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Imparare a vivere senza relazioni
Gentili dottori,
scrivo nella speranza di un vostro primo consiglio per iniziare un percorso che mi insegni a saper gestire un peso emotivo che sento sempre più pesante.
Sono una ragazza di quasi 31 anni, non ho problemi di salute, ho un ottimo lavoro, una famiglia solida (forse non particolarmente affettuosa, ma comunque presente), e presto andrò a vivere nella casa che ho sempre sognato comprata con i risparmi messi da parte. Non ho particolari difetti fisici, non sono mai stata accusata di essere una persona sgradevole o antipatica. Per alcuni sono la classica "brava ragazza", per me stessa sono una persona come tutte le altre, con i suoi pregi e i suoi difetti. Nonostante questo però, diversamente dalla maggior parte delle "persone normali", in 31 anni di vita non ho mai avuto l'opportunità di sperimentare l'amore, in praticamente tutte le sue forme. Niente cotte adolescenziali per me, niente amori estivi, niente amori fugaci all'università, niente tresche sul lavoro. Niente relazioni brevi o lunghe. Niente di niente, come se io e l'amore corressimo su linee parallele che mai si incontrano. Quelle rare volte in cui ho trovato qualcuno che mi interessava, non sono stata ricambiata. Sembra quasi che io vada sempre a cercare persone dalle quali so già che non avrò nulla o che sceglieranno altre ragazze.
Spesso ci scherzo su, su queste situazioni, sdrammatizzo, ma è ovvio che pesano, soprattutto quando vedi per strada le coppie e pensi "ma perchè io non me lo merito?", "ma cosa ho che non va?", "davvero non c'è nessuno che mi apprezza così come sono?". E la società non fa altro che ricordartelo.
Non ho mai cercato il principe azzurro che mi salvasse, ed ero pronta a dare, a fare da spalla quando serviva, a scendere a compromessi. Cercavo una relazione alla pari, con qualcuno che fosse in grado di darmi qualcosa in termini umani, ma ho capito che probabilmente non è il mio destino. Me lo sento nelle ossa.
Tutti mi dicono "arriverà", ma io sono stanca di sperare e stanca di vivere di illusioni. L'ultima ora, perchè per non smentirmi mai mi sono andata a prendere una cotta per un collega (complice una lunga trasferta insieme), in gamba, brillante, e pure più giovane, che sicuramente non starà a pensare una come me.
Sono stanca di struggermi per persone che non mi vedono, non mi capiscono, non mi vogliono. Sono stanca di illudermi e farmi del male sperando che anche per me ci sia qualcuno sulla faccia della terra. Vorrei solo alzarmi domani mattina e accettare la mia condizione di eterna single, ed avere energie per dedicarmi ad altro, a ritrovare una autostima perduta da usare per cose costruttive. Voglio vedermi vecchia e sola, ma felice, se sola devo rimanere.
Insomma, ho 30 anni, sono una persona estremamente oggettiva, e credo che i tempi per trovare qualcuno siano andati. Tutto quello che di solito si fa in coppia io sto cercando di farlo da sola, con il doppio della fatica, ma lo sto facendo. Forse le persone che mi conoscono sono spaventate da questo? A me sembra normale, non avere bisogno di qualcuno per fare qualcosa, anche se spesso mi sento sola. O forse è la mia natura un pò solitaria a portarmi a tutto questo. Non lo so, sono confusa.
Quindi, chiedo solo un consiglio iniziale, qualcosa da dove partire. Probabilmente intraprenderò anche un percorso psicologico, ma vorrei un consiglio, una dritta, anche solo un libro da leggere, per iniziare a percorrere una strada di crescita personale che spero mi porti a migliorare. Ne ho davvero bisogno.
Spero in una vostra risposta e vi ringrazio.
Martina
Mia figlia non mi cerca
Salve sono il papà di una splendida bimba di 6 anni di nome Sofia. Io e la mamma siamo separati da ormai 4anni e da allora Sofia ha sempre vissuto con sua madre a casa dei nonni(genitori della mamma, Michela). Mia figlia fino ai 3 anni di età mi respingeva, nn potevo avvicinarmi o stare solo con lei, non voleva un rapporto con me ne tantomeno ha mai gradito il mio ruolo. questi comportamenti sono frutto di nostri errori, dopo il parto Michela è entrata in depressione e io e mia figlia abbiamo convissuto e assistito per circa 3 anni ai suoi frequenti attacchi d panico e crisi isteriche. In quel periodo lei ci respingeva, provava quasi odio, non c voleva vicini, non riusciva star da sola con lei né svolgere in autonomia le sua veci di mamma(difatti il suo ruolo l'ha sempre ricoperto la nonna) un rifiuto solo verso me, la bimba e la casa nella quale vivevamo. quindi diciamo che nn c'è mai stata una bella atmosfera e mia figlia purtroppo non ha mai visto l'unione, l'amore, l'affetto e le cose belle che due genitori innamorati possono trasmettere ai propri figli ma bensì è cresciuta con emozioni negative, astio, nervosismo, stress, malessere ed infelicità. Successivamente a questo periodo, la mamma e Sofia sono andate a vivere definitivamente a casa della nonna, Michela ha iniziato a stare meglio(evidentemente il suo problema ero io) e di conseguenza anche la bimba a 3 anni d età è cambiata nei miei confronti riuscendo a costruirmi un bel rapporto con lei. Dopo la separazione ho continuato a frequentare la casa dei nonni perche era l'unico modo per poter stare con mia figlia e che m ha permesso di riprendere il nostro rapporto ma capitavano giorni in cui fosse presente anche la mamma, quindi fino a 2 anni fa non le abbiamo mai fatto vedere un reale distacco. Dai 4 anni e mezzo /5 di età ad oggi le cose sono d grand lunga migliorate, ora siamo organizzati e Sofia ha ben chiara la separazione, io nn vado più a casa dei nonni, la mamma si è ripresa totalmente e io mi sono rifatto una nuova vita. Sofia da sempre ha un rapporto morboso nei confronti della mamma, ad oggi ancora nn riesce a staccare il cordone su alcuni aspetti, nn riesce ad "allontanarsi" da Michela, a crearsi quel minimo di libertà indipendenza e autonomia. Mi spiego meglio:negli ultimi 2 anni c sono stati periodi molto altanelanti, da progressi come dormire fuori casa senza la mamma e voler star con me, a periodi di mammite compulsiva, da non dormire più né dall'amichetta né con me. Oltre a questi passi avanti e indietro, il problema principale attuale è che Sofia negli ultimi mesi preferisce stare a casa della nonna, a prescindere se a casa c sia la mamma oppure no, quando invece dovrebbe stare con me nei miei giorni. questo passo indietro non lo aveva mai fatto, con lei parliamo sempre di tutto ma per questo comportamento dice che nn ce un motivo, nn sa il perché e che io non c'entro nulla. A differenza del rapporto dei primi 3 anni, non lo vedo come un rifiuto perché nn m respinge, me lo chiede gentilmente quasi come se le facessi un favore, sta più che volentieri con me e m dice sempre che sono il suo super eroe preferito, quindi in conclusione la mia domanda è :
Possibile che questi suoi tira e molla siano messaggi non rivolti a me ma alla mamma? A me sembra che a volte si priva dei divertimenti e della sua libertà per paura d fare un torto alla mamma, spesso sono capitate situazioni a casa dei miei genitori o a casa di amichette, di aver espresso il desiderio di dormire fuori, lo voleva, era contenta ma sono poche le volte che poi nn abbia cambiato idea. Ho bisogno d consigli e di alcune spiegazioni da un professionista. Grazie e scusi per il papiro
Mi ha tradita, l'ho perdonato ma lui ha i sensi di colpa
Ho una relazione da 6 anni con un ragazzo che amo molto.
Nell'ultimo anno ho avuto problemi personali legati all'università che mi hanno tormentata, non volevo più uscire, non credevo più in me stessa e tutto questo non faceva altro che riflettersi nella mia vita sentimentale.
Ho allontanato il mio fidanzato sempre di più, raggomitolandomi sempre di più nel mio malessere.
Una sera di fine primavera il mio fidanzato mi tradisce con un'altra ragazza, un bacio di una sera e niente più.
Io sto male, malissimo. Mi accorgo di tutto quello che stavo perdendo, delle persone che stavo allontanando a causa del mio malessere che ormai stava diventando una scusa sulla quale adagiarmi per non affrontare i problemi della mia vita.
Dopo due mesi decido di perdonarlo.
Passiamo una bella estate insieme nonostante lui ancora non si sia perdonato l'accaduto. Sta male per quello che mi ha fatto e passa da momenti di up a momenti di down che non lo fanno dormire la notte.
Nonostante questo andiamo avanti e ci lavoriamo insieme, va tutto bene quasi sembra di goderci al meglio la nostra vita di coppia.
Poi lui inizia un master molto pesante che lo porta a stare fuori casa per molto tempo.
Inevitabilmente le nostre uscite si riducono ma nonostante la mancanza penso che sia per il suo bene e durerà solo un anno.
Tutto tranquillo, se non che qualche giorno fa mi confessa che non sta bene e che vuole mettere fine alla nostra storia perché ancora non ha superato il trauma di quest'estate, ancora non riesce a perdonarsi e che questa pesantezza che lo rincorre lo sta facendo allontanare da me.
Tutto questo mi ha colta di sorpresa in quanto nonostante il tempo per viverci fosse limitato, non mancavano da parte sua manifestazioni di amore.
Io l'ho perdonato ma lui non riesce a farlo con se stesso e preferisce quasi fuggire invece che affrontare il problema.
Come devo comportarmi io? Posso essergli d'aiuto in qualche modo?
Non so piu che fare
Ciao, io da quasi un anno sto con un uomo di cui mi sono follemente innamorata fin da subito, per la sua capacità di capirmi, per il suo modo di vedere le cose molto simile al mio e per la sua maturità, cosa che nelle relazioni passate non ho riscontrato negli uomini che ho avuto.
La nostra relazione si è complicata col tempo laddove lui, dopo un matrimonio fallito per tradimento, una convinza fallita per tradimento, ha iniziato a vedere in me la persona che non sono, dicendomi che io fisso gli altri uomini per ammaliarli, che sui social sento altre persone e glielo nascondo, che in generale sono bugiarda e lo prendo per il culo, scaricando su di me praticamente tutte le paure accumulate nel tempo a causa delle sue relazioni passate. Puntualmente quando ritorna in sé mi chiede scusa e si rende conto di avere un problema perché da adito ai pensieri negativi che la sua mente formula su qualsiasi cosa.... Nn c è una cosa che io non faccia senza che lui sviluppi un pensiero negativo nella sua mente... Ad oggi siamo arrivati al punto che ha preso piena consapevolezza di questa sua mal fiducia Patologica nei miei confronti e ci stiamo lavorando insieme, ma basta una minima cosa esterna a noi che lo innervosisca che si innesca di nuovo questo meccanismo di difesa e inizia a scaricare su di me ogni suo nervosismo ritornando sempre sugli stessi discorsi. Sono mesi che sto lottando contro tutto ciò perché lo amo e voglio un futuro con lui... Ma non so più che fare... Nn mi sento piu libera di essere me stessa perché ho l ansia di dire o fare cose che possano fargli pensare male di me... Ho bisogno di un aiuto...
Problemi sul lavoro
Buongiorno, scrivo perché da un mese a questa parte soffro di problemi legati al mio lavoro.
Premetto che ho appena terminato una storia con un ragazzo molto importante e da li mi sento demoralizzata e spaesata. Il mio lavoro mi provoca problemi da prima di questa fine della storia, solo che adesso mi sembrano impossibili da risolvere.
Lavoro molte ore e non ho un contratto stabilito e questo non mi motiva, in più l’ambiente di lavoro non è favorevole a tranquillità. Oggi in particolare ho commesso un grave errore sul lavoro a causa della montagna di cose che ho da sbrigare. Il fatto di trovarmi in una situazione di tristezza e confusione personale mi influenza anche su questo lavoro. Vorrei andarmene e ripartire da zero ma in questo momento non ho la situazione ideale per poterlo fare. Sono in una situazione che mi sembra insormontabile. Inoltre la tristezza per la fine della relazione non mi lascia stare anche dopo un mese. Mi sento inadatta nel lavoro e incapace. Non so come risollevarmi.
Che tipo di storia è la mia?
Cari Dottori, vi scrivo per provare a decifrare un rapporto che sto vivendo da un anno e mezzo. Io 36 anni, lui 35. Abbiamo iniziato a frequentarci solo per attrazione fisica infatti il primo anno ci si vedeva solo ogni 10/15 giorni, si andava a cena, al cinema, nei locali, ma prelvalentemente si faceva sesso. Non è mai stata una frequentazione di nascosto, anzi lui mi ha sempre integrata nelle sue amicizie. Da giugno invece sono cambiate molte cose, ci siamo ritrovati a vivere da soli nella stessa città a pochissimi km l'un dall'altro e abbiamo iniziato a vederci sempre più. Si dormiva insieme, si pensava alla cena da fare insieme, il week end sempre insieme, lui che organizzava sempre più cose con altre coppie di amici suoi per stare tutti insieme.... Insomma come se fossimo una vera coppia. Ma in tutto questo tempo lui ha sempre detto di non essere innamorato, e quando io mi arrabbio dice che io dovrei imparare vivere il presente senza farmi troppo domande. Poi però è sempre lui a fare il primo passo, a chiedermi cosa volessi mangiare la sera, a chiedermi come sto...trova sempre una scusa per farsi risentire. Ultima discussione proprio ieri...dice che sto diventando troppo pesante, che forse dobbiamo vederci di meno, che non posso star male per questa situazione. Io non lo capisco, perchè fa così? mi sta prendendo in giro? ha paura di affezionarsi o è proprio stro**o e senza cuore?
1 risposte - Leggifreno inibitorio: cosa significa?
Salve buonasera volevo sapere cosa significa non avere freni inibitori
3 risposte - LeggiCosa mi succede? Non provo affetto per nessuno
Buonasera, mi trovo a scrivere qui e nn so perché, non per sminuire nessuno ma mi fa sentire una senza speranze ma poi in fondo mi sembra l ultima risorsa.
sono consapevole di nn avere mai avuto una vita "normale" , genitori separati mamma giovane padre quasi del tutto assente e tutte le cazzate che potrei dire, ho paura d farlo solo x giustificarmi,solo x autocompatirmi.
ho sempre creduto d avere il controllo su tutto ma nn e mai stato cosi, ora mi ritrovo quasi sola, ho lasciato da un mese un uomo che mi amava incostantemente da 5 anni perche nn provo piu nulla, ma ne verso lui ne verso nessun altro.
nn ho affetto x nessuno, nn me ne frega d nessuno ne se stanno bene ne se stanno male.
mi sento un mostro, una piccola inutile donna.
Faccio bene a lasciare l'università?
Salve,
Sono le 5:00 di notte ed io non riesco a dormire ! Il pensiero che mi affligge è: devo lasciare o no l'università ?
Ho 23 anni e brevemente cerco di raccontarti la mia storia ! Ho frequentato il liceo classico senza troppi problemi,studiare mi piaceva , andavo bene , i prof mi adoravano,non era pesante passare ore ed ore sui libri e riuscivo anche fare altre attività come ad esempio frequentare una scuola di danza classica ( per ben 13 anni,ho iniziato all'età di 6 anni). Poi,verso il quarto anno di liceo ho iniziato a pensare a cosa poter fare all'università e mi sono convinta giorno dopo giorno di voler diventare un medico così dopo il liceo ho provato il test d'ingresso a medicina con esito negativo. Ho provato altri test lo stesso anno con esito positivo ed ho così deciso di iscrivermi a farmacia perché a livello di esami era la facoltà più affine alle materie del test d'ingresso e quindi dando gli esami di farmacia avrei potuto prepararmi meglio per il test visto che uscendo da un liceo classico la mia preparazione nelle materie scientifiche era molto scarsa. Però forte della convinzione di voler fare il medico,mentre frequentavo il primo anni di università alla Sapienza di Roma,mi sono iscritta anche ad un corso privato di preparazione al test di medicina della durata di un anno intero che ho frequentato con piacere e successo ( in chimica ero la prima della classe). Il primo anno a farmacia é andato bene,ho dato 7 esami e mi piaceva quello che studiavo però ero sempre più convinta di voler fare medicina così l'anno dopo ho riprovato il test con esito ancora negativo ed ho continuato a fare farmacia dando altri 5 esami. Al terzo tentativo finalmente sono riuscita a superare il test di medicina e così ho lasciato farmacia ma non ne ero del tutto convinta perché in quei due anni mi ero appassionata molto ad una nuova materia cioè la chimica che fino ad allora non avevo mai avuto modo di studiare bene,però pensando al futuro e al lavoro che sarei andata a fare mi sono trasferita a medicina ( cambiando anche città ,perché il test è Nazionale e sono finita in Molise,quindi ho dovuto lasciare Roma che adoravo. ) Il primo anno a medicina è stato traumatico,non sono riuscita a fare nemmeno un esame. Ero molto scoraggiata,depressa,triste e demotivata ma grazie ai miei genitori ho deciso di darmi un altra possibilità iniziando il secondo anno a medicina ma come ripetente perché non avendo dato neanche un esame ho dovuto rifare il primo anno. Prima di iniziare di nuovo il primo anno avevo la possibilità di fare esami sia a settembre che a dicembre ma ho saltato entrambee le sessioni così ora sono arrivata alla sessione di febbraio ma non è cambiato nulla. Emotivamente mi sento uno schifo,mi sento una fallita perché ho ripetuto il primo anno,una perdente inconcludente,inoltre non mi piace la città in cui mi sono dovuta trasferire per studiate medicina,qui non ho amici mentre a Roma avevo delle amiche fantastiche e anche una vite sociale al di fuori dell'università,andare a lezione mi pesa sempre di più , i professori non mi piacciono ( mentre alla Sapienza li adoravo e li ascoltavo estasiata) mettermi sui libri è diventato un trauma, passo le giornate con il libro davanti ma senza studiare nemmeno una pagina , mi sento molto male se penso a tutti i sacrifici che i miei genitori hanno fatto per farmi studiare,a tutti i soldi investiti e a tutta la fiducia che mi hanno dato quindi sono molto depressa anche fisicamente non mi riconosco più ( ho messo su qualche chilo perché per l università sono sempre nervosa e a volte mi sfogo sul il cibo ). Ogni giorno mi alzo con il terrore di affrontare un altro giorno deludente e vado a dormire sempre insoddisfatta perchè non studio niente e dispiaciuta e con un enorme senso di colpa perché sto ingannando i miei. Mi sento tremendamente stupida e incapace perché tra 3 giorno ho l'esame e non ho studiato niente ancora una volta dopo aver fatto così per un intero anno. Così penso che lasciare tutto questo sia la cosa migliore così potrei anche aiutare i miei nell'azienda di famiglia e fare o la commessa nel negozio di mio padre o la cameriera all'agriturismo dei miei. Però ho paura che lasciando l università commetterò l'errore più grande di tutta la mia vita e che un giorno me ne pentiró. Le ragioni che mi hanno spinto a fare medicina sono : aiutare il prossimo a guarire dalla sofferenza o a sentire meno dolore , lavorare in ospedale( che é un ambiente che adoro ) , capire come funziona il corpo umano nei minimi dettagli,prendermi cura degli altri. Ho sempre avuto questo sogno bellissimo da realizzare ,su questo non ho mai avuto dubbi e sono stata sempre convinta e determinata ma ora non è più così e sono sempre più disperata. E non so cosa fare....i miei sarebbero contenti di qualsiasi decisione io prenderó ma la paura di deluderli e deludermi ancora una volta è tanta...
Tu cosa ne pensi ?
Grazie infinite se mi risponderai
5 anni di relazione felice, poi ho baciato un altro.
Buongiorno, sono una ragazza di 23 anni e sono fidanzata da 5. Io ed il mio ragazzo non abbiamo mai avuto problemi in questi anni, pochi litigi e tanti bei momenti trascorsi insieme. Questa estate però, con gli esami universitari finiti e la prospettiva di un imminente cambio di vita con la laurea e l'inizio di un lavoro, mi sono sentita più libera da una serie di paletti imposti nella mia vita scolastica. Sono uscita di più con le mie amiche e mi sono rifugiata nell'alcol che mi ha regalato quella spensieratezza mai provata prima. In una di queste sere però ho conosciuto un altro ragazzo del mio paese, che ho continuato ad incontrare in diversi locali. Mi sono resa conto che provavo attrazione per questo ragazzo e non più per il mio fidanzato. Ne ho subito parlato con lui perchè riflettendo ho capito che forse ciò che ci teneva uniti era un profondo affetto e l'abitudine. Lui ci è rimasto male e non si sentiva come me. Ho continuato ad incontrare l’altro ragazzo per i locali e una sera mentre parlavamo mi ha dato un bacio a stampo. Ovviamente non ho detto nulla al mio ragazzo e siamo partiti una settimana per le vacanze, piena di litigi sempre per i miei dubbi e dove ho fatto molta fatica a trovare quell'intimità che un tempo era normale. Ho riflettuto tanto sul nostro rapporto e sono arrivata a pensare che forse mi sono accontentata, che tanti lati del suo carattere mi innervosiscono e lui pur di stare con me spesso si trattiene e si adegua alle mie volontà. Tornati dalla vacanza avevo deciso di prendere un periodo di pausa, ma sono arrivati i risultati della TC di suo padre con diagnosi di etp pancreatico al quarto stadio. Lo sconforto della prima settimana è stato enorme, poi dopo aver trascorso due giorni a casa del mio ragazzo, il sabato sera sono uscita con le mie amiche. Distrutta dalla notizia e rendendomi conto di essere bloccata in una situazione più grande di me mi sono lasciata andare un pò con i drink. Alla festa c'era anche l'altro ragazzo al quale avevo detto che ci saremo rivisti a settembre perchè sapevo che mi sarei lasciata. Ci siamo appartati per parlare, ma invece ci siamo baciati. Sul momento mi sembrava una cosa giusta per me, non mi sono sentita in colpa, io che ho sempre sostenuto che il tradimento non è una cosa ammissibile perchè significa non portare rispetto alla persona con cui si sta. Da quella sera questo ragazzo l'ho rivisto una sola volta, sempre in un locale, ed abbiamo parlato. Ho rifiutato un suo invito ad uscire perchè sarebbe troppo. La notte stessa mi ha mandato un messaggio, al quale ho risposto dicendo di lasciarmi in pace e da lì non ci siamo più sentiti. E' un mese ormai che non ho contatti con questo ragazzo ma io non smetto di pensare a quello che è successo. Mi dico che se l'ho fatto un motivo ci sarà, forse al mio ragazzo voglio solo un gran bene. Io l'ho sempre visto come mio futuro marito e padre dei miei figli. Non so come possa essere cambiato tutto in tre mesi. Mi chiedo se lo stress della laurea, il pensiero che tra qualche mese inizierò a lavorare e che la mia vita prenderà un'altra piega possa influire anche sul rapporto di coppia. Avrei bisogno di allontanarmi dal mio ragazzo per capire, ma con suo padre in queste condizioni non mi sento così libera di farlo. Vorrei aspettare un periodo più tranquillo ma so che non ci sarà perchè la situazione sarà sempre peggio. Egoisticamente parlando, vorrei far passare la mia laurea, che è a fine Novembre, per stare io più tranquilla ed affrontare un problema alla volta. Così però mi rendo conto di far star male il mio ragazzo perchè mi vede più distaccata e fa di tutto per farmi sentire più amata, pensando che il problema sia la noia dell'abitudine e non un tradimento. Io mi rendo conto che non gli sto dando le stesse cose che lui dà a me. Mi ritrovo spesso a pensare a quest'altro ragazzo, quando esco lo cerco nei locali dove vado. Lui è un tipo completamente diverso dal mio fidanzato, esce con molte ragazze ed io sono solo una delle tante con cui ha trovato una certa attrazione. La mia paura è che lasciare il mio ragazzo per un tipo come lui, che molto probabilmente a me non pensa nemmeno più, sarebbe l'errore più grande della mia vita. Voglio lasciare il mio ragazzo solo se mi rendo conto di non amarlo più e non per un’altra persona. So anche che questo tradimento pesa tantissimo sulla mia coscienza, vorrei dirglielo perchè fondare un futuro su una bugia non è pensabile per me. Allo stesso tempo ho paura perchè mi ha sempre detto che un tradimento non lo perdonerebbe mai e principalmente gli darei un altro dolore oltre a quello che già sta attraversando. Sono davvero in difficoltà; se non ci fosse stata la notizia di suo padre mi sarei comportata diversamente. Avrei preso una pausa e magari ora starei meglio, ma da quella notizia non mi sono sentita di lasciarlo solo e dargli un altro pensiero. In più so che avrei tutta la mia famiglia contro perché è un ragazzo adorabile e adorato dai miei genitori. Non so come posso fare a capire se gli voglio solo bene o se è solo un periodo di grande confusione che prima o poi passerà. Io sono molto afflitta perchè mi chiedo come mai questi dubbi siano nati proprio ora che la situazione è così complicata; lasciarlo ora significherebbe lasciarlo nel momento del bisogno e non lo augurerei nemmeno al mio peggior nemico. Grazie in anticipo. Cordiali Saluti.
1 risposte - LeggiPerchè vivere?
La domanda di questi giorni è : Perché Vivere?
Non riesco a trovare qualcosa per la quale valga la pena vivere, l’unica cosa che mi tiene qui sono i miei genitori e mia sorella, loro non meritano un dolore così grande, non meritano di perdere una persona alla quale vogliono tanto bene. Tutti gli altri se ne farebbero una ragione, starebbero male un pochino, ma poi passerebbe tutto. Io perché devo continuare a “vivere” una vita che non mi porta da nessuna parte ? Perché devo vivere? Non vedo un futuro, non mi piace studiare, non mi fiderò mai di nessun ragazzo. So per cosa devo vivere ma non so per cosa VOGLIO vivere.
Tutto ciò che faccio lo faccio per impiegare il tempo, è solo un palliativo, nell’attesa che il giorno finisca. Il problema è che quando un giorno finisce, ne inizia un altro e tutto si ripete come il giorno prima.
Non ho la forza di andare avanti, non ho la forza per fare niente, non ho la forza di studiare, di leggere, di amare la vita. Amare la vita…ma poi perché? È qualcosa che ho voluto io?
No, io non volevo nascere.
Se non fossi nata adesso non avrei nessun problema, se non fossi nata, nessuno piangerebbe per la mia morte.
E invece devo stare qua, costretta, per far giocare qualcuno che si annoiava e ha deciso di creare il mondo. Sempre se questo qualcuno esiste. Se non esistesse sarebbe ancora peggio. Sarei qui per pura casualità.
Il mondo è cattivo, le persone sono cattive, è tutto pieno di sofferenza, soffriamo tutti e non abbiamo il coraggio di porre fine a tutto ciò. Vorrei che il mondo finisse e si portasse via tutti i dolori e la cattiveria dell’umanità. Sarebbe meglio per me, per tutte le persone che vivono adesso e che vivranno in futuro. Smettiamola di fare figli, smettiamola di mettere al mondo persone che soffriranno, spezziamo questo cerchio, finiamola di essere stupidi ed egoisti. Noi soffriamo e cerchiamo di stare meglio giocando con la vita degli altri. Dovrebbe essere illegale favoreggiare il proseguimento della vita sulla terra.
Qual è il senso di tutto ciò?
Tutto ciò che facciamo è un modo per impiegare del tempo dato che abbiamo avuto la sfortuna di nascere.
Mi sento vuota, mi sento senza uno scopo, mi sento triste, depressa. Prima non ero così, prima apprezzavo qualsiasi cosa…che stupida! Adesso ho aperto gli occhi, ho capito che razza di fregatura è la vita.
Che cattiveria immensa.
Test Minnesota
Buonasera,vorrei sapere se è possibile fare il test sopra citato da uno psicologo per poi avere il risultato (premetto,prossima ad arruolarmi e vorrei sapere in anticipo se sono idonea o in caso contrario dove poter migliorarmi) Ringrazio.
1 risposte - LeggiAmo il mio ragazzo ma con il mio stato d'animo sto rovinando tutto
Buongiorno, sono una ragazza di 29 anni e da due sto con un ragazzo splendido.
Nella mia vita ho dovuto affrontare diverse difficoltà più o meno gravi, ho sempre pensato che dovevo farcela e che dovevo andare avanti.
Quest'anno invece non mi è successo niente in particolare ma la situazione familiare non è delle migliori e tendo sempre ad accollarmi problemi non miei come se i miei non fossero gia abbastanza e sento che sono arrivata al limite.
Perdo i capelli, sono finita all'ospedale per tachicardia e sento proprio di non avere più la forza e la voglia di combattere.
In tutto ciò il mio ragazzo mi aiuta, mi sostiene, mi sta sempre vicino e cerca di capirmi in tutto tranne quando si tratta di dover avere rapporti.
Mi accusa e mi fa ramanzine sul mio essere svogliata e che si vede palesemente che ne farei volentieri a meno, il problema è che ha ragione ma non capisco perchè sono così.
Sento che questo discorso ferisce entrambi ma non riesco a fargli capire che non lo faccio volontariamente.
Cosa posso fare per aiutarmi e per fargli capire che per me lui è molto importante lo stesso?
Tradimenti dopo 40 anni di vita insieme
Buonasera, ho 61 anni e da 40 anni ho una relazione con mio marito e con il quale ho 2 figli di 25 anni. Due anni fa ho scoperto i suoi tradimenti (non eravamo ancora sposati). ho trovato foto e filmini con la sua amante (nel mio letto e nel letto di mia suocera) risalenti a 5 anni prima. Il tutto l'ho scoperto perché una seconda amante mandava msm con richiesta soldi su wathsapp. quando gli ho detto di spiegarmi ha negato tutto e poi messo alle strette, difronte alle prove evidenti, non ha potuto far altro che ammettere e promettere un cambiamento. Io l'avevo perdonato assumendomi anche delle responsabilità perché volevo salvare la nostra relazione. Ma ho anche iniziato a controllarlo attraverso una app sul cellulare. Con la prima amante ha continuato a sentirsi per telefono (lei si è trasferita in una altra città) La seconda è scomparsa dai contatti, Informato ancora ha di nuovo promesso un cambiamento.. Allora ho preteso il matrimonio e ci siamo sposati alcuni mesi fa. Anche dopo il matrimonio ha continuato a sentire la prima amante. La vita è diventata impossibile. Lui non parla più anche perché, secondo me, ha paura di contraddirsi e far scoprire altro ancora. Aggiungo che anche se lei non vive più nella nostra città, lui va a prendere tutti i giorni il caffè al bar dove l'ha conosciuta e io questa cosa non la sopporto e gliel'ho detto. Negli anni passati sono mancati molti soldi dal bilancio familiare e la signora non lavora ed è già al 2° testamento che incassa da uomini. Prima ho detto che, in un primo momento, mi sono anche accollata la colpa e questo perché da qualche anno (dopo la menopausa) anche la nostra intesa sessuale era venuta a mancare. Ma anche da questo punto di vista lui ha seri problemi (diabete, protesi) e per gli incontri con le amanti faceva uso di Viagra e altro (prove certe) e successivamente ha avuto problemi al cuore. Io pensavo che fosse giunto il momento di vivere la nostra età con i problemi che abbiamo e senza andare a cercare di peggiorare la situazione, Evidentemente mi sono sbagliata. A questo punto non so più cosa fare. In casa non si parla più. Se inizio un discorso non sono in grado di mantenere la calma. Lui non parla, si è chiuso nel mutismo più assoluto. Solo se faccio presente che così non va bene allora dice qualcosa ma parla solo di oggetti, di cose da fare in casa e mai parla di se stesso o di noi.
Due mesi fa (dopo l'ennesima telefonata intercettata) gli go proposto la terapia di coppia e ha accettato. Io nelle 5 sedute già fatte sono stata sincera, ho parlato dei miei problemi ma lui non ha minimamente accennato ai suoi (difficoltà per il diabete, problemi posturali ecc.). Ha più volte che non ho difetti e questa cosa mi fa pensare che non dice tutto anzi si nasconde, prende tempo e chissà che altro. Prossimamente saremo sentiti singolarmente. Non so se devo accennare io a queste cose o se per correttezza è meglio lasciare fare allo psicologo.
Inoltre, da persone esperte, cosa pensate che succeda? Ci sono possibilità di recuperare il rapporto di fiducia con una persona così difficile?
Grazie
Stress post traumatico e amore
Buonasera a tutti. Cercherò di essere, per quel che mi è possibile, breve.
Ho conosciuto,un anno fa, un ragazzo del quale mi sono innamorata. Abbiamo entrambi 29 anni. Lui è africano (è in Italia dal 2014), ma, apparentemente, ben integrato nella nostra realtà (ha conseguito una laurea in Italia e lavora in prefettura). Inizialmente andava tutto bene - anche se sin dall'inizio lui mi diceva sempre che, da quando ci siamo conosciuti, lui riusciva a dormire: a questa affermazione, ho sempre risposto che non essendo io il motivo per il quale non riusciva a dormire (non ci conoscevamo ancora), non potevo essere io la "soluzione". Dopo qualche mese ha iniziato a diventare distante e freddo. Al mio incalzarlo, ha risposto che era già qualche mese che non riusciva più ad essere felice, ma che io non c'entravo nulla e mi ha chiesto una pausa - che a malincuore gli ho concesso. Ha iniziato a farsi seguire da uno psicologo, ma il suo isolamento è continuato: chiamate e messaggi sempre più di rado (viviamo ad 800km di distanza, ma, per via di un master, sono stata circa quattro mesi su da lui). Al che gli ho proposto di lasciarci. Lui ha accettato di buon grado - senza alcuna emozione. Dopo mi ha scritto per degli auguri; io gli ho chiesto come stesse, ma le sue risposte rimanevano sempre sul vago. Mi ha chiamato una volta (gli ho risposto cercando di essere il più delicata possibile), ma alle mie seguenti chiamate non c'è stata alcuna risposta, se non "non mi stressare" e "fammi respirare". Dopodiché mi ha bloccato. Ho parlato con un suo amico che mi ha confermato quanto già avevo intuito, ovvero che si tratta di fenomeni depressivi dovuti ad un probabile stress pos traumatico, con implicazioni identitarie, culturali e di integrazione (un percorso che lui non ha mai fatto essendo uscito dopo soli 14 giorni dal centro di accoglienza). Io sono davvero innamorata di questo ragazzo - ed ero sicura lui lo fosse di me - e la differenza culturale, che pure c'è, la consideravo, così come lui, un ostacolo superabile (lo era un po' meno per me quella religiosa, ma lui non è affatto, così come non lo sono io, un praticante). Ora, la mia domanda è: possono il percorso psicologico che sta conducendo ed il viaggio in Africa programmato di concerto con lo psicoterapeuta (a dire del suo amico) aiutarlo davvero? Potrebbe, alla fine della terapia, ritrovare quelle emozioni, positive e negative, che si dice non più capace di provare? Insomma, ha senso che io lo aspetti - nonostante questa apparente chiusura (a me sembra di stare a parlare con un'altra persona, con un muro...di cemento armato e rinforzato)?
Grazie in anticipo per l'attenzione.
Ps:non è passato dalla Libia, ma ha, alle spalle, eventi a mio modo di vedere traumatici per qualunque essere umano.
Paura di legarsi a qualcuno
Ciao , ho 23 anni ed il mio problema più grande è il non riuscire a trovare la persona giusta da amare , amo la mia indipendenza , amo sognare senza pensare di porre dei vincoli se la persona che “amo” ha altri progetti nella vita .Sono infelice nel posto in cui vivo , in casa e nella città in cui mi trovo . Ho avuto un’infanzia abbastanza difficile , ho sempre visto i miei genitori litigare e mai darsi un bacio ,li ho visti litigare con i vicini , con la polizia , insomma sono cresciuta tra l’amore che mi hanno dato e l’aggressività. Mi considero impulsiva , alcune volte arrogante e aggressiva ma allo stesso tempo dolce e sensibile . 2 anni fa ho lasciato il mio ex ragazzo e ancora non ne conosco il motivo e questa cosa mi uccide. L’ho lasciato poi l’ho ripreso questo per 3 volte . Ero confusa , sono tuttora confusa . Con lui ci stavo bene poi ad un certo punto .. siamo andati in vacanza insieme abbiamo condiviso tutto e come d’un tratto mi sono sentita invadere nella mia vita , non respiravo più , volevo stare da sola . Ovviamente mi solo pentita . Ora c’è un altro ragazzo e ho paura possa accadere di nuovo , sono già un po’ confusa , sempre in cerca di difetti e scuse per allontanarlo .
1 risposte - LeggiPaura di pensare
Buona sera,
Ho deciso di richiedere un consulto su questo forum perché fino ad ora non ho riscontrato alcun problema analogo da parte di altri utenti.
È difficile riuscire a descrivere le sensazioni che provo e che ormai mi sembrano insostenibili.
Da circa un mese e mezzo nutro una grande paura nei confronti del mio pensiero.
Non riesco più a vivere serenamente, nonostante lo desideri con tutto il cuore.
Non si tratta di pensieri negativi che non riesco a scacciare, non c'è niente nel mondo esterno che giustifichi questa mia paura, potrei vivere molto tranquillamente e invece mi trovo a fare i conti con questo enorme conflitto interiore.
È come se un giorno mi fossi accorta che noi non siamo altro che pensiero, che tutta la nostra vita di fatto è legata alle elaborazioni del nostro cervello, perché in fondo è quello che siamo, pensieri, idee, ragionamenti, reazioni al mondo esterno, tutto avviene nella testa e così vale per la nostra stessa coscienza, siamo perennemente legati a questo flusso di parole/coscienza da cui non possiamo staccarci mai se non quando ci addormentiamo.
Non avrei mai voluto rendermi conto di questa "fregatura", adesso mi sento imprigionata dentro me stessa e temo di non riuscire più ad adottare la prospettiva più giusta e umana/normale con cui ho felicemente affrontato la vita fino a poco tempo fa (ho 23 anni).
È come vivere con una sconosciuta, vorrei scappare da me stessa, ho paura di rimanere da sola, di andare in giro da sola e di poter perdere il controllo dei miei pensieri (e al tempo stesso, paradossalmente, me ne sento intrappolata).
Non sono mai stata così male.
E non si tratta neanche di attacchi di panico, anche se la situazione ovviamente mi crea una certa ansia e angoscia, ma è piuttosto una consapevolezza costante.
Tendo ad immaginare graficamente i miei pensieri/ragionamenti nella testa, come se fossero scritti.
È come se non sapessi più come pensare in maniera normale.
Non so davvero come uscirne e ho paura che la situazione possa peggiorare, è una sofferenza continua.
L'unico sollievo a questo mio tormento è esternare il mio pensiero (qualsiasi esso sia) con la voce, quindi parlare oppure cantare; per lo stesso motivo preferisco leggere a voce alta, mentre leggere a bassa voce mi spaventa.
Solo così sento di avere i pensieri/le parole sotto controllo.
Tutto questo mi sta portando ad una sorta di avversione verso me stessa / perdita di identità perché ormai mi considero più come "cervello" piuttosto che nella mia totalità.
Vi chiedo gentilmente un parere e un consiglio sul percorso da intraprendere per provare a risolvere questo mio problema.
Vi ringrazio infinitamente.
Quello che gli inglesi chiamano NPE...
Salve, scoprire a 40 anni che tuo padre non era davvero tuo padre... non è facile da accettare...
Ma il DNA non mente...
Dovrei parlare di come sto vivendo la cosa, sopratutto considerando che questo mio "vero padre" non vuole pensarci... Ma lasciamo perdere. La mia domanda è un'altra.
Ho dei figli piccoli, di circa 10 anni. Devo dirgli che il loro nonno non è quello defunto che non hanno mai conosciuto, ma bensì questo tizio che nemmeno vuole conoscerli/mi? Devono sapere che il loro vero nonno è vivo, e che chissà forse un giorno vorrà conoscerli? Grazie a tutti, buon lavoro