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Il mio fidanzato desidera altre donne
Sono fidanzata da sei anni con un ragazzo poco più grande di me. Stiamo insieme da quando ho 14 anni. Mi ha tradito quasi da subito: facendo sesso o mantenendo chat erotiche con conoscenze, o flirtando in modo esageratamente spinto.
Non mi tradisce in senso fisico da tre anni, ma comunque non è mai fedele in senso lato.
Non ha mai confessato nulla: ho sempre scoperto tutto tramite conoscenze comuni o controllando le chat.
Ciò avviene indipendentemente dall’andamento della relazione: commette errori sia quando va bene tra noi che quando va male. A breve dovremmo andare a convivere, ha sempre detto di volere una vita con me e che l’amore non è mai stato messo in dubbio nelle varie fasi. Come fare per vivere bene assieme? Le persone cambiano?
Senza figli e soffro
Buongiorno
ho 45 anni, non ho avuto figli, ci abbiamo provato (quasi) in ogni modo, ma non ci siamo riusciti. Dopo 5 fecondazioni assistite terminate dopo un aborto, dopo aver tentato il percorso adottivo abbandonato perche non ci sentiamo adatti...ho affrontato prima, durante e dopo diversi percorsi di psicoterapia che mi hanno aiutata molto, abbiamo proseguito la nostra vita, ricalcolato il nostro percorso, fatto e realizzato nuovi progetti... Rimane sempre e comunque quel dolore sordo e profondo, che accetto ma che ogni tanto combatto, e che faccio fatica a lasciare andare... Da quando è nata la nostra nipotina (siamo zii), l'affetto per la nipotina, l'esigenza che ho di vederla e di accudirla (con estrema discrezione e senza invadenza nella sua famiglia) va però a cozzare con il rinnovare il mio senso di inferiorità, di "diversità", di inadeguatezza... perchè io non sono riuscita a dare vita a nessuno...
Non riesco a legare con mia cognata, la mamma della bambina, che conosco da poco tempo perchè è rimasta incinta subito all'inizio della relazione con mio cognato, perchè la invidio... non accetto le parole della sua famiglia che mi dicono "ah ma lei la bambina l'ha desiderata molto...", come se bastasse il desiderio per far accadere i miracoli... non riesco ad accettare che tutto quello che posso fare per questa bambina è essere zia e poi dovermi fare da parte... Mi sento inferiore, mi sento "meno" di mia cognata, mi sento frustrata e vittima di un'ingiustizia... e continuo a perpetuare domande senza risposte, nonostante la meditazione... e cedere alla rabbia o alla tristezza o alla frustrazione in momenti "topici" (riunioni familiari, cerimonie...) perchè io non ho potuto avere figli... Cerco solo un consiglio, un aiuto, un "in questo modi si può soffrire meno", "se fai così puoi non sentirti più inferiore...".
Grazie, vi auguro una buona giornata
Limbo eterno ed estrema indecisione
Buonasera a tutti.
Nell’ultimo mese mi sono ritrovata assieme al mio ex, poco prima di partire per l’estero (cosa che al momento a lui era ignota).
Siamo stati amici, poi quasi fidanzati, poi niente per tre anni e mezzo, senza contatto. Ci siamo lasciati perché, ogni volta che arrivava la fatidica richiesta di “impegnarsi un po’ di più”, lui diceva di non sentirsi pronto, di non voler crescere, di dover pensare al suo futuro e di non potercela comunque fare vista quella che ai tempi era la distanza - nonostante io mi spostassi appena potevo per lui.
Siamo tornati assieme ma lui ha avuto episodi contrastanti, chiedendomi se fossi l’amore della sua vita e poi ritrattando il giorno dopo, avvicinandosi e allontanandosi, mettendo velatamente le mani avanti - cosa che forse ho capito soltanto a posteriori. Ripete che è sicuro che non troverà un’altra come me e che non l’ha trovata, ripete che se siamo qui un motivo c’è, ma è preoccupato per il futuro, perennemente confuso è bloccato dall’idea di una relazione (ha avuto 25 anni di sole frequentazioni e poco più).
Che cosa fare? Mollare la presa?
Ci conosciamo da tanto, a volte penso sia sincero quando dice di non riuscire a bloccarsi.. ripete che anche la madre sostiene che rimarrà per sempre solo (altra velata giustificazione al suo comportamento?), non riesce a dirmi che non prova niente per me ma non contraddice le mie parole “questa volta potrebbe essere l’ultima”.
Che fare? Se c’è amore ci dovrebbe essere la voglia di rischiare, no?
Sostiene che io debba ripartire, vivere la mia vita e fare le mie cose “perché se è destino.. sarà”. Rimarcando sempre e comunque che non crede nell’idea delle relazioni a distanza. Mi sta dicendo fatti la tua vita? Non provo abbastanza per te?
Grazie a chi risponderà.
Senso di colpa frustrante post relazione
Salve, sono una ragazza di 22 anni con il vaginismo. Mi sono accorta di avere questo problema ai miei 18, con il mio primo ragazzo, e da allora ho girato ginecologhe/fisioterapiste le quali mi hanno sempre detto che non avevo nulla, semplicemente paura del dolore, che dovevo rilassarmi e che probabilmente quel ragazzo non mi faceva stare a mio agio e non era la persona giusta. Dopo qualche anno incontro quello che ad oggi è il mio ex da pochi mesi, un ragazzo di 9 anni più grande di me (io 19 lui 28) che da subito mi ha trasmesso serenità, con lui mi sono aperta e ho condiviso subito il fatto di essere vergine senza però nominare il vaginismo poiché nessuno me lo aveva diagnosticato prima. Pensavo che potesse essere la persona giusta con la quale avrei superato questo mio "blocco". Siamo stati insieme tre anni, il primo eravamo innamoratissimi e nonostante la non penetrazione avevamo la nostra intimità, vivevamo in due città diverse poiché io per studio ero a Mantova, e i weekend li passavamo sempre insieme. Il secondo anno abbiamo passato il lockdown a casa di sua mamma, la quale è stata oggetto di numerose discussioni poiché si metteva sempre in mezzo e lui non diceva nulla, tuttavia dopo quel periodo critico abbiamo deciso di cercare casa e andare a vivere insieme. Diciamo che in questi primi due anni il discorso sesso è sempre stato in un certo senso evitato, a parole ci descrivevamo come una coppia che si amava, con gli stessi valori, la stessa idea di futuro e infatti avevamo un progetto, di sposarci e crearci una nostra famiglia, il sesso sarebbe arrivato. L’unica cosa se ripenso a quei periodi era che ogni volta che si discuteva per qualunque motivo lui buttava tutto poi sulla questione sesso, ad esempio dicendo che era bravo a stare con me in questa situazione e che aveva l’istinto di andare con tutte, ma poi si scusava e si rimangiava tutto. Non abbiamo mai litigato seriamente per quello, anzi, abbiamo sempre avuto la nostra intimità e lui non mi faceva pesare la cosa in nessun modo durante la vita di tutti i giorni. A gennaio 2021, ho parlato con lui del fatto che sarei voluta tornare da uno specialista poiché mi sembrava strano che in due anni non fossimo riusciti in nessun modo a farcela da soli, così lui mi consiglia una Fiseoterapista e inizia il mio percorso con lei. Sono andata da questa dottoressa fino a pochi mesi fa e non ho concluso nulla, in un anno non ho raggiunto nessun risultato e lei cercava sempre nuovi modi per approcciare al mio disturbo pur non avendo mai avuto casi come il mio si applicava e a me dispiaceva in un certo senso "tradirla" e andare da qualcun'altro perchè avevamo ormai un vero e proprio rapporto. Sta di fatto che in questo 2021 il mio ragazzo ha iniziato ad avere episodi di rabbia, all'inizio sporadici poi via via sempre più frequenti, in quei momenti mi diceva che non ce la faceva più, che non ero normale ad avere questo problema di m***a, che gli sembrava di essere mio padre, che ormai sarebbe andato con chiunque, etc. Cose che mi ferivano, ma subito dopo mi chiedeva scusa, diceva che non le pensava veramente ma e diceva solo per farmi soffrire e che mi amava a prescindere da questo e sarebbe stato con me a prescindere appunto. Io giustificavo queste parole mettendomi nei suoi panni, perchè sapevo che per "colpa"/causa mia stava rinunciando a una cosa importante e più rinunciava e più credevo che mi amasse veramente. Fatto sta che a Gennaio decido di provare a sentire altri specialisti, parallelamente la nostra relazione era alla frutta, lui sempre più nervoso/arrabbiato con me, io sempre più stanca e "svuotata", litigavamo tutti i weekend, così un giorno prendo in mano la situazione e con gentilezza "chiudo" la relazione, piangiamo entrambi, lui mi dice che sono la ragazza migliore del mondo, che mi ama ma non è abbastanza forte per continuare, io lo ringrazio per essermi stato vicino. Solo che quella sera non va via ma restiamo insieme a casa nostra, il giorno dopo vado da una ginecologa che mi dice che non ho nulla, che con i dilatatori posso guarire nel giro di pochi mesi, e così tornata a casa condivido la cosa con il mio ragazzo e decidiamo di continuare e vedere. Il weekend dopo lui è sempre "depresso", io mi impegno per tenere su la coppia lui invece no cos' litighiamo e va via di casa per pensare. Non si fa più vivo tutto il giorno e la notte non torna senza avvisare, vado a casa di sua mamma la mattina dopo e lo trovo li, mi dice che è abbastanza sicuro che sia finita e io non capisco perchè continuava a sostenere di amarmi e di non farcela più, però avevo in programma un nuovo percorso da iniziare e mi era stato detto che in pochi mesi avrei risolto, quindi per me lui sarebbe dovuto essere solo che felice di sapere che avevamo un'occasione finalmente per concludere e essere felici. Per farla breve da li torna qualche notte a casa ma nulla continuiamo a discutere finché mi dice "ok riproviamoci" io gli dico che potevamo prendermi qualche giorno per pensarci visto che fatalità lui quel weekend era via con il fratello e io con una mia amica, al rientro la domenica non si presenta a casa, lo chiamo e non risponde, spegne il telefono. Il giorno seguente si presenta a casa alle sette di sera e mi lascia, con una freddezza disumana, dicendomi che non è più felice da anni, che non voleva venire a vivere veramente con me ma lo ha fatto solo per vedere se si sarebbe risolta la cosa, che non mi pensa, non gli manco, che se lo avessi amato veramente avrei potuto fare prima le cose, che mi ha dato i suoi anni migliori, che i bei momenti che abbiamo vissuto li ha anche con i suoi amici e che ormai non prova nemmeno più attrazione per me, gli chiedo se mi ama e dice di si ma che non basta e che sa fare rinunce. Ci lasciamo così dopo 3 anni di "sei la donna della mia vita" "staremo insieme per sempre" . Non lo cerco più finche mi scrive lui dopo una settimana per dirmi di disdire la casa, quel giorno ci vediamo per svuotare casa ed era diverso, dopo un po' mi prendi mi abbraccia, io gli chiedo se fosse sicuro mi dice di si, che avevo interpretato male le sue parole che non intendeva dire quello che ha detto, che gli ero mancata e che potevamo andare in terapia da un sessuologo insieme. Dopo questo dice che è comunque confuso e che ci vuole pensare quindi potevamo prenderci una pausa, dopo una settimana che non si fa più vivo lo cerco per sapere se avesse pensato e per dirgli che avevo trovato il sessuologo, lui dice che ora come ora non vuole stare con me perchè saremmo ritornati a litigare come gli ultimi tempi, ma che viene in terapia per risolvere il problema perché mi ama, inoltre ha delle mie cose che mi deve ridare quindi ci lasciamo baciandoci e che ci saremmo rivisti presto con quel pretesto e per andare dal medico. Sparisce per un'altra settimana, così prendo in mano la situazione e dopo varie chiamate senza risposta riesco a parlarci e a dirgli di portarmi le mie cose, mi da buca per 2 volte consecutive, poi si degna di venire a restituirmele e se non fosse stato per me non si sarebbe nemmeno fermato a parlare. Gli ho chiesto il motivo del suo comportamento e mi ha detto che per lui era già finita da mesi, che ha capito di essersi forzato, che in realtà non voleva dirmi che mi amava/che avremmo risolto insieme il problema, che già dopo pochi mesi che vivevamo insieme qualcosa era svanito, che prima o poi si sarebbe fatto vivo per dirmelo di sua spontanea volontà e che io lo forzo a parlare. Sono stata gentile e ho voluta chiuderla anche bene, in tutto questo periodo di "tira e molla" finale io sono andata da una sessuologa da sola e da una ginecologa e il primo dilatatore è entrato senza problemi (mentre prima in un anno e mezzo non ero mai riuscita), quindi ero molto felice e soddisfatta di avercela finalmente fatta. Ho voluto dirglielo perchè pensavo che almeno sarebbe stato felice per me, invece non ha fatto una piega, ha detto di essere contento e mi augurato una buona vita. Inutile dire la delusione, non tanto perchè sia finita (non sono una sprovveduta e so che il sesso è parte fondamentale di una relazione, infatti dal primo momento gli ho sempre detto “finché ce la fai bene, se dovessi soffrire la cosa basta che me lo dici e finirebbe bene, non mi deluderesti) , ma per il modo in cui mi ha trattato, senza nessuna umanità, come se fossi una sconosciuta, anzi peggio. Ormai è passato un mese e ho i sensi di colpa, sto cercando di vedere le mie responsabilità, e la domanda "era l'uomo della mia vita e l'ho perso per colpa del mio vaginismo" mi ossessiona. Non riesco a capire se alla fine il mio blocco ha smascherato la persona, oppure se mi ha fatto perdere qualcuno che per tre anni nel bene e anche nel male c'è stata.
1 risposte - LeggiCome dovrei comportarmi con il mio ragazzo che soffre di disturbo ossessivo compulsivo?
Buonasera Dottori,
Sono una ragazza di 24 anni e lavoro in proprio
Sono fidanzata da quasi 2 anni con un ragazzo che soffre di DOC (dal 2017), causa scatenante del problema: brutto rapporto con i genitori ed il fratello maggiore che da piccolo lo picchiava.
Personalmente mi reputo una persona tranquilla e sensibile, anche io in passato ho sofferto di alcuni disturbi (depressione, attacchi di panico , disturbi alimentari) , cosa che mi porta ad essere particolarmente empatica nei confronti delle persone, perché so cosa significa provare della sofferenza. Con tanta tanta volontà ne sono sempre uscita da questi problemi, anche se ogni tanto sfocio in qualche ricaduta soprattutto dal punto di vista alimentare
Io ed il mio ragazzo condividiamo tante passioni ed hobby, è un bravissimo ragazzo ma purtroppo questo disturbo che si porta dietro in silenzio credo stia peggiorando e sta condizionando la nostra relazione.....Ha iniziato la sua prima terapia con uno psicologo nel 2017, fino ad arrivare ad essere seguito da uno psichiatra il quale poi gli ha prescritto l' assunzione di sertralina, ed ha continuato a prenderla per tutti questi anni diminuendo il dosaggio solo da qualche settimana (seguito dal suo dottore)
Purtroppo la situazione per me sta diventando davvero difficile, sono innamorata di lui e purtroppo tendo ad essere eccessivamente premurosa nei suoi confronti , cerco sempre di invogliarlo a fare delle belle attività come allenarsi, leggere, fare meditazione , passeggiate in montagna ( tutte cose che facciamo insieme ) , ultimamente però ho notato che i momenti in cui si chiude iniziano ad essere sempre più frequenti... ad esempio si chiude in camera e lo sento girare su se stesso con una camminata irrequieta oppure lo vedo seduto che fissa il vuoto,
ed ha conseguenti scatti di ira, tanto che capita che mi lancia il telefono in aria o inizia a sbattere porte e tutto quello che si trova davanti...
Due sere fa abbiamo avuto una forte discussione , e mentre eravamo in ascensore mi ha stretto la mano piegandomela verso l'esterno quasi come se mi volesse spezzare un polso, gli dicevo di smetterla perché mi stava facendo davvero male ma si è fermato solo quando la porta dell'ascensore si era riaperta. Sembrava aver perso il lume della ragione in quel momento
La mia preoccupazione è quella di dover convivere con una persona che si sta rivelando violenta e perennemente triste e chiusa in se stessa, mi domando se mai potrò avere un futuro o se sono io che sto sbagliando qualcosa ( lui vorrebbe al suo fianco una persona sempre positivissima e tranquillissima ma è praticamente impossibile non avere mai dei momenti di sconforto o di rabbia nella vita ) difatti sto valutando se sia giusto lasciarlo o meno, nonostante ripeto io sia innamorata persa e lui lo sia di me e nei momenti in cui sta bene è bravissimo e molto dolce...
La sua famiglia non sa più come comportarsi con lui e si affidano a me, non capendo che io non posso guarire nessuno ma posso solo aiutare e sostenere laddove c è bisogno, e lo faccio con il cuore...
Ho tanti pensieri per la testa tra la mia attività , le spese ed altre problematiche di salute legate ai miei genitori , la situazione con il mio ragazzo mi sta solo rendendo ancora più stressata e triste e per questo a volte anche a me capita di avere degli scatti di ira ( che fortunatamente si placano poco dopo, odio litigare )
Come dovrei comportarmi? Il mio pensiero è : Se lo lascio spero solamente di non peggiorare il suo malessere...ma allo stesso tempo mi sentirei in colpa per aver "gettato la spugna" e per aver perso un ragazzo che in fondo non ha nulla che non va, se non solo questo disturbo che condiziona la sua vita di tutti i giorni... e mi fa tenerezza in alcuni momenti
Dottori secondo voi dovremmo optare per una terapia di coppia ? Oppure dovrei lasciarlo e vedere come va ? Ha rifiutato più volte la proposta di sottoporsi ad una terapia di coppia..
Vi ringrazio per il vostro prezioso consiglio e per aver dedicato il vostro tempo a leggere quanto ho scritto
Paura di una relazione?
Buonasera, sono un ragazzo di 28 anni e da alcuni mesi frequento una ragazza di 25. Ci siamo sentiti per messaggi per un paio di settimane e visti un paio di volte dopo le quali lei decise di chiudere i contatti perchè non era scattata la scintilla. Dopo un mese la incontro insieme ad un gruppo di amici ad una cena, l'incontro potrebbe sembrare casuale ma lei fece di tutto per essere presente quella sera. Il giorno dopo mi scrive e riprendiamo i rapporti. Mi dice di non volere una relazione e decidiamo di avviare una relazione senza etichette. Con il tempo mi accorgo che per "relazione senza etichette" lei intenda il fatto di sentirci constantemente ma vederci il meno possibile. Infatti abbiamo pochi rapporti sessuali e tende a disdire gli appuntamenti all'ultimo minuto. Le motivazioni a non voler una relazione cambiano di giorno in giorno, inizialmente dice di non voler una relazione perchè terrorizzata dalla possibilità di ferire o ferirsi (paura derivante dalle ultime relazioni), poi per paura che io possa fuggire qualora venissi a conoscenza di alcune sue caratteristiche e infine di non essere presa da me. Quest'ultimo concetto lo ribadisce spesso in varie occasioni, anche quando disdice gli appuntamenti. Mi dice che non riesce ad essere spontanea con me perchè lei non prova gli stessi sentimenti che provo io, tuttavia i fatti fanno pensare a tutt'altro. Infine, capisce di avermi ferito e decide di chiudere il rapporto ma mi chiede di continuare a sentirci perchè non mi vuole perdere. Non capisco se la causa principale sia la paura ad avere una relazione oppure se effettivamente non le piaccio abbastanza.
1 risposte - LeggiFelicemente fidanzata ma penso al mio ex
Sono una ragazza di 22 anni e da quasi 7 mesi sono fidanzata con un ragazzo stupendo. Con lui c'è molta complicità mentale, è bello intelligente e non litighiamo praticamente mai. Tuttavia sempre più frequentemente mi ritrovo a pensare al mio ex, a sognarlo e a addirittura sperare di incrociarlo. Con il mio ex siamo stati insieme 2 anni, una relazione super intensa ma piena di alti e bassi ed è finita perchè in un periodo litigavamo troppo (non perchè non c'erano i sentimenti). Ci siamo lasciati un anno fa, ho passato i primi mesi con la rabbia dentro ma ora che mi è passata sono curiosa a voler capire come è diventato ora e come staremmo insieme, anche se ho paura di rovinare tutto.Le poche volte che l'ho sentito (perchè anche a lui manco e a volte mi cercava) avrei voluto raccontargli un sacco di cose, ma so che ora sono fidanzata e non è il caso.
Fino a che punto è normale pensare ad un ex? è normale essere felicemente fidanzata e a modo mio amare la persona con cui sto ora ma pensare all'ex che si aveva amato con tutta se stessa? Cosa faccio?
freno inibitorio: cosa significa?
Salve buonasera volevo sapere cosa significa non avere freni inibitori
3 risposte - LeggiMi tolgo continuamente le pellicine dalle labbra
Salve! Ho un problema con le labbra: mi tolgo continuamente le pellicine dalle labbra fino a sanguinare. Passo buona parte della giornata con le mani sulla bocca, spesso neanche me ne accorgo, è diventato automatico. Quando tolgo le pellicine lo faccio quasi con "cattiveria" non sono delicata a farlo, arrivo fino a sanguinare e a provare dolore tant'è che a volte non riesco a muovere le labbra per sorridere o per parlare che mi si spaccano e sanguinano ancora. Quando arrivo a sanguinare, non mi fermo se c'è a cora la pellicina la devo strappare sangue o non sangue. Quando però arrivo al dolore, si mi fa male, ma un è male direi quasi piacevole ormai. Se provo a non farlo o mi mangio le unghie o dirigono i denti.
Ho questo problema da un po' di anni ormai; per un certo periodo se c'era un capello in mezzo al viso o in giro da solo lo strappavo quasi sempre, ora mi capita meno spesso. Fino ad un paio di anni fa se avevo crosticine o brufoletti in viso li grattavo via mente ora lo faccio con quelli sulla schiena.
Per un periodo di quasi tre mesi, circa cinque anni fa sono caduta nell'autolesionismo fino ad arrivare a preparare un suicidio che però, fortunatamente non sono mai riuscita a fare, anche se allora volevo.
Adesso ne sono uscita da sola, nessuno sa nulla.
Ad oggi mi capita di avere alcuni momenti in cui sono stesa sul divano a fare nulla o a scuola o comunque in situazioni "normali" e avere attacchi d'ansia suppongo siano, mi batte forte il cuore e respiro un po' corto
Spesso mi capita di pensare ancora al suicidio, a come sarebbe se fossi morta o come starebbero meglio gli altri; in stazione a volte quando sta per arrivare il treno lo fisso e mi avvicino alla linea gialla anche superandola senza però mai buttarmi.
Ho scoperto di avere una amica che è caduta in una lieve depressione e questo mi blocca ancora di più nel parlarne con qualcuno.
Essendo sia alle elementari che alle medie e a volte anche alle superiori, stata presa in giro per diversi motivi, sono molto chiusa ci vuole molto tempo prima che qualcuno riesca ad avere la mia fiducia, e per questo in tutta la vita non ho mai avuto una migliore amica, o un fidanzato o comunque qualcuno che restasse nella mia vita. Tutto ciò mi porta a sentirmi molto spesso sola e non cercata, come non amata e praticamente inutile.
Tra l'altro ho anche un rapporto molto difficile con i miei genitori, diciamo che se dovessi dire che gli voglio bene, non sarebbe un bene da figlio, ma un bene da conoscenti diciamo; non li sento molto genitori, non sono mai stato molto presenti nella mia vita e nonostante mi abbiano dato tutto non mi hanno mai dato l'amore di cui necessitavo.
Con loro non voglio tassativamente parlargiene.
La mia domanda è: la cosa a cui sto pensando è fare diverse vistie quando mi trasferisco tra un po' di mesi, ma fino ad allora come dovrei comportarmi? Cosa devo fare? Cosa mi consiglia? Grazie mille per la vostra risposta
Perchè vivere?
La domanda di questi giorni è : Perché Vivere?
Non riesco a trovare qualcosa per la quale valga la pena vivere, l’unica cosa che mi tiene qui sono i miei genitori e mia sorella, loro non meritano un dolore così grande, non meritano di perdere una persona alla quale vogliono tanto bene. Tutti gli altri se ne farebbero una ragione, starebbero male un pochino, ma poi passerebbe tutto. Io perché devo continuare a “vivere” una vita che non mi porta da nessuna parte ? Perché devo vivere? Non vedo un futuro, non mi piace studiare, non mi fiderò mai di nessun ragazzo. So per cosa devo vivere ma non so per cosa VOGLIO vivere.
Tutto ciò che faccio lo faccio per impiegare il tempo, è solo un palliativo, nell’attesa che il giorno finisca. Il problema è che quando un giorno finisce, ne inizia un altro e tutto si ripete come il giorno prima.
Non ho la forza di andare avanti, non ho la forza per fare niente, non ho la forza di studiare, di leggere, di amare la vita. Amare la vita…ma poi perché? È qualcosa che ho voluto io?
No, io non volevo nascere.
Se non fossi nata adesso non avrei nessun problema, se non fossi nata, nessuno piangerebbe per la mia morte.
E invece devo stare qua, costretta, per far giocare qualcuno che si annoiava e ha deciso di creare il mondo. Sempre se questo qualcuno esiste. Se non esistesse sarebbe ancora peggio. Sarei qui per pura casualità.
Il mondo è cattivo, le persone sono cattive, è tutto pieno di sofferenza, soffriamo tutti e non abbiamo il coraggio di porre fine a tutto ciò. Vorrei che il mondo finisse e si portasse via tutti i dolori e la cattiveria dell’umanità. Sarebbe meglio per me, per tutte le persone che vivono adesso e che vivranno in futuro. Smettiamola di fare figli, smettiamola di mettere al mondo persone che soffriranno, spezziamo questo cerchio, finiamola di essere stupidi ed egoisti. Noi soffriamo e cerchiamo di stare meglio giocando con la vita degli altri. Dovrebbe essere illegale favoreggiare il proseguimento della vita sulla terra.
Qual è il senso di tutto ciò?
Tutto ciò che facciamo è un modo per impiegare del tempo dato che abbiamo avuto la sfortuna di nascere.
Mi sento vuota, mi sento senza uno scopo, mi sento triste, depressa. Prima non ero così, prima apprezzavo qualsiasi cosa…che stupida! Adesso ho aperto gli occhi, ho capito che razza di fregatura è la vita.
Che cattiveria immensa.
Perché mia moglie ha bisogno di questa fantasia?
Buongiorno
Mia moglie ed io siamo sposati da 21 anni.
Io no ho 47 e lei 42, abbiamo due figli.
La nostra vita matrimoniale è tutt'ora serena, solo qualche litigio qua e là, i figli crescono e noi stiamo bene insieme.
Sul fronte del sesso ho un dubbio.
Qualche mese fa ho scoperto sul suo cellulare un'applicazione, un po' nascosta, che so essere usata per chattare, la cui presenza mi è parsa strana.
Voglio chiarire che non si è trattato di un controllo motivato da dubbi, mi ha chiesto di tentare di sistemare il suo cellulare in quanto crashava in continuazione.
Senza voler approfondire la questione informatica vi dirò che ho aperto questa app.
Ebbene ho contato una decina di contatti, tutti uomini intorno i 45 anni circa, con i quali scambia frasi molto spinte, erotiche ma anche estremamente "porno".
Dopo la prima gelata di sangue ho cercato di ragionare e pormi domande.
1) Se nascondesse una tresca non sarebbe così ingenua da darmi il suo cellulare rischiando di essere scoperta.
2) Se invece lo avesse fatto apposta per mettermi sotto il naso le mie corna non sapendo in quale altro modo fare?
3) Perché a questi uomini non menziona nessun problema di coppia col quale giustificare il suo comportamento? Perché nelle sue frasi parla solo di sesso spinto fine a sé stesso?
..... è così via.
Non riuscendo a trovare un senso logico apparente in nessuna ipotesi, in quanto non stiamo attraversando nessuna crisi matrimoniale, ho deciso di guardarla negli occhi e chiederle spiegazioni..... tra un misto di sgomento, rabbia e terrore di averla persa senza essermene neppure accorto.
Attimo di sguardi.... poi la spiegazione mi ha lasciato di stucco.
"Non ti sto tradendo... è una mia fantasia, solo una fantasia.... che non avevo il coraggio di dirti".
Una fantasia inconfessabile.
Ovvero si eccita a chattare con perfetti sconosciuti recitando la parte della moglie fedifraga.
Devo dire che, tornando indietro con la memoria, non ha mai cambiato abitudini, non si cura più di prima, non si chiude in bagno per chattare.... non fa tutte quelle cose tipiche dei traditori, tranne usare parecchio il cell.
Ha voluto dimostrarmi che non mi tradisce davvero.
Ha voluto che leggessi integralmente tutte le chat,
ho letto cose molto spinte, cose che facciamo io e lei, non sono un puritano bacchettone.
Ma leggere certe cose rivolte ad altri uomini mi ha turbato molto.
Però devo ammettere che in mezzo a tutte quelle frasi non ho letto nulla che indicasse un suo scontento nei miei confronti, anzi, mi ha più volte descritto come passionale, ma che nonostante questo lei aveva bisogno di tradirmi comunque per dare sfogo alla “troia” che è in lei ( parole scritte da lei).
Ma alle insistense di questi uomini per incontrarla, lei rispondeva sempre con frasi indefinite che lasciavano in sospeso il discorso, senza dire di no e senza dire di si.
Ad un paio di questi, i più insistenti, mesi fa ha scritto che io l'avevo sorpresa e quindi doveva troncare.
È così è stato, vedendo la cronologia ho potuto constatare che con questi due non ha più scritto in effetti.
Insomma, tutto lascia intendere che non mi stia mentendo quando mi dice che è solo un gioco virtuale.
Ovvero che trovi eccitante recitare la parte della fedifraga ma senza esserlo davvero.
Ma adesso mi ritrovo in una condizione stanissima:
Mia moglie vorrebbe il mio benestare per continuare a chattare recitando un ruolo che la eccita e alimenta le sue fantasie virtuali, sostiene inoltre che tale pratica la “accende” e proprio per questo a letto è molto calda con me.
Io mi ritrovo a 47 anni a dover fare i conti con dubbi sulla sua onestà, anche se sembrerebbe tutto vero, ma la gelosia è irrazionale.
Insomma... ho diversi elementi per crederle ma mi sento agitato, come posso non temere che prima o poi tutte queste chat le facciano fare la sciocchezza?
Temp che impedirglielo faccia solo danno.
Grazie mille
Cosa mi succede? Non provo affetto per nessuno
Buonasera, mi trovo a scrivere qui e nn so perché, non per sminuire nessuno ma mi fa sentire una senza speranze ma poi in fondo mi sembra l ultima risorsa.
sono consapevole di nn avere mai avuto una vita "normale" , genitori separati mamma giovane padre quasi del tutto assente e tutte le cazzate che potrei dire, ho paura d farlo solo x giustificarmi,solo x autocompatirmi.
ho sempre creduto d avere il controllo su tutto ma nn e mai stato cosi, ora mi ritrovo quasi sola, ho lasciato da un mese un uomo che mi amava incostantemente da 5 anni perche nn provo piu nulla, ma ne verso lui ne verso nessun altro.
nn ho affetto x nessuno, nn me ne frega d nessuno ne se stanno bene ne se stanno male.
mi sento un mostro, una piccola inutile donna.
Rapporto padre figlio derivante da "educazione violenta"
Ciao,
sono Enzo, ho 23 anni e sono uno studente universitario. Vado dritto al dunque. Mio padre ha quasi usato sempre la violenza(a fin di bene sicuramente) per trattare e gestire qualsiasi problema a livello educativo, da una nota a scuola ed un atteggiamento improprio che assumevo in casa e fuori. Questo negli anni mi ha portato a chiudermi passivamente ed a essere scontroso in modo passivo aggressivo dall'età di 17 anni fino ad ora . Seppur i rapporti in superficie rimangono apparentemente non conflittuali attualmente, percepisco un fortissimo blocco che mi impedisce di esprimermi in modo cristallino senza provare un fortissimo senso d inadeguatezza e imbarazzo.
Esempio: se a tavola rimaniamo soli, o non si parla proprio oppure lui esce argomenti di rito tipo università o altro che sono molto forzati in quel contesto e io rispondo in modo ugualmente formale,come se fossimo sconosciuti, durante il discorso il solo pensiero di aprirmi come faccio con mia madre mi crea un senso di ansia mista ad angoscia che mi pare inspiegabile.
Lui ci prova anche a venirmi incontro perché sicuramente intuisce una mia chiusura ma non me ne parla e io non sono assolutamente pronto ad un confronto perché ho veramente un fortissimo blocco da questo punto di vista. Non so come superare questa cosa perché probabilmente questo ci porterà a diventare progressivamente degli sconosciuti e io non voglio perché sento che ci soffre per questo ed io pure certi giorni.
A volte ho desiderio che torni più tardi da lavoro perché la sua presenza mi è scomoda anche se non vorrei che fosse così.
Vorrei capire se è l'educazione violenta che può avermi condotto in questa situazione o sono solo io che sono incapace e lecco di qualche qualità emotiva. Grazie
Rapporti famigliari complicati
Non pensavo di scrivere una mia situazione,
ma sento di aver voglia di qualche consiglio....
Ho 27 quasi 28 anni e un lavoro abbastanza soddisfacente sebbene vivo in famiglia.
Sin da piccola ho scelto quasi tutte le scuole che ho voluto e che fortunatamente andavano bene per i miei.
Per me è stato inconsapevolmente importante avere approvazione e condividere le mie scelte riguardanti le superiori e l'università da frequentare (che poi per alcuni motivi ho dovuto lasciare)
Crescendo ho quasi sempre fatto come dicevano i miei, ma non si creavano grossi problemi. Anzi ero io il tipo di ragazza che doveva essere trascinata fuori per uscire...
Facevo molto cose come dicevano i miei , soprattutto mia madre,perché piacevano a lei molte cose ma adesso da un po' di tempo, sento di non poter avere la libertà di fare scelte che vorrei senza alcuni pensieri che mi fanno sentire in colpa....
Voglio un grande bene, non sento la necessità di raccontarle tutto di me, o di trascorrere ore a vedere film "di principesse" come indichiamo noi il genere romantico sentimentale...
Ci sono film che evito di vedere, siano essi del genere sentimentale, drammatico che piace a noi, siano film di altra categoria (esempio Marvel, DC comics)
Evito se posso di vederli con mia mamma perché vorrei tenermene qualcuno non visto da vedere con qualcuno di speciale(un fidanzato...
che non c'è)
PAURA DEL GIUDIZIO DI MIA MADRE
Tornando a mia madre. Ha cercato da piccola di portarmi sulla sua stessa strada...
Mia mamma è molto credente e io cerco di seguire quegli insegnamenti che ti fanno in Chiesa non per lei ma perché mi sento in qualche modo bene.
Il problema si presenta, però, quando faccio la parola "ragazzo" e famiglia(quella futura che sogno di poter costruire un giorno)
Vado quasi sempre in Chiesa e so che questo la fa stare bene, ma se manco a qualche incontro/messa, lei dice " tu sai quello che fai"....e tiene conto delle volte che manco(anche se le ho pregato più volte di non tenere il conto)....come se ciò cambiasse qualcosa...
Riesce bene in molte cose, anche nel farmi sentire in colpa per situazioni che vorrei vivere in un certo modo, senza troppi pensieri.
••• "Mamma, esco per conoscere un ragazzo" _ è ciò che non riesco a dire...
Tutte le volte che voglio organizzarmi
mi tocca dover spiegare al ragazzo che sto per conoscere le seguenti parole:
"non voglio dire a mia mamma con chi esco" quindi posso uscire tot giorno di mattina o di pomeriggio.....e a volte gli racconto che ho una madre un po' apprensiva e che io per stare serena mi dó degli orari per uscire...
Insomma anche il solo semplice uscire di nascosto per un caffè o un drink non è bello!
Quando si parla di ragazzi mia madre
ha le sue idee. E il lavoro non c'entra...
per lei il ragazzo dovrebbe essere credente...
Io non riesco a dirle apertamente "come se le persone buone ci fossero solo in Chiesa....
Ragazzi vicino alla mia età non ce ne sono. Se ci sono sono bruttissimi o già impegnati. Renditene conto pure tu."
L'ultima volta che stavo per uscire
con un ragazzo ho rimandato per non doverle mentire...anche mio fratello più piccolo e (che non si faceva gli affari suoi) mi ha quasi scoperta). Così invece di uscire per conoscere questo ragazzo, sono andata a trovare un'amica conoscente in un'altra città.
(Diciamo che mia madre vede le uscite con gente che condivide la fede le uniche Buone uscite..) Inutile dire che il ragazzo per rimandare io all'ultimo minuto, ci è rimasto malissimo...
SENSI DI COLPA ...E SOLO SENSI DI COLPA...
È da un po' di tempo che finisco con l'avere sensi di colpa se esco con qualcuno e non lo dico a mia madre, ma anche se non esco con chi vorrei...perché perdo magari l'occasione di conoscere una persona interessante...
AMICIZIE POCHE MA BUONE
Sono rimasta con pochissime persone che posso reputare amiche, conoscenti...
alcune per adesso solo conoscenti ma non riesco ad esprimere cose che sento perché non voglio costruire castelli dove ancora non ce ne sono.... Il solo pensiero di dire "oggi esco con un ragazzo a conoscenti, amiche...mi farebbe pensare troppo ....
Nonostante quindi io sia sempre disponibile ad aiutare loro, dar consigli non riesco a raccontare loro le mie perplessità e cosa non va bene con mia madre, situazione che mi crea stress e che mi fa essere triste molte volte...
Cosa posso fare per non dover usare bugie, bugie "bianche"? Mezze verità...
E perché mia madre sia felice per me ma io senza correre dei grossi rischi, non mi privi della mia felicità?
Come comportarsi dopo il rifiuto di un amico?
Salve! Sono Sabina, 21enne, studente. Scrivo perché, come tanti, cerco consulto. Ne sono convinta: parlare senza censura delle questioni che tanto spesso mi confondono è il primo passo per affrontarle.
Accade che poco meno di un anno fa conosco G, che ha pochi anni più di me, con cui ho tutt'ora amici in comune. Lui ha tanto da comunicare, è una persona che stimo e con cui condivido tanti modi di pensare; così in me scatta qualcosa. Di lì a poco incominciamo una relazione di natura prettamente sessuale.
Una storia banale, finché non mi rendo conto che per me vederlo sta diventando rassicurante, un momento che sento mio. Eppure sapevo bene che dichiarandomi a lui quel nostro equilibrio, certamente precario, sarebbe venuto meno (lui non provava per me lo stesso). Ho ceduto al compromesso, mentendogli quando mi chiedeva se anche per me fosse solo sesso. Mi sono mostrata disponibile, senza mai forzarlo, inseguendolo quando lo sentivo distante.
Va avanti fino allo scorso gennaio. Mi dice che sente fra noi un muro, che vorrebbe fossi più genuina con lui e non vuol rovinare la nostra amicizia. Non chiedo spiegazioni sul momento, per orgoglio o più probabilmente perché crisi simili ce n'erano state già, originate spesso dalle sue insicurezze, cui faceva riferimento parlandomi di quanto inadeguato gli capitasse di sentirsi nell'intimità -e tuttavia di come con me stesse migliorando.
Facendo parte delle stesse associazioni ed avendo la maggior parte degli amici in comune per me è impossibile non incontrarlo, perciò disinnamorarmi dopo il suo rifiuto. Frequenta da poche settimane una ragazza che frequenta il terzo liceo, con cui il dialogo non può che essere sterile. Ho perso l'appetito e vedendolo (specie se in presenza di lei) sono scossa da affatto trascurabili attacchi di panico.
Parlargli è ormai uno sforzo e provo nei suoi confronti una certa repulsione, mai sperimentata nelle precedenti relazioni con altri ragazzi. Temo di aver proiettato su di lui quella parte di me che mi fa pensare di non essere abbastanza. Il trauma del rifiuto, cui mi ostino, mi fa evitare il confronto con lui e con me stessa.
Ho riposto aspettative su questa persona -che da me chiedeva soltanto spensieratezza- ed ho sbagliato mentendogli. Per quanto squallido quest'epilogo mi sembri, credo di aver rovinato il rapporto con un amico che, seppur negligente, non avrebbe voluto il mio male.
Ora che non ho nulla da perdere sento il bisogno di parlargli di come per tutto questo tempo abbia provato qualcosa per lui e del perché voglia abbandonare le occasioni in cui incontrarci. Essere sincera e andarmene prima di finire con l'odiarlo o col ricevere non altro che la sua pietà.
Eppure mi chiedo se questo -chiedergli di parlargli per dirgli che non voglio più vederlo- sia forse l'ennesimo passo falso da parte mia. Di certo finirei per piangere e lui per sentirsi in colpa. Se mi sento tanto fragile quando rifiutata è perché dovrei fare i conti con me stessa e la scarsa stima che ho della mia persona; non penso lui abbia responsabilità.
Spero di aver adottato finalmente un approccio sano, ma domando a chi mi legge. Ringrazio per la cortese attenzione!
Genitore rimasto vedovo
Buongiorno
Poche settimane fa è morta mia mamma..non era una cosa che ci si aspettava..quindi nessuno era preparato mentalmente
Io sono figlia unica sposata con un bambino di 4 anni
I miei genitori erano sposati da 42 anni..
Mio papà ora è rimasto solo
È un uomo molto forte,che non si abbatte e che ha subito reagito..esce molto..e noi ci vediamo spesso,abitando anche vicino..pranziamo insieme,viene con me a prendere il nipotino a scuola
Però sento che soffre molto la solitudine..e non corre al cimitero per trovare mia mamma..è morta da 3 settimane e non è mai andato al cimitero..
Fondamentalmente anche io non ne sento questo bisogno enorme..alla fine lei non c è più..non è andando davanti a una bara che posso rivederla o riparlarci..la ricordo tutti i giorni nei miei pensieri..non ho bisogno di andare al cimitero..forse anche lui la pensa così
Come posso stargli vicino nel modo migliore?a me piange il cuore a saperlo solo..io amo molto il mio papà..e ormai gli sono rimasta solo io.
Grazie
Che tipo di problema ho?
Buongiorno, Ho comprato una casa usata da un privato ad agosto 2021, i lavori per sistemarla li abbiamo fatti in autonomia con il mio compagno così come il trasloco stesso.
Una volta terminato tutto a Novembre ci siamo ritrovati parecchio stanchi e ovviamente non abbiamo fatto nessun tipo di vacanza da 2 anni a questa parte, aggiungo che abbiamo una bimba di 3 anni.
Questo lungo preambolo per dire che nonostante il periodo intenso, in cui tra l'altro ho anche cambiato completamente ruolo a lavoro, fino al mese scorso era tutto abbastanza normale.
Da questo mese mi è successo già due volte di avere (credo) delle crisi depressive, ci sono giornate intere in cui in nessun modo riesco tirarmi su e non c'è niente che mi aiuti...mi sveglio già così e vado avanti fino a sera nonostante abbia provato a usare fitoterapici come biancospino, iperico,tisane o gocce.
Mi sono inoltre fissata su un problema che ha la mia nuova casa, il rumore della provinciale che passa a 750mt e si sente anche in alcuni punti della casa nonché ovviamente in giardino, e mi sembra di dover trovare a tutti i costi una soluzione o non ci dormo la notte.
Il problema del rumore lo avevamo vagliato all'inizio ma non sembrava così forte soprattutto d'estate, adesso con alcune condizioni (umidità, vento e mancanza di vegetazione) sembra aumentato improvvisamente.
Ieri sera ne ho parlato al mio compagno che mi ha rinfacciato di avermelo fatto presente ad Agosto ma che io non avevo dato peso.
Non so davvero cosa mi sia preso e perché non mi sia venuto in mente prima questo problema...e quanto sia realmente un problema..non capisco cosa mi sta succedendo..
Vorrei stare bene per essere una mamma presente...non come mi succede in questi giorni..sono veramente stanca di stare male.
Il mio compagno soffre di disforia?
Buonasera, scrivo per un problema che sto vivendo da circa 2 anni. Il mio compagno di 31 anni ha intrapreso un percorso psicologico perché dice di sentirsi donna e al csm hanno verificato di non avere nessun disturbo mentale e di vivere il tutto bene, l unica cosa che ha diviso la personalità in 2, una femminile e una maschile (cosa venuta fuori ciclicamente, a volte sentiva una parte femminile ma anche maschile e altre si sentiva solo donna, ma in ogni caso sempre con sembianze maschili). Lui comunque é molto bravo a parlare e a dire quello che qualcuno vuole sentire, sono quasi sicura che abbia tralasciato alcune cose ed esasperato altre per farsi dare il via alla terapia. Intanto lui si truccava e vestiva da donna solo al sabato e mi ha confessato di provare erezioni, dicendo che lui sessualizza le cose nuove. E gli era anche passata l eiaculazione precoce vestendosi. Nella terapia non è venuta fuori comunque che soffre di disforia perché, visto che io non ero più convinta della nostra relazione e avevo intenzione di lasciarlo ha messo in pausa il tutto e non ci è più andato. Solo che lui stava male e io lo vedevo, così, dopo 1 anno di stallo, dove lui era tornato ad essere totalmente "uomo", gli ho detto di fare il suo percorso a costo anche di lasciarci. Però ci sono delle cose che non mi convincono. Quando l ho conosciuto non era certo l uomo alfa, ma non ha mai avuto atteggiamenti femminili. Molto sensibile e a modo si, ma non da pensare alla disforia. Mi diceva che tempo indietro provava i vestiti della sorella e provava piacere sessuale e ha avuto anche un paio di relazioni omossessuali finite male. Lui però si dice bisessuale, anzi che le piacciono di più le donne. Non si cura, non mette abiti unisex ma sempre pantaloni e camice maschili per andare a lavoro (dicendo che non può permettersi che i datori capiscano il suo problema, cosa che invece é capitato andare con un filo di trucco e in abiti unisex e loro nemmeno se ne sono accorti), si trascura i capelli che son diventati grigi e con un taglio indefinito e non ha nemmeno un taglio femminile, ma è fissato con il caschetto con frangia nero, simbolo famoso della donna erotica di vari giornaletto. La barba addirittura la fa solo al sabato perché dice di non avere tempo, perché nei tirargli di tempo libero preferisce suonare. Ha anche paura di fare soffrire i genitori. Non sa nemmeno se fare la tos per paura dei medicinali e non se ne parla di togliere il pomo d Adamo e di operarsi ai genitali perché dice che si piace così. Mi ha addirittura tirato fuori il mito efebico e che è sempre stato il suo sogno, sembianze femminili ma genitali maschili. Si riduce a mettersi abiti femminili e a truccarsi (senza buoni risultati perché non ha la mano né il gusto femminile) alla bene meglio solo il sabato. Non si informa di queste cose e nemmeno sul trucco o su cose femminili, cose che deduco che se una persona si sente donna vengono naturali. I miei dubbi nascono proprio da queste cose. Una persona disforica non prova sofferenza continua a vedersi in un corpo non suo? Non farebbe di tutto o quasi per cambiare? Che senso ha il non volere cambiare parti maschili importanti come il pomo, il seno e i genitali? La scusa di non avere tempo (cosa per me allucinante perché se si ha dentro una sofferenza, che non ha mai dimostrato, il tempo lo si trova in tutti i modi) o di non avere voglia e trascurarsi è sempre indice di disforia? Io credo ci sia dell altro. Spero in una risposta perché io sono entrata in depressione e ogni giorno che passo é sempre peggio. Grazie di cuore.
Silvia