Domande e risposte Hai bisogno di un supporto?
Questa sezione non è utilizzabile per cercare di ottenere consulenze gratuite sfruttando la generosità dei professionisti. Non esistono soluzioni in tre righe alla tua vita. E ricevere una risposta non significa "essere andati" da uno psicologo. Se desideri una consulenza psicologica contatta i professionisti per un appuntamento in studio o via webcam. É la cosa più seria e credibile da fare, vedrai che ne varrà la pena.

Ci sto riprovando ma non riesco
Buongiorno, insieme da più di 20 anni, sposati, 2 figli. Mi sono accorto dopo tanto tempo che lei non mi dava ciò che ho sempre desiderato, affetto, passione, divertimento, stimoli, dialogo profondo, entusiasmo per gli interessi e le passioni (tutte queste cose non lo è mai stata sin dall'inizio, una ostinazione, lei un carattere anche piu forte del mio diceva "io sono così" ed io perseveravo). La vita scorreva, io sopperivo a tutte queste mancanze con il mio entusiasmo come un automa, convinto fosse giusto così, certo avevo la stabilità e l'equilibrio di una relazione lunga. Poi incontro una persona che mi travolge con tutte queste cose e capisco che nella vita esiste anche altro. Esco di casa e vivo solo (ormai un anno) con mille sensi di colpa, la mancanza del "senso di famiglia" ma non di mia moglie per cui nutro grande affetto (dopo tanta vita insieme) ma non trovo nulla che mi manchi di lei come donna. L'altra è sempre li, con il suo entusiasmo e la nostra complicità naturale. Mi sono preso una pausa anche da lei, perchè nonostante tutto avverto inquietudine, da una parte una situazione "comoda" di affetto, figli e comodità, dall'altra chi mi entusiasma. Tuttavia ho difficoltà a traslarmi in una immagine di me con "nuova famiglia" ossia la mia amante e sua figlia, sapendo i miei figli altrove, ma allo stesso tempo come posso vivere sapendo di non amare e poter dare tutto ciò che avrei? Colto da queste paure, ho chiesto a mia moglie di riprovare, più che altro per tentare di capire qualcosa di più, ovviamente restando fuori casa per non destabilizzare i bambini (che al momento sembrano molto sereni, anche perchè io sono presentissimo per loro). Vedo che mia moglie qualcosa fa, nulla di travolgente sia chiaro, ma qualche messaggio per sapere come va la giornata, ci siamo visti per una passeggiata (parlato come sempre di lavoro e figli) e mi ha preso sottobraccio e dato un bacio. Io però non riesco, non avverto slanci, non ho argomenti, e non sono a mio agio (sono sempre stato e lo sono tutt'ora una persona molto affettuosa, desiderosa di contatto, di essere sorpreso e sorprendere, divertente). Non sono capace di fare una scelta pur sapendo che dovrei per me (perchè vivo male), e per tutti gli interessati. Dovrei darmi più tempo? Dovrei aver capito qualcosa? Sono ad un punto di non ritorno? Dovrei voltare pagina con coraggio? Grazie
1 risposte - LeggiProblema di coppia
Salve, sono felicemente fidanzato da diversi anni (5 per la precisione) con una meravigliosa ragazza. Durante l'ultimo periodo della nostra relazione, a causa della mia voglia di migliorare il nostro rapporto di coppia (V.dopo), ho cercato di dirle sempre la verità ma ciò ha aperto la nostra relazione a diversi problemi di mancanza di tempo rispetto che ho avuto nei suoi confronti nei primi due anni di relazione. Ero solito avere chat o scambiare materiale sessuale (foto e altro) con altre ragazze in quanto non mi sentivo veramente innamorato. Con il tempo questo status di "infedele" si è completamente cancellato e ora cerco (e credo) di essere una persona onesta, sincera e contemporaneamente fedele per la mia donna. Purtroppo nell'ultimo periodo sto avendo fantasie di tipo sessuale su persone che mi stanno vicino e non (amiche, colleghe di studi oppure anche solamente passanti). Sono per lo più pensieri invasivi e passeggeri che attualmente sto cercando di allontanare ogni volta con metodi ridicoli ma che alla lunga mi stanno infastidendo e per le quali vorrei trovare una soluzione.
Ne ho parlato come uno sciocco con la mia ragazza e giustamente la reazione è stata piuttosto negativa... In fondo che cosa avrebbe mai potuto dire : "sono felice che tu faccia questi pensieri bravo e complimenti?"
Ora siamo in una situazione di stallo e questo modus operandi che ha preso la mia mente mi obbliga ogni volta a dire alla mia ragazza tutto ciò che mi passa per la mente come uno strano processo di autodistruzione che sono convinto anche io di non volere davvero, io voglio stare con lei e di questo ne sono sicuro.
I pensieri possono veramente scombussolarmi così tanto la vita?
La prima soluzione che mi è venuta in mente sarebbe quella di “mentire” e tenere tutto nella mia testa (andando poi ad intaccare il mio status di ragazzo che dice al proprio partner sempre la verità) ma mi sentirei uno schifo nel farlo.
Cosa dovrei fare?
Può essere depressione?
Salve a tutti, nell'ultimo anno ho notato un cambiamento in me, mi ritrovo a essere molto ansiosa, che non è mai stato nella mia natura, mi rendo conto che anche la più piccola cosa mi innervosisce e non provo quasi niente nel fare tutte le piccole azioni quotidiane, neanche nelle cose che prima mi hanno sempre dato soddisfazione o mi facevano provare un'emozione. Al mattino mi sveglio che sono già stanca e non ho energie per affrontare la giornata. Tutto questo si ripercuote sul rapporto con i miei figli, perché essendo sempre di malumore me la prendo con loro. Spesso mi sento così triste e inadeguata che mi ritrovo a piangere senza motivo. Mi è venuto naturale chiedermi a questo punto se il mio fosse l'inizio di uno stato depressivo e fosse necessario un sostegno psicologico.
Grazie
Disturbo alimentare o insicurezza?
Salve, vorrei sottoporre il mio caso a qualcuno ma non so da dove cominciare, non so a chi rivolgermi. Cerchero' di essere breve nella descrizione. Non sono mai stata una modella, anzi, per la maggior parte sono sempre stata muscolosa avendo fatto molto sport da piccola, fino a qualche anno fa pesavo 57kg (165 altezza), mi sono sempre vista rotonda, sicuramente piu' di tutte le mie amiche, dentro me stessa ho sempre avuto l'idea che non fosse il fisico a determinare la persona, ma la personalita,' infatti sono sempre stata una persona molto forte, penso di essere simpatica e intraprendente, questo almeno fino a 5 anni fa. Pensavo di piacere tanto alla gente proprio per il mio carattere non per il mio aspetto fisico. Appunto 5 anni fa sono partita all'estero e avendo avuto una vita sedentaria e cambio di alimentazione sono aumentata di 20kg, adesso peso 76kg. Un'enormita'. Sono rientrata e sto cercando di riprendere tutte le mie attivita' esattamente come facevo prima, ma quello che mi ferisce di piu' e' proprio il giudizio degli altri. Non c'e' amico conoscente familiare che mi rivede dopo tempo e non deve necessariamente sottolineare il mio cambiamento. Tutti praticamente tutti. Vengo costantemente giudicata tanto che ho cominciato a mettere le mani avanti e lo dico prima io, se incontro qualcuno che non mi vede da un po', sono io la prima a dire, si sono tornata e con me i miei 20 kg. Onestamente pensavo questa cosa scemasse ma non fa altro che aumentare. Oppure sono io che mi sto ossessionando dall'opinione che ha la gente di me. Non lo accetto perche' non mi spiego, non ho mai puntato sull'aspetto fisico, ma piuttosto su quello caratteriale che non e' mai cambiato. Non mi scatto piu foto, mi nascondo in ogni foto di gruppo e cerco sempre di vestirmi sportiva e purtroppo nemmeno questo cambia l'opinione che hanno gli altri di me. Ovviamente non ho parlato con nessuno del mio stato emotivo, cerco sempre di sdrammatizzare il tutto con una battuta poi pero' quando sono sola ne pago le conseguenze. Grazie a chi ha avuto il coraggio di leggere questo papiro
1 risposte - LeggiRabbia di mio figlio in condizioni di difficoltà
Mio figlio sovente si arrabbia con me e mi tratta veramente male, insultandomi e umiliandomi.
Questo succede perchè lo metto in difficoltà, non certo volutamente con le mie domande alle quali non è capace di dare una risposta che invece dovrebbe dare. Non lo fa per malafede o per la mancanza di volontà di rispondere, ma trovo veramente inaccettabile e forse con significato patologico il fatto che si rivolga a me con epiteti squalificanti e arrabbiature di ogni genere con tutte le umiliazioni possibili. Probabilmente le questioni che pongo incidono sulla logica che si è costituito e va contro le sue strutture. Ma succede troppo spesso. Quando si sente in difficoltà mi aggredisce. Ma solo verbalmente. Come gestire la situazione?
Grazie.
Cos’ho che non va?
Salve
Sono una ragazza di 24 anni con un passato sicuramente non facile ma rispetto ad altre persone mi reputo decisamente fortunata, ho vissuto il divorzio dei miei genitori all’età di 12/13 anni circa, dopodiché il rapporto con mio padre è stato burrascoso, a tratti insostenibile e proprio per questo alla fine si è interrotto drasticamente.
Aldilà di questo, ho sempre avuto il supporto e la costante presenza di mia madre, la quale mi è sempre stata accanto e mi ha sempre ascoltata.. ha saputo darmi sempre amore e sostegno, e per questo le sono infinitamente grata e proprio per questo mi sento in colpa nel non riuscire a superare questo momento “buio”.
All’età di 19 anni mi sono trasferita per iniziare l’università parecchio lontano da casa, ho cambiato corso di laurea 2 volte e alla fine ho deciso di tornare e di proseguire gli studi più vicina a casa perché la lontananza iniziava a pesarmi troppo.
Come si può ben capire dal fatto che ho cambiato più volte corso di laurea, il mio percorso è stato tutt’altro che semplice.
Forse perché in fondo non ho mai saputo davvero cosa volessi fare, in cosa ero brava davvero... tutti stanno lì a rincorrere un sogno del tipo “voglio fare il medico” “farò il magistrato” “farò la psicologa” “farò la maestra”.. e poi ci sono io, che non ho la più pallida idea di chi voglio essere.
Insomma torno in Sicilia, mi iscrivo all’università e nel frattempo intraprendo anche un’altra strada, ovvero l’accademia di moda che è sempre stata una mia grande passione.. quindi adesso (da una settimana) mi divido tra lezioni universitarie e lezioni (3 volte la settimana) in Accademia..
Premetto che all’età di 18 anni circa ho avuto un paio di episodi di attacchi di panico, che grazie a mia madre (che da giovane ne ha sofferto) sono riuscita a superare guardandoli appunto con scetticismo, cioè capivo che in sè per sè l’attacco non era altro che la paura dell’attacco e così li ho sconfitti..
Il problema adesso è un altro, avendo sperimentato la sensazione durante appunto gli attacchi di “perdita del controllo” questa sensazione è tornata da un po’ a darmi il tormento.. so di essere una persona ansiosa ma ultimamente è come se vivessi sempre in uno stato di angoscia, pensando sempre in negativo, pensando sempre che non importa cosa faccio tanto sono “difettosa” si è rotto qualcosa in me e mai si aggiusterà, tutti stanno bene o comunque meglio di me mentre io sono destinata a stare male in eterno..
Ho letto diagnosi e forum online, sbagliando, lo so, ma mi sono convinta di avere una forma di depressione, anche se non mi trascuro affatto, e non direi che ho perso interesse nella vita.. più che altro mi sento come se avessi la costante sensazione di non essere adatta a vivere.. mi capita di pensare che perderò il controllo di me, che arriverò a commettere qualche sciocchezza, non posso guardare un film dove qualcuno si toglie la vita perché mi sale l’angoscia e sto male per tutto il giorno..
Ho letto di diagnosi come “psicosi” “depressione” “depressione ansiosa” e tutto questo mi ha fatto solo stare peggio perché ho il terrore di cadere in un vortice dal quale non potrò mai uscire.
Ad esempio adesso che ho iniziato università e Accademia ( anche se da pochissimi giorni) non so pensavo che sarei stata meglio e invece l’ansia e l’angoscia sono ancora presenti e questo mi fa dire “ecco, sono un caso disperato, non starò mai bene”.
Io amo mia madre alla follia, ho un fidanzato al quale sono tanto legata, in amicizia sono stata sempre sfortunata e ho preso grandi batoste, ma comunque non sono una persona chiusa.. parlo con mia madre di questi malesseri e lei, avendo sofferto di ansia/depressione, ed essendo guarita con l’aiuto di un terapeuta, mi dice che io sono molto più forte di lei e che posso superare tutto, che lei all’epoca era da sola mentre io ho lei, dice che passerà.. e io mi dispero perché vorrei solo farla stare serena ed essere anch’io serena. Ma mi sembra di non farcela. È come se vivessi col terrore di impazzire da un momento all’altro, anzi come se fossi già malata. Vorrei eliminare questi pensieri e queste sensazioni della mia testa ma non ci riesco.. penso che cosa mi manca? Ho una madre che mi ama, un fidanzato che mi ama, nonostante il fallimento universitario (che mi ha parecchio fatto male) sto riprendendo in mano la situazione.. allora cosa manca? Cos’ho che non va?
Proprio perché non mi manca nulla penso di non essere normale.
Sicuramente mi pesa il fatto di avere 25 anni e di non aver ancora trovato il mio obiettivo, il mio “sogno nel cassetto” da rincorrere.. specialmente adesso che sono all’inizio di questi due percorsi, vedo tutti ragazzi che si sono appena diplomati e che hanno un sacco di aspettative e buoni propositi, io invece mi sento troppo grande, mi sento in ritardo e soprattutto non mi sento abbastanza forte da superare tutto.
Un’altra cosa che mi capita è la sensazione di “distacco”, ma più che una sensazione è un pensiero che ho io, la convinzione di essere diversa, troppo sensibile e per questo inguaribile, e quando ci penso mi viene un senso di oppressione al petto che mi fa stare male.
Ripeto, queste sensazioni non influiscono sulla mia Vita in maniera tangibile, cioè io guido da sola la macchina, prendo il treno, l’aereo, mi sposto, viaggio da sola; mi lavo, mi trucco sempre allo stesso modo e con la stessa frequenza di prima.. mangio e dormo regolarmente.
È semplicemente come se avessi un velo davanti, e devo ammettere che da quando ho
Letto le diagnosi online queste sensazioni sono peggiorate.
Confessando una cosa che mi vergogno anche a dire, una volta mi sono trovata a guardare un film su Virginia Woolf dove si raccontava del suo suicidio e non ho dormito per due notti, tuttora mi capita di pensarci e di dire “E se avessi qualche disturbo come il suo? E se anch’io arrivassi a stancarmi di vivere così con questi pensieri e presa da una psicosi mi togliessi la vita?” ..mentre scrivo queste cose mi sento una perfetta imbecille. Non accetto che una persona come me possa farsi schiacciare da questi pensieri. Ho l’esempio di mia madre che ha superato tutto e sta bene, perché io devo convincermi che per me invece non ci sia scampo? Cos’ho che non va?
freno inibitorio: cosa significa?
Salve buonasera volevo sapere cosa significa non avere freni inibitori
3 risposte - LeggiCosa mi succede? Non provo affetto per nessuno
Buonasera, mi trovo a scrivere qui e nn so perché, non per sminuire nessuno ma mi fa sentire una senza speranze ma poi in fondo mi sembra l ultima risorsa.
sono consapevole di nn avere mai avuto una vita "normale" , genitori separati mamma giovane padre quasi del tutto assente e tutte le cazzate che potrei dire, ho paura d farlo solo x giustificarmi,solo x autocompatirmi.
ho sempre creduto d avere il controllo su tutto ma nn e mai stato cosi, ora mi ritrovo quasi sola, ho lasciato da un mese un uomo che mi amava incostantemente da 5 anni perche nn provo piu nulla, ma ne verso lui ne verso nessun altro.
nn ho affetto x nessuno, nn me ne frega d nessuno ne se stanno bene ne se stanno male.
mi sento un mostro, una piccola inutile donna.
Faccio bene a lasciare l'università?
Salve,
Sono le 5:00 di notte ed io non riesco a dormire ! Il pensiero che mi affligge è: devo lasciare o no l'università ?
Ho 23 anni e brevemente cerco di raccontarti la mia storia ! Ho frequentato il liceo classico senza troppi problemi,studiare mi piaceva , andavo bene , i prof mi adoravano,non era pesante passare ore ed ore sui libri e riuscivo anche fare altre attività come ad esempio frequentare una scuola di danza classica ( per ben 13 anni,ho iniziato all'età di 6 anni). Poi,verso il quarto anno di liceo ho iniziato a pensare a cosa poter fare all'università e mi sono convinta giorno dopo giorno di voler diventare un medico così dopo il liceo ho provato il test d'ingresso a medicina con esito negativo. Ho provato altri test lo stesso anno con esito positivo ed ho così deciso di iscrivermi a farmacia perché a livello di esami era la facoltà più affine alle materie del test d'ingresso e quindi dando gli esami di farmacia avrei potuto prepararmi meglio per il test visto che uscendo da un liceo classico la mia preparazione nelle materie scientifiche era molto scarsa. Però forte della convinzione di voler fare il medico,mentre frequentavo il primo anni di università alla Sapienza di Roma,mi sono iscritta anche ad un corso privato di preparazione al test di medicina della durata di un anno intero che ho frequentato con piacere e successo ( in chimica ero la prima della classe). Il primo anno a farmacia é andato bene,ho dato 7 esami e mi piaceva quello che studiavo però ero sempre più convinta di voler fare medicina così l'anno dopo ho riprovato il test con esito ancora negativo ed ho continuato a fare farmacia dando altri 5 esami. Al terzo tentativo finalmente sono riuscita a superare il test di medicina e così ho lasciato farmacia ma non ne ero del tutto convinta perché in quei due anni mi ero appassionata molto ad una nuova materia cioè la chimica che fino ad allora non avevo mai avuto modo di studiare bene,però pensando al futuro e al lavoro che sarei andata a fare mi sono trasferita a medicina ( cambiando anche città ,perché il test è Nazionale e sono finita in Molise,quindi ho dovuto lasciare Roma che adoravo. ) Il primo anno a medicina è stato traumatico,non sono riuscita a fare nemmeno un esame. Ero molto scoraggiata,depressa,triste e demotivata ma grazie ai miei genitori ho deciso di darmi un altra possibilità iniziando il secondo anno a medicina ma come ripetente perché non avendo dato neanche un esame ho dovuto rifare il primo anno. Prima di iniziare di nuovo il primo anno avevo la possibilità di fare esami sia a settembre che a dicembre ma ho saltato entrambee le sessioni così ora sono arrivata alla sessione di febbraio ma non è cambiato nulla. Emotivamente mi sento uno schifo,mi sento una fallita perché ho ripetuto il primo anno,una perdente inconcludente,inoltre non mi piace la città in cui mi sono dovuta trasferire per studiate medicina,qui non ho amici mentre a Roma avevo delle amiche fantastiche e anche una vite sociale al di fuori dell'università,andare a lezione mi pesa sempre di più , i professori non mi piacciono ( mentre alla Sapienza li adoravo e li ascoltavo estasiata) mettermi sui libri è diventato un trauma, passo le giornate con il libro davanti ma senza studiare nemmeno una pagina , mi sento molto male se penso a tutti i sacrifici che i miei genitori hanno fatto per farmi studiare,a tutti i soldi investiti e a tutta la fiducia che mi hanno dato quindi sono molto depressa anche fisicamente non mi riconosco più ( ho messo su qualche chilo perché per l università sono sempre nervosa e a volte mi sfogo sul il cibo ). Ogni giorno mi alzo con il terrore di affrontare un altro giorno deludente e vado a dormire sempre insoddisfatta perchè non studio niente e dispiaciuta e con un enorme senso di colpa perché sto ingannando i miei. Mi sento tremendamente stupida e incapace perché tra 3 giorno ho l'esame e non ho studiato niente ancora una volta dopo aver fatto così per un intero anno. Così penso che lasciare tutto questo sia la cosa migliore così potrei anche aiutare i miei nell'azienda di famiglia e fare o la commessa nel negozio di mio padre o la cameriera all'agriturismo dei miei. Però ho paura che lasciando l università commetterò l'errore più grande di tutta la mia vita e che un giorno me ne pentiró. Le ragioni che mi hanno spinto a fare medicina sono : aiutare il prossimo a guarire dalla sofferenza o a sentire meno dolore , lavorare in ospedale( che é un ambiente che adoro ) , capire come funziona il corpo umano nei minimi dettagli,prendermi cura degli altri. Ho sempre avuto questo sogno bellissimo da realizzare ,su questo non ho mai avuto dubbi e sono stata sempre convinta e determinata ma ora non è più così e sono sempre più disperata. E non so cosa fare....i miei sarebbero contenti di qualsiasi decisione io prenderó ma la paura di deluderli e deludermi ancora una volta è tanta...
Tu cosa ne pensi ?
Grazie infinite se mi risponderai
5 anni di relazione felice, poi ho baciato un altro.
Buongiorno, sono una ragazza di 23 anni e sono fidanzata da 5. Io ed il mio ragazzo non abbiamo mai avuto problemi in questi anni, pochi litigi e tanti bei momenti trascorsi insieme. Questa estate però, con gli esami universitari finiti e la prospettiva di un imminente cambio di vita con la laurea e l'inizio di un lavoro, mi sono sentita più libera da una serie di paletti imposti nella mia vita scolastica. Sono uscita di più con le mie amiche e mi sono rifugiata nell'alcol che mi ha regalato quella spensieratezza mai provata prima. In una di queste sere però ho conosciuto un altro ragazzo del mio paese, che ho continuato ad incontrare in diversi locali. Mi sono resa conto che provavo attrazione per questo ragazzo e non più per il mio fidanzato. Ne ho subito parlato con lui perchè riflettendo ho capito che forse ciò che ci teneva uniti era un profondo affetto e l'abitudine. Lui ci è rimasto male e non si sentiva come me. Ho continuato ad incontrare l’altro ragazzo per i locali e una sera mentre parlavamo mi ha dato un bacio a stampo. Ovviamente non ho detto nulla al mio ragazzo e siamo partiti una settimana per le vacanze, piena di litigi sempre per i miei dubbi e dove ho fatto molta fatica a trovare quell'intimità che un tempo era normale. Ho riflettuto tanto sul nostro rapporto e sono arrivata a pensare che forse mi sono accontentata, che tanti lati del suo carattere mi innervosiscono e lui pur di stare con me spesso si trattiene e si adegua alle mie volontà. Tornati dalla vacanza avevo deciso di prendere un periodo di pausa, ma sono arrivati i risultati della TC di suo padre con diagnosi di etp pancreatico al quarto stadio. Lo sconforto della prima settimana è stato enorme, poi dopo aver trascorso due giorni a casa del mio ragazzo, il sabato sera sono uscita con le mie amiche. Distrutta dalla notizia e rendendomi conto di essere bloccata in una situazione più grande di me mi sono lasciata andare un pò con i drink. Alla festa c'era anche l'altro ragazzo al quale avevo detto che ci saremo rivisti a settembre perchè sapevo che mi sarei lasciata. Ci siamo appartati per parlare, ma invece ci siamo baciati. Sul momento mi sembrava una cosa giusta per me, non mi sono sentita in colpa, io che ho sempre sostenuto che il tradimento non è una cosa ammissibile perchè significa non portare rispetto alla persona con cui si sta. Da quella sera questo ragazzo l'ho rivisto una sola volta, sempre in un locale, ed abbiamo parlato. Ho rifiutato un suo invito ad uscire perchè sarebbe troppo. La notte stessa mi ha mandato un messaggio, al quale ho risposto dicendo di lasciarmi in pace e da lì non ci siamo più sentiti. E' un mese ormai che non ho contatti con questo ragazzo ma io non smetto di pensare a quello che è successo. Mi dico che se l'ho fatto un motivo ci sarà, forse al mio ragazzo voglio solo un gran bene. Io l'ho sempre visto come mio futuro marito e padre dei miei figli. Non so come possa essere cambiato tutto in tre mesi. Mi chiedo se lo stress della laurea, il pensiero che tra qualche mese inizierò a lavorare e che la mia vita prenderà un'altra piega possa influire anche sul rapporto di coppia. Avrei bisogno di allontanarmi dal mio ragazzo per capire, ma con suo padre in queste condizioni non mi sento così libera di farlo. Vorrei aspettare un periodo più tranquillo ma so che non ci sarà perchè la situazione sarà sempre peggio. Egoisticamente parlando, vorrei far passare la mia laurea, che è a fine Novembre, per stare io più tranquilla ed affrontare un problema alla volta. Così però mi rendo conto di far star male il mio ragazzo perchè mi vede più distaccata e fa di tutto per farmi sentire più amata, pensando che il problema sia la noia dell'abitudine e non un tradimento. Io mi rendo conto che non gli sto dando le stesse cose che lui dà a me. Mi ritrovo spesso a pensare a quest'altro ragazzo, quando esco lo cerco nei locali dove vado. Lui è un tipo completamente diverso dal mio fidanzato, esce con molte ragazze ed io sono solo una delle tante con cui ha trovato una certa attrazione. La mia paura è che lasciare il mio ragazzo per un tipo come lui, che molto probabilmente a me non pensa nemmeno più, sarebbe l'errore più grande della mia vita. Voglio lasciare il mio ragazzo solo se mi rendo conto di non amarlo più e non per un’altra persona. So anche che questo tradimento pesa tantissimo sulla mia coscienza, vorrei dirglielo perchè fondare un futuro su una bugia non è pensabile per me. Allo stesso tempo ho paura perchè mi ha sempre detto che un tradimento non lo perdonerebbe mai e principalmente gli darei un altro dolore oltre a quello che già sta attraversando. Sono davvero in difficoltà; se non ci fosse stata la notizia di suo padre mi sarei comportata diversamente. Avrei preso una pausa e magari ora starei meglio, ma da quella notizia non mi sono sentita di lasciarlo solo e dargli un altro pensiero. In più so che avrei tutta la mia famiglia contro perché è un ragazzo adorabile e adorato dai miei genitori. Non so come posso fare a capire se gli voglio solo bene o se è solo un periodo di grande confusione che prima o poi passerà. Io sono molto afflitta perchè mi chiedo come mai questi dubbi siano nati proprio ora che la situazione è così complicata; lasciarlo ora significherebbe lasciarlo nel momento del bisogno e non lo augurerei nemmeno al mio peggior nemico. Grazie in anticipo. Cordiali Saluti.
1 risposte - LeggiPerchè vivere?
La domanda di questi giorni è : Perché Vivere?
Non riesco a trovare qualcosa per la quale valga la pena vivere, l’unica cosa che mi tiene qui sono i miei genitori e mia sorella, loro non meritano un dolore così grande, non meritano di perdere una persona alla quale vogliono tanto bene. Tutti gli altri se ne farebbero una ragione, starebbero male un pochino, ma poi passerebbe tutto. Io perché devo continuare a “vivere” una vita che non mi porta da nessuna parte ? Perché devo vivere? Non vedo un futuro, non mi piace studiare, non mi fiderò mai di nessun ragazzo. So per cosa devo vivere ma non so per cosa VOGLIO vivere.
Tutto ciò che faccio lo faccio per impiegare il tempo, è solo un palliativo, nell’attesa che il giorno finisca. Il problema è che quando un giorno finisce, ne inizia un altro e tutto si ripete come il giorno prima.
Non ho la forza di andare avanti, non ho la forza per fare niente, non ho la forza di studiare, di leggere, di amare la vita. Amare la vita…ma poi perché? È qualcosa che ho voluto io?
No, io non volevo nascere.
Se non fossi nata adesso non avrei nessun problema, se non fossi nata, nessuno piangerebbe per la mia morte.
E invece devo stare qua, costretta, per far giocare qualcuno che si annoiava e ha deciso di creare il mondo. Sempre se questo qualcuno esiste. Se non esistesse sarebbe ancora peggio. Sarei qui per pura casualità.
Il mondo è cattivo, le persone sono cattive, è tutto pieno di sofferenza, soffriamo tutti e non abbiamo il coraggio di porre fine a tutto ciò. Vorrei che il mondo finisse e si portasse via tutti i dolori e la cattiveria dell’umanità. Sarebbe meglio per me, per tutte le persone che vivono adesso e che vivranno in futuro. Smettiamola di fare figli, smettiamola di mettere al mondo persone che soffriranno, spezziamo questo cerchio, finiamola di essere stupidi ed egoisti. Noi soffriamo e cerchiamo di stare meglio giocando con la vita degli altri. Dovrebbe essere illegale favoreggiare il proseguimento della vita sulla terra.
Qual è il senso di tutto ciò?
Tutto ciò che facciamo è un modo per impiegare del tempo dato che abbiamo avuto la sfortuna di nascere.
Mi sento vuota, mi sento senza uno scopo, mi sento triste, depressa. Prima non ero così, prima apprezzavo qualsiasi cosa…che stupida! Adesso ho aperto gli occhi, ho capito che razza di fregatura è la vita.
Che cattiveria immensa.
Test Minnesota
Buonasera,vorrei sapere se è possibile fare il test sopra citato da uno psicologo per poi avere il risultato (premetto,prossima ad arruolarmi e vorrei sapere in anticipo se sono idonea o in caso contrario dove poter migliorarmi) Ringrazio.
1 risposte - LeggiAmo il mio ragazzo ma con il mio stato d'animo sto rovinando tutto
Buongiorno, sono una ragazza di 29 anni e da due sto con un ragazzo splendido.
Nella mia vita ho dovuto affrontare diverse difficoltà più o meno gravi, ho sempre pensato che dovevo farcela e che dovevo andare avanti.
Quest'anno invece non mi è successo niente in particolare ma la situazione familiare non è delle migliori e tendo sempre ad accollarmi problemi non miei come se i miei non fossero gia abbastanza e sento che sono arrivata al limite.
Perdo i capelli, sono finita all'ospedale per tachicardia e sento proprio di non avere più la forza e la voglia di combattere.
In tutto ciò il mio ragazzo mi aiuta, mi sostiene, mi sta sempre vicino e cerca di capirmi in tutto tranne quando si tratta di dover avere rapporti.
Mi accusa e mi fa ramanzine sul mio essere svogliata e che si vede palesemente che ne farei volentieri a meno, il problema è che ha ragione ma non capisco perchè sono così.
Sento che questo discorso ferisce entrambi ma non riesco a fargli capire che non lo faccio volontariamente.
Cosa posso fare per aiutarmi e per fargli capire che per me lui è molto importante lo stesso?
Tradimenti dopo 40 anni di vita insieme
Buonasera, ho 61 anni e da 40 anni ho una relazione con mio marito e con il quale ho 2 figli di 25 anni. Due anni fa ho scoperto i suoi tradimenti (non eravamo ancora sposati). ho trovato foto e filmini con la sua amante (nel mio letto e nel letto di mia suocera) risalenti a 5 anni prima. Il tutto l'ho scoperto perché una seconda amante mandava msm con richiesta soldi su wathsapp. quando gli ho detto di spiegarmi ha negato tutto e poi messo alle strette, difronte alle prove evidenti, non ha potuto far altro che ammettere e promettere un cambiamento. Io l'avevo perdonato assumendomi anche delle responsabilità perché volevo salvare la nostra relazione. Ma ho anche iniziato a controllarlo attraverso una app sul cellulare. Con la prima amante ha continuato a sentirsi per telefono (lei si è trasferita in una altra città) La seconda è scomparsa dai contatti, Informato ancora ha di nuovo promesso un cambiamento.. Allora ho preteso il matrimonio e ci siamo sposati alcuni mesi fa. Anche dopo il matrimonio ha continuato a sentire la prima amante. La vita è diventata impossibile. Lui non parla più anche perché, secondo me, ha paura di contraddirsi e far scoprire altro ancora. Aggiungo che anche se lei non vive più nella nostra città, lui va a prendere tutti i giorni il caffè al bar dove l'ha conosciuta e io questa cosa non la sopporto e gliel'ho detto. Negli anni passati sono mancati molti soldi dal bilancio familiare e la signora non lavora ed è già al 2° testamento che incassa da uomini. Prima ho detto che, in un primo momento, mi sono anche accollata la colpa e questo perché da qualche anno (dopo la menopausa) anche la nostra intesa sessuale era venuta a mancare. Ma anche da questo punto di vista lui ha seri problemi (diabete, protesi) e per gli incontri con le amanti faceva uso di Viagra e altro (prove certe) e successivamente ha avuto problemi al cuore. Io pensavo che fosse giunto il momento di vivere la nostra età con i problemi che abbiamo e senza andare a cercare di peggiorare la situazione, Evidentemente mi sono sbagliata. A questo punto non so più cosa fare. In casa non si parla più. Se inizio un discorso non sono in grado di mantenere la calma. Lui non parla, si è chiuso nel mutismo più assoluto. Solo se faccio presente che così non va bene allora dice qualcosa ma parla solo di oggetti, di cose da fare in casa e mai parla di se stesso o di noi.
Due mesi fa (dopo l'ennesima telefonata intercettata) gli go proposto la terapia di coppia e ha accettato. Io nelle 5 sedute già fatte sono stata sincera, ho parlato dei miei problemi ma lui non ha minimamente accennato ai suoi (difficoltà per il diabete, problemi posturali ecc.). Ha più volte che non ho difetti e questa cosa mi fa pensare che non dice tutto anzi si nasconde, prende tempo e chissà che altro. Prossimamente saremo sentiti singolarmente. Non so se devo accennare io a queste cose o se per correttezza è meglio lasciare fare allo psicologo.
Inoltre, da persone esperte, cosa pensate che succeda? Ci sono possibilità di recuperare il rapporto di fiducia con una persona così difficile?
Grazie
Stress post traumatico e amore
Buonasera a tutti. Cercherò di essere, per quel che mi è possibile, breve.
Ho conosciuto,un anno fa, un ragazzo del quale mi sono innamorata. Abbiamo entrambi 29 anni. Lui è africano (è in Italia dal 2014), ma, apparentemente, ben integrato nella nostra realtà (ha conseguito una laurea in Italia e lavora in prefettura). Inizialmente andava tutto bene - anche se sin dall'inizio lui mi diceva sempre che, da quando ci siamo conosciuti, lui riusciva a dormire: a questa affermazione, ho sempre risposto che non essendo io il motivo per il quale non riusciva a dormire (non ci conoscevamo ancora), non potevo essere io la "soluzione". Dopo qualche mese ha iniziato a diventare distante e freddo. Al mio incalzarlo, ha risposto che era già qualche mese che non riusciva più ad essere felice, ma che io non c'entravo nulla e mi ha chiesto una pausa - che a malincuore gli ho concesso. Ha iniziato a farsi seguire da uno psicologo, ma il suo isolamento è continuato: chiamate e messaggi sempre più di rado (viviamo ad 800km di distanza, ma, per via di un master, sono stata circa quattro mesi su da lui). Al che gli ho proposto di lasciarci. Lui ha accettato di buon grado - senza alcuna emozione. Dopo mi ha scritto per degli auguri; io gli ho chiesto come stesse, ma le sue risposte rimanevano sempre sul vago. Mi ha chiamato una volta (gli ho risposto cercando di essere il più delicata possibile), ma alle mie seguenti chiamate non c'è stata alcuna risposta, se non "non mi stressare" e "fammi respirare". Dopodiché mi ha bloccato. Ho parlato con un suo amico che mi ha confermato quanto già avevo intuito, ovvero che si tratta di fenomeni depressivi dovuti ad un probabile stress pos traumatico, con implicazioni identitarie, culturali e di integrazione (un percorso che lui non ha mai fatto essendo uscito dopo soli 14 giorni dal centro di accoglienza). Io sono davvero innamorata di questo ragazzo - ed ero sicura lui lo fosse di me - e la differenza culturale, che pure c'è, la consideravo, così come lui, un ostacolo superabile (lo era un po' meno per me quella religiosa, ma lui non è affatto, così come non lo sono io, un praticante). Ora, la mia domanda è: possono il percorso psicologico che sta conducendo ed il viaggio in Africa programmato di concerto con lo psicoterapeuta (a dire del suo amico) aiutarlo davvero? Potrebbe, alla fine della terapia, ritrovare quelle emozioni, positive e negative, che si dice non più capace di provare? Insomma, ha senso che io lo aspetti - nonostante questa apparente chiusura (a me sembra di stare a parlare con un'altra persona, con un muro...di cemento armato e rinforzato)?
Grazie in anticipo per l'attenzione.
Ps:non è passato dalla Libia, ma ha, alle spalle, eventi a mio modo di vedere traumatici per qualunque essere umano.
Paura di legarsi a qualcuno
Ciao , ho 23 anni ed il mio problema più grande è il non riuscire a trovare la persona giusta da amare , amo la mia indipendenza , amo sognare senza pensare di porre dei vincoli se la persona che “amo” ha altri progetti nella vita .Sono infelice nel posto in cui vivo , in casa e nella città in cui mi trovo . Ho avuto un’infanzia abbastanza difficile , ho sempre visto i miei genitori litigare e mai darsi un bacio ,li ho visti litigare con i vicini , con la polizia , insomma sono cresciuta tra l’amore che mi hanno dato e l’aggressività. Mi considero impulsiva , alcune volte arrogante e aggressiva ma allo stesso tempo dolce e sensibile . 2 anni fa ho lasciato il mio ex ragazzo e ancora non ne conosco il motivo e questa cosa mi uccide. L’ho lasciato poi l’ho ripreso questo per 3 volte . Ero confusa , sono tuttora confusa . Con lui ci stavo bene poi ad un certo punto .. siamo andati in vacanza insieme abbiamo condiviso tutto e come d’un tratto mi sono sentita invadere nella mia vita , non respiravo più , volevo stare da sola . Ovviamente mi solo pentita . Ora c’è un altro ragazzo e ho paura possa accadere di nuovo , sono già un po’ confusa , sempre in cerca di difetti e scuse per allontanarlo .
1 risposte - LeggiPaura di pensare
Buona sera,
Ho deciso di richiedere un consulto su questo forum perché fino ad ora non ho riscontrato alcun problema analogo da parte di altri utenti.
È difficile riuscire a descrivere le sensazioni che provo e che ormai mi sembrano insostenibili.
Da circa un mese e mezzo nutro una grande paura nei confronti del mio pensiero.
Non riesco più a vivere serenamente, nonostante lo desideri con tutto il cuore.
Non si tratta di pensieri negativi che non riesco a scacciare, non c'è niente nel mondo esterno che giustifichi questa mia paura, potrei vivere molto tranquillamente e invece mi trovo a fare i conti con questo enorme conflitto interiore.
È come se un giorno mi fossi accorta che noi non siamo altro che pensiero, che tutta la nostra vita di fatto è legata alle elaborazioni del nostro cervello, perché in fondo è quello che siamo, pensieri, idee, ragionamenti, reazioni al mondo esterno, tutto avviene nella testa e così vale per la nostra stessa coscienza, siamo perennemente legati a questo flusso di parole/coscienza da cui non possiamo staccarci mai se non quando ci addormentiamo.
Non avrei mai voluto rendermi conto di questa "fregatura", adesso mi sento imprigionata dentro me stessa e temo di non riuscire più ad adottare la prospettiva più giusta e umana/normale con cui ho felicemente affrontato la vita fino a poco tempo fa (ho 23 anni).
È come vivere con una sconosciuta, vorrei scappare da me stessa, ho paura di rimanere da sola, di andare in giro da sola e di poter perdere il controllo dei miei pensieri (e al tempo stesso, paradossalmente, me ne sento intrappolata).
Non sono mai stata così male.
E non si tratta neanche di attacchi di panico, anche se la situazione ovviamente mi crea una certa ansia e angoscia, ma è piuttosto una consapevolezza costante.
Tendo ad immaginare graficamente i miei pensieri/ragionamenti nella testa, come se fossero scritti.
È come se non sapessi più come pensare in maniera normale.
Non so davvero come uscirne e ho paura che la situazione possa peggiorare, è una sofferenza continua.
L'unico sollievo a questo mio tormento è esternare il mio pensiero (qualsiasi esso sia) con la voce, quindi parlare oppure cantare; per lo stesso motivo preferisco leggere a voce alta, mentre leggere a bassa voce mi spaventa.
Solo così sento di avere i pensieri/le parole sotto controllo.
Tutto questo mi sta portando ad una sorta di avversione verso me stessa / perdita di identità perché ormai mi considero più come "cervello" piuttosto che nella mia totalità.
Vi chiedo gentilmente un parere e un consiglio sul percorso da intraprendere per provare a risolvere questo mio problema.
Vi ringrazio infinitamente.
Quello che gli inglesi chiamano NPE...
Salve, scoprire a 40 anni che tuo padre non era davvero tuo padre... non è facile da accettare...
Ma il DNA non mente...
Dovrei parlare di come sto vivendo la cosa, sopratutto considerando che questo mio "vero padre" non vuole pensarci... Ma lasciamo perdere. La mia domanda è un'altra.
Ho dei figli piccoli, di circa 10 anni. Devo dirgli che il loro nonno non è quello defunto che non hanno mai conosciuto, ma bensì questo tizio che nemmeno vuole conoscerli/mi? Devono sapere che il loro vero nonno è vivo, e che chissà forse un giorno vorrà conoscerli? Grazie a tutti, buon lavoro