio, al quale ho risposto dicendo di lasciarmi in pace e da lì non ci siamo più sentiti. E' un mese ormai che non ho contatti con questo ragazzo ma io non smetto di pensare a quello che è successo. Mi dico che se l'ho fatto un motivo ci sarà, forse al mio ragazzo voglio solo un gran bene. Io l'ho sempre visto come mio futuro marito e padre dei miei figli. Non so come possa essere cambiato tutto in tre mesi. Mi chiedo se lo stress della laurea, il pensiero che tra qualche mese inizierò a lavorare e che la mia vita prenderà un'altra piega possa influire anche sul rapporto di coppia. Avrei bisogno di allontanarmi dal mio ragazzo per capire, ma con suo padre in queste condizioni non mi sento così libera di farlo. Vorrei aspettare un periodo più tranquillo ma so che non ci sarà perchè la situazione sarà sempre peggio. Egoisticamente parlando, vorrei far passare la mia laurea, che è a fine Novembre, per stare io più tranquilla ed affrontare un problema alla volta. Così però mi rendo conto di far star male il mio ragazzo perchè mi vede più distaccata e fa di tutto per farmi sentire più amata, pensando che il problema sia la noia dell'abitudine e non un tradimento. Io mi rendo conto che non gli sto dando le stesse cose che lui dà a me. Mi ritrovo spesso a pensare a quest'altro ragazzo, quando esco lo cerco nei locali dove vado. Lui è un tipo completamente diverso dal mio fidanzato, esce con molte ragazze ed io sono solo una delle tante con cui ha trovato una certa attrazione. La mia paura è che lasciare il mio ragazzo per un tipo come lui, che molto probabilmente a me non pensa nemmeno più, sarebbe l'errore più grande della mia vita. Voglio lasciare il mio ragazzo solo se mi rendo conto di non amarlo più e non per un’altra persona. So anche che questo tradimento pesa tantissimo sulla mia coscienza, vorrei dirglielo perchè fondare un futuro su una bugia non è pensabile per me. Allo stesso tempo ho paura perchè mi ha sempre detto che un tradimento non lo perdonerebbe mai e principalmente gli darei un altro dolore oltre a quello che già sta attraversando. Sono davvero in difficoltà; se non ci fosse stata la notizia di suo padre mi sarei comportata diversamente. Avrei preso una pausa e magari ora starei meglio, ma da quella notizia non mi sono sentita di lasciarlo solo e dargli un altro pensiero. In più so che avrei tutta la mia famiglia contro perché è un ragazzo adorabile e adorato dai miei genitori. Non so come posso fare a capire se gli voglio solo bene o se è solo un periodo di grande confusione che prima o poi passerà. Io sono molto afflitta perchè mi chiedo come mai questi dubbi siano nati proprio ora che la situazione è così complicata; lasciarlo ora significherebbe lasciarlo nel momento del bisogno e non lo augurerei nemmeno al mio peggior nemico. Grazie in anticipo. Cordiali Saluti.
1 risposte - LeggiFelicemente fidanzata ma penso al mio ex
Sono una ragazza di 22 anni e da quasi 7 mesi sono fidanzata con un ragazzo stupendo. Con lui c'è molta complicità mentale, è bello intelligente e non litighiamo praticamente mai. Tuttavia sempre più frequentemente mi ritrovo a pensare al mio ex, a sognarlo e a addirittura sperare di incrociarlo. Con il mio ex siamo stati insieme 2 anni, una relazione super intensa ma piena di alti e bassi ed è finita perchè in un periodo litigavamo troppo (non perchè non c'erano i sentimenti). Ci siamo lasciati un anno fa, ho passato i primi mesi con la rabbia dentro ma ora che mi è passata sono curiosa a voler capire come è diventato ora e come staremmo insieme, anche se ho paura di rovinare tutto.Le poche volte che l'ho sentito (perchè anche a lui manco e a volte mi cercava) avrei voluto raccontargli un sacco di cose, ma so che ora sono fidanzata e non è il caso.
Fino a che punto è normale pensare ad un ex? è normale essere felicemente fidanzata e a modo mio amare la persona con cui sto ora ma pensare all'ex che si aveva amato con tutta se stessa? Cosa faccio?
Alienazione dalla società che mi circonda: cosa dovrei fare?
Buonasera
Sono un ragazzo di 27 anni e sono un dipendente statale da circa 6 anni. Dal 2016 ho affrontato un percorso psicoterapeuta terminato alla fine del 2019, lavorando su numerose tematiche legate alla sfera lavorativa-personale. A causa di un trasferimento lavorativo, ho pensato di intraprendere un'ulteriore terapia ad inizio anno scorso con una nuova dottoressa, operando sempre sulle stesse tematiche. Da entrambi i dottori, sono riuscito a conseguire degli ottimi risultati in questi anni. Ho concluso l'ultimo rapporto terapeutico perché ho percepito una mancanza di supporto psicologico ed aiuto, da parte del mio medico, negli ultimi mesi. Tuttavia, da circa un anno (forse anche più), ho come la sensazione di essermi estraniato dalla società rispetto alla realtà in cui vivo: non riesco più a trovare interesse nelle vecchie attività di un tempo( cambiate perché sono cresciuto?), non trovo più interesse nell'avere una relazione con un'altra donna, come se avessi creato un sorta di mondo del tutto personale che va in contrasto con la realtà contemporanea in cui tutti viviamo. Date le mie limitate disponibilità economiche, vivo in una stanza all'interno di un appartamento da oltre due anni e questo, a mio parere, ha notevolmente influenzato questa mia sensazione di estraniazione dal mondo. Ho anche affrontato questa situazione con la mia dottoressa, senza però ottenere miglioramenti o delucidazioni al riguardo. Come dovrei affrontare questa situazione? Dovrei affrontare nuovamente un percorso psicologico-psicoterapeutico oppure di tipo sessuologico? Dopo oltre 4 anni di terapia vorrei trovare anche una mia autonomia personale, anche se sono disposto ad affrontare un altro (spero ultimo) percorso in modo da poter risolvere queste problematiche. Spero di essere stato più chiaro possibile e mi auguro di ricevere numerose risposte. Grazie mille e buona serata
Ho una domanda strana ma non sto scherzando.
Salve, ho 35 anni e ho fatto una vita con dolori e stanchezza cronica. Il fatto è che da 2 anni ho scoperto a cosa è sono stati dovuti e finalmente ho recuperato quasi il pieno controllo del mio corpo e della mia vita. Ho sofferto tantissimo fin da piccolo ma ogni volta che andavo all'ospedale e mi dicevano che non avevo niente ho cominciato a credere che era tutto nella mia testa e mi autoconvincevo di non aver nessun dolore e che la stanchezza era una depressione. Non riuscivo a studiare, a fare attivita fisica e a relazionarmi in modo normale con amici e le ragazze. Sono riuscito lo stesso ad avere delle brevissime storie d'amore ma ho dovuto troncarle perche a letto i dolori erano troppo forti e avevo paura di riversare la mia rabbia repressa, dovuta ai dolori e la difficolta di ragionare lucidamente, verso il patner. Ho sempre dovuto vivere giorno per giorno cercando di pensare sempre in positivo anche se non c'era niente di esso nella mia vita. Adesso sto talmente bene che ho molto piu forza e animo di quando avevo 20 anni. A volte rido e penso che sia solo un sogno. Ma ultimamente mi accorgo di essere una persona completamente diversa e questo ieri mi ha fatto un po fatto paura. Migliorare me stesso per riuscire ad avere una vita normale è stato l'unico obiettivo da quando ne ho memoria ma con le mie continue sconfitte in ogni ambito, che erano cicliche, sapevo di non poterne più uscire. Adesso posso fare entrare delle persone nella mia vita senza aver paura di causargli dolore emotivo. Prima avevo i dolori che mi facevano da scudo e usavo questa situazione a mio vantaggio. Adesso ho un senso di gioia perchè ho scoperto che non sono mai stato stupido, pigro e depresso ma da una parte sono triste perchè potevo vivere una vita piena senza quei limiti. Sto migliorando ancora ma ho paura che più avanti possa avere degli effetti collaterali causati dalla mia precedente vita. Ha un senso il mio pensiero o mi sto fasciando la testa ancor prima di rompermela?
2 risposte - LeggiQual è l'età dell'adolescenza?
Ultimamente noto come ragazzine di soli 11/12 anni si comportino già da donne vissute, utilizzino un linguaggio abbastanza inappropriato per la loro età e cerchino di adescare ragazzini. Molti pensano che vada dai 13 ai 18 anni e che possa essere divisa in preadolescenza 13-15 e adolescenza propriamente 15-18, ma dato che anche prima di questo range si comportano da adolescenti, come dobbiamo considerarli?
1 risposte - LeggiSoffrire d'ansia
Salve a tutti. Scrivo in questo sito perchè in questo periodo non mi sento molto bene e sento il bisogno di ricevere un consulto.
Inizio dicendo che sono un ragazzo di 23 anni, nel corso della mia adolescenza sono sempre stato un ragazzo molto timido, insicuro, con poche amicizie e crescendo questo mio lato introverso è emerso sempre di piú. Anche adesso, nonostante sia ormai cresciuto e maturato, mi piace camminare da solo, andare in luoghi isolati, mi piace leggere in tranquillitá, mi sento veramente a mio agio solo da solo, e faccio davvero molta fatica a sentirmi a mio agio quando esco con qualche amico o quando sono in gruppo, cercando di limitare il piú possibile queste occasioni. Ho avuto solo una relazione, durata qualche anno, ma purtroppo ero ancora molto immaturo e infatti è finita a causa delle mie continue insicurezze e paranoie che hanno portato a continue litigate e sofferenze.
Adesso sono da solo da due anni, e ho preso la decisione di voler cambiare completamente vita. Ho avuto tempo per riflettere, per lavorare su me stesso, mi sento molto maturato e sento la necessitá di andare a vivere da solo. Mi sono laureato da poco, e vorrei prendere anche la seconda laurea magistrale, e sia come qualitá di universitá e sia come prospettive di lavoro futuro la soluzione migliore per me sarebbe in una cittá a circa 4 ore di macchina da dove vivo con i miei. Sento che è quello di cui ho bisogno, sia per realizzare i miei sogni e sia per trovare una mia indipendenza. Da tanto tempo mi sento molto chiuso e mi sento molto soffocare nella convivenza con i miei, ho bisogno dei miei spazi e soprattutto ho bisogno di costruirmi una mia vita in una nuova cittá.
I miei mi hanno appoggiato e sono molto felice che non mi ostacoleranno, purtroppo però io sto iniziando a provare parecchia ansia. Io sono figlio unico, e i miei si sono sempre appoggiati a me per qualsiasi aiuto, e poi mio padre è spesso via per lavoro e quindi io sono l'unico a tenere compagnia a mia madre. I miei, nonostante siano felici della mia scelta, fanno spesso trasparire molta tristezza all'idea che io vada a vivere fuori casa. E spesso mi vengono anche dei piccoli attacchi d'ansia pensando troppo al futuro, infatti non solo vorrei passarmi i due anni di universitá fuori sede, ma mi piacerebbe anche costruirmi una vita nella nuova cittá e restarci anche in futuro. E questo mi crea ansia pensando a quando i miei invecchiando avranno bisogno di me, e io saró lontano. Sicuramente dovrei pensare al presente e non proiettarmi troppo al futuro, però sono tormentato al conflitto tra il voler realizzare i miei sogni e costruirmi una mia vita, e il dover stare vicino alla famiglia.
Spero di non essermi troppo dilungato, e spero che possiate in qualche modo aiutarmi.
Sono istrionica e i genitori del mio ragazzo mi odiano
Ciao a tutti, vi spiego in breve la mia delicata situazione personale. Delicata perché ha a che fare col mio disturbo di personalità e con la recente cattiva accoglienza da parte dei genitori del mio ragazzo nei miei confronti. Premetto che ultimamente i litigi con il mio ragazzo sono aumentati parecchio. Abbiamo appena raggiunto i 5 mesi di relazione: siamo freschi ma abbiamo bruciato molte tappe anche a causa della situazione covid. Ad esempio, abbiamo convissuto per un po' di tempo a casa sua in periodi settimanali. Ammetto, sono stata spesso io a iniziare i litigi, perché provavo un forte disagio competitivo e gelosia nei suoi confronti. Ad esempio, siamo entrambi molto competitivi sulle questioni intellettive e sui feedback della nostra arte (entrambi scriviamo racconti). Spesso sono io a manifestare il disagio perché sono quella che si espone di meno e ha meno feedback, ma sono anche - oggettivamente - quella con più capacità analitiche e artistiche (qua non voglio dimostrare arroganza, è una cosa che ammette pure lui. Siamo d'accordo su questo). A me fa rosicare, purtroppo, che spesso lui riceve più apprezzamenti di me, pur sapendo di valere molto anch'io a livello artistico. Lo so, sono pessima come ragazza, ma tenete anche conto che sono vittima di un disagio psicologico non indifferente. Per anni ho vissuto combattendo contro il mondo e cercando di dimostrare qualcosa in cambio di indifferenza sociale (non tanto perchè non mi riconoscevano, ma perché non ero compresa) e questo mi ha causato un disturbo istrionico di personalità. È davvero dura stare con me immagino. Ma al contempo penso di saper arricchire la nostra relazione di momenti davvero intensi e amorevoli (quando non litighiamo, ovvio). L'altro punto su cui litighiamo è la mia gelosia nei confronti del suo passato, nei confronti delle modelle che seguiva, commentava, ragazze che gli piacevano... Questo è irrazionale, lo so, ma prendete tutto questo come un atto di coscienza: sono disposta ad andare contro le mie stesse sensazioni di disagio e insicurezza.
Ecco, ora il punto: ieri è capitata l'ennesima lite, l'ho offeso (mea culpa), e i genitori di lui sono subentrati in camera a offendermi (sua madre soprattutto). Non voglio fare la cattiva, ma lei è - litigio a parte - la tipica persona che proprio non mi va giù: un'ingnorantotta che urla e vuole comandare tutti. Non mi piace proprio. Da lì, i suoi genitori hanno preso il cellulare al mio ragazzo, proibendogli di venire a casa mia l'indomani. Lui ha preso posizione semineutra, più protesa verso di loro che verso di me. Inizialmente non voleva nemmeno venire a casa mia per causa loro ma, per fortuna, oggi si è deciso di venire e "svezzarsi". La cosa che mi dà più fastidio, tuttavia, è che sono emerse altre antipatie passate nei miei confronti. Come il fatto che non aiuto mai a mettere a posto a casa quando sono da loro. E lui vuole che chieda scusa per questo. Allora, posto che io non sono mai stata abituata a sistemare le cose per una ragione o l'altra, io mi sento forzata a chiedere scusa per una mia distrazione. Non sono una tipa molto pratica, non l'ho fatto per cattiveria in realtà. È che proprio vivo con la testa fra le nuvole, nel mio mondo di teorie e immaginazione. Ma lei no, sì è presa proprio male per questo.
Ecco, io ho intenzione di migliorare questi lati del mio carattere (competizione, gelosia, poca praticità), ma d'altro canto non mi piace stare con un ragazzo che fa sempre la vittima, mi attacca di riflesso ed è succube dei suoi genitori. Credo sia molto debole come ragazzo, non ha quella forza in grado di appianarmi e generare dolcezza. Io necessito di amore e sicurezza, e di qualcuno che accolga le mie valvole di sfogo, che voglio ridurre nel corso del tempo. Però non lo condanno e, infatti, seppur a modo mio, lo amo e voglio continuare in un modo più sano per entrambi. Ma ci sono questi aspetti che non sopporto, specialmente la famiglia che non mi sa proprio "prendere".
Questa è la questione che mi preme al momento... Come devo comportarmi con loro? Grazie in anticipo. E solo una cosa: vi chiedo di non offendermi, perché sono molto sensibile e ho ammesso le mie colpe. Buona giornata a tutti.
Ossessionato dalla sua ex
Buongiorno, mi trovo in una situazione troppo ingestibile da cercare di capirla da sola, per questo mi rivolgo a voi, se secondo voi si tratti appunto di un disturbo psicologico o semplicemente di mancanza di interesse da parte del mio ex nei miei confronti..
Sei anni fa ho conosciuto un ragazzo del quale mi sono subito innamorata, lui ne è sempre stato consapevole, aveva piacere nel parlare con me ogni giorno, nel vederci ma ammetteva di non provare quel qualcosa in più.. dopo qualche anno ha detto di aver capito di essere innamorato di me, e ci siamo fidanzati. Abbiamo passato dei momenti stupendi, non litigavamo mai, eravamo giunti a prenderci in giro a vicenda per questa cosa: andavamo troppo d’accordo ! Oggi, dopo quattro anni di relazione, ho scoperto che quando io e lui non eravamo insieme, periodicamente scriveva alla sua ex fidanzata, una ragazza che ha lasciato lui stesso 6 anni fa. Le scriveva in maniera ossessiva e periodicamente chiedendole foto, facendo allusioni molto spinte, chiedendo mille volte di vedersi, anche se a sua detta non lo avrebbe mai fatto. Settimana scorsa ha deciso di vederla per capire ciò che provava per lei, e un’ora dopo é venuto da me come se non fosse mai successo nulla.. mi dovete credere, con me era perfetto, con la mia famiglia era perfetto, era davvero un ragazzo impeccabile che non mi ha mai fatto mancare nulla, ma ora mi chiedo.. posso collegare questo suo gesto ad un disturbo psicologico o è stato semplicemente un grande attore e mi ha sempre presa in giro? Come può una persona avere degli atteggiamenti e dei sentimenti così contrastanti? Perché avere questa ossessione fisica e sessuale nei confronti di una ragazza che non vede da sei anni?